Riccardo Petrella: La tragedia dell’utilitarismo. Il caso dell’acqua, diritto umano e bene comune pubblico

| 15 Giugno 2016 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo il testo di Riccardo Petrella di prossima pubblicazione in un libro curato da  Roberto Louvin che nel 2014 ha sostituito Stefano Rodotà alla presidenza dell’ International University College di Torino.

 

1. Introduzione. Il muro

Come spiegare l’impasse nella quale si trovano le azioni di salvaguardia e di promozione dei diritti umani e dei beni comuni pubblici, in questo caso l’acqua, di fronte alla massiccia e continua opera di demolizione della società dei diritti, dello Stato del Welfare e dei principi costituzionali di ugugalianza, giustizia, solidarietà, fraternità, libertà ? Si ha l’impressione che siamo davanti ad un muro che non consente di avanzare verso l’obiettivo maggiore del diritto alla vita per tutti gli abitanti della Terra. Noi esseri umani siamo vicini agli 8 miliardi di persone. Di recente,  uno studio di due ricercatori olandesi pubblicato in Science (n° febbraio 2016) ha dimostrato che 4 miliardi (4 mila milioni)  di esseri umani vivono in condizioni di grave carenza d’acqua (quindi, in cattivissime condizioni di vita). (1)  inoltre, coloro  che vivono  in situazioni  di acqua disponibile ed accessibile sperimentano crescenti difficoltà ad accedere ad un’acqua buona per usi umani a causa della sua rarefazione,  specie economica : sia perché le fonti idriche provvedono acque sempre più contaminate ed  inquinate per cui « chi puo’ » compera, per bere, acqua minerale inbittiglia al posto dell’acqua potabile del rubinetto, sia perché la  priorità d’uso è, de facto,  data all’irrigazione, alla produzione di energia (idro- eletricità), alle attività turistiche (caso, fra altri,  dei paesi del Mediterraneo sud). Infine sta aumentando dappertutto il numero di persone che subiscono l’interruzione dell’erogazione idrica perché morosi o insolventi (causa impoverimento).

I bilanci di un periodo o di un’epoca sono essenziali  per tentare di capire cosa è successo, perché e come. La tesi sostenuta in questo breve saggio è la seguente : figlio delle concezioni marginaliste dell’economia capitalista di mercato, il muro di cui sopra è un prodotto sociale su scala mondiale della visione utilitarista che ha dominato le scelte politiche e le pratiche socioeconomiche delle nuove tecno-oligarchie giunte al potere negli anni ’80. Queste  hanno fatto della tecnologia e della finanza  globalizzate  gli strumenti di una nuova lotta di classe tra arricchiti ed impoveriti, tra « vecchi » e « nuovi » agricoltori, operari, impiegati pubblici e privati, senza risparmiare le « vecchie » borghesie locali. Hanno intensificato la lotta tra i poteri oligarchici ed il potere del popolo, dei popoli. Esse hanno ritrasformato il mondo in teatro di guerre per le risorse del pianeta e  di lotta tra violenza e giustizia, dominio e cooperazione. Come sostenuto da Warren  Buffet (2), la nuova lotta di classe è stata per il momento vinta dal capitale . Vincendo sul  lavoro, il capitale ha pero’ aperto una lotta ancora più globale. Oramai è chiaro : le battaglie che oppongono attualmente le grandi società globali dell’industria agro-chimica e farmaceutica per il dominio sull’industria della vita, dimostra che la sfida mondiale è diventata la lotta degli abitanti della Terra contro la pretesa delle tecno-oligarchie del capitale di essere  proprietarie (« i signori ») della vita del pianeta e quindi dell’acqua, dell’aria, del sole, delle sementi, della conoscenza, della salute, dell’alimentazione, dell’alloggio, della città.

Procedero’ in tre tappe. Nella prima, richiamero’ succintamente i contenuti essenziali delle principali concezioni dell’acqua. Nella seconda esaminero’ in dettaglio i principi fondatori della concezione utilitarista e le corrispondenti scelte strategiche operate dalle tecno-oligarchie europee e mondiali. Nella terza tappa finale, esporro’ alla critica dei lettori alcune proposte miranti ad abbattere il muro.

 

2. Le principali concezioni dell’acqua

E’ possibile identificare quattro principali concezioni dell’acqua :

–      la concezione naturalista

–      la concezione sacrale

–      la concezione politico-integrale

–      la concezionne utilitarista

La concezione naturalista vede l’acqua a partire dal vissuto quotidiano : il mare, gli oceani, la pioggia, i fiumi, i laghi, le sorgenti, i pozzi, le inondazioni, la siccità. Il suo immaginario dell’acqua è realista e mitico. L’acqua  è  fonte di vita : per bere, lavarsi, l’igiene, l’agricoltura, l’alimentazione, la salute, l’energia, le attività industriali, il divertimento. Ma anche fonte di morte : inondazioni, siccità, pioggie devastanti, acqua inquinata, contaminata. Specie in tempi piuttosto lontani, allorché le conoscenze degli esseri umani sulla vita erano limitate, l’approccio naturalista ha alimentato una visione dell’acqua fondata sull’ignoto, il non conosciuto, il mistero. Il che ha permesso a fantasiosi, stregoni, maghi ma anche poeti e narratori di assimilare l’acqua a forme di vita mitiche, surnaturali . Queste visioni non sono del tutto scomparse ai tempi nostri. Hanno preso nuove forme alimentate, talvolta,   dalle stesse conoscenze avanzate acquisite nel frattempo sulla materia, l’energia, il vivente.

