Nexus Cgil Emilia Romagna: Unisol, un nuovo modello cooperativo per il Brasile (prima parte)

| 7 Maggio 2013 | Comments (0)

 

 


 

Unisol, un nuovo modello cooperativo per il Brasile (prima parte)

Questo Dossier è stato curato da Nexus Cgil Emilia Romagna (Sandra Pareschi presidente; Sabina Breveglieri responsabile progetti in America latina). Il Dossier analizza in quali termini si può parlare di economia solidale e come storicamente si sia arrivati alla realizzazione di Unisol, un nuovo modello cooperativo per lo sviluppo.

 

1. Introduzione: l’economia solidale

Economia solidária è um modo de organizar atividades econômicas de produção, consumo e poupança/crédito que almeja completar as igualdades de direitos entre os que se engajam nestas atividades. Empreendimentos solidários são auto-gestionários, o que significa que neles todas as decisões são tomaia pelos membros ou por pessoas eleitas que os representam. A economia solidária é essenzialmente associativa, ou seja, todos são sócios, sendo incompatível com relações assimétricas, como as que se desenvolvem entre patrões e empregados.(Paul Israel Singer1)

Ea Paul Israel Singer che si deve la proposizione in chiave brasiliana della teoria delleconomia solidale. Essa viene intesa come un modo di organizzare la produzione, la distribuzione, il consumo e la finanza, nel quale tutte le unità economiche sono possedute collettivamente.

Secondo Singer lEconomia Solidale rappresenta un modello di inclusione nel mercato del lavoro di persone con svantaggi socio-economici, uscendo da una logica assistenzialista per muoversi verso lintegrazione sociale, economica e culturale.

I suoi principi fondamentali sono: potere e/o controllo collettivo dei mezzi di produzione, distribuzione, commercializzazione e credito; gestione democratica, trasparente e partecipativa degli investimenti economici e/o sociali; distribuzione egualitaria dei risultati economici degli investimenti (guadagni o perdite).

Limpresa delleconomia solidale non ha proprietari privati che investono in essa per profitto, lavoratori salariati, eccetto quelli che, prima di diventare membri a tutti gli effetti, sperimentano un periodo temporaneo di lavoro salariato2.

Queste nuove forme di produzione e consumo danno, quindi, la priorità al prezzo giusto e allassociazione di lavoratori, mettendo al centro equità, giustizia, mutuo soccorso, rispetto dellambiente, democrazia e autogestione. Nella pratica tale forma di economia viene esercitata da cooperative, associazioni e reti di aiuto tra lavoratori e consumatori3. Leconomia solidale comprende, dunque, al suo interno un gran numero di imprese ed attività formali e informali. Sono imprese che, anche se piccole, possiedono diversi proprietari. In pochi casi isolati la proprietà comprende però i mezzi o gli strumenti di produzione, limitandosi più frequentemente alla suddivisione democratica e collettiva della rendita/frutto del lavoro4. Ne deriva che leconomia solidale è una forma democratica ed egualitaria di organizzazione di diverse attività economiche.

Ricorda Singer che l’economia solidale deve essere capace di competere nel mercato per efficienza, ma che devono esistere anche mercati nei quali linteresse della maggioranza prevale su quello degli individui, senza peraltro ostacolare la libertà dimpresa, sia essa di gruppo o individuale. Per ottenere questo, lo Stato deve intervenire nel gioco delle forze del mercato per prevenire indebite concentrazioni di ricchezze e per evitare che il potere sia concentrato in poche mani, puntando però su delle logiche che siano diverse rispetto a quelle che governano le imprese capitalistiche5.

Leconomia solidale, quindi, si può collocare allinterno di un filone che porta avanti un nuovo modello di economia e sviluppo sostenibile, che operi nel rispetto della persona, dellambiente, delle caratteristiche territoriali e culturali e che allo stesso tempo sia capace di promuovere eguaglianza ed equità, partecipazione democratica, rispetto reciproco, dignità e integrazione sociale nella condivisione di regole comunemente accettate.

