Bruno Giorgini: Europa, immigrati, Le Pen tra Parigi e Lampedusa

| 16 Ottobre 2013 | Comments (0)

 

 

Europa, Immmigrati, Le Pen tra Parigi e Lampedu

La vague bleu Marine, l’onda blu Marina, così Marine Le Pen ha ribattezzato il vecchio Fronte Nazionale (FN), trasformandolo da scarafaggio nero in bella colorata immagine di mare, ebbene quest’onda tutti temono sommergerà alle prossime elezioni europee sia l’UMP, la destra erede del gaullismo, che il PS del Presidente Hollande. E, stando ai risultati di recenti elezioni parziali locali, la paura non pare infondata. Questa avanzata della destra nazionalista, con forti tratti razzisti e xenofobi, è certo propiziata dall’insulsaggine di Hollande, e ci torneremo, così come dalla crisi della destra classica che, orfana di Sarkozy, si dilania in faide interne al cui confronto il PDL italiano pare impegnato in un idillico esercizio di buone maniere, però il FN non si limita a crescere sugli errori degli avversari.

Cosa significa oggi essere francesi, ovvero che fine fanno l’identità, la sovranità e la cultura nazionali, assediate dagli immigrati per un verso, e per l’altro dalla burocrazia tecnofinanziaria internazionale (Commissione Esecutiva Europea, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, la famigerata troika),  con una UE per giunta a guida tedesca pilota dell’austerità, cioè causa dominante i sacrifici dei popoli: questi sono i magli che ogni giorno Marine Le Pen abbatte sulla società francese, e in prospettiva, europea, tentando di sgretolare se non demolire i partiti tradizionali, che in Francia usualmente si chiamano “repubblicani”, nel senso di architravi della IV Repubblica fondata da De Gaulle un po’ come da noi si diceva: i partiti dell’arco costituzionale.

Il fallimento di Hollande sul piano europeo e internazionale ha aperto una autostrada a questo discorso di Marine Le Pen, facendolo dilagare. Il Presidente francese, nonostante i propositi combattivi sbandierati più volte, non ha smosso di una virgola la politica d’austerità di Merkel , della UE, del FMI, della BCE, e neppure è riuscito a introdurre regole di contenimento per i mercati finanziari globali, infine, ultimo ma non ultimo, neanche ha fatto discorsi larghi e profondi sulle sorti dell’Europa Unita, spesso invece sembrando un travet capitato per caso nei consessi internazionali. Allora Hollande si è attaccato a una vecchia idea di grandeur basata sulle armi più o meno  coloniali, con l’intervento in Mali, dove il corpo di spedizione francese è riuscito a malapena nella cacciata dalle città dei Jahidisti, i quali però sono rimasti padroni del deserto.

Quindi appena Obama ha avuto la sciagurata idea di  mettere in campo una azione militare in Siria, è saltato, più realista del re, tutto solo sul carro armato a stelle e strisce, salvo poi ritrovarsi col culo per terra fino al ridicolo quando gli USA sono tornati a più miti e ragionevoli consigli. Una sola cosa gli è riuscita: il varo di una legge volta a limitare la diffusione di pellicole e video USA, per proteggere la produzione cuturale francese , specie cinematografica e televisiva; un po’ poco per rinverdire la grandeur, o anche più semplicemente per definire una politica estera e/o una identità francese, ridotta ormai, parola di Marine Le Pen, a una fromagerie, formaggeria, l’unica gloria nazionale rimasta.

Sul versante dell’immigrazione il governo socialista cerca di ridurne l’impatto con mezzi  più o meno repressivi, gli manca giusto il reato di clandestinità, per il resto c’è tutto, compresi i rimpatrii forzati con persone a volte ammanettate. Ma c’è un aspetto più pesante, che direttamente investe la democrazia: una parte larga della popolazione, tra cui i figli e le figlie degli immigrati, i beurs come vengono chiamati, non hanno di fatto accesso alle istituzioni e ai meccanismi dello stato, pur essendo cittadini francesi a tutti gli effetti, in quanto nati in terra di Francia dove vige lo ius soli, con una variante introdotta da Sarkozy, per cui a 18 anni il giovane figlio di genitori immigrati, al solito maghrebini, deve fare esplicita dichiarazione di scegliere la cittadinanza francese. Ai giovani beurs, che, spesso popolano le banlieue, i paesi e le desolate cittadine dell’hinterland, rimane come partecipazione alla vita democratica soltanto la rivolta. Oppure la deriva nella delinquenza.

