Mario Tronti: Ricordo di Pietro Barcellona
Pietro Barcellona era un intellettuale militante: una specie che ha costituito a sinistra una norma e ora è un’eccezione. Di essere questa eccezione, ha avuto piena consapevolezza fino agli ultimi giorni. Era anche uno studioso di specialissima qualità culturale. Di formazione giuridica, aveva allargato i suoi interessi ai più vari campi del sapere, dalla filosofia, non solo del diritto, alla sociologia, all’antropologia, alla teologia. Da decenni coltivava una vera passione per la psicanalisi. Confessò che il passaggio politico dell’89 gli aveva procurato una seria depressione, che curò con quegli strumenti terapeutici, e di lì rimase per sempre coinvolto in quegli studi di introspezione nei lati oscuri della mente.
E’ stato un affascinante docente d’Università, nella sua Catania, con molti allievi, ma sempre in giro, disponibile a parlare con tutti e dovunque. Era uno straordinario affabulatore, brillante, ironico, tagliente, dissacrante. Sorrideva mentre parlava, e diceva spesso il contrario di quello che ci si aspettava di ascoltare. Praticava la politica, anche di base, da convinto comunista, parlamentare del Pci, vicinissimo collaboratore di Pietro Ingrao, animatore della rivista Democrazia e diritto e presidente del Centro per la Riforma dello Stato, in uno dei momenti di maggiore vivacità di ricerca e di dibattito. Ancora oggi era una presenza amata e cercata nel Crs, e ne sentiremo dolorosamente la mancanza.
L’ultima occasione di incontro d’anime, come si dice, era stata l’iniziativa di quella lettera sull’emergenza antropologica che avevamo redatto insieme a Beppe Vacca e a Paolo Sorbi. Si era appassionato all’argomento con un entusiasmo che direi quasi infantile. Ci credeva che quello fosse un problema. Del resto, da qualche anno si era introdotto in quel sentiero di confine, che va sotto il nome di post-umano. In una Lectio per l’occasione di un compleanno di Ingrao, aveva scelto di trattare proprio questo tema. La sua critica, a volte con toni apocalittici, di una manipolazione tecnologica del corpo, e dunque della vita, lo impegnava in prima persona. Aveva, in tarda età, incontrato sul suo cammino la dimensione religiosa, in primo luogo cristiana. Incontro con Gesù, è uno dei suoi ultimi libri. Aveva scritto sempre molto. Fitta la sua bibliografia, vasta, come dicevamo, di argomenti.
Ma era la sua simpatica, aperta, gioviale, estroversa, capacità di contatto con gli altri che più si ricorda e che più rimpiangeremo. Si spendeva nelle più diverse iniziative, sempre pronto a partire ad ogni invito di discussione. Fino all’anno scorso, ad esempio, dalla sua Sicilia saliva, in pieno agosto, verso le montagne del Nord-Est per partecipare agli annuali incontri dell’associazione “Macondo”, con rivista “Madrugada”, su invito di quella straordinaria figura che è don Giuseppe Stoppiglia.. Aveva colto, recentemente, con la sua acuta percezione degli slittamenti interiori provocati dall’attuale disagio di civiltà, che accanto al ragionare, al pensare, andava ritrovata e coltivata la necessità del sentire, accanto alla mente la psiche, possibile motore di riconoscimento reciproco e anche occasione di una nuova possibile volontà di ribellarsi. Soffriva a volte per il suo forzato isolamento. Avrebbe voluto essere di più coinvolto nelle battaglie del presente.
Pietro era uno di quegli uomini, preziosi, che la politica alternativa, antagonistica, come voleva lui che fosse, ha colpevolmente dimenticato, con grave danno per sé e per tutti. Dovremo tornare non solo a ricordarlo ma a studiarlo, a ripercorrere le traversie della sua ricerca purtroppo interrotta. E’ un impegno che prendiamo come Crs, la sua vecchia casa, dove oggi gli amici e i compagni lo piangono.
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