Leconomia solidale si è diffusa in Brasile come strategia economica e politica allinterno dei movimenti sociali in reazione alla crisi che inizia negli anni80 e si aggrava con lapertura del mercato interno alle importazioni a partire dal 1990, diventando una risposta per laumento della disoccupazione, della precarizzazione del lavoro e dellesclusione sociale.

Nel paese latinoamericano, leconomia solidale è stata costruita da una grande varietà di gruppi di lavoratori e lavoratrici: operai salariati che hanno rilevato lazienda fallita dai loro datori di lavoro, contadini che hanno ottenuto la terra grazie alla riforma agraria, artigiani, comunità indigene, comunità afrodiscendenti. Le imprese comunitarie presenti sul territorio brasiliano sono sorte, in origine, principalmente come fonti alternative per la generazione di un reddito per tutte quelle persone che si trovavano escluse dal mercato formale del lavoro.

Lo stesso Singer in unintervista, spiega limportanza concreta di questa economia, che vanta soprattutto due risultati: 1) grazie alleconomia solidale milioni di persone sono state tratte fuori dalla miseria e dallisolamento sociale; 2) nonostante alcuni handicap come la mancanza di capitale, lo scarso accesso al mercato e uniniziale mancanza di conoscenze tecniche e manageriali, le imprese di economia solidale si sono rivelate capaci di funzionare e di durare nel tempo6.

Una delle declinazioni di questo modello economico-sociale, lelaborazione in Brasile di un nuovo cooperativismo, definitoautenticodalla Central Única dos Trabalhadores (CUT), sua principale promotrice, è loggetto di questa ricostruzione, alla luce dellimportanza che le relazioni con i soggetti sindacali, cooperativi e istituzionali emiliano-romagnoli hanno avuto per il suo sviluppo.

 

2. Ricostruzione storica della creazione di Unisol

«O Sindicato dos Metalúrgicos do ABC, o Sindicato dos Químicos do ABC e um grupo de cooperativas de trabalhadores, em su maioria ligadas à produção industrial, estão formando a UNISOL Cooperativas, uma associação social que busca unir, organizar, incentivar e defender as cooperativas laborais do estato de São Paulo. Trata-se de selar a união entre o sindialismo cutista e o cooperativismo autêntico7. []”

«Com o intuito de ampliar os conhecimentos acerca de sistemas cooperativos, o sindicato estabeleceu, em 1998, um protocolo de intenções para a troca de informações a partir das experiências ocorridas na região da Emilia Romagna, Itália» (intervista a Tadashi Oda).

 

2.1 I primi passi nelle relazioni

La collaborazione tra i sindacati dell’Emilia Romagna e la CUT brasiliana inizia negli anni80, grazie alla figura di Enrico Giusti. Sindacalista della CISL, poi direttore di ISCOS Emilia Romagna, Giusti va per la prima volta in Brasile nel 1986, impegnandosi in progetti di collaborazione sindacale e cooperazione allo sviluppo grazie ai rapporti inizialmente messi in campo dal dipartimento nazionale della CISL nella figura di Luigi Cal. Enrico Giusti incontra Luis Inácio Lula da Silva molto interessato al modello CISL sulla democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali delle imprese.

Alla fine degli anni ’80 un gruppo di sindacalisti metalmeccanici dell’ABC di São Paulo, supportati dal DIEESE, il dipartimento intersindacale di statistiche e studi (Walter Barelli, Luis Paolo Bresciani e Mario Salerno), svolge in Italia un percorso formativo della durata di un anno per conoscere l’esperienza della FIOM e della CGIL. La FIOM accompagna il percorso formativo anche in Brasile, grazie al lavoro di Giordano Giovannini e Francesca Re David, nel rapporto con la CUT ed il costituendo Dipartimento Nazionale dei Metallurgici (DNM), sul tema e sulle esperienze di contrattazione collettiva nazionale e aziendale e quelle di “codeterminazionefatte dalla FIOM Emilia Romagna. Lo stesso Lula, allora già nel PT, da lui fondato, e non più nella CUT, è coinvolto nelle relazioni DNM-FIOM.

