Amina Crisma: Il confucianesimo. Quintessenza della sinità o risorsa per un nuovo umanesimo?

| 19 Aprile 2015 | Comments (0)

 

 

E’ una fama a ben vedere ambivalente, quella che circonfonde il confucianesimo nello scenario del mondo globalizzato. Indubbiamente, si assiste oggi al multiforme fenomeno di un suo poderoso rilancio che caratterizza per molti aspetti il clima culturale e politico della Cina post-maoista, e che sarebbe stato del tutto impensabile poco più di quarant’anni fa, quando le Guardie Rosse lo definivano senza mezzi termini “putrido residuo feudale” e ne proclamavano la totale e definitiva estirpazione.

Oggi invece esso sembra assurgere nella Repubblica Popolare Cinese al medesimo ruolo di collante spirituale e morale che rivestiva in un passato non troppo remoto l’ideologia maoista, e viene additato sia dalla leadership sia da una parte cospicua dell’élite intellettuale cinese come inalienabile patrimonio dell’identità della nazione, promosso anche sul piano internazionale attraverso l’attività degli Istituti Confucio.

Quest’aspetto dell’attuale revival confuciano è probabilmente il più noto e vistoso, quello che maggiormente è sotto le luci della ribalta. Ma tutto questo clamore intorno al tema identitario, per quanto comprensibile, finisce per semplificare una tradizione di pensiero ben altrimenti complessa, in cui sono presenti istanze differenti, e finisce per occultare altre e diverse interpretazioni del confucianesimo, che senza negarne la specificità sono orientate piuttosto a valorizzarne le risorse per la costruzione di un rinnovato, più vasto e comprensivo umanesimo.

Ho cercato di riassumere gli aspetti essenziali di tale problematica nell’incontro intitolato “Ren, il senso dell’umanità confuciano. Benevolenza e amore per gli esseri umani nel confucianesimo” che si è svolto il 17 marzo alla Fondazione San Carlo di Modena nell’ambito del ciclo Ospite. Le relazioni con l’alterità nelle tradizioni religiose (la registrazione è reperibile nel sito della Fondazione). La riflessione su questo tema rappresenta a mio avviso un elemento di cruciale importanza nell’odierno dibattito interculturale, e può contribuire ad aprirvi nuove e fertili prospettive, sottraendolo alla retorica imperante di un’astratta contrapposizione fra Oriente e Occidente.

 

Category: Culture e Religioni, Osservatorio Cina, Osservatorio internazionale, Storia della scienza e filosofia

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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