Bruno Giorgini: Indignazioni e vergogne della politica italiana
Bruno Giorgini ci invia questo intervento mentre si trova a Drace- Croazia e a Sarajevo- Bosnia
Quando si vive a lungo in un paese politicamente melmoso, avvolto in una notte in cui sul serio tutte le vacche sono nere, il male si cronicizza, ci si abitua ogni giorno di più, ci si scandalizza ogni giorno di meno, la patina della vita quotidiana con le sue fatiche ricopre e ottunde la sensibilità, rendendo sempre più tenue l’indignazione. Per fortuna ogni tanto esco dai confini, e da lontano la merda politico istituzionale che ci ricopre appare in tutta la sua nauseabonda corposità e gravezza.
La prima notizia me la dà un’amica: sai che il PD ha deciso di aderire ai tre giorni di aventino decretati dal PDL contro la Cassazione che il 30 luglio dovrebbe riunirsi per sentenziare su uno dei suoi processi? Non ci credo, ma dove lo hai letto? Stava su Facebook..Sarà una palla…e andiamo a cercare altre fonti che confermano, non tre giorni per il PD, ma, bontà sua, uno solo! Di interruzione dei lavori parlamentari di concerto col PDL, per Berlusconi, come l’Aventino per protesta contro il fascismo ai tempi del duce, cui tra l’altro Gramsci non aderì mai, e sempre criticò. E’ gravissimo; nella sua insignificanza materiale, è politicamente gravissimo, è un atto che tende a condizionare l’indipendenza di un potere dello stato, quello giudiziario, oltrechè ledere la dignità del Parlamento.
Eh ma non basta. Non ho ancora finito d’arrabbiarmi per l’Aventino berlusconiano che Calderoli (Lega, l’uomo del porcellum, un genio della merda), vicepresidente del Senato, offende con insulti razzisti e misogini la ministra Cècile Kyenge , cittadina italiana a tutti gli effetti, assai più degna devo dire di Calderoli. Militanti e iscritti alla Lega hanno scatenato contro di lei un orrenda campagna, di inaudita volgarità e violenza verbale che non sarebbe tollerata in nessun paese civile, ripetendo a ogni angolo inoltre che non può fare la Ministra in Italia perchè nata all’estero. In realtà se fosse nata in Svezia, poco male, ma Cècile Kyenge è nata in Congo e ha la pelle nera, su questo la insultano a ogni piè sospinto. Però questa volta a farlo è il vicepresidente del Senato, un’autorità istituzionale d’altissimo rango (si fa per dire, Calderoli non sarebbe d’altissimo rango nemmeno se lo facessero papa, ma la chiesa cattolica non è stupida). Ebbene Calderoli sta ancora lì, al suo posto. Nessuno ha esercitato le pressioni necessarie per dimissionarlo, non il Presidente della Repubblica, sempre pronto a prendere la parola bacchettando a destra e a manca, ma qui ha emesso soltanto un flebile “ci stiamo imbarbarendo, sarebbe ora di finirla” o giù di lì, non il governo, Enrico Letta ha fatto dimissionare una ministra per molto meno, ma Calderoli non si tocca, vuoi mai che il governo delle larghe intese abbia dei brividi rischiando un raffreddore. Infine i partiti dopo qualche vagito del PD, si sono messi quieti, eh c’è la crisi economica, i mercati incombono, non disturbiamo il manovratore, anzi i manovratori Berlusconi e Napolitano. E il presidente del senato (qui ci vuole la minuscola ci vuole tutta)?
Ahimè Grasso era impegnato a rimproverare il senatore Morra capogruppo M5S, che aveva citato Napolitano, arrivando a dire che il nome del Presidente della Repubblica in senato non si può pronunciare, “teniamo il Presidente fuori da quest’aula” più o meno le sue parole, quasi il senato fosse un bordello. Oppure si tratta di una modifica, e non delle minori, della Carta Costituzionale, che introduce il divieto di libera opinione quando sia rivolta al Presidente della Repubblica, in specifico in una discussione che si svolge dentro un organo del potere legislativo, che per definizione è sovrano, sottomesso solo alla Costituzione. Così abbiamo visto in azione insieme il primo vicepresidente del senato che pronuncia apertemente insulti razzisti, restando in carica, e il primo presidente del senato apertamente analfabeta in democrazia; una bella coppia che dice il degrado delle istituzioni.