Molto interesse veniva manifestato dai brasiliani per l’Istituto per Il Lavoro – IPL – della Regione Emilia Romagna come strumento per accompagnare e supportare cambiamenti organizzativi e l’implementazione di un sistema di relazioni sindacali più partecipativo, così come per lo studio ed approfondimento delle cooperative di produzione e lavoro.

Negli anni ’90 CISL ed ISCOS organizzano varie attività di cooperazione internazionale grazie al lavoro di Giusti che permettono di confrontarsi con Lula e con altri dirigenti del PT, riguardo al modello cooperativo.

Altro nodo fondamentale nella costruzione dei rapporti tra Brasile ed Emilia Romagna, è la permanenza a Bologna, tra il 1994 e il 1995, di Cesar Alvarez, futuro capo di gabinetto della Presidenza della Repubblica dei Governi Lula. Il giovane politico viene in Italia per farescuola di partitoe conoscere la realtà amministrativa bolognese ed emiliano-romagnola. In questo percorso di formazione politica si inserisce anche la formazione sindacale, che includeva lo studio di forme alternative di fare economia quali il modello cooperativo.

In Italia erano gli anni delle discussioni tra il mondo sindacale e le centrali cooperative sulla figura del socio-lavoratore e sul suo inquadramento giuridico, in particolare nel settore delle cooperative di produzione-lavoro. Il confronto/scontro toccava diritti e rappresentanza. Per i sindacati il socio-lavoratore assumeva doppia veste: in quanto socio doveva prendere parte alla gestione d’impresa; in quanto lavoratore godere dei diritti sindacali compresi i contratti collettivi di lavoro8.

Questa tematica sarebbe stata trattata anche nell’affrontare il caso brasiliano, dove ancora oggi si fatica a comprendere come si possa essere lavoratore e insieme socio (cioè padrone) e si aggiungono dubbi sulla regolamentazione dei contratti di lavoro e la convivenza all’interno delle imprese cooperative di un modello di relazioni sindacali9.

Con la crisi dell’auto ed i processi di riorganizzazione delle multinazionali con sede nella regione dell’ABC, che propongono in maniera dirompente il tema dei licenziamenti e delle chiusure nell’indotto, la CUT ed in particolare i metallurgici dell’ABC avviano una riflessione su come affrontare i temi del lavoro e dell’occupazione. La forma cooperativa diventa una possibile via d’uscita per recuperare, dal tribunale, le aziende fallite. Di qui l’idea di Lula di costruire un rapporto con l’Emilia Romagna ed il contatto con Ivano Barberini che dal 1996 è stato Presidente della Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue.

Questo è il contesto che crea le basi per due Protocolli d’Intesa, il primo sottoscritto tra la Regione Emilia Romagna e lo stato di São Paulo, il 24 febbraio 1998, l’altro tra il sindacato dei metalmeccanici dell’ABC (nella persona di Luiz Marinho) e CGIL CISL UIL, i sindacati metalmeccanici FIM FIOM UILM e Legacoop dell’Emilia Romagna il 4 marzo 1998. In questa occasione viene programmata una seconda visita studio per una delegazione composta da Francisco Dias Barbosa, Nilson Tadashi Oda, Marcelo Maud.

 

2.2 Lula, la crisi brasiliana e il modello emiliano

Dal 1990, con ladozione della cosiddetta Politica Industriale per il commercio esteroPICE, il Brasile iniziò a soffrire la concorrenza nel mercato interno dei prodotti importati, inserendosi nella cosiddetta Globalizzazione delleconomia. Uno degli effetti più devastanti di questo processo fu la crescita del tasso di disoccupazione.