Nella visioine sviluppata ai giorni nostri dall’ecologia, specie la « deep ecology », la natura è vista come un organismo vivente globale , in sé, integrante tutte le forme di via  conosciute. E’ Gaia, il mondo di Gaia (3) In questo contesto l’acqua è « il sangue della Terra » ed i corsi d’acqua le arterie e le vene visibilii. L’originalità e l’importanza di questa visione naturalista organica è che essa ha spinto le società umane a familiarizzarsi con immaginari ed approcci, anche  scientifici, holisitici e globali della questione della vita e della terra. Da qui, il paradigma dell’interdipendenza e dell’intégrità delle  specie viventi diventato un elmento forte d’ispirazione e di guida per le politiche di valorizzazione delle risorse del pianeta nel rispetto della biodiversità, di cui l’acqua è elemento determinante.

La concezione sacrale è legata alle concezioni religiose ed alle visioni spirituali della vita e del mondo. In tutte le società umane, la sacralità della vita e dell’acqua ha svolto un ruolo fondamentale nel divenire dell’umanità. Il suo apporto specifico risiede nel legame stretto ch’essa stabilisce tra la sacralità della vita e l’acqua in quanto espressione emblematica della vita. L’acqua  è sacra perche la vita è sacra. Come tale, l’acqua deve essere salvaguardata, curata, protetta, rispettata . La divininizzazione delle acque anche come luoghi privilegiati della sacralizzzazione della vita (i momenti della nascita, dell’entrata come membro di una comunità, della purificazione, dell’accoglienza, dell’aiuto reciproco, della morte…) non è un accidente folkloristico.

Anche la concezione politico-ingegrale è, per definizione, holistica, globale. Essa parte da una visione integrata (socio-culturale, economica, e politica ). Formatasi soprattutto grazie  alle conoscenze più precise, a partire dal XVII e XVIII secolo, nei vari campi della vita (salute, alimentazione….) ed anche ai progressi realizzati sul  piano dei  principi umani e sociali (giustizia, uguaglianza, democrazia, diritti individuali e colletivi, diritti dei popoli,) la concezione politico-integrale é strettamten legata alla storia ed alle dinamiche delle società umane, in particolare, delle « comunità umane » di base. L’acqua é vista come una sorgente di vita  del proprio luogo di vita (il villaggio, la comunità montana, il territorio, la nazione). Malgrado essa sia anche fonte  di dispute e di conflitti all’interno della stessa comunità, la concezione politico-integrale percepisce l’acqua come un bene comune, essenziale e necessario per tutti i membri della comunità . Per questo , occorre fissare le regole relative ai  regimi  di proprietà, di uso e di condivisione delle acque, nel rispetto dei diritti all’acqua per tutti,  al fine di garantire il suo  equo accesso a tutti senza portare pregiudizio all’interesse collettivo della comunità. Non soprendre, pertanto, che in questa concezione grande enfasi sia  messa sulla  priorità della  regolazione politica, sulla sicurezza idrica comune, e fino ad oggi, sulla sovranità nazionale idrica come strumento di garanzia per la sicurezza.

Volendo utilizzare un linguaggio più letterario, si potrebbe dire che la terza concezione rappresenta una  forma di laicizzazione della sacralità della vita e dell’acqua. Contrariamente alla sacralità dell’acqua d’origine divina, religiosa, la sacralizzazione laica dell’acqua esprime la sacralità dei diritti umani universali. Una sacralità dell’acqua finalmente consacrata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 28 luglio 2010 che stipula che « l’accesso all’acqua potabile ed alla sanitazione è un diritto umano ». (4)  Inoltre, la sacralizzazione laica dell’acqua si traduce nel principio che l’acqua è un bene comune pubblico e  che, come tale, deve essere governata nella sua intégrità e globalità dai poteri pubblici e sotto la loro diretta responsabilità anche finanziaria. In questa visione, per quanto riguarda la concretizzazione del diritto all’acqua per tutti (misurato in 50 litri giornalieri per persona secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute e l’UNICEF) si fa riferimento  al principio di «  gratuità del diritto» dove per « gratuità » s’intende specificamente non l’assenza di costi ma la presa a carico da parte della collettività ,via la fiscalità ed altri strumenti pubblici, dei costi, anche monetari, connessi alla concretizzazione del diritto.

La concezione utiltarista è, infine legata all’affermazione dei principi e delle finalità dell’economia capitalista di mercato. La centralità dell’utilità è diventata, nelle sue formulazioni attuali,  il paradigma dell’economia dominante  soprattutto a partire dagli anni ’70. I dibattiti politici che, nel XIX secolo,  divisero molti paesi europei tra loro ed al loro interno sulle questioni del  regime pubblico o  regime privatista di governo di molti beni e servizi d’interesse collettivo ed essenziali per la vita, provano che la concezione utilitarista fu molto presente, anche prima dell’avvento delle  tesi marginaliste,  agli inizi delle lotte tra socialismo e capitalismo.  E’, pero’,  nella fase del capitalismo globalizzante e dello smantellamento dello Stato del welfare negli anni ’70 che la concezione utilitarista riesce ad affermarsi per diventare la concezione predominante presso le classi dirigenti mondiali.

 

3. Il predominio della concenzione utiliitarista. La costruzione del muro.

Il fondamento teorico, idéologico, della concezione utilitarista sta nella tesi che il valore di un bene, di un servizio, di ogni cosa è strettamente legato al binomio rarità/utilità. Da qui  il principio – elemento chiave del marginalismo- che  il valore di un bene diminuisce con la quantità disponibile. Più il bene  è raro , più esso ha valore. Pertanto, più un bene è utile ed è richiesto, più il suo valore aumenta ed il prezzo di mercato ne dà la misura.

