Emilio Rebecchi: Un ricordo d’infanzia
Lo psichiatra bolognese Emilio Rebecchi ricorda la sua infanzia del 1947 quando i ragazzini in quarta elementare si spartivano le merende portate da casa. Oggi c’è una situazione di crisi, della quale i suicidi sono la punta dell’iceberg, e nella scuola elementare chi non ha i soldi per pagare la retta apposita resta senza la merenda che non può essere portata da casa. Questo intervento è stato pubblicato in “Inchiesta” aprile-giugno 2013
Si era nel 1947 e si ricominciava a mangiare , ma, rispetto a oggi, ancora poco e male. A scuola si andava con la merenda. Veniva preparata a casa, avvolta in carta, nascosta in un angolo della cartella. La mamma o chi per lei metteva del pane, quando si poteva bianco, altrimenti scuro di crusca. L’uovo sodo, una fettina di formaggio. Qualche volta un
piccolo pezzo di pollo, una gamba, oppure la fettina di salame. Era preziosa la merenda, da difendere con tutti i mezzi. Un attimo e poteva scomparire sotto i denti di qualche compagno, perché le bocche erano affamate e poco si mangiava.
Un confronto con oggi del tutto impossibile. Il concetto di fame scomparso. Quel vuoto nello stomaco ormai sconosciuto. A volte qualcuno era senza merenda e bertino (oggi non è più) quasi sempre. Discutemmo, noi di quarta, e decidemmo di fare a turno. Oggi uno dava mezzo pane e un altro mezzo uovo e cosi via, a turno. Ma come per caso, per non offenderlo. Il babbo era morto in guerra e la mamma faceva la bracciante. Un giorno dissi alla Silvana , che allora faceva da mamma, di cuocere di più l’uovo. Perché? chiese. Cosi dissi mi piace di più. In realtà era per dividerlo meglio. Morbido c’era il rischio di perderlo. La merenda é rimasta per me qualcosa di importante. Una pausa, la soddisfazione di un bisogno, un piacere. Qualcosa che poteva venir paragonato (nessuno si offenda) alla comunione durante la messa, o al dolce, alla fine del pranzo di Natale.
Trascorrono più di cinquanta anni,quasi sessanta. Il mondo di occidente si e’ fatto ricco. Il problema è quello dell’obesità. Delle merendine. Dei cibi con alto potere energetico.
La scuola dà da mangiare ai ragazzi . Il cibo è dietetico. Non si può più portare la merenda da casa. E’ proibito. Un mondo ricco, bambini ben nutriti. Quanto lontani dalla fame, dalle zone di povertà, dal bisogno! Nessuno può nemmeno ricordare un passato non troppo lontano. Le merende sono dimenticate. La fame anche.
Ma i tempi cambiano di nuovo; comincia quella crisi che tutti stiamo vivendo nell’occidente sviluppato e quindi anche nella vecchia europa. Chi ci guadagna (pochi) e chi ci perde (la grande maggioranza). Ma chi ci perde, ci perde in modo differente, a seconda del posto occupato nella società. E cosi, fianco a fianco, ricchi speculatori, piccoli imprenditori che vedono fallire l’aziendina, operai e giovani senza lavoro. Anche se la Repubblica dice di essere fondata su di esso e anche se dovrebbe garantirlo.
I modi di reazione alla crisi sono diversi, vanno dalla negazione (per chi può) alla sofferenza, e perfino al suicidio. Si suicida l’operaio che ha perso il lavoro, il piccolo imprenditore fallito, talvolta il giovane senza speranze. E questa piaga del suicidio, già comparsa anni orsono nelle aziende francesi (scrissi qualcosa su Alternative per il Socialismo su queste epidemie suicidarie), si diffonde, denuncia la profonda sofferenza di questa nostra società cosi ingiusta.
Ma il suicidio è solo la punta dell’iceberg, le sofferenze sono in realtà molteplici e toccano moltissimi. La prima di esse, e, a mio avviso forse la più grave, la perdita della speranza. La perdita del progetto di vita, del presente che prepara il futuro, della creatività quindi. E un essere umano senza speranza, è un essere ferito, castrato, facilmente manipolabile. Può perire quasi senza lasciare traccia.
Ma torno al mio ricordo di Infanzia e al perché questo oggi così nuvoloso me lo ha suscitato, torno alla scuola quindi, ai bambini che fanno merenda, alla refezione, come oggi si chiama. Progressivamente i comuni l’hanno messa a pagamento, l’hanno caricata sulle tasse, quando non pagata a cash , e progressivamente il prezzo è lievitato. Non tutti riescono a pagare. Il prezzo è infatti notevole, soprattutto per chi ha perso ogni forma di reddito.
Accade cosi che le famiglie morose, impossibilitate a pagare, vengano colpite. Dei bambini rimangono senza refezione, non mangiano cioè, mentre gli altri si. E non e’ possibile neppure fornire il bambino di una merenda, come si diceva ai miei tempi. I regolamenti, le regole cosiddette di igiene, lo vietano.
Insomma una piccolina, un piccolino, rimangono senza mangiare. Discriminati per la povertà della famiglia, quasi una stella di triste memoria. Come reagiscono gli altri bambini? Scatta la solidarietà come un tempo? Non so. Purtroppo credo che oggi sia più difficile. Si mangia in locali appositi, in mensa. Quasi sempre i bambini sono separati. Gli uni mangiano in mensa, gli altri in ambiente diverso, forse in cortile. Se non vedo è più difficile la solidarietà. E’ probabile che i bambini privati della mensa rimangano soli con la loro fame.
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