Ugo Mattei: Ora possiamo ricominciare a tessere la tela
DOSSIER DOPO ELEZIONI 26. Pubblichiamo da Il Manifesto ell’8 marzo 2013
Scongiurato l’asse Bersani-Monti, con il M5S si può parlare di beni comuni, decrescita, riconversione ecologica. Posso dire che sono contento di come sono andate le elezioni?
Abbiamo scongiurato il peggio, ossia un’alleanza fra Bersani e Monti per fare le “riforme”. Abbiamo portato in parlamento una quarantina di compagni di Sel, ristabilendo un po’ di buona sinistra alla camera e al senato, cosa che nei fatti ha dato ragione alla tattica di Vendola che dovremmo ringraziare invece che sbeffeggiare facendo sempre i duri e i puri. Li volevamo i parlamentari di sinistra? Certo non era pensabile prenderli con un abbraccio letale col giustizialismo. Rivoluzione Civile e la coorte di micro-organizzazioni politiche che la sorreggevano ha fatto la fine meritata. Tutti questi sono buoni risultati per una strategia che voglia ripartire su idee e programmi ecologisti, innovativi capaci di declinare i beni comuni.
Grazie al porcellum, e comunque alla perdita di quasi sette milioni di voti, Berlusconi ha perso moltissimi seggi che sono occupati dal Pd. Siccome io non penso che siano tutti uguali, anche questa è una buona notizia. La “strana maggioranza”, asse portante del “riformismo neoliberale”, ha perso oltre dieci milioni di voti e Monti è stato ridotto all’irrilevanza politica. Mantenerlo a palazzo Chigi sarebbe un nuovo golpe bianco a firma Giorgio Napolitano. L’Italia ha votato contro il riformismo neoliberale imposto dalla Merkel e da altre interessate cancellerie internazionali. Possiamo aggiungere, fra le buone notizie, l’uscita di scena di Fini e di altri imbarazzanti figuri.
Poi abbiamo una ventata di novità che viene dal M5S, volti nuovi, giovani, diversi, che restituiranno un mucchio di soldi, un piccolo grande buon esempio, come quello dato in Sicilia. Con M5S entra in parlamento sicuramente molta inesperienza ma anche molta “decrescita felice”, il solo programma politico degno di questo nome (poi possiamo chiamarlo riconversione ecologica, bene-comunismo o come preferiamo) nell’attuale emergenza economica. Possiamo finalmente ricominciare a tessere la tela che avevamo cominciato con i referendum sull’acqua e contro il nucleare e che Napolitano aveva brutalmente spezzato dando l’incarico a Monti.
Ci siamo liberati dell’ideologia della governabilità, nonostante l’imponente apparato mediatico che continua a stare in campo a suo sostegno. La governabilità, ben dovremmo averlo capito, altro non è che la versione più brutale della governamentalità foucoltiana in epoca del pensiero unico. L’Europa ci chiede di essere governati da un commissario che dissangua, in modo del tutto incostituzionale, un popolo reso impotente economicamente dalla perdita della sovranità monetaria. Lo spread e i mercati si infuriano, ma sappiamo benissimo che l’Italia è un paese solido e che i Btp, finita la buriana, ricominceranno ad aumentare di valore se sapremo muovere passi nella direzione giusta. Dobbiamo stare lontano dalle contro-riforme neoliberali e muoverci nella direzione di un’economia più localizzata e meno dipendente dall’ansia da prestazione della competitività a tutti i costi, perché è l’Europa dei tecnocrati ad aver bisogno di noi molto più di quanto noi abbiam bisogno di loro. Molto meglio smettere di svenderci e pensare a metter in circolazione nuova moneta su cui si possa ristabilire una sovranità. In economia servono l’audit sul debito e la reintroduzione fisica di una “lira parallela” per i prodotti made in Italy.
Il fronte riformista neoliberale sarà così terrorizzato di tornare al voto, che sarà pronto a qualunque cosa. Ma non è pensabile che la sospensione della democrazia possa reggere ancora a lungo ed è del tutto ingenuo pensare che M5S possa fare un accordo in questa fase. Forse finalmente, se adeguatamente spinto dalle nostre piazze, il Parlamento potrà fare qualche legge nella direzione giusta e non soltanto ratificare quanto deciso altrove. Avremo forse un monocolore Pd che andrà a cercare i voti in Parlamento. Bersani dovrà allora pentirsi di aver scritto la prefazione al delirante pamphlet Si-Tav del senatore Stefano Esposito. La Tav si allontana e non escludo sorprese sul fronte degli F35…
Avremo la possibilità di lavorare tanto e bene fuori dal parlamento e il nostro futuro nuovamente potrà dipendere un po’ da noi che amiamo fare politica. Faremo proposte di legge (abbiamo già cominciato al Teatro Valle con la riapertura della Commissione Rodotà) e la debolezza del governo sarà la nostra forza. Del resto, anche per la nostra economia, è meglio un governo debole che uno brutale che la saccheggia. Forse riusciremo a votare un Presidente della repubblica un po’ meno triste rispetto a quanto ci avrebbe propinato Bersani se fosse dipeso da lui (ricordate quando cercava di convincere Monti a non correre proponendogli l’alto scranno?) e anche rispetto ai soliti noti i cui nomi girano tutte le volte.
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Category: Elezioni politiche 2013