Ma il paese non sta molto meglio. Mi sono procurato una chiavetta per Internet e mi sono connesso, per cui vengo raggiunto da una petizione che chiede le dimissioni del razzista, vicepresidente in carica del senato. Firmo e aspetto. Due giorni dopo vengo informato con toni trionfali che “abbiamo raggiunto le 150.000 firme”! Ohibò, sui venti, trenta, quaranta milioni di italiani maggiorenni, e poi ci metterei anche i minorenni almeno dai sedici anni in su, coloro che prendono posizione antirazzista sono 150.000, lo zero e qualcosa per cento! Certo una raccolta di firme non va mai sopravalutata, molti sono i motivi per lasciare perdere, non ultimo l’inflazione di richieste per ogni scorreggia, ma in questo caso mi pareva, bell’ingenuo, che le firme avrebbero dovuto e potuto essere molte di più, non dico una valanga, però almeno oltre il milione. Ebbene no, e così scopro che il paese è, nella versione ottimistica, indifferente all’offesa subita dalla ministra Kyenge, e fa abbastanza schifo, nella versione pessimistica invece è un po’ razzista sui bordi, eppoi chissenefrega tanto è una donna per di più una negra che come ministro non conta niente, ovvero un paese odioso e impestato di pregiudizi. Una paese di cui mi vergogno.
Se infine sei di sinistra, il peggio in questa vicenda deve ancora venire, se possibile, nella figura di un iscritto a SEL (scriviamolo per intero: sinistra ecologia e libertà), eletto da qualche parte in Veneto consigliere di quartiere o comunale non ricordo e non voglio cercarne il nome, che in rete scrive, nei confronti di una signora della lega che si era chiesta rispetto alla ministra Kyenge perchè mai non c’era qualcuno che la violentasse, all’incirca: bisognerebbe lasciarla questa signora della Lega con un gruppo di negri ecc… il tutto in lingua veneta mi dice la mia amica che sempre mi mette sull’avviso. Ecco la notte in cui tutte le vacche sono nere. Certo poi lo espellono, e vorrei ben vedere, ma qualcuno lì in lista SEL per essere eletto a fare il consigliere di qualcosa l’avrà ben messo….Inoltre per di qua dove attualmente sto, molte facezie, poi scherzi pesanti, poi insulti su base etnica, quindi dispregio dell’altro si sono travasati in una guerra civile che ha visto l’infamia dei campi di concentramento, della pulizia e degli stupri etnici. Quanti Calderoli ci vogliono perchè si capisca l’infamia del razzismo e i rischi che comporta per la convivenza civile. C’è da essere veramente furiosi.
