Francesca Re David: Riflessione sulla Coalizione Sociale prima dell’Assemblea Nazionale a Roma

| 3 Giugno 2015 | Comments (0)

 

 

 

1.  Francesca Re David : Riflessione sulla Coalizione Sociale” prima  dell’Assemblea Nazionale a Roma del  6-7 giugno.

 

Quando poco più di un anno fa abbiamo cominciato a discutere del congresso della Cgil, si partiva da un assunto condiviso da tutte e tutti: era arrivato il momento di affrontare la questione di fondo, la crisi della rappresentanza del sindacato. In Italia ma anche in tutta Europa si era infatti dimostrato incapace di reggere alla lotta di classe portata avanti  dalle multinazionali e dalla finanza, che hanno ridotto il lavoro a un mero fattore della produzione, cancellato diritti che si consideravano conquistati una volta per tutte, rotto la forza di coalizione fra lavoratrici e lavoratori per sostituirla con una concorrenza al ribasso fra condizioni sempre più precarie.

Poi, l’accordo del 10 gennaio sulla struttura contrattuale  e la  rappresentanza fra Cgil,  Cisl, Uil e Confindustria che è scoppiato a freddo dentro il congresso, ha cambiato radicalmente la discussione, mettendo fra l’altro in evidenza la crisi democratica della Cgil e la chiusura difensiva dell’organizzazione . Quindi anche sottolineando i limiti di un processo di autoriforma.

Ma l’ordine dei problemi che ci aveva portato a quella riflessione non è cambiato; anzi, la crisi della rappresentanza sociale del lavoro e l’assenza di rappresentanza politica hanno fatto un salto di qualità notevole.

Praticamente in contemporanea con la fase congressuale della Cgil, il governo Renzi iniziava il suo percorso, e da lì a pochi mesi si rendeva evidente che la rottamazione di cui lui e il suo gruppo dirigente erano i campioni riguardava la distribuzione del potere , ma non le politiche: la lettera inviata dalla Bce a Berlusconi nell’agosto del 2011, con i diktat per il governo italiano, sarà il programma di governo condito col suo stile, cui Renzi si sarebbe attenuto e continua a attenersi diligentemente. Distruzione dello stato sociale e dei diritti di cittadinanza, dalla sanità alla scuola, totale assenza di politiche industriali e libertà di impresa svincolata da responsabilità sociali, sgretolamento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori a compimento con il job’s act e la cancellazione dell’articolo 18, riforme costituzionali per risolvere l’anomalia italiana incompatibile con la centralità  del pareggio di bilancio ,  riforme istituzionali basate sul fastidio per ogni pratica e confronto democratico.

Le  politiche del governo del segretario del Pd e anche l’inconsistenza della sinistra in parlamento, insieme al fortissimo astensionismo, rendono plasticamente evidente la crisi della rappresentanza politica delle lavoratrici e dei lavoratori, e di una proposta alternativa al modello imposto dalla finanza e dominante in tutta Europa.

Attraverso le leggi si procede alla cancellazione del diritto del lavoro e si programma precarietà e povertà per tutto l’arco della vita. Attraverso la riorganizzazione delle imprese e del capitale, si continua a frantumare il lavoro perdendo il senso della parità di diritti e di salario a parità di prestazione.

La democrazia costituzionale è messa in discussione,  il governo procede indifferente alla mancanza di consenso, alle manifestazioni di dissenso, al peggioramento delle condizioni di vita, alla qualità delle città e dei territori. I vincoli di bilancio e l’indifferenza all’ascolto rendono invisibili bisogni tradizionali (casa, lavoro, salute, ambiente, reddito) e incapaci di affrontare nuovi bisogni (accoglienza, trasformazione multietnica ,  lotta alla crescente esclusione sociale).

in sintesi, sono questi i motivi che hanno convinto la Fiom della necessità di lanciare una proposta a chiunque senta la consapevolezza che per non piegarsi a una realtà inaccettabile, è necessario ricostruire la coalizione delle donne e uomini che lavorano, riunificando ciò che è stato rotto in tante solitudini e debolezze, ma anche guardare oltre: a una coalizione sociale che metta insieme chi si batte per tutti i diritti oggi messi in discussione.

