E’ morto il filosofo Tzvetan Todorov
1. E’ morto Tzvetan Todorov
La Repubblica 7 febbraio 2017
È morto Tzvetan Todorov. Il grande filosofo bulgaro naturalizzato francese, considerato uno dei massimi intellettuali contemporanei, aveva 77 anni. L’annuncio è arrivato dal suo agente francese, dopo una lunga malattia. La notizia arriva poche settimane dopo la morte di un altro straordinario pensatore contemporaneo, Zygmunt Bauman, che con Todorov condivideva molti campi di studio.
Storico, filosofo, critico strutturalista e sociologo, celebre teorico della letteratura e studioso di grande originalità dei temi dell’alterità, dello spaesamento e dei totalitarismi, Todorov nasce nel 1939 a Sofia, in Bulgaria, dove si laurea in filologia nel 1963 e si trasferisce a Parigi dove inizia il dottorato, studia con Roland Barthes e cinque anni dopo diventa direttore del centro nazionale francese della ricerca scientifica. Di lì inizia la sua proficua attività accademica e saggistica.
Una delle sue opere più famose era “La paura dei barbari”, in cui Todorov teorizzava il rischio della deriva violenta dell’Europa: a causa del clima di paura e tensione perenni, il rapporto con l’altro può diventare sempre più difficile. A questo proposito, diceva tempo fa in un’intervista a Repubblica, subito dopo l’attentato di Nizza: “Dobbiamo evitare di diventare anche noi dei ‘barbari’, di diventare torturatori come quelli che ci odiano. Il multiculturalismo è lo stato naturale di tutte le culture. La xenofobia, le pulsioni sull’identità tradizionale non sono destinate a durare. Una cultura che non cambia è una cultura morta”.
A proposito della società attuale e del suo futuro, Todorov sosteneva: “Le offese e gli attentati che abbiamo subìto sono gravi, ma non penso che mettano in pericolo la sopravvivenza della democrazia. Al contrario, si assiste a una convergenza delle forze politiche del Paese e a un rafforzamento della solidarietà in seno alla popolazione. Intensificare la raccolta di informazioni continuerà a essere una misura indispensabile, a patto che resti sotto il controllo giudiziario. I nemici interni invece seguono un altro percorso”. A questo proposito, nel 2015 Todorov aveva partecipato al festival RepIdee di Repubblica a un incontro insieme al direttore Ezio Mauro dal titolo “Vigiliamo sulle derive della democrazia”.
Tra i suoi libri più famosi ci sono “La letteratura fantastica” (Garzanti, 1970), “La conquista dell’America. Il problema dell’altro” (Einaudi, 1984), “Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversità umana (Einaudi, 1989), “Michail Bachtin” (Einaudi,1990), “Di fronte all’estremo” (Garzanti, 1991). In Italia il suo ultimo libro “Resistenti” è uscito per Garzanti l’anno scorso. A giorni, fa sapere la casa editrice italiana, era previsto il ritorno in libreria, in edizione economica, di un altro suo noto saggio, “Il caso Rembrandt”, in cui descrive l’umanità e la filosofia dell’opera del grande pittore olandese. La sua bibliografia è stata tradotta in 25 paesi.
Tra i vari riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera da Todorov, si contano il Premio Principe delle Asturie per le Scienze sociali, il Premio Charles Lévêque dell’Accademia Francese di Scienze Morali e Politiche, il primo Premio Maugean dell’Académie Française, il Nonino e il premio “Dialogo tra i continenti” nell’ambito del Grinzane Cavour.
2. Dario Pappalardo L’ampia opera del filosofo morto a Parigi dedicata al mondo della pittura, da Rembrandt a Goya. Per “non dimenticare i mostri crudeli”
La Repubblica 7 febbraio 2017
“L’artista creatore è incitato a sottrarsi al dominio del proprio interesse personale. Cosa può mettere al posto suo? L’amore del bello, rispondono i moderni, un amore modellato sul puro amore di Dio”. Così scriveva nell’intervento Arte e morale, testo pubblicato adesso da Garzanti nel Caso Rembrandt, la monografia dedicata al pittore olandese, forse il più amato, ma non il solo.
Per Todorov, Cézanne, nel dipingere le sue famose mele, ha dovuto “sopprimere l’amore che nutriva per tutte le mele per concentrarlo sulla mela che dipingeva”. Perché – ragionava lo studioso – il vero artista non piega il mondo ai propri gusti, ma gli si sottomette.
