Davide Licordari: Aziende e Twitter, le 7 domande fondamentali

| 7 Aprile 2013 | Comments (0)

 

 

 

Dal blog di Davide Licordari pubblichiamo questo suo intervento del 9 aprile 2013

Leggevo giorni fa alcune riflessioni sull’effettiva utilità di Twitter per le aziende

Twitter è inutile? Twitter è una perdita di tempo? Twitter influisce sul fatturato? Domande a cui nemmeno un Hegel in forma saprebbe rispondere con esattezza.

A mio avviso i distinguo da fare sono molti. Ci provo qui di seguito, cercando di seguire un filo logico.

A. Twitter è, ancora più di Facebook, un social network altamente personalizzato, dalle dinamiche spesso astruse, settoriali e imprevedibili. Ha un linguaggio suo e una forza comunicativa pensata per determinati scopi: informazione in tempo reale, breve, immediata. Oppure un commento rapido, una considerazione “al volo”, un link a un’analisi più articolata ospitata altrove. O, anche, un esercizio linguistico, un frasario infinito. Ma non è solo questo, è tante altre cose che sono altrettanto valide (community di fan in contatto con i rispettivi idoli; repository di link e informazioni utili; e via dicendo).

Detto che probabilmente un pubblico per il tuo account aziendale ESISTE anche su Twitter, si individuano alcuni ostacoli per il raggiungimento di queste persone:

– le questioni sono due: sia gli argomenti “mainstream” che quelli di nicchia possono, come appena detto, avere un pubblico interessato. Ma raggiungerli, soprattutto per un’azienda, può essere molto complicato: da un lato per l’eccessiva volatilità dei contenuti (invecchiano nel giro di pochi minuti) se relativi a un argomento popolare; dall’altro per il numero limitato di utenti interessati ad una nicchia di infomazione (Twitter non fa i numeri di Facebook, ricordiamocelo.)

Twitter non permette il cazzeggio “facile” di Facebook: tolta la comunicazione visiva che spesso salva i brand grazie a cuccioli, dolciumi e foto spettacolari, su Twitter rimane il solo e semplice testo (vero, si possono allegare foto, video e tutto quel che volete, ma l’impatto è diverso). Su Twitter bisogna essere interessanti. Non basta una foto a coprire un copy inesistente o una strategia traballante.

– Facebook permette di raggiungere il pubblico attraverso un sistema di inserzioni pubblicitarie altamente strutturato, cosa che anche Twitter fa ma in maniera assolutamente minore. Non è strano vedere brand con un pubblico di Twitter grande 1/10 di quello accumulato su FB.

– Twitter è visto come (esagero?) un’enorme chat, un luogo dove si comunica in tempo reale con delle PERSONE. I brand con i loro messaggi più o meno promozionali e con i loro contenuti impersonali sono visti con diffidenza se non con fastidio.

– Gli utenti di Twitter sono, spesso, molto più smaliziati nel senso digitale del termine.

B. Twitter porta via parecchio tempo. Non basta scrivere 2 cose al giorno. Non sto a farvi il pippone sul monitoring delle conversazioni online (che è cosa giusta), tranquilli. Dico solo che prima che accada il miracolo che ogni vostro tweet venga notato da buona (sufficiente) parte dei vostri followers dovrete avere un personal branding mirabile. Oppure essere un’azienda già nota, notissima (club di calcio, rockstar, multinazionali amate dai giovanissimi, politico italiano, valletta bella ma sgrammaticata).

Bisogna crederci, insomma. E sapere che non c’è una ricetta giusta a livello assoluto, ma ce n’è una sbagliata: comprare i followers. Non è illegale eh, è che non serve.

C. Se non siete pronti a mettere in discussione il vostro brand, il vostro modo di comunicare, la vostra brand identity, forse non è il caso che riponiate grosse aspettative in Twitter. Non potete sperare di far approvare ogni singolo tweet al direttore della comunicazione, a meno che non sia proprio lui a twittare (soluzione a mio avviso da considerare seriamente).

D. Twitter è il social network che fa per la tua azienda? La risposta non è scontata. Innanzitutto sarebbe meglio conoscere bene Twitter (ma per questo ci sono agenzie e consulenti, volendo); dopo di che bisogna rendersi conto che uso di vuole fare del mezzo e quali obiettivi si perseguono.

Cosa intendo? Semplifico.


Hai contenuti originali, di prima mano e/o utili da passare ai tuoi followers? Notizie, foto, informazioni, video, supporto ai clienti? OK.

Hai un’autorevolezza e una brand awareness tale da rendere interessanti i tuoi commenti a fatti terzi (grandi o piccoli che siano)? Ovvero, la tua opinione conta? OK.

Chi ti segue su Twitter ha un valore aggiunto e un vantaggio rispetto a chi ti legge su altri mezzi di comunicazione? OK.

Hai auto-ironia? OK.

Sei pronto a tuffarti in un mondo in cui è possibile che ti critichino, ti insultino, ti trollino anche senza un vero motivo apparente? OK.

Sei pronto a diminuire drammaticamente la distanza tra la tua azienda e i tuoi clienti, senza andare in crisi per questo? OK.

Sai già che la gara a “chi ce l’ha più lungo” è falsata? OK.


Se hai risposto OK a queste 7 domande hai buone possibilità di fare un buon lavoro, altrimenti le hai ugualmente, ma sarà ancora più difficile!

 

Category: Nuovi media

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