Bruno Giorgini: Sull’orlo della guerra
Illustriamo questo intervento di Bruno Giorgini con i disegni di Akram Raslam, il vignettista siriano che dal 2 ottobre si trova nelle carceri del regome di Bashar al Asad . In data 26 febbraio 2013 (vedi nella rubrica “Osservatorio internazionale”) avevamo aderito come Inchiestaonline.it alla campagna perché vincesse il premio internazionale Courage in Editorial Cartooning e questa campagna ha avuto successo: Akram Raslan (classe 1974) è stato nominato vincitore del premio 2013 indetto dal Cartoonists’ Rights Network International (CRNI). Nel mese di giugno avrebbe dovuto ritirare il premio ma nello stesso mese ha dovuto affrontare il processo del Tribunale speciale siriano con l’accusa di collaborazione con i gruppi ribelli, incitamento alla sommossa, azione contro la costituzione siriana e insulto al presidente. Le informazioni pervenute al CRNI sono che Raslam è stato torturato e maltrattato in carcere.
Sull’orlo della guerra di Siria proclamata da Obama, per ora senza attuarla, Papa Francesco invita tutte le persone di buona volontà a una giornata mondiale di digiuno e preghiera per la pace. E’ una iniziativa senza precedenti, almeno a mia memoria nella storia della chiesa cattolica.
Per prima fu Emma Bonino a parlare di possibile innesco di una deflagrazione globale se mai gli USA avessero bombardato la terra di Siria, ma si sa Emma è un’antica estremista radicale, per di più parla l’arabo e ha vissuto per anni al Cairo qundi meritandosi le villanie e i sarcasmi degli interventisti, il Foglio di Ferrara in testa.
Poi è giunto il voto negativo del serio parlamento inglese, privando il presidente USA del più fido alleato, ma poteva essere per beghe interne e cattiva politica di bottega e comunque c’era sempre l’alleato di complemento, la Francia di Hollande unico presidente socialista del vecchio continente, che per stare dalla parte del sicuro il suo parlamento non lo fa votare, perchè la grandeur non si vota, è uno stato dell’anima piccola piccola.
Quindi è arrivato il vaticano, con il papa che via twitter ha inviato tre messaggi in nove lingue: “Mai più la guerra! mai più la guerra!”, “Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace” e “Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi”.
Un allarme sotteso dall’analisi di Mario Toso, vescovo segretario del pontificio consiglio “Giustizia e Pace”, trasmessa in grande evidenza dalla Radio Vaticana, che così si conclude: “Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”. Sono parole gravi, pesanti, certo non dette a cuor leggero, che hanno investito l’intero mondo.
Infine va citato il grande poeta siriano Adonis oppositore del regime, da molti anni in esilio a Parigi. L’intero articolo, pubblicato su Repubblica, si può leggere anche su “Inchiestaonline”, qui vorrei riprendere soltanto alcune frasi che mi paiono particolarmente significative: “In realtà l’America, con questo intervento, viola i diritti umani in nome della loro difesa….Gli Sati Uniti continuano a ignorare gli oppositori democratici pacifici siriani…il rifiuto di trattare con l’opposizione pacifica è sorprendente….Ricordi l’America, e lo ricordi il presidente venuto in nome della pace e della concordia, che la guerra che non uccide innocenti non esiste nella storia…..” e termina Adonis “In altre parole, la più importante forza mondiale (gli USAndr) verrà considerata come il paese che fonda e difende tirannia e schiavitù, intento a proteggere i regimi che su tirannia e schivitù si reggono, a cominciare dai regimi arabo islamici. Se non ne prendono coscienza, gli Stati Uniti diventeranno uno strumento al servizio dei tiranni in Medio Oriente.”.