Eppure esiste un partito che si chiama “democratico”, ma cosa ci stia a fare ben non si capisce, finchè non arriva l’affaire kazako. Mentre mastico ancora amaro per il Calderoli razzista vicepresidente del senato,arriva la notizia che a inizi luglio circa, una ventina o forse più di poliziotti hanno, di tutto punto armati, investito una villa dove si nascondeva una pericolosa sovversiva kazaka Alma Shalabayeva con la figlioletta. Alma viene arrestata rinchiusa per 15 ore in camera di sicurezza senza poter bere e mangiare, poi entrambe di forza sono imbarcate su un aereo alla volta del Kazakistan nota democrazia, soltanto un po’ dittatoriale, il cui presidente, lui dittatore del tutto, si trova per caso in una delle ville del cav. per una rilassante vacanza coll’amico. Si scopre poi che la signora , colpevole soltanto di essere sposata col dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, era in Italia con un passaporto e tutti gli altri documenti necessari in regola, che contro di lei non c’era alcun mandato di cattura tantomeno internazionale, quindi che il fermo e l’espulsione sono del tutto illegali, e anzi hanno violato il diritto d’asilo di cui la signore godeva nella UE, insomma un sequestro di persona perpetrato dalle nostre forze dell’ordine con successiva espulsione, per soddisfare un dittatore. In tutto questo, che configura una violazione, palese in ogni sua tappa, dei diritti umani, il ministro degli interni Alfano era assente, non sapeva, chissà dov’era, prontamente smentito dal suo capo di gabinetto, il solo che abbia dato le dimissioni. Alfano nemmeno s’era accorto dell’ambasciatore kazako che andava su e giù per le scale e nelle stanze del ministero dell’interno con altri della stessa risma intenti a programmare e dirigere le operazioni illegali di cui la nostra polizia era il braccio armato, a suo dire inconsapevole. Mica male per un ministro e per i vertici della polizia, un ministro che ha mentito a più riprese più o meno su tutto, come una caterva di testimonianze e documenti rivelati dai giornali dimostrano.
La vergogna è somma, e dispiace che la ministra Bonino se ne sia fatta complice, lei che per cultura e temperamento sul rispetto dei diritti umani avrebbe dovuto essere particolarmente sensibile e avvertita. In questa situazione che fa il governo Berlusconi Napolitano, con il suo camerlengo Enrico Letta, prototipo democristiano in versione andreottiana peggiorata: manco a dirlo va in Parlamento, difende l’indifendibile, avvalora la menzogna, esattamente dello stesso tipo, ma molto più grave, di quella che il Parlamento votò riguardo a Ruby, per Berlusconi nipote di Mubarak, e passa al voto di fiducia per Alfano.
Qui la vergogna è talmente enorme che si rimane esterrefatti, e il Presidente della Repubblica, ovviamente, scrivono i giornali dell’estalishment trasudando soddisfazione, blinda la maggioranza, apriti cielo che mai caschi il governo, mentre il PD per imitazione, servilismo, e quant’altro di peggio, blinda il voto, Berlusconi gongola e lo fa sapere, i suoi ordini e il suo imperio ancora valgono, facendo ingoiare qualunque cosa a chiunque. La notte in cui tutte le vacche sono nere continua.
A questo punto c’è l’unica, piccola buona notizia, un minuscolo spiraglio di luce: sette senatori e senatrici del PD in vario modo e a vario titolo dissentono schierandosi contro. Vale la pena ricordarli: Micheloni, Mineo, Pezzopane, Puppato, Ricchiuti, Sollo e Tocci. Essi sono destinati a diventare famosi come i 12 professori universitari, 12 su centinaia, che, sotto il fascismo, rifiutarono di giurare fedeltà al regime. Pochi e, tanto per non smentirsi sul piano delle menzogne e ignominie, abbondantemente insultati. C’è un tale Esposito, senatore PD, che vuole metterli in castigo, e non c’è da stupirsi: se Caligola fece senatore un cavallo, perchè Bersani non può candidare e fare senatore un asino, per di più reazionario. Poi i giovani opportunisti e imbecilli, soprannominati anche giovani turchi, li chiamano “fighetti”, e anche qui non c’è da stupirsi da teste così vuote. Infine , più grave, il segretario Epifani accusa Tocci di non avere avvertito il capogruppo Zanda, e questo è il colmo: Tocci infatti aveva preparato un intervento al gruppo dove spiegava le sue ragioni, ma gli è stato impedito, gli succede spesso che non lo facciano parlare. Comunque l’intervento è leggibile in rete [e riprodotto anche su www.inchiestaonline.it] . Intanto nel PD Renzi cuoce a fuoco lento, apparendo sempre più fuori gioco, pesta i piedi come un bambino bizzoso ma ogni giorno conta meno, perchè il governo Berlusconi Napolitano, camerlengo Letta, ha buone probabilità di durare almeno fin quando Berlusconi non sarà pronto a scendere di nuovo in campo, posta non il semplice governo, quello già ce l’ha, ma la presidenza della Repubblica, magari rafforzata modificando la Costituzione, e con un PD decerebrato nonchè senza alcun progetto politico nè vigore morale: insomma un partito larva ma necessario puntello del cavaliere.
