Nello Rubattu: Elezioni sarde

| 26 Febbraio 2019 | Comments (0)

 

 

Christian Solinas ha stravinto la competizione alle regionali della Sardegna con il 47,66 % sulla coalizione del centrosinistra. A votare sono andati solo la metà degli aventi diritto, più qualche spicciolo.

Se proprio vogliamo fare un discorsino da finti politologi, la Lega, non è per niente aumentata, la sua forza è rimasta invariata. In Sardegna va sempre così: siccome nessuno conosce l’intenzione di voto di questo milione e seicentomila abitanti di un isola al confine del mondo occidentale, tutti si meravigliano di come vanno le votazioni.. Sta di fatto che il centrodestra ha fatto capotto e controcapotto alle sinistre, ma in maniera diversa che nel resto d’Italia.

Ha comunque vinto perché l’area di centrosinistra in questi ultimi dieci anni ha semplicemente fatto schifo e non hanno mai rappresentato un alternativa politicamente valida. I sardi sono decenni alla ricerca di un leader che li rappresenti, che li capisca e sappia quali sono i veri e reali problemi dell’isola. Ma ancora non l’hanno trovato. Ogni tanto ne nasce qualcuno, ma tutto finisce dopo una manciata di anni e si ritorna a personaggi senza spessore che al massimo usano il nostro elettorato come trampolino per il lancio verso le amate sponde del potere romano: Parlamento o Senato della repubblica poco importa.

La sinistra, dalle mie parti è un disastro. Un vero “nulla”.

Negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, la sinistra sapeva ancora dialogare con il suo popolo. Oggi non più. Tutto è stato intorbidito nella cloaca dell’internazionalismo economico e della finanza ballerina. Gli uomini politici della nostra sinistra, guardano molto di più gli andamenti di borsa che i problemi reali della gente. Anzi, della gente se ne fottono e non fanno neanche fatica a non dirlo.

La Sardegna, purtroppo per loro, è un piccolo popolo incuneato nel Mediterraneo che da lì non si spostano da seimila anni. Che oggi comandi Solinas e prima Pigliaru, a un sardo fotte il giusto. I loro problemi reali sono altri e nessuno sembra prenderli in conto.

In questa tornata, gli unici che hanno guardato alla sostanza delle cose, dispiace dirlo, sono stati gli uomini del centrodestra. Non hanno fatto i fighetti e, a differenza dei sinistrati con idee belle, sono scesi nelle piazze e hanno parlato con la gente. Basta vedere come si sono comportati con la protesta dei pastori: non hanno aspettato neanche un microsecondo per dire come la pensvano e schierarsi con loro. Sono stati dove i problemi urgevano una presenza politica.

Dove era la sinistra?

Non fate lo sforzo di cercarla: erano in televisione, nei dotti concioni fra persone intelligenti e “studiate”, a parlare di Unione europea, reddito di cittadinanza e Trump. Con Pigliaru, l’ultimo presidente della sinistra, prima dell’attuale new entry di destra, la nostra sinistra si vantava di avere messo al comando le migliori intelligenze che si potevano permettere sull’isola.

Così, per incanto, dal cappello del mago, è venuto fuori un presidente ectoplasmatico che si è fatto aiutare in questi cinque anni appena trascorsi di governo, da un assessore al bilancio suo collega di università e da un medico nuorese per la sanità. Ai trasporti un’altro cattedratico, Deiana, che in quattro e quattro otto, ha combinato il più grande dei casini sui trasporti: penalizzando l’aeroporto di Alghero al punto da far scappare tutti i voli low coast che garantivano ai sardi di un terzo dell’isola, un minimo garantito di mobilità a prezzi umani. La Tirrenia, poi, è passata nelle mani dell’armatore Onorato che, per non fare dispetto a nessuno, si è presentato alla Leopolda, da Renzi, per dire che avrebbe diminuito i costi marittimi. Non ha diminuito una beata minchia e l’assessore ai trasporti, dopo tutti i disastri che ha combinato, lo hanno trasferito all’autorità portuale. Così ha potuto continuare la sua opera malefica di dividere la Sardegna fra Nord e Sud, penalizzando non solo le linee marittime di Porto Torres ma quelle di Olbia, che sono l’hub più importante del traffico turistico isolano. Ha persino fatto in modo che su 150 navi da crociera che arrivano ogni anno sulla nostra isola, 145 le ha dirottate a Cagliari e solo cinque a Olbia. In Gallura, sono incazzati con lui come pantere e tutti in Sardegna parlano di “dominio” di Cagliari su tutta l’isola.

