Padre Alex Zanotelli: A Napoli i ragazzini muoiono perché lo Stato non c’è
Dopo l’omicidio di Gennaro Ceserano, 17 anni, Alex Zanotelli ha chiesto e ottenuto che la messa della mattina successiva all’agguato venisse celebrata all’esterno, con il sangue ancora caldo sul piazzale antistante la chiesa. Ha preso la parola e ha lanciato un messaggio rivolto alle coscienze di tutti: «Nessuno verrà a salvarci, alziamo la testa e liberiamoci».
D. Ancora un altro giovane ucciso per strada. Padre Zanotelli, cosa sta succedendo nel ventre di Napoli?
«Sta succedendo qualcosa di molto grave, nell’indifferenza collettiva. Non solo al rione Sanità, ma anche in altri quartieri cittadini. Ci sono bande di piccoli criminali dietro cui c’è la camorra che si contende l’affare lucroso della droga. L’uccisione di Gennaro è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Ora la gente, in particolare le donne, che sono madri e sorelle, ha deciso di reagire, di ribellarsi. Anche perché nessuno verrà a salvarle, spetta a loro farlo».
D. Quindi alla Sanità, come in altri rioni, lo Stato non ha fatto lo Stato e la politica non sta facendo politica.
«Esattamente. La verità è che siamo abbandonati a noi stessi. Un esempio: in un quartiere così popoloso non c’è un asilo nido comunale, c’è solo una scuola elementare, mancano le medie e c’è una sola superiore, seconda in classifica per dispersione scolastica a livello nazionale. Ora, è normale che se l’offerta scolastica è così ridotta, i giovani vivano la strada e qui entrino in contatto con realtà criminali di ogni genere.
D. Ma il territorio è controllato almeno?
«Non dallo Stato. Non c’è nessuno che fa rispettare le regole, non ci sono vigili. C’è un distacco enorme tra questa realtà e il resto del Paese. In più siamo al Sud, un territorio scomparso dall’agenda politica, lasciato affondare lentamente».
D. Un deserto di opportunità legali. E qui ovviamente la camorra gioca facile.
« La camorra per questi ragazzi rappresenta spesso l’unica alternativa per trovare un lavoro. Se il clan offre uno stipendio mensile di 500 o 600 euro nella mancanza di altre possibilità molti scelgono di stare dalla parte della criminalità. Ma dovrebbe essere lo Stato a garantire posti di lavoro e un futuro certo a questo esercito di ragazzi a rischio che vivono nei quartieri più poveri d’Italia».
D. Torniamo perciò alle responsabilità collettive. Questi omicidi, questa violenza, chiamano in causa non solo la camorra ma anche altri?
«Ci sono responsabilità politiche e sociali molto estese: i nostri giovani non hanno più ideali, vivono alla giornata, e se anche gli universitari passano le serate a ubriacarsi nel salotto della città, figuariamoci nelle zone degradate e dimenticate cosa avviene. Ritengo poi che l’aver elevato a ideologia dominante le politiche di austerità abbia avuto tra le conseguenze quello di aver releagato ai margini ancora di più chi già viveva situazioni drammatiche. È necessario cambiare rotta, immaginare un modello diverso di società, più giusta e più responsabile».
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