Se il sindacato è nato come diritto alla coalizione delle lavoratrici e dei lavoratori per affrontare il padrone, oggi bisogna riformare il sindacato, a partire dalle diverse condizioni e rapporti di lavoro , proprio per essere fedeli a quell’idea di sindacato fondata sul vincolo di rappresentanza e sulla solidarietà. Questo significa andare in controtendenza totale, uscire dalla concorrenza fra azienda e azienda, fra nord e sud, fra giovani e anziani, fra diretti e appalti, fra autonomi e subordinati. Significa ripensare a come coniugare parità di diritti e diverse condizioni, come rimettere insieme i contratti, cosa e come produrre nella salvaguardia della salute dei cittadini e dei lavoratori, quali percorsi democratici servono.

Sindacato, cioè una coalizione delle lavoratrici e dei lavoratori all’altezza delle trasformazioni avvenute e dello scontro in atto, della lotta di classe del capitale contro il lavoro. Questa è una prospettiva, ma sta insieme all’altra: prendere coscienza della non autosufficienza dei vari conflitti sociali oggi in campo, e quindi della necessità di fare rete, fare coalizione, per proporre e praticare un’alternativa vera.

La coalizione sociale ha l’ambizione di offrire uno spazio di elaborazione e discussione e di mettere in campo pratiche concrete, per sperimentare che un altro modello di convivenza è possibile.

Associazioni, reti, movimenti, singole persone, tutti quelli che vogliono prendere in mano la voglia di cambiamento, possono essere parte di uno spazio in cui ognuno mette a disposizione le proprie competenze ed è disponibile a rimettere in discussione il proprio modo di essere, per aprirsi e trovare terreni di collaborazione e contaminazione.

In un certo senso, l’obiettivo è di praticare la Costituzione, i suoi  principi fondamentali e i diritti sanciti, mettendo in campo campagne nazionali e costruendo concrete pratiche e vertenze nella città e sui territori. La coalizione vivrà se ognuno a “casa sua” saprà mettersi in relazione con le tante esperienze di militanza e associazionismo, con i saperi e le competenze cresciute con la pratica per dar vita a progetti comuni. il territorio è il laboratorio per scuole popolari, mutualismo a sostegno del diritto alla salute,  forme inclusive di abitare, protezione e recupero dell’ambiente, e tanto altro.

Il diritto al reddito, la costruzione di un nuovo statuto dei lavoratori, la difesa della democrazia dall’attacco istituzionale in atto,  un diverso modello industriale rispettoso delle persone e dell’ambiente, politiche dell’immigrazione fondate sull’accoglienza, la difesa dei beni comuni sono alcuni dei temi unificanti.

C’è un’ambizione molto alta in questo progetto: tenere insieme elaborazione e proposte,   costruzione di pratiche e concrete esperienze di vertenzialità e mutualismo, valorizzare la militanza e sperimentare una nuova capacità di rete democratica, dare valore alle tantissime storie di impegno che vivono spesso in solitudine, provare a cambiare insieme , anche con la voglia, il coraggio e la curiosità di mettersi in discussione.

 

 

 

2. Appello Manifesto Per la Coalizione Sociale diffuso  in rete il 22 maggio 2015  con il titolo “Prima le persone”

Associazioni, movimenti, sindacati, donne e uomini che in questi anni si sono battuti contro le molteplici forme d’ingiustizia, di discriminazione e di progressivo deterioramento dei diritti, decidono oggi di promuovere un cammino comune. In una società fondata sull’individualismo e sulla competizione tra le persone è necessario unirsi, fare rete, coalizzarsi. Dopo anni di crisi economica, sociale e ambientale, di politiche di austerità, sappiamo che nulla può tornare a essere come prima, ma proprio per questo pensiamo sia possibile immaginare un futuro di solidarietà e giustizia.

Consapevoli che nessuno di noi può farcela da solo a cambiare il corso degli eventi, che per evitare scelte individualistiche o corporative sia necessario unire le forze e l’impegno. In questi anni le politiche europee e dei governi nazionali hanno liberalizzato il mercato del lavoro, ridotto gli spazi di cittadinanza, privatizzato la formazione, la sanità, i beni comuni e i servizi pubblici, avvelenato città e territori, impedito ogni politica industriale, ogni valorizzazione della conoscenza per tutti. Con l’obiettivo dichiarato di uscire dalla crisi. Così non è stato: il lavoro manca o è sempre più precario e povero, anche il lavoro autonomo e le professioni soffrono profondamente gli effetti della crisi, mentre quelle politiche hanno indebolito la democrazia, affidando a organismi tecnocratici il governo della vita concreta delle persone, dei loro bisogni e speranze. In Europa e in ogni suo singolo paese ricchezza e potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi e aumenta il numero di coloro che sono spinti sotto la soglia della povertà. La corruzione e l’economia illegale sono ormai parti costitutive di un modello di società in cui le persone e l’ambiente sono sempre più una variabile del mercato, saccheggiando le risorse del pianeta e modificandone il clima.   Ciascuno di noi, in questi anni, in associazione o da solo, ha fatto i conti con tutto questo, provando a difendere i diritti che altri prima di noi avevano conquistato e che consideravamo storicamente acquisiti e i principi della nostra Costituzione, mai pienamente applicata e oggi progressivamente stravolta. E’ arrivato il momento di rivitalizzare la partecipazione alla vita pubblica sulla base di alcuni fondamentali valori e obiettivi.

