Nello Rubattu: Cutro, umile richiesta al presidente del Consiglio
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Umile richiesta al presidente del Consiglio
ll tempo atmosferico in questi giorni non era di certo fra i migliori per quelli che si trovavano su barche di fortuna in mezzo al Mediterraneo. Libeccio, mi hanno detto fosse: un vento che produce onde di due metri e arriva a cento chilometri all’ora. Un vento cattivo, che non è freddo come il Mistral che si abbatte sulle nostre coste.
Eppure, ieri e stanotte i migranti che si trovavano su quelle barche non sono morti in mare. Nessuno. Eppure quelle barche dove si trovavano quei disperati, come segnalato dalla marina, imbarcavano acqua e stavano rischiavano di affondare. Almeno è quello che hanno detto dalle capitanerie ioniche e siciliane.
Erano una ventina i barconi che dalla Libia cercavano di arrivare in Sicilia e Calabria. Si parla di duemila poveracci che stavano cercando di raggiungere la terraferma.
Come mai non ci sono state altre tragedie e altri morti come a Cutro, signora Meloni? Ci vuole molto a capire che la differenza la stanno facendo i soccorsi?
Io non la conosco e a lei non sono politicamente interessato, anche se so che la pensa come lei almeno metà della popolazione della mia città, Sassari, e altra gente che sento ogni giorno.
Ma lei è un capo di Stato, che io lo voglia o meno, mi rappresenta.
Non le chiedo di pensarla come me, ma di far di tutto per scongiurare tragedie come questa di Cutro. Le persone in difficoltà bisogna salvarle, presidente. Abbiamo i mezzi! Dia un senso al fatto di avere tante navi nei porti e tanti marinai che qualcosa sono in grado di fare. Non si giustifichi dietro l’inerzia della Commissione europea. Un organismo inaffidabile: che è da cinquanta anni che dice che vuole mettere i soldi per i salvataggi e dei piani Marshall per l’Africa, ma tutti sappiamo che sono prese per i fondelli: per noi, e per gli africani a cui in questi ultimi secoli abbiamo rubato di tutto.
Sappiamo bene che quei soldi non arriveranno mai.
“Nel 2025”, ha annunciato l’attuale presidente della Commissione.
Io non credo nell’Europa, signora Meloni, non di certo in questa Europa, non però con le sue stesse motivazioni. Io penso che l’Europa, il senso di chi la voleva è stato tradito: i padri fondatori parlavano di abbattere le frontiere che ritenevano inutili, sognavano la costruzione di una entità federale, dove non sarebbero più stati predominanti gli Stati ma i territori, dove si sarebbero sentiti europei tutti coloro che lo volevano essere. E potrei continuare con i buoni propositi insiti nell’idea europea, ma è meglio lasciar stare. Tempo sprecato per adesso.
Però, per favore, la smetta di protestare contro la Commissione o contro la Germania o la Francia. A loro dei nostri problemi non importa nulla: l’Italia per loro va bene per il Colosseo, per le serate di fashion, per la Toscana, il cibo mediterraneo che fa bene o il mare baratto alla romagnola. Ma il resto non gli interessa.
Potreste anche decidere di andarvene e fare la fine della Gran Bretagna, ma fareste male: stare in Europa conviene per il mercato. Starci non cambia la vita di nessuno, ma almeno non la peggiora. E’ un matrimonio di interesse questa “Europa degli Stati”, non si immagini niente di più. Ne capisca la convenienza: come tutti i matrimoni di interesse, almeno ci sono il rispetto delle regole e la possibilità di fare cartello su certi temi. Queste regole anche i più forti, seppure a malagana (a forza, sarebbe in italiano) sono costretti a rispettarle.
Ma è inutile protestare: il carico dei migranti economici o quello dei profughi ve li sbologneranno comunque. E nonostante questo, non ci si potrà mai voltare dall’altra parte mentre cercano di arrivare sulle coste dello stivale: ce lo dice il dolore e la pietà con cui ha reagito la gente di fronte a quest’ultima tragedia di Cutro.
Perciò, le persone che vagano da disperati nel Mediterraneo salviamole, diamo un senso al lavoro della Guardia costiera e alla Marina. Tanto, gentile signora Meloni, quei disperati che arrivano, in Italia non ci vogliono stare: in testa hanno di raggiungere i loro parenti sparsi nel resto d’Europa. In paesi forti e stabili che si possono permettere dieci milioni di non tedeschi. Da noi rimane al massimo l’uno per cento di quelli che arrivano.
Tutto questo nonostante il fatto che siamo lo Stato con il tasso di nascita più basso al mondo, e con una richiesta da parte dei nostri imprenditori per la copertura annua di cinquecentomila posti di lavoro, e il pericolo di fallimenti per mancanza di personale.
E proprio in questi giorni, per favore non vada a cantare la “Canzone di Marinella” insieme a certi personaggi. E’ una ballata che parla di amore, e di un uomo disperato che non si rassegna, e vuole trovare la sua donna a tutti i costi, anche se probabilmente ha capito che è morta cadendo in un fiume, e di lei non ha trovato neanche il corpo. Un atto d’amore, di amore disperato, che ricorda quello dei parenti delle vittime di Cutro, a cui (per stupidità burocratica) si stavano trafugando persino i corpi di quei familiari morti.
Category: Migrazioni