Sergio Sinigaglia: La Casa de’nialtri di Ancona. L’occupazione dopo trenta giorni
Diffondiamo da democraziakmzero.org due articoli di Sergio Sinigaglia che documentano ad Ancona l’occupazione, iniziata il 22 dicembre 2013, da parte di un gruppo di senza tetto dei locali di una scuola elementare ribattezzata La Casa de’nialtri.
1. Sergio Sinigaglia: La Casa de’nialtri di Ancona. L’occupazione dopo trenta giorni
[da democraziakmzero.org, 22 gennaio 2013]
Proprio ad un mese esatto dall’occupazione dell’ex scuola di Via Ragusa (22 dicembre), il sindaco, nell’abituale conferenza stampa di metà settimana, ha dichiarato oggi che “l’edificio dovrà essere libero a marzo in modo da iniziare i previsti lavori di ristrutturazione”. Ha poi aggiunto che il tutto dovrà avvenire senza prove di forza, ma la Mancinelli, dopo che sembrava si fosse riconvertita ad una linea “morbida”, indossa di nuovo l’elmetto.
Il giochino , classico in questi casi, del toto sgombero era imperversato dopo i primi giorni dell’occupazione: “Dopo Santo Stefano li cacciano…”; “Passato il Capodanno li buttano fuori”, “Superate le feste verranno sgomberati….”. Invece l’occupazione, giorno dopo giorno, si è consolidata grazie alla solidarietà di tanti, singoli o associazioni, alla crescente compattezza di chi ha deciso di uscire dalla solitudine e dall’emarginazione, unirsi e entrare in quella scuola abbandonata da tre anni. Riavvolgendo il nastro possiamo ricostruire i momenti più importanti
Il 30 dicembre c’è stato il primo incontro con il sindaco venuta a dirci che eravamo nell’illegalità e dovevamo andarcene. Poi, di fronte alla risolutezza di tutti, è tornata improvvisamente il due gennaio, senza avvisarci come se la scuola fosse sua proprietà privata. E’ rimasta fuori dal cancello, con un palmo di naso e l’indignazione dei mass media: “No, così non si fa, lasciare il sindaco fuori dalla “sua” scuola… Una vergogna”.
Nei giorni precedenti nessuno si era scandalizzato nel sentire le testimonianze allucinanti di chi aveva raccontato le tante notti in strada, tra il freddo e la disperazione. Nessuno aveva parlato di “illegalità” di fronte a questa condizione. Ma neanche le polemiche hanno scalfito l’unità di Casa de’ nialtri, come è stata ribattezzata quasi subito l’ex scuola materna. Nei giorni seguenti il sindaco e la giunta hanno provato a giocare sporco, mettendo disagio sociale contro disagio sociale. “L’edificio è destinato ad una associazione di disabili che a primavera dovrà lasciare il posto dove si trova attualmente. Chi ha occupato sta togliendo il futuro a decine di famiglie”. Peccato che controllando le carte abbiamo verificato come il sindaco raccontasse balle: nessuna delibera in consiglio comunale, nessuno impegno nero su bianco. Anzi abbiamo scoperto che la scuola è nell’elenco dei beni alienabili, quindi pronta ad essere venduta. Così quando il 9 gennaio la Mancinelli si è presentata per il secondo incontro ufficiale, l’atteggiamento è stato più disponibile. Se il 30 dicembre aveva proposto soluzioni ben note ai senza casa, cioè le due case rifugio dove puoi stare una settimana e solo la notte, questa volta è stata più “generosa”. “Possiamo offrirvi venti camere di una struttura della diocesi e alcuni appartamenti”, ha detto con un tono trionfante. Peccato che il tutto per sei mesi. “E dopo dove andiamo?” Risposta sibillina: “Non posso garantire nulla…”. Prima di andarsene l’ultimatum: avete tempo fino al 13 gennaio per accettare, poi chi rimane fare i conti con me! Ma la minaccia non ha intimorito Casa de’ nialtri. Nei giorni successivi circa venticinque persone hanno accettato la soluzione provvisoria, ma una parte consistente è rimasta. Lo stesso prefetto una decina di giorni fa si è pronunciato per una soluzione “mediata”, senza nessuna “prova di forza”.