La regione dellABC paulista, fascia urbana ed industriale attorno a São Paulo, aveva sempre occupato una posizione di rilievo in quanto sede di un importante complesso industriale, formatosi negli anni50, che aveva nel settore metalmeccanico e particolarmente in quello dellauto, il nucleo più dinamico10. Un dinamismo economico che, unito alla forte presenza sindacale, permetteva che la regione esercitasse un ruolo politico ed economico molto rilevante su scala nazionale.

Questo enorme polo economico industriale, che per anni aveva attratto milioni di persone alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore, tra la fine degli anni80 e linizio degli anni90, diventò lostereotipo della crisi economica e sociale11. Lapertura del mercato brasiliano alle importazioni e le varie misure economiche adottate dai governi Collor e Cardoso, portano alla chiusura di imprese, al dislocamento di impianti produttivi verso altre regioni del paese, alla ristrutturazione dei modelli di produzione, alla riduzione della mano dopera nellindustria, allespansione del settore dei servizi e, quindi, a un nuovo profilo del mercato lavoro. Una delle ragioni della profondità di questa crisi nella regione risiedono nelcosto ABC: notevole costo dei terreni, infrastrutture sature, carico tributario regionale elevato e costo della mano dopera alto.

A causa di una crisi così grave da affrontare, Lula, il PT, la CUT, iniziarono ad interessarsi ai modelli europei di welfare, di sindacato e contrattazione e alle esperienze di cooperazione in Europa che valutavano potessero rappresentare unopportunità per il loro paese. Ciò che colpì i sindacalisti brasiliani nellesperienza italiana fu lautonomia dellorganizzazione sociale, sindacale e cooperativa, rispetto allo Stato. In Brasile, infatti, si vivevano esperienze sindacali e cooperative legate alle istituzioni. La stessa CUT era nata da una scissione rispetto al sindacato di regime e in seguito, con la formazione del PT, era emersa lidea di un sindacato-partito, di ispirazione laburista. Così come in Italia, i brasiliani aspiravano a modelli basati sullautogestione, la democrazia partecipativa. Questa ambizione si incrocia con la necessità di rispondere alla forte crisi occupazionale, attraverso il recupero per via cooperativa delle aziende in fallimento col sostegno della CUT. L’Emilia Romagna si presentò come il tramite esemplare per questa azione12.

In questa fase Lula partendo dalla crisi occupazionale dellABC, fatta di riorganizzazione e ristrutturazione di interi settori produttivi, con imponenti licenziamenti, propose di recuperare le entità produttive, le capacità professionali, i mercati, attraverso il modello della gestione cooperativa, alternativo allimpresa capitalistica, che in Italia, in particolare in Emilia Romagna, era un modello diffuso e “vincente”.

Tuttavia lesperienza italiana, per via della sua grandeemancipazione, nellimmediato creò nei brasiliani diffidenze e problematiche. In Emilia Romagna e in Italia la storia del movimento cooperativo è affine a quella del movimento operaio e una legislazione molto avanzata permette tuttora di rispondere alle necessità che derivano dallevoluzione della cooperazione. In Brasile, invece, si presentavano e si presentano tuttoggi problemi a livello normativo, poiché la legge generale che regola la cooperazione era ancora, fino alla recentissima approvazione della legge sulle cooperative di produzione e lavoro dello scorso 28 giugno 2012, quella approvata nel 1971. La legge 5.764/71 contiene, infatti, diverse specificità delle cooperative agricole e zootecniche, e continua a concedere la rappresentanza unica del movimento cooperativo allOrganizzazione delle Cooperative Brasiliane (OCB). Con uno scenario in evoluzione questa legge mostrava sempre più la sua desuetudine.

In un contesto, come quello brasiliano, in cui lassociazionismo e lautogestione in quanto tali avevano avuto una forte evoluzione e affermazione, il sindacato decide di farsi promotore di una nuova esperienza. Occorreva, però, avere la competenza per saper governare le cooperative sul lavoro, sul ruolo democratico, a partire dagli statuti, interagendo con il sistema pubblico e con il sistema creditizio13

Gli anni ’90 rappresentano per la CUT un periodo di conoscenza, intuizione e preparazione del terreno sul piano della formazione. Unesperienza che si sarebbe sviluppata attraverso scambi internazionali, seminari e che avrebbe portato a unevoluzione del cooperativismo nellarea dellABC.