Contrariamente alle tesi dell’economia detta classica che ha cercato di definire il valore dei beni sulla base di elementi soggettivi (la terra, le risorse naturali , il lavoro incorportato nei prodotti…,) la svolta introdotta dal marginalismo sta nell’aver messo l’accento su elementi soggettivi (i bisogni individuali, le preferenze e le scelte personali, i desideri , i comportamenti degli investitori, dei consumatori, delle autorità pubbliche…). Cosi facendo i promotori del marginalismo hanno dato forza non solo alle politiche  di esaltazione del ruolo del mercato e dei meccasnismi di domanda/offerta, ma anche alle strategie di rarefazione dei beni da parte dei detentori di capitali come mezzo per aumentare il valore (e , quindi , i profitti) delle imprese da loro possedute e/o controllate. (5)

Come illustrato dalla figura 1, il ciclo socio-economico e politico dell’acqua secondo la concezione utilitarista comincia con la visione dell’acqua considerata essenzialmente come una risorsa naturale vitale d’importanza strategica  per l’economia e la crescita economica.  E’ cosi che è definita l’acqua nei primi documenti della Banca Mondiale e dell’ONU in occasione della prima conferenza internazionale dell’ONU sull’acqua del 1977 a Rio de la Plata. (6) Questa condusse alla proclamazione del « Decennio internazionale per l’acqua dell’ONU 1981-91 » il cui obiettivo fu di promuovere l’accesso all’acqua potabile per tutti. Nulla di cio’ avvenne, e nemmeno nel 2000 e  nel 2015, date previste successivamente dalla Banca mondiale e dall’ONU per il raggiungimento dell’obiettivo. La data  è stata ora spostata al 2030…. !

Possiamo datare l’affermazione del dominio della concezione utilitarista all’inizio degli anni ’90, e precisamente nel 1992, anno simbolicamente importante (500° anniversario della « scoperta » e « conquista coloniale » del « Nuovo Mondo »). Quell’anno, l’ONU organizzo’ in America latina, a Rio de Janeiro, il Primo Vertice Mondiale della Terra, con lo scopo di  lanciare una riflessione  frontale a 360 gradi  sul divenire della Terra e tentare di gettare le basi per un’azione globale integrata fra tutti gli Stati della Terra per risolvere i problemi comuni. Un’opportunità da non mancare e per i gruppi dominanti e per tutti coloro che da anni lottavano per un mondo migliore.

Non tutto cio’ che venne fuori da Rio’92 fu rosa né nero. Fra i risultati positivi certamente un posto di rilievo occupa l’approvazione delle Agende Locali 21, la Convenzione sulla Deforestazione e la Desertificazione, l’accordo sulla Biodiversità e la costituzione delllo GIEC (in materia di cambiamento climatico).

Per il resto, ed in particolare per l’acqua (malgrado le numerose pagine ad essa dedicate nel capitolo 18 dell’Agenda 21), il bilancio è negativo. In effetti, in occasione della conferenza internazionale sull’acqua organizzata a Dublino dall’ONU in aprile 1992 in preparazione  di Rio’92, è stato messo nero su bianco, per la prima volta nella storia della comunità internazionale, il principo fondativo che l’acqua deve essere considerata essenzialmente come un bene économico (il cosidetto « terzo principio di Dublino »).(6) In  una economia capitalista di mercato, un bene economico, è definito, secondo l’americano Paul Samuelson (lo scrisse nel 1950),  Premio Nobel per l’economia nel 1970, da due caratteristiche principali : la rivalità e l’esclusione. Queste ne fanno un bene prettamente privato, differente  da un bene pubblico.  L’acqua, si è affermato, non sfugge al criterio di rivalità : tutti tendono ad appropriarsi delle risorse idriche ed ad utilizzarle per i propri bisogni vitali, cio’ facendo ne escludono l’accesso e l’uso agli altri (rivali).  Da qui i conflitti tra agricoltori e popolazionni urbane, tra usi domestici ed usi industriali, tra territori, tra Stati appartenenti allo stesso bacino idrografico che vede in conflitto permanente gli Stati a monte e quelli a valle. Il    “terzo principio di Dublino” fu adottato senza difficoltà al Primo Vertice della Terra. A Rio’92,  i gruppi dominanti  spinsero il chiodo, sempre più largo,  ancor più in profondità insistendo con forza sul fatto che l’acqua è un bene economico divisibile appartenente al mondo dei bisogni vitali. Ora, i bisogni sono individuali e collettivi e possono variare nel tempo e nello spazio. Esprimono preferenze ed utilità differenti e si affermano, sovente, sotto forma di interessi.  Pertanto, in questo quadro, l’acqua  non puo’ essere oggetto di un  diritto umano : questo é indivisibile, universale, non varia nel tempo e nello spazio. Iil diritto all’acqua potabile è lo stesso fra 100 anni, non puo’ far parte di un menu à la carte. Non riflette interessi specifici o generali. Il concetto di interesse e di utilità non si applica ai diritti umani.  Nel mercato non vi sono diritti , salvo quello della proprietà privata e della libertà di commercio.

Su questa base, i lavori di Rio’92 sull’acqua furono soprattutto concentrati sui probliemi della « gestione delle risorse idriche » al fine di renderla più efficiente, efficace ed economica. Temi di grande importanza per tutti ma soprattutto agli occhi dei gruppi sociali detentori di capitali e dei gestori delle imprese attive nel settore idrico. A Rio, particolare attenzione fu data alle questioni del valore di scambio come  criterio discriminante per misurare l’utilità, la desirabilità e la a rarità delle risorse idriche. Si comincio’ cosi a parlare di water pricing (dare un prezzo all’acqua), di valuing water (dare un valore economico all’acqua) e di nature pricing (dare un prezzo alla natura). Il primo Vertice della Terra ha largamente contribuito a dare legittimità internazioanle ad una visione industrialista e tecnofinanziaria  della gestione idrica. (7) I temi menzionati  saranno ripresi e « sistematizzati »   nel 2002 al Secondo Vertice Mondiale della Terra (Rio+10) a Johannesbourg, per essere inclusi  come elementi chiave della politica mondiale dell’acqua nella risoluzione finale del Terzo Vertice della Terra tenutosi nel 2012 a Rio (Rio+20). Rio+20  ha effettivamente consacrato la monetizzazione della natura come principio strumentale  al servizio di cio’ che i dominanti hanno proposto come gli Obiettivi dello Sviluppo Durevole 2030 (« solennemente » confermato nel settembre 2015 a Vienna dall’Assemblea Generale Straordinaria dell’ONU sullo Sviluppo Durevole).

