Francesco Errani: Campi nomadi a Bologna
Il Segretario della Lega Nord Matteo Salvini è arrivato a Bologna per una iniziativa di protesta, ritenendo che l’assistenza del Comune di Bologna ai campi nomadi costituisca uno sperpero dei soldi dei cittadini. Nell’area sosta di via Erbosa, vivono rom-sinti che il 24 gennaio 1990 furono vittime della banda della “uno bianca”, morirono due persone: Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina.
Vorrei ricordare a Salvini che, durante l’Olocausto, furono uccisi più di 500mila Rom e Sinti, 350mila disabili e persone omosessuali. Un parlamentare europeo non può non essere a conoscenza della storia del popolo Rom, visto che si tratta di una minoranza presente in tutti i paesi dell’Europa, le cui condizioni di vita sono, come per tutte le minoranze, il risultato della storia vissuta.
Ebrei, Rom, disabili ed omosessuali vennero sterminati dai nazisti perché ritenute vite inutili, dei parassiti, uno spreco per l’economia.
Secondo l’ideologia nazista si trattava di persone dannose per noi, popolo. Sfruttavano l’assistenza pubblica, erano improduttivi e mettevano al mondo una prole con le stesse caratteristiche. Le persone dietro il filo spinato erano persone come noi, anche noi potevamo essere in quelle “categorie”. Ma potevamo essere anche gli aguzzini. In certe condizioni, economiche, sociali e culturali, avremmo potuto essere anche noi quegli aguzzini.
Gentile Presidente e gentile Sindaco, il Giorno della Memoria non contempla gli “zingari”. Dal processo di Norimberga non c’è stato un riconoscimento a livello europeo, i Rom sono un popolo senza territorio. Per evitare schiavitù e repressione, i Rom si spostano, da qui nasce il pregiudizio sul cosiddetto “nomadismo”.
Ho visitato i tre campi ufficiali di Bologna. Nel campo di via Erbosa, provvisorio dal 1990 dopo gli attacchi mortali della Banda della “uno bianca” e ancora oggi provvisorio, si sospendono i diritti, l’umanità, confiniamo qualcuno che riteniamo superfluo. Il “campo nomade” produce un sistema di esclusione, non c’è un buon abitare. È una minoranza chiusa nei campi.
Bologna deve uscire da un sistema di “aree sosta” per nomadi che riduce in povertà economica e relazionale le famiglie dei rom-sinti che vivono da più di quaranta anni nella nostra città. La presenza dei rom nella città non è provvisoria ma è strutturale, dai primi anni novanta si sono stabiliti più di 6.000 mila rom provenienti dai Balcani (Yugoslavia, Romania e Bulgaria). Si trovano qui per cercare lavoro e per cercare asilo. Cercano casa, servizi, scuola e cercano di poter vivere riscattando la propria povertà.
In questa situazione drammatica, vorrei chiedere a Salvini a chi conviene invece alimentare paura e pregiudizio. Se fossi parlamentare europeo e segretario di un partito importante come la Lega, proverei a cambiare le politiche e studiare proposte per superare la logica del campo. Dispiace osservare atteggiamenti che rischiano di produrre e alimentare una cultura violenta e razzista.
Una cultura che, particolarmente in tempi di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi anni, rischia di ritornare a riproporsi e a generare disumanizzazione, esclusione e violenze. Quando una minoranza, come spesso avviene con le persone Rom, viene ridotta al dato etnico o viene assegnata ad una collocazione sociale deprivata, in difficoltà, il rischio che si faccia strada la convinzione che queste vite siano solo un danno è molto serio.
Non si può poi non entrare nel merito dell’aggressione all’auto di Salvini e al giornalista del Carlino a cui va la mia solidarietà: i violenti sono prigionieri della stessa logica. Alla violenza si risponde con la violenza, l’altro è un nemico e, come tale, va eliminato. Anche se non ne hanno la minima consapevolezza e ritengano di essere assolutamente diversi, in realtà i violenti sono persone che si assomigliano molto.
Intervento in Consiglio comunale del 10 dicembre 2014
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