Accanto ai saggi fondamentali – da La conquista dell’America (Einaudi) a Resistenti (Garzanti), passando per La paura dei barbari. Oltre lo scontro di civiltà (ancora Garzanti, che ha tradotto gran parte delle opere) – c’è una bibliografia parallela di Todorov che attinge pienamente dalla letteratura e dalla storia dell’arte. Si può partire proprio dal saggio La bellezza salverà il mondo in cui Oscar Wilde, l’amatissimo Rainer Maria Rilke e la poetessa russa Marina Cvetaeva rappresentano non solo tre grandi autori, ma altrettanti maestri vissuti con l’ossessione di migliorare la condizione umana.
L’indagine di Todorov lungo le vie della bellezza continua con il fondamentale La pittura dei lumi, dove il filosofo di origine bulgara utilizza le immagini e i percorsi di vita di artisti come Watteau, Goya, Chardin, Hogarth e gli italiani Tiepolo, Magnasco e Piranesi per dimostrare come questi maestri siano stati fondatori di un’identità e di un pensiero comune europeo, prima del tempo.
Un’analisi, questa, che Todorov approfondisce in particolare attraverso la figura unica di Francisco Goya. Al pittore spagnolo, vissuto tra Settecento e Ottocento, dedica infatti una monografia in cui lo paragona per la forza delle idee a Goethe e a Dostoevskij. Perché è un artista che “non propone rimedi, si accontenta di esplorare la condizione umana”. Non cerca di imporre, “si limita a proporre. I suoi valori rimangono quelli di tutti: verità, giustizia, ragione, libertà”.
La verità di Goya vivrà, “ma a condizione di non dimenticare i mostri crudeli”. Gli stessi che lo spagnolo aveva raffigurato nei Disastri della
guerra e nelle Pitture Nere. Opere che ricordano a Todorov il mondo di oggi e i pericoli derivanti dagli scontri di civiltà nati da nuovi fondamentalismi e nazionalismi. L’arte può, ancora una volta, mettere in guardia da quel sonno della ragione che genera mostri.
3. Tzvetan Todorov: Non cadiamo nella trappola di diventare barbari anche noi
Intervista di ANTONELLO GUERRERA su La Repubblica del 18 luglio 2016
D. Perché, professor Todorov ?
“Perché ho paura che l’Europa possa diventare come Israele, con misure di sicurezza così restrittive i cui benefici secondo me sono minori rispetto alle conseguenze negative. Dare troppo potere all’intelligence e alla sorveglianza, senza limiti e senza punire gli abusi, è il primo passo verso uno stato totalitario”.
D. Fatto sta che siamo al decimo attacco jihadista contro la Francia nell’ultimo anno e mezzo. Perché il suo Paese è così odiato dagli estremisti islamici?
“La parola “odio” non è esatta. Qui non sono in gioco i sentimenti, ma le ragioni. E, principalmente, sono due le cause degli attacchi: una presenza militare francese più marcata nei paesi musulmani, e una minoranza islamica molto ampia nel Paese”.
D.A questo proposito, qualche giorno fa l’imam di Nimes si è dimesso perché secondo lui la comunità islamica, anche moderata, non si distanzierebbe nettamente dagli estremisti. Lei che ne pensa? L’Islam moderato dovrebbe fare di più?
“Più che le moschee o l’ambiente familiare, io credo che il vero problema sia la propaganda online, che permette una radicalizzazione rapida come quella accaduta al killer di Nizza. Che infatti non era un musulmano molto praticante, non frequentava la moschea, beveva. Era uno squilibrato. E gli squilibrati sono prede facili. Questa è la nuova frontiera del terrore, e c’entra poco con la comunità islamica”
D. Però la pista del radicalismo islamico è stata confermata anche da Valls. Secondo lei, c’è un problema che riguarda direttamente anche l’Islam?
“Se una religione, qualsiasi essa sia, diventa l’ideologia fondamentale di uno Stato, i valori democratici sono minacciati. Certo, oggigiorno, bisogna ammettere che l’Islam aspira a questo ruolo più di altre religioni”.
D. Secondo il capo dell’intelligence interna, Patrick Calvar, la Francia potrebbe presto ritrovarsi sull’orlo di una “guerra civile” che coinvolgerebbe soprattutto i musulmani. Lei che ne pensa?
“Non mi sembra una previsione molto realista. Ma è chiaro che ci sono estremisti da ambo le parti che aspirano a questo scenario. E chissà chi la spunterà”.
D. Il multiculturalismo è ancora un sistema sociale realistico?
“Certo, è lo stato naturale di tutte le culture. La xenofobia, le pulsioni sull’identità tradizionale non sono destinate a durare. Una cultura che non cambia è una cultura morta”.
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