Non è un caso, dunque , che la Banca  Mondiale rende pubblica nel 1993 la sua bibbia sulla « Gestione Integrata delle Risorse Idriche » (GIRE, diventata famosa sotto l’acronimo inglese IWRM– Integrated Water Resources Management). (8)  Il « manuale » della BM riprende tutto quanto affermato a Rio’92 insistendo su quattro  punti in particolare : a) la gestione della risorsa idrica deve partire dal fatto che il valore dell’acqua  (bene e servizio) nasce nel ed è definito dal mercato, ai costi di mercato. Il valore dell’acqua non sta nella sua valenza per il diritto  alla vita, nè  unicamente nel valore di uso, ma essenzialmente nel valore di scambio. Pertanto il meccanismo principale di funzionamento del sistema  è il mercato, per cui è primordiale procedere alla totale liberalizzazione dei mercati dell’acqua ; b) il pilastro principale  dell’architettura della GIRE è la  fissazione di un prezzo dell’acqua ai costi di mercato basato sul principio del recupero dei costi totali, . compresa la remunerazione del capitale investito (profitto) (full cost recovery principle). Si tratta di un passaggio d’importanza cruciale : la fattura dell’acqua deve essere pagata dal consumatore. Altrimenti detto, anche se c’è un riconoscimento del diritto umano all’acqua, esso comporta dei costi per cui tocca al » consumatore » di pagare il prezzo corrispondente, in quanto beneficiario dell’utilità che egli tira dall’accesso e l’uso dell’acqua potabile e del trattamento delle acque reflue. Niente accesso all’acqua se non si paga ; c) l’attore principale della gestione non puo’ essere che l’impresa privata competitiva, capace di utilizzare i capitali disponibili nella maniera la piu innovativa sul piano tecnologico ( la tecnologia come motore della politica di gestione) e la più redditizia sul piano finanziario  (primato della logica finanzairia). A tal fine,  il partenariato pubblico privato (PPP) deve essere alla base dell’ingegneria finanziaria della GIRE ; d) la gestione delle risorse idriche deve fondarsi sulla partecipazione attiva di tutti i portatori d’interesse (stakeholders). Messi insieme questi elementi permetteranno, secondo gli autori della bibbia, una buona governanza dell’acqua. E cosi, il concetto di governanza, usato originariamente per valutare positivamente la gestione di fondi d’investimento è allargato al campo della politica dell’acqua al posto di quello di governo. Come sappiamo, il termine di governo, in particolare di governo dell’economia, di governo mondiale,  è in via d’estinzione : i dirigenti dell’economia dominante sono riusciti ad imporre il termine di governanza da loro preferito perché in economia come a livello mondiale,  altro non è che la privatizzazione del potere politico. (9)

Come l’esperienza degli ultimi venti anni dimostra, si tratta di elementi  strettamente connessi che formano un blocco unico, la concezione utilitarista dell’acqua, il blocco costitutivo di base del muro – che possiamo ora chiamare « il muro utilitarista »  di cui le forze in lotta per il diritto umano all’acqua e l’acqua bene comune pubblico non sono riuscite ad impedire la costruzione ed il consolidamento, anche se non sono mancate conquiste e risultati importanti in diversi paesi Bolivia, Ecuador, Venezuela Paaraguay, Brasile, Italia,Francia, Germania…) e su scala mondiile (risoluzione ONU sul diritto umano).

A partire deal 1994 le storie che seguono rappresentano storie dell’innalzamento  e del consolidamento del muro e storie di perseguimento coraggioso, senza sosta,  delle lotte per l’acqua contro la sua mercificazione, monetizzazione, privatizzazione, finanziarizzazione.

L’Italia, con l’approvazione della nuova legge nazionale sull’acqua – la legge Galli – del 1994 è il primo paese a mettersi in riga conformemente alla bibbia della BM. E’ la prima legge nazionale del mondo occidentale che introduce il » full cost recovery principle ». e parla di scelte in favore di una gestione industriale delle acque  efficiente , efficace e economica.

L’anno 2000 si rivela un anno decisivo : la concezione utilitarista si afferma  in tutta la sua potenza, diventa il paradigma globale senza concorrenti. Almeno per quattro avvenimenti. Primo, l’approvazione da parte dell’Unione europea della Direttiva Quadro Europea sull’acqua (DQE-Acqua). Con questa Direttiva, (10),  la bibbia della GIRE è istituzionalmente consacrata a livello di 27 paesi  e diventa la guida « costituzionale » della politica europea dell’acqua. Come sappiamo, modificare radicalmente una direttiva quadro europea è un’opera titanica. Una volta approvata, gli Europei sanno che l’avranno con loro per decenni ! Inoltre, è tutta l’Unione Europa che aderisce alla concezione utilitarista. Non  è il risultato di solo alcuni lupi cattivi. Il fatto ha un peso politico notevole per i  governi e le imprese  degli altri  continenti. Non dimentichiamo che i principali  padri e madri della DQE-Acqua  sono stati  i governi e le lobbies delle grandi compagnie europee dell’acqua (in particolare francesi, inglesi, spagnole, tedesche……) che figurano tutte tra le prime dieci compagnie mondiali dell’acqua. Non c’è  da stupirsi se esse abbiano cercato e cerchino di esportare il loro modello di gestione dell’acqua nel resto del mondo, con la complicità della Banca Mondiale. A questo proposito ,  uno dei punti forti della bibbia GIRE è che, dal 1993, la Banca Mondiale ha introdotto la clausola della condizionalità per la concessione di prestiti per interventi nel settore dell’acqua. Se uno Stato desidera dei prestiti per la costruzione di un sistema idrico moderno nel suo paese  la BM li concede a condizione che esso proceda alla privatizzazione integrale del settore idrico  ed applichi i principi della GIRE. L’uso « ricattatorio » dell’acqua non è monopolio esclusivo  della BM. Citiamo l’ultimo esempio più recente : l’obbligo imposto alla Grecia da parte della Troika di privatizzare i servizi idrici della città di Tesssalonica per ottemperare ai requisiti richiesti dai sogggetti creditori.