Obama argomenta la sua decisione di un attacco dall’aria di sessanta/novanta giorni, invocando la punizione per avere il dittatore Assad e le sue truppe fatto uso di armi chimiche, la invalicabile linea rossa tracciata dagli USA, sterminando il 21 agosto centinaia o migliaia di civili, tra cui moltissimi bambini e donne. Egli si assume la responsabilità dei bombardamenti, e ritiene di averne il diritto, in quanto presidente di una nazione che incarna verità, giustizia e libertà. Insomma si tratta, nelle parole del presidente USA, di una azione ethica punitiva, e infatti nessuno scopo politico diretto viene definito e/o proposto, almeno in forma pubblica e riconoscibile. Non la caduta del regime dittatoriale, non un aumento considerevole della forza degli insorti, peraltro piuttosto variegati e parecchi assai violenti contro l’occidente, non l’ipotesi di indebolire Assad in funzione di una trattativa. Ma sul piano ethico Obama dimentica la massima evangelica: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Che di peccati gli USA ne hanno assai. Per la giustizia, Obama promise di chiudere il campo di concentramento di Guantanamo, luogo extra legem ovvero luogo massimo di ingiustizia, e non accadde.
Poi per le armi ovunque diffuse negli USA e ogni tanto avviene una strage, neppure gli è riuscito di ridurne la vendita, forse per questo ha bisogno di andare lontano da casa a imporre giustizia in punta di missile. Per quanto attiene la verità, nessuno ha dimenticato le sedicenti prove portate dagli USA in sede ONU a dimostrazione che Sadam Hussein possedeva armi di distruzione di massa, la famosa pistola fumante “scoperta” dai servizi segreti USA. Il mondo si fidò ma queste armi non furono mai trovate dopo l’invasione, quando gli USA erano padroni del campo. Fu una menzogna che ancora sta là stagliata, e quando Obama dice di avere le prove dell’uso dei gas contro la popolazione, è ovvio che i dubbi siano leciti.
Per la libertà e la democrazia infine, tutte le azioni di guerra a marca USA, dalla Somalia all’Irak fino all’Afghanistan, non hanno portato la democrazia, il national democracy building teorizzato dagli strateghi di Bush è fallito, letteralmente sbriciolandosi. In Afghanistan vige la legge del burka per le donne, e i talebani controllano ampia parte del territorio, il resto è in mano ai signori dell’oppio e della guerra; in Irak si svolge una guerra civile sanguinosissima giorno dopo giorno, della Somalia è meglio tacere, l’intervento americano fu disastroso consegnando quella terra a bande criminali e tribali per un verso, per l’altro ai guerrieri jahidisti.
Insomma di buone intenzioni, facendo credito agli USA di fede sincera, sono già lastricate le vie di molti inferni, ma questa volta potrebbe essere peggio. Senza richiamarsi a profonde analisti strategiche, è evidente che la partita guerresca sarà almeno regionale, in una zona dove tutti sono armati fino ai denti coi i missili ormai di uso comune, e odiandosi furiosamente l’un l’altro. Tra l’altro gli alleati di Obama non sono proprio indenni dal peccato: l’Arabia Saudita è un paese tribal feudale dove le donne non possono andare in bicicletta o camminare per strada da sole, i diritti umani dei palestinesi rinchiusi a Gaza vengono violati ogni giorno dal governo israeliano i cui coloni e le cui truppe occupano in modo abusivo manu militari, agendo anche qui extralegem, molte parti di terra palestinese. Ma al di là sul piano geostrategico la collisione degli USA con Russia e Cina sempre più evidente su molti terreni, può aprire, se la guerra aerea di Siria dovesse avere luogo, le porte a uno scenario che travalica i limiti regionali, diventando rapidamente conflitto globale, anche in forma armata. Di questo cominciano a essere coscienti i popoli del mondo, o se si prefersice, l’opinione pubblica mondiale.