 

2. 3 Quali basi per il movimento cooperativo degli inizi?

Dato il quadro legislativo appena ricordato e l’esperienza cooperativa brasiliana degli anni ’80 e ’90 molti lavoratori dimostrarono diffidenza verso un modello che ai loro occhi fino a quel momento era stato assimilato al corporativismo. Proprio per sostenere questa nuova esperienza il progetto di un nuovo ed autentico cooperativismo è sostenuto dal forte sindacato dei Metallurgici dellABC.

Senza il sindacato dei metallurgici dellABC sarebbe stato impossibile fare attecchire il nuovo approccio14. La ricostruzione della fase viene raccontata da Tarcisio Secoli15:

All’inizio degli anni ’90 il Brasile ha sofferto l’apertura indiscriminata e irresponsabile della sua economia da parte dell’allora Presidente Fernando Collor de Mello. Imprese che non erano preparate ad affrontare la concorrenza internazionale sono fallite una dopo l’altra. In varie parti del Paese i lavoratori si organizzarono e riattivarono le attività produttive, tentando di garantire i propri posti di lavoro e il sostegno alle proprie famiglie. Incomincia la storia recente e proficua del protagonismo della classe lavoratrice brasiliana.

Nell’ABC, base del Sindacato dei Metalmeccanici, diretta dall’astuto Luiz Marinho, la maggior fonderia dell’America Latina, Conforja, entra in collasso amministrativo e dopo vari tentativi, incluso quello dell’autogestione, subisce un processo per fallimento. Una parte dei lavoratori con ampio appoggio dei sindacati assume la gestione dell’impresa come cooperativa, dovendo ancora convincere parte dei lavoratori ad assumere il governo dei propri destini.

In poco tempo si costituisce Uniforja, Centrale di Cooperative, che aggrega le quattro cooperative create a partire dall’antica impresa16.

Il sindacato affronta questa nuova sfida, aiuta, orienta e mette a disposizione i propri tecnici affinché il processo dia buoni risultati. Molte altre iniziative avvengono in giro per il Brasile anche se in forma sparsa e polverizzata.

Nello stesso periodo il professore Paul Singer, a partire da una lezione dell’economista Aloizio Mercadante, conia il termine economia solidária, che inizia a rappresentare una forma di sostegno politico a queste imprese.

In Italia, nel 1996, avvengono le elezioni politiche e la coalizione dell’Ulivo esce vittoriosa dalle urne, portando i dirigenti del centro sinistra al governo del paese, con Romano Prodi Presidente del Consiglio. Su invito di Romano Prodi, sulla base di vincoli d’amicizia, Luiz Inácio Lula da Silva decide di visitare l’Italia.

Tra le varie attività realizzate in Italia, una ha colpito la perspicace sensibilità di Lula: una cena organizzata con varie cooperative italiane. Siccome tutte le cooperative stavano economicamente benone, al suo ritorno in Brasile, in una discussione con l’allora presidente del Sindacato Metalmeccanico dell’ABC, Lula chiede al compagno Luiz Marinho di accompagnare l’evoluzione di Uniforja, andando in Italia per conoscere l’esito raggiunto dal movimento cooperativo”.

La cooperazione divenne, quindi, uno strumento di azione per combattere la crisi, allinterno di una strategia che prevedeva il soggetto sindacale estremamente forte e determinato. Linsieme avrebbe poi favorito unevoluzione della società brasiliana, che con la Presidenza di Lula avrebbe condotto a un rafforzamento del sostegno allo sviluppo di una vera economia solidale come terzo settore, di cui il cooperativismo è solo una parte.

La decisione concreta di lavorare sul tema delle cooperative in Brasile arriva nel 1996, quando il sindacato dei metalmeccanici dellABC, durante il suo II Congresso, propone lesperienza cooperativa, di autogestione, cogestione e altre modalità creative per garantire il posto di lavoro, come azioni di lotta alla disoccupazione17.