Secondo avvenimento. Il segretariato generale dell’ONU, spinto dalla necessità di fondi, firma il Global Compact (L’accordo globale) con la società civile, soprattutto con le grandi imprese multinazionali private che da tempo rivendicavano di essere associate alle varie attività dell’ONU (e non solo delle sue agenzie specializzate).  L’ingresso formale delle multinazionali nei processi  dell’ONU  è apertamente sostenuto da  molti Stati , specie da quelli che hanno operato nei lroo paesi  la privatizzazione di molti settori un tempo pubblici. In pochi anni , le multinazionali occupano sempre di più il terreno tanto che nel caso dell’acqua,  l’ONU decide nel 2007 nell’ambito del Global Compact, di affidare alle imprese multinazionali il compito di redigere la proposta per una piano mondiale dell’acqua da sottomettere al Forum Mondiale dell’Acqua del 2009 a Istanbul. (11)  No comment !.

Terzo. Nel 2000 si tiene a l’Aia il secondo Forum mondiale dell’Acqua organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, organismo privato creato nel 1996 dalle grandi imprese private dell’acqua con il sostegno della Banca Mondiale. Non solo il Forum riafferma l’adesione totale alla bibbia GIRE (del tutto naturale !) ed in particolare al principio del prezzo dell’acqua e che l’accesso all’acqua comporta che tutti devono pagare l’acqua ad un « prezzo abbordabile », ma riesce ad ottenere che a conclusione del Forum si tenga una Conférenza ministeriale di tutti i ministri dell’ambiente, responsabili del settore acqua, la quale anch’essa non fa altro che approvare i principi cardini della concezione utilitarista, mai più messi in discussione dai successivi Forums, l’ultimo dei quali si é tenuto in Corea nel 2015. Da aggiungere che il Forum (circa 30 a 40 mila partecipanti ) è pervenuto ad essere considerato, anche da parte dell’ONU, il principale incontro mondiale in materia d’acqua.

Quarto avvenimento, infine.  La banca svizzera privata, Pictet, crea il primo fondo internazionale d’investimento privato nel settore dell’acqua, quotato in Borsa. Inizia l’era della finanziarizzazione capitalista mondiale. Essa è rapida e potente : i fondi d’investimento « blu » si moltiplicano come funghi, nascono numerosi indici borsistici specializzati nel settore dell’acqua. Gli analisti finanziari parlanto dell’acqua come « the ultimate commodity » (12).

La grande fase di innalzamento e consolidamento del muro si conclude nel 2002 e nel 2003.  Nel 2002, è lo stesso Consiglio dei diritti umani dell’ONU a Ginevra che con la sua « Osservazione generale 15 » avalla le tesi sul necessario ed indispensabile pagamento dell’acqua ad un prezzo abbordabile in funzione dell’uso e della sua quantita. (13) L’organismo  onusiano ha cosi consacrato un’inversione di cultura, di concezione della vita e dei diritti. Anziché mantenere la pratica introdotta dallo Stato del welfare secondo la quale incombe alla collettività, via la fiscatià generale e specifica, di garantire la copertura dei costi del diritto umano all’acqua, esso ha sposato la legittimità dell’obbligo del pagamento di un prezzo. In detto contesto,  il diritto umano all’acqua potabile lascia il campo dei rapporti pubblici di rispetto  e di responabilità tra  la comunità umana (le collettività locali, lo Stato, comunità sovranazionanli, la comunità mondiale) ed i cittadini, secondo regole vincolanti per tutti, per entrare nel campo delle relazioni contrattuali di natura privata e mercantile tra fornitori di beni e di servizi e utilizzatori/clienti. Ogni idea di diritto (e quindi di pbbligo collettivo) è sostituita dall’idea di utilità (e quindi di preferenze personali).

Approfittando della grande porta aperta dal Consiglioi dei diritti  umani dell’ONU, i partecipanti alla conferenza internazionale dell’ONU sul finanziamento dell’acqua nel mondo a Monterey nel 2003, hanno facile gioco per imporre definitivamente il principio che tocca al mondo della finanza  privata e pubblica, sulla base di partenariati pubblico privato,di trovare i dispositivi e gli ingegni appropriati per garantire il finanziamento più redditizio in sostegno della governanza mondiale e della gestione delle risorse idriche efficiente, efficace ed economica.(14)

Tempo e spazio mancanti, debbo tralasciare il riferimento a tanti altri fatti e processi utili per  capire come e perché la lotta contro il muro non ha impedito la sua costruzione ed il suo consolidamento e cio’ malgrado la grande conquista rappresentata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazionni Unite del 2010 sul diritto umano all’acqua.  In realtà, è successo anche quanto è accaduto ai risultati dei referendums di giugno 2011. Formalmente, i gruppi dominanti hanno adottato la strategia « dolce » : far dimenticare l’esistenza della risoluzione, tentare di non menzionarla nei documenti ufficiali delll’ONU e farla cosi scivolare negli interrati dei documenti archiviati. Sostanzailmente, invece, hanno rinforzato le loro tesi sul fatto che l’accesso all’acqua, indipendentemente dal riconoscimento del diritto, deve essere pagato come sono riusciti a fare per tanti altri diritti (diritto alla casa, all’alimentazione, alla salute…). L’acqua costa, hanno ricominciato a gridare da  tutti i tetti delle città. L’acqua è preziosa, sta diventando rara, « il consumatore » deve pagare la fattura ddell’acqua ad un prezzo abbordabile.