Tornando all’iniziativa del Papa, questa è un colpo durissimo alla scelta di Obama, perchè l’autorevolezza ethica di papa Francesco è, direi per fatto istituzionale, incommensurabile rispetto a quello del presidente USA, nonchè offrendo un terreno di manifestazione come un giorno di digiuno, per dir così aperto a tutti, e di preghiera ciascuno al suo Dio, e per i senza Dio una invocazione o quel che vorranno, il papa apre un nuovo e inatteso spazio pubblico di dibattito, un’occasione per tutti di presa di parola e di manifestazione della propria convinzione. In questo quadro si sente la mancanza di una azione europea, certo non da oggi ma oggi particolarmente carente.
Che ci sta a fare la UE se nel Mediterraneo, il mare nostrum, non è in grado di agire una politica estera capace di mettere mano alla estensione dei diritti civili e politici nonchè alla difesa dei diritti umani, in un rapporto sia con i popoli che con i governanti, discutendo anche dell’eventuale uso della forza e costruendo nel contempo una nuova legalità internazionale. D’altra parte il misto di disinteresse, diffidenza, timore, se non ostilità, manifestato dalla UE verso i movimenti sociali, civili e politici dei paesi arabi certifica la nullaggine politica di questa Unione Europea, invece tanto pomposa e arrogante quando si tratta di praticare l’austerità in nome del mercato depredando i suoi popoli dei loro diritti sociali, politici, economici. Nullaggine di cui bisogna dolersi, perchè si pensi a cosa un’Europa attenta e politicamente determinata avrebbe potuto fare nella situazione siriana intervenendo a tempo debito, quando ancora la protesta era di massa e pacifica, laddove oggi una guerra civile atroce miete vittime a man bassa ogni giorno. Infatti una volta digiunato contro la guerra di Obama, e magari durante questo stesso digiuno e nelle preghiere per chi crede, bisognerà affrontare il problema di por riparo e fine al macello che prende corpo ogni giorno in Siria, non per ingerenza umanitaria, ma perchè senza sanare quella ferita l’intera umanità civile scricchiola fino al rischio di crollare sotto il peso di un’ingiustizia insopportabile.
APPELLO IN PIAZZA NETTUNO A BOLOGNA IL 7 SETTEMBRE DALLE ORE 15 ALLE 19
“Vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato”….
Papa Francesco invita alla preghiera e al digiuno in nome della sua fede, ma il suo grido è quello di tutti quelli che – anche noi – si oppongono alla guerra: “laicamente” ha urlato ai potenti la protesta della stragrande maggioranza degli abitanti di questo mondo, impotenti di fronte a rapporti di forze che propongono la violenza per difendere i diritti umani e la libertà. La qualità degli arsenali di cui tutti i paesi vicini e lontani dalla Siria sono sciaguratamente dotati rende incontrollabile l’escalation di un eventuale intervento armato: la diplomazia deve avere altre opportunità e i governi non debbono arrendersi a relazioni internazionali dominate dalla logica amico/nemico.
Sono moltissime le adesioni significative al digiuno simbolico di sabato, anche i nostri ministri degli esteri e della difesa; tuttavia quella del Rabbino capo di Roma appare particolarmente significativa, così come quella del Gran Mufti di Siria che, se non potrà venire, parteciperà dalla moschea di Damasco.
Anche noi intendiamo partecipare al digiuno per esprimere simbolicamente e politicamente il rifiuto di ogni violenza e denunciare la stoltezza di ogni guerra, in condivisione totale con il grido della pace che è anche nostro.
Giancarla Codrignani, Mattia Fontanella, Roberto Morgantini, Alessandro Bergonzoni, Ivano Marescotti, Marcello Fois, Vito, Pino Cacucci, Raffaella Lamberti, Elisabetta Perazzo, Andrea Mingardi, Marina Forni, Gabriella Oliani, Marzia Vaccari, Elda Guerra
Per adesioni e informazioni Roberto Morgantini 3357456877 email morgantinir@yahoo.itAPPELLO
Category: Osservatorio internazionale, Politica