Fausto Bertinotti: In Italia ci manca Podemos e Landini non vuole fare Podemos.

| 25 Maggio 2015 | Comments (0)

 

 

 

Diffondiamo da Huffington Post del 25 maggio 2015 l’intervista a Fausto Bertinotti di Angela Mauro

“Il tratto saliente, confermato anche dalle amministrative spagnole, è l’affacciarsi in Europa di un fenomeno che sembrava essere del sud America. Cioè l’affermazione del populismo, parola che uso senza alcuna connotazione diffamatoria. Anche questo è Podemos. In Italia? Ci manca Podemos. E non sta a Landini farla, non vuole farla, non è nelle sue mani. In Italia ci sono solo movimenti sociali interessanti, ma slegati tra loro, come quello sulla scuola per esempio. Il segretario della Fiom, con la sua coalizione sociale, sta solo avviando un processo che mette in relazione i vari movimenti. Da qui, se altri saranno capaci, provino a fare Podemos o Syriza…”.

Dalla lezione spagnola all’Italia. Fausto Bertinotti prova a tracciare una linea immaginaria ma molto politica dalle amministrative spagnole al caso italiano, passando per la Grecia di Tsipras ma anche per la Francia che vede emergere Marine Le Pen. Cosa succede all’Ue? L’ex presidente della Camera ed ex leader del Prc, lo chiama “conflitto tra l’alto e il basso della società”, roba che “sormonta lo scontro tra destra e sinistra”. E spiega: “Questa è un’Europa autoritaria e oligarchica in cui il meccanismo di governo è totalmente privo di sovranità popolare. Ora su questo si è aperto lo scontro…”.

D. Podemos vince in Spagna ma non governa da solo. C’è una lezione da trarre che parli a tutta l’Ue?
R. Io ci vedo due piani. Da una parte, c’è un processo politico che mi pare dica di una novità significativa: il successo di Podemos, in qualche misura atteso. Ma sul fronte del centrodestra pure avviene un fenomeno interessante: l’affermazione di Ciudadanos, un fenomeno analogo a Podemos ma a destra. Succede insomma che una forza quasi sconosciuta possa ottenere un grande risultato mettendosi contro il sistema politico. Le forze anti-sistema ottengono un successo rilevante: è l’espressione di una denuncia popolare della crisi della politica data, della distanza della politica ufficiale dal popolo, anche per via dei processi corruttivi che la corrodono dall’interno. E’ un processo che sormonta il conflitto classico tra destra e sinistra e impone un conflitto tra basso e alto della società. In quanto, forze di diverse natura politica tra loro che interpretano il ‘basso’ della società, ottengono il successo e lo schema bipolare prende un colpo, come è avvenuto anche in Francia con Marine Le Pen o in Italia con il M5s e con la Lega di Salvini.

D.Che infatti si intesta anche Podemos. E’ una sovversione dei criteri classici, di destra e sinistra.
R. La costante per avere successo sta in due caratteristiche: si deve aver avuto a che fare con i populismi, termine che uso asetticamente, senza connotazione diffamatoria; e si deve trattare di una formazione inedita, nata da un processo di mobilitazione popolare. Il tratto saliente è l’affacciarsi sulla scena dell’Europa di un fenomeno che sembrava essere del sud America: l’affermazione del populismo. E se questo è il punto cruciale, la politica del governo e alleanze va vista in questa luce.

D. In che senso?
R. Queste forze di sinistra neo-popolari possono pensare di vincere da sole solo in un caso: quando l’avversario del conflitto dal basso crolla, come è accaduto in Grecia. Ad Atene non siamo di fronte alla crisi del bipartitismo, ma al crollo del regime politico tradizionale e una forza come Syriza ci guadagna. In tutti gli altri casi, il successo elettorale non fa guadagnare il governo in maniera autosufficiente per cui si pone il problema che si è posto Grillo: o tentare l’alleanza rischiando molto e rientrando nel gioco della politica tradizionale, pur con il prestigio accumulato da questa corsa o prendere il connotato anti-sistema e lavorare affinché il crollo avvenga. Ma è una scelta che si pone più alle politiche che alle amministrative.

D. Quindi in Spagna in problema è rimandato alle politiche di novembre? Sempre che Podemos si affermi anche in quel caso, naturalmente.
R. Sì. Faccio notare che in queste amministrative, in alcune situazioni locali, Podemos ha appoggiato una lista civica senza presentarsi direttamente se non dentro un movimento più ampio. Il problema della scelta tra l’alleanza o la scommessa sul crollo del sistema politico tradizionale si governa più duttilmente a livello locale, perché vanno guardate le realtà dei singoli partiti nelle città. Non si può pensare che partiti sì sfatti siano plasmati a immagine e somiglianza del leader nazionale e penso anche alla vicenda italiana… Non può essere ‘cuius regio eius religio’, non funziona così. I partiti sono anche molto diversi tra le varie realtà locali. Ma questo forse fa sì che all’interno non abbiano un grado di coesione in grado di rispondere come una fortezza a cose inedite come Podemos…