Il principio del pagamento di un prezzo abbordabile accoppiato all’introduzione di dispositivi quali la tarifficazione sociale (abbassamento del prezzo e più grandi facilità di pagamennto per le famiglie povere) si impone dappertutto, diventa accettabile  anche in seno alle forze ociali in lotta per il diritto umano e l’acqua bene comune pubblico. Prova ne sono il  rapporto del Relatore speciale dell’ONU sul diritto  umano all’acqua potabile del 5 agosto 2015  (15) ed il rapporto d’iniziativa parlamentare  « I seguiti dati all’iniziativa dei cittadini europei Right2Water » del Parlamento europeo approvato l’8 settembre 2015. (16)

Il rapporto del Relatore speciale dell’ONU porta su « l’accessibilità economica all’acqua ». Il titolo la dice già lunga sulle scelte operate dal Relatore speciale. E, di fatto, il rapporto non mette in questione l’obbligo del pagamento di un prezzo abbordabile ma concentra il suo lavoro su una analisi comparativa molto dettagliata delle  molteplici forme assuntte dalla « tarifficazione sociale » nei vari paesi del mondo in favore delle popolazioni povere ed in stato di  difficoltà economiche.  Il suo scopo è di mettere in luce quelle forme che hanno permesso di raggiungere l’obiettivo in maniera più efficiente ed economica. Il Relatore speciale dell’ONU  dimentica di « ricordarsi » che il diritto umano all’acqua non è una questione  di politica sociale in favore dei poveri, ma che fa parte della politica dei diritti universali.

Il rapporto redatto dall’europarlamentare irlandese di sinistra la signora Boylan , centrato in partenza sul contributo dell’ICE « Right2Water » in quanto strumento o no di democrazia partecipata a livello européo, si rivela uno dei migliori documenti redatti dal Parlamento européo sulle problematiche del diritto all’acqua ed ai servizi igienico-sanitari, la gestione dei servizi idrici ed il mercato interno europeo, la politica estera e dello sviluppo dell’Unione europea nel settore dell’acqua,  Come la sua redattrice lo precisa fin dall’inizio, il rapporto costituisce un  nuovo tentativo da parte del Parlamento européo di spingere l’UE a definire e proporre  l’adozione di una politica chiara, precisa e corretta del diritto all’acqua  e, quindi, di una politica integrata delle acque europee ispirata alla giustizia sociale, la sostenibiità integrale e la partecipazione cittadina. Cosi, il rapporto Boylan invita la Commissione a riaffermare chiaramente l’importanza del diritto umano all’acqua e  riconoscere l’acqua come bene comune pubblico avente un valore fondammetale per tutti, e non come merce. Il rapporto si oppone alla sospensione dei servizi idrici per motivi d’insolvenza o di morosità considerando l’interruzione della fornitura dell’acqua una violazoine dei diritti umani. Denuncia l’ambiguità della Commissione che pretende di sostenere una posizione neutra a proposito del regime di proprietà  dell’acqua e dei servizi idrici, allorché la Direttiva Quadro Europea sull’acqua  impone chiaramente  (art.9) il principio della remunerazione del capitale investito generatore di profitto e che la Commissine cerca da anni d’imporre la sottomissione dei servizi idrici alle regole del mercato interno europeo liberalizzato. Il rapporto non dimentica di sottolineare che la politica dell’austerità perseguita dalla Commissione si è tradotta nell’imposizione  al Portogallo, all’Irlanda, alla Spagna, alla Grecia….della privatizzazione dei servivi idrici come condizione per il mantenimento del cosidetto « aiuto finanziario ». Il rapporto chiede che l’UE escluda sistematicamente l’acqua dagli accordi internazionali sul commercio e gli investimenti, che la proprietà pubblica dell’acqua sia salvaguardata e riaffermata , limitando il ricorso al settore privato unicamente a certe funzioni tecniche. Infine, esprime la preferenza per i partenariati pubblici-pubblici e non pubblico-privato, e dà la priorità alla gestione diretta da parte dei Comuni in una prospettiva favorevole allo sviluppo locale ed alla partecipazione dei cittadini. Riguardo il diritto all’acqua,  il rapporto riafferma con forza che il diritto non puo’ essere sottomesso e condizionato dalle logiche mercantili. Tuttavia, proprio sulla questione centrale del finanziamento dei costi del diritto anche il rapporto Boylan si ferma, non è riuscito ad andare più avanti  fino alla tesi dei costi presi a carico della collettività  via la fiscalità. Ii muro utilitarista è intervenuto, il tabu resta inviolato.  Boylan non mette in questione l’obbligo del pagamento di un prezzo abbordabile e « rientra » nella soluzione dell’accoppiata « prezzo abbordabile + tarifficazione sociale ». Ma il muro puo’ essere e  sarà abbattuto

 

4. E’ possibile abbattere il muro utilitarista.

La ragione del mio apparente « ottimismo volontarista… » sta nella tragedia della concezione utilitarista. Il muro ci dice che questa concezione ha raggiunto una forma elevata di potenza e resistenza. Ora, più la concezione utilitarista della vita si afferma e si universalizza  ed i processi di produzione, distribuzione e consumo delle risorse disponibili si intensificano al’insegna della predazione e dell’estrattivismo  totale, come sta accadendo non solo per l’acqua, più le scelte politiche ed economiche dei gruppi dominanti si traducono in processi di  devalorizzazione e distruzione della vita.

Penso anzitutto all’indice del « giorno del superamento » (OvershootDay) calcolato da alcuni anni dal Global Footprint Network . (17) Secondo l’impronta ecologica cosi misurata, nel 2015 gli abitanti della Terra (non tutti nella stessa proporzione, evidentemente) hanno consumato il capitale biotico di terra e di acqua al 13  agosto dell’anno. « Il giorno del superamento » era stato stimato nel 1984 al 21 novembre.  L’accellerazione  della predazione del pianeta è stata piuttosto elevata in venti anni . La logica utilitarista che pretede condurre all’ottimo  dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità della gestione delle risorse del pianeta genera la loro distruzione.

