Vittorio Capecchi: Borges. Labirinti, sentieri che si biforcano, ricerca di infinito
Diffondiamo da “Inchiesta” aprile-giugno 2016 l’editoriale di Vittorio Capecchi Borges: labirinti, sentieri che si biforcano, ricerca di infinito
Questo numero di “Inchiesta” esce in occasione dei trenta anni dalla morte di Jorge Luis Borges avvenuta il 14 giugno del 1986 ed alcuni dei suoi termini più “classici” possono essere utilizzati per interpretare gli scenari nazionali e internazionali in cui sono collocati i testi pubblicati.
Labirinti.
I labirinti possono essere visti in due principali modi: dal punto di vista di chi, all’interno del labirinto, cerca una via d’uscita e dal punto di vista di chi osserva e analizza il labirinto dal suo esterno, possibilmente dall’alto, così da capirne la forma complessiva. Le difficoltà di uscita da un labirinto dipendono da tre componenti: (a) la maggiore/minore complessità della forma del labirinto; (b) la maggiore/minore capacità di trovare soluzioni da parte di chi si trova all’interno del labirinto; (c) la maggiore/minore capacità di attori intermedi di dare indicazioni a chi si trova all’interno del labirinto per trovare una via di uscita.
Vediamo di applicare questa definizione di labirinto alle politiche del governo Renzi tenendo conto della maggioranza dei saggi pubblicati in questo numero raggruppati sotto la voce Osservatorio nazionale. Quando si analizza dall’alto il labirinto proposto da Renzi, la componente (a), all’inizio sembrerebbe un labirinto poco complesso di tipo neoliberista “classico”: adesione alle politiche neoliberiste della troika europea, esaltazione del modello Marchionne e delle banche amiche, nessuna politica a favore delle piccole e medie imprese, nessuna tutela dei diritti di chi lavora, attacco ai sindacati, nessuna protezione delle persone con pensioni o redditi precari, nessuna tutela e valorizzazione dell’ambiente. La relativa sua maggiore complessità è dovuta al fatto che Renzi non si presenta come un governo di destra ma come un governo di centro-sinistra. E’ quindi costretto a una serie di trucchi e performance che rendono più intricato il labirinto che propone (le promesse di taglio di tasse, gli ottanta euro, l’ottimismo esaltato contro i gufi, l’evitare un confronto con le parti sociali e con la sinistra interna al PD, la sottovalutazione dei risultati a lui sfavorevoli, il distrarre con il referendum di ottobre dai risultati non esaltanti delle elezioni amministrative, l’attacco costante ai sindacati considerati da lui “poco moderni” e “contro l’occupazione” e così via). In questo labirinto la componente (b) che cerca con maggiori difficoltà una via di uscita comprende le fasce più deboli della popolazione: piccoli imprenditori accerchiati dalle mafie che non hanno accesso al credito, risparmiatori depredati dalle banche, persone senza contratto con salari e pensioni basse, persone sotto la soglia di povertà, giovani costretti ad emigrare o a fare solo lavori precari, pescatori messi in difficoltà dalle politiche anti-ambientalistiche del governo, persone talmente deluse dai partiti che non vanno più a votare ecc… Per aiutare queste persone (un tempo lontano tradizionale elettorato del PCI) è sempre più importante la presenza delle analisi e delle lotte della Fiom, la componente (c), l’attore intermedio tra (a) e (b) protagonista di questa rivista. I testi pubblicati in questo numero (di Maurizio Landini, Aldo Tortorella, Umberto Romagnoli, Matteo Gaddi e Tiziano Rinaldini, Alessando Somma, Adolfo Pepe, Angelo Salento, Lanfranco Turci) hanno la duplice finalità di illustrare i trucchi del labirinto renziano e dare indicazioni per trovare vie di uscita. La strategia di firmare per i referendum abrogativi viene così spiegata insieme all’importanza di dire No al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. Da tener presente che, come è ribadito da Landini nella sua intervista, occorre inserire queste lotte in uno scenario europeo come quello delineato da Valentina Orazzini nella Francia che lotta contro il Jobs act (nella copertina è stato riportato un fotomontaggio ben fatto con uno striscione dal titolo: “Nous ne ferons pas la fine de l’Italie”).
Quando dall’Osservatorio nazionale si passa a quello internazionale la forma del labirinto (a) è ancora più complicata perché le strategie neoliberiste attraversano le strategie internazionali del capitalismo finanziario e dell’economia criminale e si intersecano con l’esodo di popolazioni in fuga e le strategie al massacro dell’Isis che agisce a tutto campo con minacce di attentati e attentati già realizzati (in Turchia, Parigi, Bruxelles, Iraq, Egitto, Africa Subsahariana ecc…). La componente (b) comprende le vittime degli attentati e le vittime tra chi emigra in fuga per la presenza di guerre e povertà nei territori di origine e in questi casi si tratta di persone che non hanno avuto vie d’uscita. Diventa allora sempre più essenziale la componente (c), un attore intermedio che raggruppi i sindacati europei per attaccare i labirinti proposti dalla troika e dare indicazioni per vie di uscita.
Sentieri che si biforcano.
Le alternative che ha avuto presente la mia generazione sono facilmente indicabili: sinistra/destra, antifascismo/fascismo, Keynes/neoliberismo, modello Adriano Olivetti/ modello Fiat, FLM/altri sindacati, PCI/altri partiti, inclusione/esclusione, valorizzazione e tutela ambiente/ movimenti antiambientalisti, e così via. Oggi queste biforcazioni sono cambiate non solo in Italia ma anche in Europa, Stati Uniti e America Latina. Gli articoli di Valentina Orazzini, Davide Bubbico e Luigi Vinci, che descrivono ciò che accade in Francia, Brasile e Argentina, sono esempi di questi cambiamenti e la categoria “populismo” precisata a proposito dell’Argentina può servire per capire come questo termine abbia preso significati diversi anche in Europa e in Italia. D’altra parte quando si osservano i labirinti proposti dal PD di Renzi o si ascolta il movimento 5 stelle che si definisce né di destra né di sinistra è evidente che i sentieri che si biforcano sono profondamente cambiati rispetto a quelli che aveva di fronte la mia generazione e la forma “labirinto” sembra vincere su quella dei sentieri.
Ricerca di infinito.
La ricerca di infinito attraversa sia chi si batte contro i labirinti e cerca vie di uscita sia chi segue le alternative dei sentieri che portano a strategie più a favore delle persone più deboli e in difficoltà. Questa ricerca di infinito si ritrova anche in saggi non ancora ricordati (Emiilio Rebecchi, Laura Balbo, Vittorio Capecchi, Lia Cigarini, Maria Dolores Santos Fernandez, Amina Crisma) che si rivolgono al presente o al passato. Si rivolgono al presente i saggi di Emilio Rebecchi e Laura Balbo che si interrogano sul senso da dare al proprio lavoro di psichiatra o di sociologa. Gli altri testi si rivolgono a protagonisti del passato (Borges, Marx, Simone Weil, le donne che hanno partecipato alla costituente, Han Feizi) per la ricerca di infinito nelle fase che stiamo attraversando. Come scrive Borges anche i labirinti che sembrano più impenetrabili e forti hanno crepe e in quelle crepe “sta in agguato Dio”.
Category: Editoriali