Luigi Manconi: Reato d’altruismo

| 4 Agosto 2017 | Comments (0)

 

 

 

 

Diffondiamo da Il Manifesto del 4 agosto 2017

 

Reato umanitario: come capita non di rado, è stato il quotidiano «dei vescovi» a trovare la definizione più efficace, e moralmente e giuridicamente più intensa, per qualificare la colpevolizzazione delle Ong: e, nel caso specifico, della Jugend Rettet. Il che potrà indurre molti laici, anche solo per questa ragione, a schierarsi dalla parte della magistratura e dello Stato, quasi che gli orientamenti delle chiese e delle organizzazioni umanitarie fossero l’espressione di un profetismo antistatuale e anarcoide.

Altri, e io tra questi, vedono invece in quegli stessi orientamenti un’ispirazione, rigorosamente democratica e liberale, che si rifiuta di ricondurre l’agire umano e l’azione sociale nell’ambito esclusivo degli apparati istituzionali, delle loro norme e del loro ordine superiore.

È un’idea statolatrica, e tendenzialmente autoritaria, che i democratici e i garantisti non possono condividere.

Se gli appartenenti a Jugend Rettet o l’equipaggio della sua nave – ma il pm di Trapani ha parlato solo di «alcuni membri» – hanno commesso reati, vengano processati e, qualora riconosciuti colpevoli, condannati.

Ma finora, dai dati conosciuti e dalle stesse dichiarazioni della procura – avrebbero agito «non per denaro» ma per «motivi umanitari» – si tratterebbe solo ed esclusivamente della realizzazione di un «corridoio umanitario». Così ha suggerito Massimo Bordin nella sua rassegna stampa su Radio radicale.

E a me sembra proprio che di questo si tratti. Uno di quei rarissimi «corridoi umanitari» che possono consentire ingressi sicuri in un’Italia e in un’Europa, dove tutti gli accessi legali risultano ermeticamente serrati.

E, dunque, si può dire che – fatte salve l’indiscussa buona fede della magistratura e la necessità di attenderne le conclusioni – siamo in presenza, sul piano della pubblica opinione e del senso comune, di uno degli effetti della campagna di degradazione del ruolo e delle finalità delle organizzazioni non governative, in corso da mesi. E delle conseguenze di un processo – se possibile ancora più nocivo – di svilimento di alcune categorie fondamentali come quelle di salvataggio, soccorso, aiuto umanitario. Questo è il punto vero, il cuore della controversia in atto e la vera posta in gioco morale e giuridica. E, per ciò stesso, politica.

Dunque, e torniamo al punto di partenza, la falsa rappresentazione da cui guardarsi oggi è quella che vedrebbe uno schieramento, definito «estremismo umanitario», utopistico e velleitario (e tanto tanto naif), e, all’opposto, un fronte ispirato dal realismo politico e dalla geo-strategia, tutto concentrato sul calcolo del rapporto costi-benefici. Ma, a ben vedere, quest’ultimo mostra tutta la sua fragilità. Davvero qualcuno può credere che sia realistica e realizzabile l’ipotesi di chiudere i porti? E di attuare un «blocco navale» nel mare Mediterraneo?

Cosa c’è di più cupamente distopico dell’immaginare che la missione militare, appena approvata dal Parlamento italiano, possa essere efficace in un quadro segnato da un’instabilità oggi irreparabile, come quella del territorio libico e del suo mare?

Se considerato alla luce di questi interrogativi, il reato umanitario di cui si macchierebbero le Ong rappresenta davvero la riproposizione, dopo un secolo e mezzo, di quelle fattispecie penali che precedettero la formazione dello stato di diritto. Reati senza vittime e privi di quella offensività e materialità che sono i requisiti richiesti dal diritto contemporaneo: il vagabondaggio, l’anticlericalismo, il sovversivismo, la propaganda antimonarchica.

Di questi comportamenti, il reato di altruismo rappresenta una sorta di forma disinteressata («non per denaro») e ispirata dalla obbligazione sociale e da quel senso di reciprocità che fonda l’idea contemporanea di comunità e di cittadinanza.