Però, a quanto pare, Deiana si professa comunista. Vallo tu a capire.

Meglio non parlare di Arru, assessore alla sanità, che ha dato tutto nelle mani di un manager torinese. Questo sabaudo prestato alla Sardegna, si è messo subito a fare i conti del numero di abitanti dell’isola e ha decretato che più di una Asl dalle nostre parti non era possibile e quindi ha distrutto (e continua a smantellare) la rete degli ospedali isolani. Non si è neanche accorto che la Sardegna è lunga 350 chilometri e larga oltre cento e che i mezzi di trasporto sono quello che sono: la percorrenza fra Sassari e Cagliari impone almeno quattro-cinque ore di viaggio. Un po’ troppo, viene da dire, per una buona tenuta della sanità. Anche per questo i malati dalla Sardegna scappano e si vanno rifugiare nelle strutture ben più attrezzate non solo del Continente ma del resto d’Europa. Però la Regione, volendo internazionalizzare la sua sanità, ha concesso una buona fetta dei suoi finanziamenti al San Raffaele di Olbia. Che è un’ospedale privato con un solo azionista: la finanziaria di Stato del Qatar!

Meglio non prendere in considerazione il rapporto che hanno tenuto con i pastori: fino a quando i casini non sono cominciati, in Regione non sapevano se stare dalla parte degli industriali o da quella degli allevatori. Ovviamente hanno messo in piedi un bel tavolo di discussione (in quello sono sempre stati bravi). Ma siccome non prendevano decisioni, hanno solo ottenuto di fare incazzare i pastori che hanno cominciato a versare il latte in strada per protesta.

Salvini e Solinas, a fiuto, hanno invece capito da che parte stare: il posto era libero, non hanno fatto neanche fatica a farsi ascoltare. Ciononostante, i pastori non hanno votato Lega, in buona pace di tutti si sono rivolti al partito sardo d’azione e una parte consistente non ha tradito la sinistra.

Ma la sinistra continua a divagare su quello che sta succedendo e in molte dichiarazioni continuano a dire che loro, prima di tutto, “sono una forza onesta”, mentre Salvini è inaffidabile perché il suo partito deve restituire in ottanta anni, 49 milioni di euro. Vero, ma a un pastore, a un operaio in cassa integrazione, a un disoccupato cronico, a uno che si arrabatta sotto la soglia della povertà, mi sapete dire che cosa gli frega?

E poi, diciamolo una volta per tutte e per chiarezza: il Pd, anche sul versante dell’onestà non è che abbia fatto in Sardegna chissà quale bella figura. Guardatevi quelli che si sono mangiati in queste ultime legislature di sinistra il tesoretto dei rimborsi e vi accorgerete che proprio di differenza fra i due grandi schieramenti non è che ce ne siano.

Stendiamo un velo pietoso su tutta la vicenda e lasciamo lavorare la magistratura in pace.

Esiste il discorso delle forze indipendentiste che insieme, in Sardegna, raggiungerebbero il venti per cento dell’elettorato. Andatevi a guardare i dati e mi capirete meglio. Sono trent’anni che fra loro non riescono a mettersi d’accordo. Nella maggior parte conoscono i problemi che bloccano lo sviluppo della nostra terra, lottano tutte con gli stessi obiettivi, ma questo non vuol dire che riescano a mettersi intorno a un tavolo e ragionare in termini di fronte unito. Proprio non ce la fanno. Ogni volta, buona parte di loro (e per colpa loro), prendono voti che non sono mai sufficienti per entrare con qualcuno di loro in consiglio regionale. Solo il Psdaz, ogni volta va a buca: questa volta ha accettato l’abbraccio con la Lega, mentre in passato stavano con la parte opposta… oggi hanno persino il presidente: Christian Solinas è infatti il segretario di partito.