In città anche i più scettici giudicano questa esperienza con più rispetto. Venerdì 17 si è tenuto il primo incontro pubblico dove gli occupanti hanno raccontato la loro esperienza e il progetto. La sala dell’ex consiglio comunale, a pochi metri dall’ufficio del sindaco era piena. Un momento importante che ha consolidato l’unità di tutti noi e dato autorevolezza all’occupazione. E’ partita una mappatura dei mestieri presenti all’interno di Casa de’ nialtri. Si vuole dare vita ad un orto autogestito in collegamento con il circuito degli agricoltori virtuosi. Ma il sindaco ottusamente non ci sta e rilancia, utilizzando la questione dei disabili per mettere fine ad una esperienza così importante. In queste settimane Casa de’ nialtri ha detto chiaramente come al centro di tutto c’è il progetto, sul posto si può discutere, perché in città ci sono numerosi edifici pubblici (e privati) da poter utilizzare per cohousing e progetti per comunità sociali autogestite. Il braccio di ferro continua. Come l’occupazione.
2. Sergio Sinigaglia: E’ nata ad Ancona la casa di tutti, la casa de’ nialtri
[da democraziakmzero.org, 26 dic 2013]
Adam viene dal Sudan. E’ in Italia da un paio di anni. E’ arrivato a Lampedusa come tanti. Poi è stato nel foggiano per cercare di fare qualche soldo con la raccolta di pomodori. Ha girato altre località del Sud per poi arrivare nelle Marche. Prima a Macerata, successivamente ad Ancona. Alex invece è rumeno, ha 28 anni. Abitava in una frazione del capoluogo regionale con la madre e il suo compagno. Più di un anno fa la mamma è morta e il convivente lo ha buttato fuori di casa e da lì è iniziata la sua odissea. Emilio viene da Trento. Lavorava come assistente al Sert. Poi ha perso il lavoro. E’ rimasto senza abitazione. “Ho due genitori molto vecchi, non potevo pesare su di loro. Nella mia città non sono riuscito a trovare appoggi. Ero stato altre volte ad Ancona, così sono venuto qui”.
Adam, Alex e Emilio insieme ad una sessantina di senza casa domenica 22 dicembre hanno occupato la scuola comunale di Via Ragusa, da tre anni chiusa per piccoli problemi infrastrutturali. E’ la prima volta che ciò accade nelle Marche. La dimostrazione di come la cosiddetta “crisi” colpisca sempre più anche territori ritenuti immuni da certi problemi. “Anche da voi c’è chi si trova in queste condizioni?”mi ha domandato un caro amico di Roma. Già anche da noi. I problemi sono aumentati in questi ultimi anni. L’Unione inquilini parla di circa 120 sfratti ad Ancona e duemila nella regione. Fino ad oggi nella Dorica la questione era stata affrontata, meritoriamente, in termini caritatevoli dalle associazioni cattoliche e da alcune del volontariato. Una rete preziosa e fondamentale.
Ma questa volta si è messo in moto un vero e proprio movimento autorganizzato. A partire dal Progetto Ancona Bene Comune”, nato dopo le recenti elezioni comunali che hanno visto entrare due consiglieri della lista aperta Sel-Ancone Bene Comune, è nato un ampio circuito di soggetti deciso ad impegnarsi su temi fondamentali, dalla partecipazione al lavoro, dal reddito alla casa. Già in passato si era provato ad avviare un percorso di questo tipo, ma il politicismo, purtroppo sempre ampiamente presente, aveva impedito che le cose si sviluppassero. Questa volta, incrociando le dita, sembra che spiri aria molto diversa.Non è facile vedere insieme Pdci e Centri Sociali, Sel e associazioni sociali di base, circoli storici della “sinistra” e giovani di 20 anni. Eppure la materialità della “crisi” sta producendo questo piccolo miracolo.
A partire proprio dalla questione che fino a non molto tempo fa sembrava lontana: il diritto alla casa. Silenziosamente è cresciuto un esercito di senza tetto che si è andato ad aggiungere a quelle situazioni croniche di strada. Operai che hanno perso il lavoro che dormono in auto, profughi richiedenti asilo che fatto il percorso di “inserimento” e ottenuto il permesso di soggiorno si sono trovati letteralmente in strada, ecc. Il casus belli che ha portato all’occupazione di domenica è stato lo sfratto, l’ennesimo, di una signora pensionata (520 euro) che abitava in un piccolo appartamento dell’Erap (l’ente regionale pubblico) dove per anni aveva fatto la badante ad un’anziana. Una volta deceduta la persona a cui faceva assistenza, non sapendo dove andare ha continuato a pagare lei l’affitto (80 euro) e le utenze, intestandole a suo nome. Pochi mesi è arrivato lo sfratto dell’Erap che, dopo aver accettato la situazione per alcuni anni, le ha aumentato l’affitto (270 euro) in modo da buttarla fuori.