Il lavoro non è una merce ma un diritto per tutti, base di un’esistenza libera e dignitosa; l’ambiente e i beni comuni vanno tutelati, come patrimonio collettivo non privatizzabile, anche attraverso percorsi di rigenerazione urbana e sviluppo locale, fonti di uno sviluppo e di un sistema energetico diversi per migliorare la qualità della vita di ciascuno; il diritto alla salute, all’istruzione, alla cultura, alla casa, alla pensione e all’assistenza devono essere assicurati a tutti da un sistema pubblico ed efficiente per costruire l’uguaglianza nella cittadinanza anche attraverso un fisco più equo e coerente con i principi costituzionali; per ridurre le disuguaglianze va garantito un reddito che metta le persone al riparo dalla povertà; il superamento del divario Nord-Sud è un obiettivo irrinunciabile di un paese più giusto; i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle minoranze vanno tutelati promuovendo diritti di cittadinanza uguali per tutti; le mafie, le economie criminali, la corruzione vanno combattute con leggi adeguate, con la confisca e l’uso sociale dei beni, con politiche che trasformino la società della diseguaglianza e dei privilegi in società dei diritti e delle opportunità; la scuola va rimessa al centro dell’attenzione politica e ripensata, oltre che nei saperi, nella sua funzione formativa; la Costituzione va applicata per renderla davvero operativa; è necessario che l’Italia si adegui alle più avanzate legislazioni europee riformando il codice penale e abolendo i maltrattamenti inumani nelle carceri; l’Europa va sottratta alle logiche tecnocratiche che con il ricatto del debito impongono politiche d’austerità e riportata al senso di solidarietà, di collaborazione, di pacifica e rispettosa convivenza tra i popoli, nel ripudio della guerra e di ogni forma di xenofobia e razzismo, nella condivisione di opportunità e di comune crescita culturale. La risposta alla crisi climatica può diventare il volano di un nuovo modello di sviluppo liberato dalla dipendenza delle fonti fossili, dal saccheggio del pianeta e che comprenda la conversione dal modello agroindustriale a produzioni agroecologiche.

A partire da questi obiettivi proponiamo alle associazioni, ai movimenti, ai sindacati, ai singoli cittadini di mettere in comune esperienze di azione, volontariato, mutualismo, competenze, intelligenze per affrontare in modo solidale nei luoghi di vita e lavoro un cammino che con la partecipazione e il protagonismo delle persone conquisti giustizia e dignità: la coalizione sociale, con l’obiettivo di riunificare e ricostruire i diritti di cittadinanza delle donne e degli uomini nel lavoro e nella vita, di ricucire lo strappo che si è creato nel tessuto sociale e quindi di rafforzare la democrazia.

Non lasciare nessuno da solo è la prima ragione che ci porta a intraprendere questo percorso per cambiare il paese e l’Europa, formulare proposte e batterci per un’alternativa concreta alle divisioni e alle solitudini in cui ogni persona rischia di essere abbandonata. Vogliamo dimostrare – come ha compreso il movimento delle donne – che si può far politica attraverso un agire condiviso tra soggetti diversi, rimotivare le persone a occuparsi dell’interesse generale nello spazio pubblico – al di fuori e non in competizione rispetto a partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali – realizzando un modello d’impegno che si manifesti e qualifichi a partire dai territori, dai luoghi di lavoro e si caratterizzi per il fatto che ciascuno di noi offrirà il contributo delle proprie migliori pratiche e dei propri saperi e sulla base di tali principi in reciproca autonomia aderirà alle campagne per obiettivi comuni che insieme decideremo di avviare.

 

 

 

 

Tags:

Category: Lavoro e Sindacato, Movimenti, Politica

About Francesca Re David: Francesca Re David ha fatto il liceo classico a Roma Tito Lucrezio Caro e ha poi studiatoall'Università di Roma la Sapienza. Fa parte della segreteria nazionale Fiom in cui è responsabile nazionale per l' organizzazione

Leave a Reply




If you want a picture to show with your comment, go get a Gravatar.