Questo significa che l’attuale democrazia francese presenta una lacerazione, una mancanza,  un vuoto, una terra di nessuno, dove vivono milioni di persone, soprattutto beurs nonchè poveri di ogni dove, un grande spazio aperto alle incursioni del F.N., in due sensi: il primo accusando il governo di lassismo perchè non esercita lì il controllo “armato” del territorio, il secondo accusando il governo di lassismo perchè non esercita lì alcuna azione sociale di emancipazione, così paradossalmente ottenendo voti sia dai beurs che dai franco francesi razzisti, gli stessi che vorrebbero rimandare i beurs nel deserto dela Sahara.

Su questo grumo di problemi i socialisti, ma anche tutta la sinistra compresa l’estrema, non hanno niente da dire, qualche volta balbettano sciocchezze, al meglio si schierano sul fronte dei diritti umani, il che è da una parte ovvio, dall’altra nulla ha a che vedere col nocciolo della questione, ovvero col fatto che, per restare democratica, la società dei cittadini francesi altro non può che essere multiculturale (multietnica lo è di fatto), garantendo e favorendo la partecipazione di tutti alla polis. Qualche piccolo segnale è stato lanciato sul terreno della scuola, ad esempio cercando di allargare il diritto d’accesso anche alle esclusive grandi scuole, dove si formano le elite del paese, con corsie previlegiate per i giovani più poveri, bistrattati e persino beurs.

Ma tornando all’identità nazionale, sia francese come nel caso, o padana, o italica, o greca, nel tempo in cui un potere sovranazionale tecnofinanziario largamente ademocratico, se non antidemocratico, come la UE, sembra farla da padrone, il nodo è stretto e assai intricato, tipico nodo gordiano talchè paiono averla vinta quelli che, come l’antico Alessandro, propongono di tagliarlo. Su un fronte quelli che dicono: basta con l’Europa Unita, basta con l’euro moneta unica, basta con la troika (UE,FMI,BCE) che affama i popoli, quello greco, o spagnolo, o portoghese o eccetera, torniamo ai buoni e seri stati nazionali dove la sovranità su tutto è del popolo, perchè oggi nessun popolo è sovrano, e su questo corre come sui pattini a rotelle Marine Le Pen, ma anche Grillo strizza l’occhio, e molti altri a sinistra come a destra condividono.

Sull’altro quelli, gli esponenti del complesso tecnofinanziario globale e europeo, che dicono: basta con le democrazie nazionali, forse con la democrazia tout court, che è lenta, macchinosa, incerta; quelli che impediscono quasi manu militari a Papandreu di indire un referendum per chiedere ai suoi concittadini se sono d’accordo con le misure capestro della troika, o affermano con forza, quella dell’intero establishment con a capo il Presidente Napolitano, che in Italia non si possono indire le elezioni perchè altrimenti aumenta lo spread, e così tenetevi un governo tecnico extraparlamentare che vi taglia pensioni e stato sociale,  e in nome della stabilità che i mercati vogliono e impongono, anche il governo delle larghe intese.

Allora il messaggio di Marine Le Pen affonda come il coltello nel burro: identità francese significa antieuropeista e per la totale sovranità nazionale, la Francia ai francesi e gli immigrati stiano a casa loro, con annessa protezione dei prodotti , delle merci francesi e delle banche franco francesi, nonchè cultura cattolica egemone, da cui il simbolo di Giovanna D’Arco che ogni anno il Fronte commemora.

Viceversa il messaggio di Hollande è floscio, inconsistente: identità francese non significa europea,  e neppure però franco francese nel senso di Le Pen, e oramai anche l’asse franco tedesco si è ridotto all’asse tedesco tedesco, mentre Hollande indulge nel richiamo alla grande e gloriosa nazione del tempo che fu, se mai lo fu. Potrebbe la Francia giocare il ruolo di leader dei paesi mediterranei, compresi quelli del Maghreb  valorizzando come ponte anche la forte e estesa comunità maghrebina interna, sia immigrati che beurs, nonchè proporsi come cerniera coi paesi del Nord Europa, ma ci vorrebbe ben altro che il mezzemaniche Hollande con l’anemico PS al seguito, persino non ha capito il nostro l’importanza che avrebbe avuto l’entrata della Turchia in Europa, figuriamoci mettersi in una dimensione internazionale  autentica magari conflittuale sul serio con la Germania, non se ne parla proprio.