Ma l’opposizione? SEL cincischia, si potrebbe parlare della questione degli F35, anch’essa in ballo, ma qui è scelta politica, non pura e semplice vergogna come quelle di cui oggi scriviamo, e quindi lasciamo perdere, cincischia senza riuscire a trovare la strada di una opposizione efficace in Parlamento e che nel contempo parli al paese. Il M5S pure sta tra uno strapuntino del potere e un proclama, tra un Grillo che va col cappello in mano da Napolitano e un Grillo che abbaia, ma non morde, non ha i denti nè il coraggio, salvo per espellere e insultare chi non è d’accordo, Grillo un altro che i dissidenti proprio non li vuole, tal quale il senatore Esposito. Poi arriva Casaleggio, rilasciando interviste che vogliono dire, guardate che noi siamo per l’establishment, fateci entrare, saremo buoni, altrimenti qua scoppiano le rivolte perchè ci sono i poveri sempre più poveri, i disoccupati sempre più disoccupati eccetera non sapendo forse che c’è una vasta letteratura sociologica anglosassone che calcola i limiti di soglia per la disoccupazione oltre i quali i riots diventano possibili, poi probabili, poi quasi certi. Nel contempo il nostro si esercita in diritto costituzionale, introducendo la democrazia totalitaria, ovvero in cui i rappresenatnti del popolo sono vincolati strettamente dal mandato degli elettori, ovvero essi rappresentanti non dovrebbero esercitare il loro libero arbitrio, la libera voluntas di cui già godevano i senatori romani. Ma questa deprivazione della libera volontà è l’anticamera del totalitarismo, altro che democrazia diretta. E così dall’opposizione per ora c’è ben poco da sperare.
Infine due ultimi episodi vergognosi, Il primo attiene una giovane ragazza fermata durante alcuni scontri in valsusa, tra i manifestanti NoTav e la polizia. Premesso che il cantiere della Tav in valsusa , da quando la Francia ha ufficialmente annunciato una sospensione dei lavori sul suo versante fino al 2030, cioè da ora per diciassette anni!, appartiene al dominio della follia e/o della demenza, comunque la giovane è stata colpita mentre già era in stato di fermo, nonchè toccata “nelle parti intime”. E’ una denuncia gravissima, che, dopo i pestaggi e le vere proprie torture poliziesche alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, purtroppo è credibile, e quindi su cui l’autorità giudiziaria dovrebbe indagare. Ma per ora non pare che Caselli, sempre così pronto a lanciare anatemi e capi d’accusa contro la violenza dei manifestanti, abbia battuto ciglio. Infine la ciliegina sulla torta, citiamo dal Corriere: “Una rete per togliere l’ombra ai venditori ambulanti. A Forte dei Marmi proibito il riposo sotto il pontile.” La rete l’ha messa una giunta di centrosinistra, e il sindaco Buratti del PD, dice: Forte dei Marmi è come un hotel a cinque stelle, e dunque dobbiamo garantire servizi a cinque stelle.” Non rendendosi conto dell’idiozia somma che sta proferendo perchè Forte dei Marmi è una cittadina, uno spazio pubblico, non privato come un hotel. Ovvero non si può mettere il cartello che il sindaco vorrebbe: vietato entrare a cani, venditori e negri. Almeno finchè vige una, per quanto sempre più ammaccata, democrazia.
Per concludere, e farsene una ragione, di tante vergogne della politica, una citazione da Lucrezio, disperata ma forse esatta, per l’Italia oggi certamente, riferita a chi fa politica: lasciali sudare sangue ed esaurirsi in vane lotte sull’angusto cammino dell’ambizione! Loro non hanno più mente autonoma.” Che messa in latino è ancor più è implacabile: sapiunt ex ore alieno.
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