Penso, poi, in particolare,  alla drammatica riduzione in termini anche quantitativi della disponibilità di acqua qualitativamente buona per usi umani e della sua  accessibilità socio-economica . Secondo le richerche condotte in materia dall’UE, solo poco più del 50% delle acque europe sono nel 2015 in un buono stato ecologico. In proposito, i fatti di cronaca quotidiana  lasciano pensare che la percentuale delle acque qualitativamente buone sia ben inferiore al 50%. La situazione è peggiore in Africa, nel Medio Oriente, in Asia minore e e centrale, in Russia, in India, in Cina, negli Stati Uniti……

Penso anche alla degradazione  del suolo (deforestazione e desertificazione ) e conseguente diminuzione della biodiversità e della fertilità delle terrre coltivabili con previsioni catastrofiche riguardo la produzione e l’accesso  futuro ai tre cereali di base, (grano, riso, mais)

E penso, soprattutto, alle inuguaglizanze sociali ed alla possibile ulteriore  disaggregazione  delle comunità umane, non solo a livello  mondiale ma anche a livello locale, causate dall’economia dominante. Un solo esempio per dare il senso storico a questa affermazione. In previsione dei cambiamnenti idrici  che  sconvolgeranno nei prossimi decenni il nostro  pianeta a causa dei cambiamenti climatici, i Paesi Bassi (più di 12 milioni di abitanti)  hanno investito negli ultimi 15 anni centinaia  di miliardi di $ per la strategia detta di adattamento, cioè preparare il paese a vivere in una situazione di aumento del livello dei mari e prevedono di continuare ad investire altre centinaia nei prossimi 20 anni. E’ ragionevole credere che, in queste condizioni,  gli olandesi riusciranno a garantire la loro sicurezza di vita.  Molte zone del Bangladesh (180 milioni di persone) sono già sott’acqua. Il paese non ha potuto  investire un solo $ per la propria sicurezza futura. In caso di elevazione del livello del mare , l’intera popolazione  rischia di dover abbandonare il territorio. Dove andrà ?

La tragedia dell’utilitarismo sta proprio nella sua insostenibilità a causa della sua logica creatrice d’inuguaglianze profonde fra gli esseri umani ed i popoli di fronte alle condizioni di vita e di sicurezza di esistenza. Le inuguaglianze rendono inevitabile  la distruzione delle comunità umane e del  vivere insieme . L’utilitarismo conduce all’esaurimeto dei processi di  rigenerazione della grande « comunità di vita della Terra ».

La seconda ragione del mio « ottimismo » sta nel fatto che la storia anche recente ha dimostrato che un « piccolo «  popolo come la Bolivia  ha  potuto far approvare dall’Assemblea Generale dell’ONU la risoluzione sul diritto umano all’acqua malgrado l’opposizione dei principali paesi potenti del mondo a cominciare  dagli Stati Uniti ed il Regno Unito. Quando c’é volonta politica e determinazione è possibile ipotizzzare un cambiamento « radicale » anche se solo di una « parte » del sistema. Alla stessa conclusione si giunge pensando alla ripubblicizzazione effettiva dell’acqua a Napoli, sola grande città ad essere riuscita a realizzarla in conformità ai referendum del 2011. Malgrado l’avanzata demolizione dello Stato di diritto , è possibile che un’autorità giudiziaria, il tribunale di Limoges in Francia, pronunci una sentenza con la quale vieta perché illegale l’interruzione dell’erogazione dell’acqua potabile per motivi di morosità e d’insolvenza.

Altrimenti detto, è difficle arrestare un popolo in cammino per la difesa dei suoi diritti universali. Prenderà tempo e domanderà molte energie ma il muro cadrà, sarà abbattuto. Una prima difficoltà da superare è la debolezza dell’unione ed integrazione delle azioni condotte dalle organizzazioni di lotta per il diritto umano e l’acqua bene comune. Particolarmente in Europa, la situazione è preoccupante. Sono convinto che l’unione/integrazione delle varie azioni potrà farsi in Europa se la leva della mobilitazione è centrata sulla costituzione, e  in sostegno di essa, in seno al Parlamento europeo di un gruppo di parlamentari (una dozzina), in stretto collegamento con altri parlamentari nazionali e locali, convinti e decisi a far cambiare una serie di dispositivi europei d’importanza maggiore  per la politica dell’acqua. Il tema, per esempio, della qualità delle acqua potrebbe esssere il loro cavallo di battaglia. Penso, concretamente,ad una « European Parliamentarian  Plateform for the Right to Water Quality ».

A livello internazionale e mondiale,si dovrebbe approfittare dei prossimi due Forum Sociali Mondiali per (ri)lanciare la battaglia per sconfiggere l’egemonia ideologica dei gruppi dominanti (Forum Mondiale dell’Acqua, Global Compact, Global Water Partnership, World Economic Forum, Banca Mondiale, tecno-burocrazie onusiane, tecno-oligarchie europee, cinesi, indiane, americane…) e dare cosi spessore politico e valenza  socio-culturale mondiale alle indispensabili azioni dal basso sulle quali, pero’,  si sono oggi rannicchiate le forze di opposizione.

