Massimo Cacciari: La vittoria del no è tutta colpa di un Renzi megalomane
Diffondiamo da Huffington post.it del 5 dicembre 2016
È netto e impietoso il giudizio di Massimo Cacciari sul successo del No al referendum .“La responsabilità di questo risultato – dice in una intervista a a Repubblica – è al 99 per cento del presidente del consiglio Renzi e della sua scriteriata presunzione. Ha creduto che il referendum sulla riforma costituzionale fosse il terreno buono su cui porre la propria egemonia. Ha perso la scommessa, ma ha così condotto il paese in una situazione di grande difficoltà”.
Professor Cacciari, dimissioni inevitabili per Renzi?
«Renzi non ha più in alcun modo l’autorevolezza per essere la guida del paese, ma nel senso che occorre approvare la legge di stabilità, quindi fare la legge elettorale e trovare il consenso presso le attuali opposizioni. E non credo che Grillo sia disposto a concedere un’unghia… ».
Quale è il suo stato d’animo?
«Sono preoccupato, preoccupatissimo, perciò dicevo di votare Sì al referendum. Ma con le “capre pazze” è impossibile ragionare. E la prima è il presidente del consiglio che ha condotto questa battaglia referendaria con istinti suicidi ».
Non doveva personalizzare?
«Personalizzando come ha fatto, ha coalizzato tutte le opposizioni trasformando il referendum sulla Carta in un referendum su di sé. Se l’avesse condotta pacatamente questa campagna, senza la propaganda faraonica su tutte le reti della tv di Stato, il risultato sarebbe stato diverso».
Quanto al futuro del presidente del Consiglio, Cacciari non reputa finita la sua carriera politica
“È un animale politico, non rinuncerà alla lotta politica. Si preparerà a sua volta per le prossime elezioni. Farà il partito di Renzi. In Italia c’è stata una legge sul divorzio e nel Pd lo capiranno: Renzi si farà il suo partito, gli altri il loro e potrebbe essere la soluzione ragionevole per rilanciare il centro sinistra: da un lato il patto di centro con Renzi e Ncd, all’altro la sinistra. La profezia è per una legge proporzionale con sbarramento del 3%, e debolissimo premio di coalizione. Un paese che s’impegna va a votare e dice che questo premier non va”.
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