Meglio, poi, lasciare in pace gli altri indipendentisti: se ci vai a parlare, a parte il fatto di dire che il Psdaz è un partito banderuola, oltre non vanno. E pensare che potevano arginare tranquillamente la Lega e rimandarla dritta dritta a Milano, ma hanno scelto di non fidarsi fra di loro. Perciò, per i prossimi cinque anni discuteranno sul fatto che la Sardegna è una nazione mancata e si accontenteranno di cantare Procurade ‘e moderare, con la lacrimuccia agli occhi.

La realtà, come al solito, è molto diversa da come ci viene raccontata.

Prendete i pastori: una parte consistente non è andata neanche a votare e quelli che hanno fatto lo sforzo, nella maggior parte hanno votato per il centrodestra… e pensare che sono tradizionalmente una categoria di sinistra. Hanno votato per la lega? No, hanno votato partito sardo e Sardegna20 (si chiama proprio così una delle forze del listone di centrodestra) che con loro sono stati vicini in questa loro ultima e disperata battaglia: “Io sono andato a votare – a confermato Simone Secci, ex operaio Alcoa e attualmente pastore – e ho votato centrodestra, ma non la lega. Gente nostra”, Anche nelle zone interne del sassarese, molti pastori hanno votato centrodestra. Lo hanno fatto perché ancora non si sono dimenticati che Renzi, da presidente, due anni fa, passando in Sardegna, l’unica visita ufficiae che ha fatto, è stata allo stabilimento caseario dei fratelli Pinna. Una famiglia di imprenditori che ai pastori paga il latte cinquanta cinque centesimi al litro, meno dei sessanta per il quale si sono ribellati: “Da noi non si è neanche fatto vedere – ti ricordano a Pozzomaggiore, un paese di allevatori – Perché avremo dovuto votarlo?”

Così, la protesta dei pastori sta diventando ogni giorno più dura e pesante: proprio un camion dei fratelli Pinna è stato proprio ieri dato alle fiamme. Hanno preso il camionista lo hanno legato a un albero e dato fuoco al mezzo. Due giorni prima delle elezioni, avevano bloccato un altro camion che si dirigeva verso il loro caseificio. Lo volevano bruciare, ma poi non l’hanno fatto. Il camionista ha chiesto loro di risparmiarlo perché quel mezzo era suo e lo avrebbero rovinato.

Ora voi mi dite perché in Sardegna ha vinto il centro destra?

Voglio solo ricordare che non ha vinto la Lega, ma il partito sardo d’azione, Sardegna20 e altre forze sarde presenti in quel listone di centro destra con radici ben radicate nel territorio. La sinistra sarda, lobotomizzata dai loro problemi interni, fatica a decidersi da che parte stare: se con la gente o con il padronato. Speriamo si sveglino.

E gli indipendentisti, invece che fondare una forza che raccoglierebbe un terzo degli elettori, si affannano a non scegliere. Peccato.

In queste elezioni, con un minimo di intelligenza, si sarebbe potuta raccontare un’altra storia, ma così non è stato.

Come si dice in sardo: “A menzus bidere”. Alla prossima, insomma

Category: Osservatorio Sardegna, Politica

About Nello Rubattu: Nello Rubattu è nato a Sassari. Dopo gli studi a Bologna ha lavorato come addetto stampa per importanti organizzazioni e aziende italiane. Ha vissuto buona parte della sua vita all'estero ed è presidente di Su Disterru-Onlus che sta dando vita ad Asuni, un piccolo centro della Sardegna, ad un centro di documentazione sulle culture migranti. Ha scritto alcuni romanzi e un libro sul mondo delle cooperative agricole europee. Attualmente vive a Bologna

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