In effetti, una seconda difficoltà risiede nella diminuita autonomia di capacità utopica da parte degli alternativi al sistema. Sono convinto che è possibile recuperare l’autonomia soprattutto  in questo periodo in cui appare in tutta evidenza l’incapacità strutturale dei poteri dominanti di risolvere i problemi del mondo, in particolare dell’acqua, dalla salute, dell’alimen tazione, del lavoro nell’interesse di tutti gli abitanti della Terra e non solo per le poche centinaia di milioni di « benestanti ». Abbiamo a nostra disposizione un argomento fattuale di peso : l’assurdità evidente e l ’insostenibilità pratica  ddlla pretesa delle tecno-oligarchie dominanti legate al globocapitalismo mercantile, speculativo e predatore di diventare i proprietari della vita sul pianeta . La battaglia per la riappropriazione collettiva da parte dell’umanità della responsabilità della vita e, quindi, dell’acqua come bene comune pubblico mondiale , in alternativa all’appropriazione da parte del mercato e della finanza, puo’ essere la base dei processi di riconquista dell’autonomia utopica

 

 

 

1. Note bibliografiche

(1)         M.M Mekonnen & A.Y.Hoekstra, Four billion people facing severe water scarcity, Science , 12 feb 2016

(2)         Warren Buffet, noto e stimato finanziere, 2a persona più ricca al mondo dopo Bill Gates, ha dichiatato alcuni anni fa, « There’s a class warfare. All right, but it’s my class, the rich class, that’s making wars and we’re winning ».

(3)         L’ipotesi Gaia parte dall’idea della Terra come « sistema autoregolantesi ». Il suo autore è un fisico britannico, James Lovelock.

(4)         Ricordiamo che 11 Stati membri dell’Union europea dei 27 hanno votato contro la risoluzione.

(5)         Sulle tesi marginaliste e la loro influenza  sulle scelte politiche economiche degli ultimi quaranta anni vedere Riccardo Petrella, Au nom de l’humanité. L’audace mondiale, Editions Couleurs Livre, Bruxelles, pp. 106-122

(6)         Cfr, Dublin Declaration ln Water

(7)         Consiglio la visione del film documentario Banking Nature di Denis Delestrac e Sandrine Feydell, Icarus Films.   Il sottotitolo vale da solo « Or cashing in on the destruction of nature »

(8)         Interessante una analisi attualizzata dell’IWRM condivisa d lla BM in Water Blog : New approches in water resources management, in Water Resources and Economics, (vol13),  2016

(9)         Sulla governanza ed il PPP come due facce della stessa medaglia vedi Riccardo Petrella,  Una nuova narrazione del mondo, EMI, Bologna,2007

(10)     Cfr La Direttiva Quadro Europea sulle acque dell’UE, 2000/60/CE

(11)    Il CEO Water Mandate ha continutao a lavorare. Vedasi il suo ulitmo documento Two-Year Strategic Plan 2014-15, una breve ma forte ode al ruolo degli stakeholders ed al  legame tra le imprese private dell’acqua e gli obiettivi dell’Agenda dell’ONU Post- 2015

(12)    Cfr . Riccardo Petrella, Il capitalismo blu, Sezano Vr) Quaderni del Vivere insieme, 2011

(13)    Osservazione generale n° 15, 2002 del Connsiglio dei Diritti Umnai, Oniu, Ginevra

(14)    In tale occasione fu presentato ed approvato il « rapporto Camdessus », ex direttore generale del FMI, su « Finanziare l’acqua per tutti »

(15)    Rapporto del Relatore speciale dell’ONU sul diritto umano all’acqua, L’accessibilità economica  dell’acqua, 5 agosto 2015

(16)    Relazione sul seguito all’iniziativa dei cittadini europei. Relatrice Lynn Boylan, www.europarl.europa.eu

(17)      Sull’impronta ecologica, vedi Global Footprint Network, www.footprintnetwork.org

 

2.  Il ciclo socioeconomico dell’acqua

 

 

 

 

 

 

 

3. I processi di costruzione del muro utilitarista dell’acqua

1992 Terzo principio di Dublin

Primo Vertice Mondiale della Terra (Rio’92)

1993 Banca Mondiale, la bibbia dell’IWRM

1994 Italia, legge Galli sull’acqua

1996 Creazione del Consiglio Mondiale dell’Acqua e della

Rete internazionale dei bacini idrografici

1997 Primo Forum Mondiale dell’Acqua

2000 Direttiva Quadro Europea sull’Acqua, Forum Mondiale dell’Acqua a l’Aja

ONU – Global Compact, Primo fondo d’investimento privato sull’acqua /Pictet

2002 Secondo Vertice  Mondiale della Terra – Rio +10

«Osservazione generale 15», Consiglio diritti umani

2003 Conferenza ONU sul finanziamento dell’acqua.

2007 Global Compact / CEO WaterMandate

2010 Risoluzione ONU sul diritto umano all’acqua

2012 Terzo Vertice Mondiale sulla Terra  Rio+20, Commissione europea, « The Water Blueprint »

2013 Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) « Right2Water »

2015 Rapporto del Relatore speciale diritti umani sull’ « accessibilità economica dell’acqua »

Parlamento europeo,  Rapporto Boylan

ONU, Agenda Post-2015

 

Category: Ambiente, Dichiariamo illegale la povertà, Economia, Osservatorio internazionale

About Riccardo Petrella: Riccardo Petrella .Presidente dell'Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell'Acqua a Bruxelles, è professore emerito dell'Università Cattolica di Lovanio (Belgio) dove ha insegnato "mondializzazione". E' promotore dell'Università del Bene Comune a Verona con la quale ha lanciato nel 2012 in Italia insieme a numerose organizzazioni l'iniziativa internazionale "Dichiariamo illegale la povertà - Banning poverty 2018". E' considerato il pioniere dell'acqua pubblica in Europa da cui è nato il movimento dell'Acqua Bene Comune in Italia. Fra i principali esponenti dell'altermondialismo ha creato nel 1991 il Gruppo di Lisbona, il cui rapporto "Limiti alla competitività" è stato tradotto in 12 lingue. Ha insegnato Ecologia umana all'Accademia di Architettura a Mendrisio (Svizzera). Attualmente sta coordinando la campagna "Dichiariamo illegale la povertà", alla quale la rivista «Inchiesta» aderisce attivamente ed è candidato per la Circoscrizione Nord Est per la Lista Un altra Europa per Tsipras.

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