Arildo Mota Lopes, Presidente di Unisol, era all’epoca uno dei lavoratori di Uniforja:

Sono metalmeccanico da 25 anni ed ho partecipato alla commissione di fabbrica dell’antica Conforja, nel 1995. In quell’epoca, c’era una forte crisi nell’industria. Tra le prime organizzazioni ad appoggiarci in quel difficile periodo è stato il Sindacato metalmeccanici dell’ABC. Da allora ho cominciato a capire l’importanza del Sindacato e della Centrale Unica dei Lavoratori ed a partecipare alla vita sindacale. Fino ad allora non avevo mai sentito parlare di cooperative. Ma in quell’epoca Lula ha conosciuto l’esperienza del movimento cooperativo in Italia intravedendo la possibilità di recuperare imprese in fallimento a partire dal processo cooperativo. L’autogestione era qualcosa di totalmente nuovo in Brasile […].

Il sindacato dei Metalmeccanici dell’ABC, la CUT, il sindacato Chimici di São Paulo, il sindacato metalmeccanico delle città di Salto e Sorocaba, hanno avuto un ruolo fondamentale nell’avvio di questo processo. Nel 1997 abbiamo avviato la prima cooperativa, la Coopertratt e affittato dall’ex proprietario l’intero parco macchine. Non avevamo materie prime ed eravamo senza soldi. Non si poteva mantenere una cooperativa con circa 300 persone. Così abbiamo deciso di iniziare la prima cooperativa con 20 persone e nel frattempo gli altri lavoratori hanno continuato a lavorare alle dipendenze, ma senza ricevere salario regolarmente, senza fondo di garanzia, senza sicurezza sociale. Abbiamo capito che una sola cooperativa di 300 persone non avrebbe funzionato a causa della mancanza di formazione dei lavoratori e che doveva avvenire e un processo graduale. Nel 1998 abbiamo formalizzato altre tre cooperative […] nel 2000 è nata Uniforja, che aggrega le quattro cooperative e riesce ad ottenere un prestito dal Banco BNDES per l’acquisizione della massa fallimentare.

In quel momento abbiamo sentito un gran parlare nel modello italiano delle cooperative. Ma il processo non è stato indolore. Al momento della crisi una delle principali preoccupazioni delle famiglie era mantenere il posto di lavoro e non chiudere le aziende che avevano storicamente costituito la regione con forte potenziale di mercato. Ad Uniforja siamo stati anche quattro mesi senza ricevere salario. Durante il III Congresso del Sindacato Metalmeccanici dell’ABC nel 1999, è stato organizzato un seminario internazionale, con ospiti italiani e spagnoli […] in quell’occasione sorge l’idea di fondare un’entità di rappresentanza, una Lega delle Cooperative, che potesse rispondere alle esigenze delle imprese cooperative a partire dall’esperienza delle imprese recuperate in autogestione.

Unisol viene così creata, nel 2000, inizialmente con 13 cooperative della regione dell’ABC e di alcune città dell’interno dello Stato di São Paulo. Da quel momento iniziano gli scambi con l’Italia, con il movimento cooperativo e sindacale italiano, specialmente della Regione Emilia Romagna, rafforzando i legami della cooperazione, attraverso l’apporto delle ONG sindacali Nexus e Iscos e il sindacato dei metalmeccanici.

Dopo la costituzione di UNISOL São Paulo incominciano ad arrivare analoghe esigenze da parte di altri Stati , come Paraná, Rio Grande do Sul, Bahia ed altri. Attraverso l’agenzia dello sviluppo solidale della CUT, ADS (Agência de Desenvolvimento Solidária) si è ampliata UNISOL per poter affiliare altre cooperative e associazioni di produttori a livello nazionale.[..]

Abbiamo realizzato nel 2004 il primo incontro nazionale delle EES (Emprendimentos da Economia Solidária) e fondato UNISOL Brasil, diventata operativa nel 2006. All’inizio Unisol Brasil organizzava 82 imprese. [..]