Però a sinistra qualcosa cambia anche in Francia. Alle recenti primarie socialiste per la candidatura di sindaco a Marsiglia, Marie-Arlette Carlotti, ministra e fedele seguace di Hollande, data per sicura vincente, è invece stata battuta da Samia Ghali, senatrice e beurette, ragazza beur, nata e vissuta in una citè, quegli agglomerati dentro Marsiglia fatti di palazzoni dove la polizia entra per squadroni  e blindati come fosse una incursione in territorio nemico, dove in molti casi la malavita è dominante, dove il tasso di disoccupazione giovanile,  povertà, malattie, tossicodipendenze è il più alto di Francia, lo stesso fidanzato di Samia morì di overdose, eccetera.

Per lungo tempo è stata sindaco di uno dei quartieri più turbolenti, facendosi rispettare assai, e dulcis in fundo la sua famiglia è mussulmana. Apriti cielo, l’establishment socialista ha perso la testa minacciando in un primo tempo di inficiare il risultato, ma la tosta signora Ghali (ha quattro figli) non si è fatta intimidire, da cui Carlotti è dovuta tornare nella capitale a fare la ministra. La partita non è ancora chiusa perchè Samia dovrà vedersela con un altro pezzo da novanta socialista, Patrick Menucci, e c’è da giurare che il PS ce la metterà tutta per farlo vincere, poggiandosi anche sulle dichiarazioni del sindaco di destra uscente Jean-Claude Gaudin il quale ha detto battendo la gran cassa, che la città non è pronta per un sindaco donna, figuriamoci maghrebina.

Ma Samia è anche quella che ha invocato l’intervento dell’esercito nelle cité, per lo sconcerto dei suoi sostenitori più intellettuali e politicizzati, e l’applauso di moltissimi abitanti che vogliono poter passeggiare in santa pace nel loro quartiere. Col che ovviamente ha messo in piedi, e anima un mucchio di buone pratiche sociali specie verso i bambini e gli adolescenti. Ecco: Samia incarna una possibile altra identità francese rispetto a quella proposta da Marine Le Pen. Se mai il PS lo capisse potrebbe farne un’esperienza esemplare, un perno per una nuova politica verso gli immigrati, ma pare ancora troppo presto: anche chi la appoggia a livello nazionale, la tratta come un’anomalia marsigliese, interessante per sociologi e psicologi, ma estranea al grande gioco della politica.

C’è un punto cruciale su questa questione dell’identità: se l’identità nazionale necessariamente si stempera, fino a diventare evanescente, non è ancora nata una identità europea in cui i cittadini del nostro continente possano riconoscersi. Ci fu un momento in cui si discuteva di Costituzione Europea; quella Carta, se avesse visto la luce, avrebbe potuto configurare una identità civile e politica che andasse oltre il legame con la propria terra e/o territorio, avviando il processo per una comune cittadinanza europea. Certo nel quadro della Costituzione Europea non sarebbe potuto mancare il suffragio universale, e quindi una democrazia dei cittadini che contrastasse le tendenze tecnofinanziarie oggi dominanti, nonchè l’egemonia germanica. Purtroppo quel progetto fallì, e oggi non si vede come il processo di unità europea possa svincolarsi dalla morsa tra ampi crescenti movimenti autonomisti e nazionalisti, spesso di destra e persino neonazisti,  e un estabishment tecnofinanziario ademocratico che quasi mai tiene conto dei bisogni dei cittadini, quando non li opprime apertamente.

La Grecia docet, coi neonazisti di Alba Dorata a scorazzare e picchiare nelle strade nonchè sedendo in parlamento, mentre il popolo giace riverso schiacciato impoverito, e si arricchiscono i soliti noti. A ben guardare Lampedusa, non è tanto lontana da tutto questo, anzi c’è dentro fino al collo per cui il suo ruolo, un ruolo europeo, andrebbe ripensato per metterla in grado di affrontare la sua nuova dimensione di frontiera destinata a durare a lungo, dotandola dei mezzi necessari, dalle infrastrutture materiali ai sistemi di comunicazione e mobilità fino  alla struttura di governo per i flussi e gli accessi, cominciando da subito a dare poteri speciali alla sindaca, l’unica che sul campo è sembrata essere presente a sè stessa, senza retorica e tanto roboanti quanto vuote dichiarazioni, ultima quella promessa di funerali di stato per gli annegati fatta dal Presidente del Consiglio in persona, e evaporata nel giro di un telegiornale, una piccola vergogna tra le tante grandi.

Category: Osservatorio Europa

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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