Rossana Rossanda: Il cittadino Macron arriva all’Eliseo

| 8 Maggio 2017 | Comments (0)

Diffondiamo da www.sbilanciamoci.info dell’8 maggio 2017

La Francia ha dunque il suo presidente. È stato votato dal 66,06% degli elettori, in sostanza oltre 20 milioni di persone. Marine Le Pen ha totalizzato il 33,94% cioè 10 milioni e 600 mila francesi, cioè il doppio di quanto era riuscito a suo padre nel 2002. L’astensione è stata del 25,38, pari a 12 milioni di francesi; i voti bianchi o nulli sono stati più di 4 milioni.

Viste più da vicino queste cifre confermano grandi processi per ora in corso. Anzitutto la vittoria indiscutibile di Macron, che un anno fa neppure era conosciuto; in secondo luogo la divisione sociale del paese. Hanno votato per Macron soltanto i grandi centri urbani; per Le Pen le campagne e le periferie cittadine. Il 32 per cento e quasi il 30 sono stati, rispettivamente il massimo e il minimo dell’affluenza nelle città. Un’altra connotazione del voto è stata la grande astensione, di norma mai raggiunta in una presidenziale (salvo quando sono stati in lizza due candidati repubblicani); lo stesso può dirsi dei voti bianchi e nulli.

È un’indicazione politica inequivocabile: certo, la cancellazione dei due partiti (socialisti e repubblicani) che si sono divisi il parlamento e il potere, nella quinta repubblica, si deve anche al sistema elettorale indecente, che non per caso attira qualcuno anche in Italia. Esso, limitando il risultato finale a due nomi, ha aiutato a cancellare i due partiti fino a ieri sempre essenziali, ma è un fatto che nessuno dei due è stato capace di gareggiare con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, che la sua strada se la è scavata. Neppure davanti alla provocazione fascista la sinistra è riuscita ad esistere.

La figura del nuovo presidente appare ancora un po’ esitante: lo hanno rivelato alcuni inciampi nei due brevi discorsi tenuti dopo la vittoria, il primo più sobrio, il secondo più emotivo – manifestamente per venire incontro alla festa indetta alla Piramide del Louvre. Lunedì mattina qualche piccolo gesto paterno di Hollande, la cui migliore prestazione di questi anni sembra essere la capacità di togliersi del piedi con eleganza, ha aiutato il giovane suo successore nelle cerimonie di congedo: Macron era manifestamente sollevato nell’amichevole deposizione del cesto di fiori in omaggio alla statua di de Gaulle recitata dai due presidenti, mentre la sera precedente gli mancava sia l’autorevolezza del generale, sia l’abilità nel procedere statuario di Mitterrand durante la lunga camminata solitaria per raggiungere il podio: certe arti non si improvvisano in un giorno.

Il nostri vicini d’oltralpe sono specialisti nell’usare i simboli, e non mancheranno di esercitare quest’abilità fino a domenica prossima, quando Hollande metterà fine al suo mandato. Per Macron comincerà allora la prova più dura. Non ha alle sue spalle nessun partito e tanto meno un gruppo parlamentare: nei prossimi otto giorni dovrà designare il suo governo e assicurargli una maggioranza tutta da costruire. Idem per il primo ministro: nessuna indiscrezione è finora filtrata. Vero è che i personaggi pronti a mettersi a disposizione si sono presentati mezz’ora dopo il voto. Macron ha fatto sapere soltanto che si propone di portare sia alla Camera sia al governo molti giovani, molti esponenti della società civile, molte donne. Vedremo se ne sarà capace.

Salvo Marine Le Pen che si è già nominata capo dell’opposizione, l’atteggiamente delle forze politiche alla Camera è stato corretto e dialogico. Anche Melenchon ha evitato l’abituale aggressività: ma è indubbio che sarà all’attacco, mentre non è chiaro per ora il suo collegamento con il Partito comunista, dal quale si era diviso nel dare una consegna di voto.

Il primo e il secondo turno delle legislative avranno luogo, rispettivamente, l’undici e il diciotto giugno. È allora che la nuova stagione si aprirà in Francia, pochi mesi prima che in Germania

 

Category: Osservatorio Europa, Politica

About Rossana Rossanda: Rossana Rossanda (Pola, 23 aprile 1924) è una giornalista, scrittrice e traduttrice italiana, dirigente del PCI negli anni cinquanta e sessanta e co-fondatrice de il manifesto, giornale con cui ha collaborato fino a novembre 2012. Nacque a Pola nel 1924. Fra il 1937 e il 1940 frequentò il Liceo Classico Manzoni di Milano e anticipò di un anno l'esame di maturità. Fu allieva del filosofo italiano Antonio Banfi, giovanissima partecipò alla Resistenza come partigiana e, al termine della Seconda guerra mondiale, si iscrisse al Partito Comunista Italiano. In breve tempo, grazie anche alla sua profonda cultura, venne nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del PCI. Nel 1963 venne eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Nel 1968 pubblicò un piccolo saggio, intitolato L'anno degli studenti, in cui affermava la sua adesione al movimento della contestazione giovanile, sviluppatosi proprio in quell'anno. Contraria al socialismo reale dell'Unione Sovietica, insieme a Luigi Pintor, Valentino Parlato e Lucio Magri contribuì alla nascita de il manifesto, che, inizialmente, fu anche un partito, oltre che un quotidiano. Nonostante il parere contrario di Enrico Berlinguer[1], Rossanda fu radiata dal PCI a seguito del XII Congresso nazionale svoltosi a Bologna. Nel 1972 il manifesto partito ottenne solo lo 0,8% dei voti, e, anche a causa della sconfitta elettorale, si unificò con il Partito di Unità Proletaria, cioè con le parti del PSIUP e MPL che non avevano accettato di confluire nel PCI o nel PSI dopo la sconfitta elettorale del 1972, dando vita al PdUP per il Comunismo, di cui fu cofondatrice. Rossana Rossanda ha scritto la sua autobiografia: "La ragazza del secolo scorso", Einaudi, Torino, 2005

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