A partire dal 2005 ho iniziato a viaggiare ed ho avuto l’opportunità di conoscere i sindacati italiani (CGIL e CISL) e spagnolo (CC.OO.) ed ho fatto numerose visite a cooperative appoggiate da queste centrali sindacali.[…]

Oggi il cooperativismo in Brasile rappresenta il 6% del PIL.”


1 In NETO, P. M. S. & VALERY, F. D. – O Fator Humano na Economia Solidária: Avaliando o Doce Remédio do Relacionamento Colaborativo de uma Matriz de Cooperação. Anais do SIMPOI Simpósio de Administração de Produção, Logística e Operações Internacionais, São Paulo, 2009. OLIVEIRA, C. M.

2 C. Pulcinelli “Leconomia solidale contro la povertà e le disuguaglianze, Micron Anno VII n13Mag ’10

3 P. Singer,Economia solidaria: posibilidades y desafios(P. Singer al Sindacato degli ingegneri di Rio de Janeiro, 2001)

4Tesi di E. GalantiEconomia Solidale e Cooperative nel Brasile contemporaneoIl caso del Sindacato dei Metallurgici dellABC e di UNISOL Cooperative, p.56.

5C. Pulcinelli “Leconomia solidale contro la povertà e le disuguaglianze, Micron Anno VII n13Mag ’10

6C. Pulcinelli “Leconomia solidale contro la povertà e le disuguaglianze, Micron Anno VII n13Mag ’10

7Sindicato e cooperativismo: os metalúrgicos do ABC e a Unisol Cooperativas. N.Tadahi Oda, T. Sécoli

8 In quegli anni in Italia era viva un’ iniziativa di CGIL CISL UIL ed una discussione in Parlamento per una nuova legislazione che definisse la figura del lavoratore-socio ed impedisse la proliferazione di “cooperative spurie” . Il 5 agosto 1998, si raggiunge un accordo tra le parti che corrisponde all’attuale testo della legge 142 del 2001. Tale legge ha equiparato la posizione del socio-lavoratore a quella del prestatore di lavoro subordinato.

9Intervista con A. Alberani

10Volkswagen, Ford, GM, Mercedes-Benz, Toyota, Scania e, più recentemente, Land Rover e le componenti auto TRW, Dana, Mahle Metal Leve, Nakata, Cofap, Arteb, Sachs tra le altre.

11 Tesi di E. Galanti “Economia Solidale e Cooperative nel Brasile contemporaneo – Il caso del Sindacato dei Metallurgici dell’ABC e di UNISOL Cooperative”, p. 109

12 Intervista con D. Campagnoli

13Intervista con F. Di Giangirolamo

14 Intervista con G. Giovannini

15Tarcísio Secoli: nei Metalúrgicos do ABC è stato segretario generale dal ’93al ’96, segretario amministrativo dal ’96 al ’99, direttore di organizzazione dal ’99 al ’02, segretario generale dal ’02 al ’05 e segretario di amministrazione e finanze dal ’05 al ’08. In seguito è stato consigliere di Lula ed ora è consigliere di Luiz Marinho sindaco di São Bernardo do Campo.

16 Inizialmente si erano formate quattro cooperative singole,: Coopercon (tubi e connessioni), Cooperfor (stampati e laminati di piccole dimensioni), Cooperlafe (laminati e stampati di grandi dimensioni) e Coopertratt (trattamenti termici).

17 Tesi di E. Galanti “Economia Solidale e Cooperative nel Brasile contemporaneo – Il caso del Sindacato dei Metallurgici dell’ABC e di UNISOL Cooperative”, p. 112.

 

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Category: Economia solidale, cooperativa, terzo settore, Osservatorio America Latina

About Sabina Breveglieri: Sabina Breveglieri è responsabile per la ong Nexus di Bologna, emanazione della Cgil di Bologna, dei progetti America Latina e Mediterraneo

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