Category: Migrazioni, Osservatorio Europa, Osservatorio Sicilia

About Luigi Manconi: Luigi Manconi è nato a Sassari nel 1948 . Si è laureato in Scienze politiche presso l'Università Statale di Milano,dedicandosi all'insegnamento universitario, prima presso l'Università di Palermo e, successivamente, nella Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, dove è professore associato di Sociologia dei fenomeni politici .Tra il 1969 e il 1975 ha militato in Lotta Continua. Negli stessi anni e fino al 1980 ha scritto sulla rivista Ombre rosse, diretta da Goffredo Fofi, come critico cinematografico e letterario, diventandone poi condirettore. Nella seconda metà degli anni settanta, con lo pseudonimo di Simone Dessì, ha collaborato a riviste musicali come Muzak e partecipò alla stesura di articoli e volumi sulla musica popolare e sulla musica leggera. Nel 1980, pubblicò per Mondadori il romanzo poliziesco, Lavoro ai Fianchi, scritto con Marco Lombardo Radice. Negli anni ottanta ha fondato e diretto, con Massimo Cacciari e Rossana Rossanda, la rivista Antigone. È stato editorialista e commentatore delle più importanti testate italiane, come Il Messaggero, il Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica; attualmente è editorialista de Il Messaggero.Negli anni novanta è stato consulente delle trasmissioni televisive di Rai 3 "Profondo Nord" e Milano, Italia, ideate e condotte da Gad Lerner. E' stato senatore nei Verdi (1994-2001) e loro portavoce.Nel 1994, da indipendente, è stato eletto senatore nelle liste dei Verdi, e nuovamente eletto nella successiva legislatura (1996–2001). Dal novembre del 1996 al giugno del 1999 è stato portavoce nazionale dei Verdi e nel 2003 è stato nominato dal sindaco Walter Veltroni "garante dei diritti delle persone private della libertà" presso l'amministrazione comunale di Roma. Iscrizione ai DS e Sottosegretario nel secondo governo Prodi (2006-2008) e nel 2005 si è iscritto ai Democratici di Sinistra, per i quali è stato responsabile del dipartimento nazionale Diritti Civili e membro della direzione nazionale. È stato sottosegretario di Stato alla Giustizia, nel secondo governo Prodi, dal 2006 al 2008. E' stato eletto senatore della Repubblica tra le file del Partito Democratico in Sardegna. È iscritto ad Amnesty International e alla International Antiprohibitionist League. Con Laura Balbo ha promosso l'associazione “Italia-razzismo”. È presidente di "A buon diritto Onlus". Dal 2008 dirige i siti abuondiritto.it, innocentievasioni.net dedicato ai luoghi e alle procedure di privazione della libertà, e italiarazzismo.it, dedicato al rapporto tra immigrazione straniera e società italiana. È padre di tre figli: Davide, Giacomo e Giulia. Vive con la giornalista Bianca Berlinguer e dal 2007 è affetto da una grave forma di ipovisione. Tra i suoi libri più recenti: I razzismi possibili,(con Laura Balbo), Feltrinelli, Milano 1990; Solidarietà, egoismo : buone azioni, movimenti incerti, nuovi conflitti, Il Mulino, Bologna, 1990;Il nemico assoluto. Antifascismo e contropotere nella fase aurorale del terrorismo di sinistra, (con Raimondo Catanzaro), Il Mulino, Bologna, 1990; Legalizzare la droga : una ragionevole proposta di sperimentazione, (con Giancarlo Arnao), Feltrinelli, Milano, 1991; I razzismi reali, (con Laura Balbo), Feltrinelli, Milano, 1992; Razzismi. Un vocabolario, (con Laura Balbo), Feltrinelli, Milano, 1993; Storie di lotta armata, (con Raimondo Catanzaro), Il Mulino, Bologna, 1995; Dignità nel morire, (con Roberta Dameno), Guerini Associati, Milano, 2003; Terroristi Italiani. Le Brigate Rosse e la guerra totale 1970-2008, Rizzoli, Milano 2008; Un'anima per il Pd. La sinistra e le passioni tristi, Nutrimenti, Roma, 2009; con Marco Lombardo Radice, Lavoro ai fianchi. Alcuni giorni nella vita del commissario Luigi Longo, Il Maestrale, 2010, ristampa; con Valentina Calderone, Quando hanno aperto la cella. Stefano Cucchi e gli altri, Il Saggiatore, 2011; con Stefano Anastasia, Valentina Calderone, Federico Resta, Abolire il carcere, Chiarelettere, 2015

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