D. Visto che ha citato l’Italia, andiamoci immediatamente.
R. Ci manca Podemos.

D. E la coalizione sociale di  Landini ?
R. Ma no, Landini non vuole fare Podemos.

D. Ma anche lei all’inizio era convinto che la coalizione sociale viaggiasse in quella direzione
R.Per chi è vicino alla Fiom, per un vecchio sindacalista come me, quella è la lettura. Ma Landini dà un valore sindacale e sociale alla sua coalizione. Ma un conto è la pancia della coalizione, un conto è Landini. Si può sintetizzare così: la coalizione sociale è la produzione di un processo politico-partitico? No. E’ una produzione di politicizzazione? Sì. Dunque, può essere intercettata da chi, in autonomia, può fare Podemos o Syriza. Ma questo non è nelle mani di Landini: la sua prospettiva è dichiarata, non è nelle sue volontà. Se altri saranno capaci di innestare un processo politico nuovo, ci provino.

D. Con Renzi che occupa tutta o quasi tutta la scena, c’è lo spazio politico?
R. Lo spazio politico non è un prato verde, non è un luogo fisico. Si crea a seconda del processo che si innesca. Di certo, dalla filiazione della vecchia sinistra non si determinerà alcunché, perché è morta in tutte le sue manifestazioni. E questo è così vero che Podemos e Syriza parlano lingue diverse, basta vedere i loro teorici. Podemos, per dire, è ispirata a Ernesto Laclau, studioso latino americano ispiratore anche di Evo Morales, che teorizza l’assunzione della problematica populista e insieme la presenza di una figura carismatica come elementi di costruzione di una nuova forza politica. Io non appartengo a questa scuola ma vedo che la teoria corrisponde a quello che accade. Per fare un esempio italiano: se la sinistra non è in grado di rapportarsi al 20 per cento conquistato da Grillo alle ultime politiche non potrà mai dirsi avversaria dell’ipotesi renziana di rimodellamento dello Stato e della politica.

D. Serve il leader, anche quello manca in Italia.
R. Il leader è come il genio: non si costruisce, si produce e basta, si afferma, non si sceglie.

D. Allora manca il terreno dal quale dovrebbe emergere.
R. In Italia non esiste il terreno di alternativa. Ci sono movimenti sociali molto interessanti ma racchiusi nelle proprie dimensioni di conflitto. L’ultimo è il movimento contro la riforma della scuola: forte ma senza connessione con altri movimenti ed esperienze di lotta. In sostanza, non è interno ad un movimento di alternativa. Ecco perché la parola d’ordine di Landini ‘coalizione sociale’ è intelligente. Perché lavora sul punto debole, mette in relazione diverse realtà, affronta il nodo della questione: la solitudine dei lavoratori.

D. In generale, le amministrative spagnole sono un altro colpo a questa Europa.
R. A una Europa autoritaria e oligarchica in cui il meccanismo di governo è totalmente privo di sovranità popolare. Ora su questo lo scontro è aperto. Ma va detto che la Grecia purtroppo sta trattando con l’Ue in condizioni di isolamento perché non si vede un movimento sociale su scala europea all’altezza della sfida. La Grecia tenta di sottrarsi ma io non ho mai visto un negoziato con rapporti di forza così squilibrati.

D. Ultima: ci andrà alla due giorni fondativa della coalizione sociale di Landini  il 6 e 7 giugno a Roma?
R. Sa, è una questione di decoro, si rischia di essere di ingombro per il processo, meglio di no…

 

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Category: Lavoro e Sindacato, Politica

About Fausto Bertinotti: Fausto Bertinotti (Milano,1940) è un ex politico italiano. Già segretario del PRC dal 1994 al 2006, è stato presidente della Camera dei Deputati dal 2006 al 2008. Ha militato tra socialismo lombardiano e comunismo ingraiano essendo un convinto movimentista e pacifista nonviolento. È stato inoltre sindacalista CGIL e iscritto al PSI, PSIUP, PCI, PDS e PRC.Da giugno 2007 Bertinotti ha dato vita alla rivista Alternative per il socialismo, un bimestrale di analisi e cultura politica di cui è direttore. La rivista è nata con una finalità molto ambiziosa: contribuire alla ricerca di una cultura politica della trasformazione, oltre le “scadenze” costrittive della quotidianità politica. Queste le parole di Bertinotti a proposito del titolo: Alternative è ciò che è maturato nel nuovo secolo di critica alla globalizzazione capitalistica, e noi tra questo. Noi, è ciò che è cresciuto nel processo di rifondazione, la resistenza e la rottura, e nel suo rapporto con i movimenti. Per il socialismo è una scelta che viene motivata sulla base di quel percorso (percorsi) e che propone un'idea liberata di società aperta, sia come possibilità che come società stessa.

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