Questa volta però la disperazione individuale è stata supportata da chi si è mobilitato e ha impedito l’ennesima ingiustizia. Il 29 novembre nella sala dell’Anpi si è tenuta un’assemblea cittadina molto partecipata. In questa occasione si è presentata una quindicina di richiedenti asilo, “delegazione” spontanea di molti altri che hanno raccontato la loro terribile condizione. Quella di chi si trovava a “dormire” tra il Porto, sotto i piloni, e la stazione con tre gradi sotto lo zero. A questo punto la mobilitazione ha subito un’accelerazione.
Alcuni di questi profughi sono stati ospitati dal Centro Sociale “Asilo Politico” che da anni è impegnato su questo fronte. Il dieci dicembre una delegazione insieme ad alcuni rappresentanti di “Ancona Bene Comune”, compagni del Gruppo anarchico Malatesta e dell’Unione Inquilini, hanno occupato per circa un’ora la sala della giunta, visto che, nonostante gli articoli usciti sui giornali e gli appelli al sindaco e agli assessori preposti (casa e servizi sociali), il Comune continuava a fare lo gnorri.
Sono stati accolti dalle grida isteriche del sindaco Valeria Mancinelli (Pd), scandalizzata dalla piccola “invasione”. Alla fine l’assessore alla casa Urbinati ha fissato un incontro “ufficiale” il 18 dicembre. Incontro che si è concluso con un nulla di fatto. Anzi alla quarta volta che l’assessore, ignorando le drammatiche testimonianze di alcuni dei presenti, ha risposto al cellulare, la delegazione ha deciso di andarsene vista l’insensibilità e la totale mancanza di rispetto.
Domenica 22 alle dieci circa 60 persone insieme ai/alle compagni/e delle associazioni e delle organizzazioni hanno occupato la scuola “Regina Margherita”. Il posto è stato rinominato “Casa de ni altri”, in dialetto anconetano. In poco tempo l’autogestione e l’autorganizzazione hanno reso discretamente vivibili gli ampi locali della struttura.
Riallacciata la luce e risolto il problema dell’acqua, la questione più impellente era ed è quella del riscaldamento perché la caldaia è fuori uso. Per fortuna è scattata subito la rete della solidarietà: la Caritas ha provveduto a mandare pasti caldi (e dal Centro Sociale è arrivata una piccola cucina messa subito in funzione), la vicina chiesa dei Salesiani, grazie alla totale disponibilità di Don Renato ha portato reti e materassi, ancora non sufficienti, numerosi cittadini hanno portato cibo, coperte e stufette. Domenica sera, grazie all’intervento dell’assessore comunale alla Protezione Civile, Foresi, l’unico della giunta a presentarsi quasi subito, la Croce Rossa ha portato 30 coperte.
Già la giunta: lunedì si è riunita d’urgenza. Ha redarguito Foresi per essersi presentato sul posto. E agli occupanti, che chiedono di individuare edifici pubblici non utilizzati, come la scuola Regina Margherita, per metterli a disposizione di chi è senza un tetto. (uno degli slogan della protesta è “Non si abita in una graduatoria”, cioè gli strumenti tradizionali proposti fino ad oggi sono completamente inadeguato), la risposta del sindaco è stata indegna e provocatoria: “Ci sono dei rivoluzionari della domenica che stanno strumentalizzando la questione a fini politici”. Per il sindaco in fin dei conti tutta questa emergenza abitativa ad Ancona non c’è, ci sono solo dei ragazzotti che giocano alla rivoluzione. Dichiarazione incredibile a cui ha fatto seguito quella estremamente provocatoria del suo degno compare di giunta Urbinati al quale “non risulta nella nostra città ci sia gente che dorme in mezzo alla strada”!!!.
In conclusione l’occupazione sta crescendo. L’organizzazione interna comincia a funzionare. Gli occupanti, inizialmente inevitabilmente un po’ diffidenti gli uni con gli altri visto che stanno insieme culture e storie diverse, sono sempre più una comunità unita e decisa a lottare per i propri diritti. L’arrivo dei carabinieri (dopo mezz’ora dell’occupazione) e di due persone dei servizi sociali, (tra i presenti nella scuola ci sono anche due bambine con le madri e un papà) non ha spaventato nessuno.
In una mano aperta le dita divise sono deboli. Se si stringono in un pugno chiuso diventano unite e più forti. Ad Ancona in questo momento ci sono decine e decine di pugni chiusi…
Nelle immagini che seguono una festa il giorno di Natale nella ex scuola occupata.
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