Amina e Luca Crisma: In ricordo di Aulo Crisma

| 30 Ottobre 2024 | Comments (0)

*

In questi giorni di Indian summer e di rievocazione di assenti che ci sono perennemente presenti, pubblichiamo questo ricordo di Aulo Crisma, collaboratore di Inchiesta, padre di Amina e nonno di Luca, apparso sul n. 66/2024 (pp. 115-120) della rivista Tzimbar/Cimbri con il titolo “Il maestro venuto dal mare”.


Amina e Luca Crisma

Il maestro venuto dal mare. In ricordo di Aulo Crisma

(Parenzo, 25 aprile 1927 – Tencarola (Padova), 24 dicembre 2020)

 

Gli abitanti di Selva di Progno, dove ha vissuto la maggior parte della sua lunga e operosa esistenza, lo chiamano ancora “il maestro”, senza bisogno di aggiungere altro, così come chiamano ancora “la maestrina” Maria Dal Bosco (1921-2016), la bella ragazza di Giazza (più precisamente del Joas, contrada detta Paradiso) sua collega, da lui sposata nel 1951, madre dei suoi figli Amina e Marco. Quando giunse, giovanissimo, sui Monti Lessini nel dopoguerra, alla fine degli anni Quaranta, egli era “il maestro triestin” o “il maestro venuto dal mare”: una suggestiva definizione che è diventata il titolo dello splendido, commosso e commovente spettacolo in suo ricordo che l’anno scorso gli hanno dedicato insegnanti e alunni della scuola di Selva.

Aulo Crisma era nato il 25 aprile 1927 a Parenzo (ove è tornato in una intensa visita memoriale nell’estate 2017) dalla famiglia più numerosa della città (erano dodici tra fratelli e sorelle): tutti lasciarono il luogo natio dopo il 1945, nel grande esodo degli italiani dall’Istria. Era figlio di un fornaio, Santo vulgo Pietro, che era stato soldato austroungarico nella Prima guerra mondiale e prigioniero in Russia, da cui era riuscito avventurosamente a far ritorno dopo una lunghissima peregrinazione imbarcandosi nel porto di Odessa, e, memore della generosità ospitale delle donne russe e ucraine che lo avevano nutrito e aiutato durante le sue peripezie, per tutta la vita accolse e ospitò a cuocere il loro pane nel suo forno le contadine slave dell’interno. La madre di Aulo si chiamava Caterina Bazzara; suo fratello maggiore, monsignor Antonio Crisma, fu l’ultimo parroco italiano di Parenzo.

Aulo ha vissuto la sua infanzia sotto il regime fascista e la sua prima giovinezza durante la Seconda guerra mondiale in una terra di lingua italica che era stata parte del multietnico e multilinguistico impero austroungarico fino alla Prima guerra mondiale, e che era divenuta parte dello stato italiano solo da pochi anni. È nota la drammatica vicenda di quel confine orientale, squassato da nazionalismi che hanno infranto antiche e pacifiche convivenze, e in cui i partigiani titini hanno compiuto infoibamenti contro gli italiani; alla fine della guerra, il passaggio di quell’area al regime di Tito ha portato la maggior parte dei madrelingua italici a partire. Rimanere significava spesso essere costretti a cambiare cognome, a vivere in una città dal nome nuovo (oggi Parenzo si chiama Porec), a perdere le proprie terre e le proprie case (ridistribuite come bottino di guerra), ad essere usciti da una forma di totalitarismo per doverne subire una nuova.

Aulo, che aveva il diploma di maestro elementare, giunse in provincia di Verona, e gli fu assegnato un posto nella scuola di Giazza. Come egli racconta nella sua autobiografia, quando salì in corriera la val d’Illasi, l’autista che guidava il mezzo che lo conduceva alla nuova destinazione, uditone il nome, esclamò: “A la Giassa? Ah, poareto!”. Aulo ventenne si trovava così a passare dall’ambiente cittadino, aperto e cosmopolita di un porto dell’ex-Impero austroungarico all’ultimo, remoto villaggio di una valle chiusa, per insegnare l’italiano a degli scolari la cui madrelingua era il cimbro. In anni in cui non c’era certo l’attenzione e la sensibilità di oggi per gli idiomi delle minoranze, allora pressoché totalmente negletti e trascurati, quando non apertamente disprezzati, egli si innamorò di questa realtà dai più ignorata e misconosciuta, e si fece insegnare questa lingua per lui del tutto nuova dai suoi studenti, dedicandovi poi per tutta la vita molteplici studi e ricerche confluiti nella sua intensa e duratura collaborazione con il Curatorium; insieme a loro, tradusse la canzone valdostana “Montagne, mie vallate” in “Pergan maine teljar”, divenuta poi quasi “l’inno nazionale” dei cimbri di Giazza.

Aulo proveniva da una terra la cui memoria avrebbe rischiato di perdersi: la sua popolazione, infatti, si stava disperdendo per tutta Italia (e anche altrove, in Australia, in Argentina dove migrarono due sue sorelle). Il peculiare dialetto degli abitanti di Parenzo (variante del veneziano) sarebbe stato dimenticato. Una volta, a una domanda sulla possibilità di produrre registrazioni della sua madrelingua, su suggerimento di una storica, rispose che non sembrava che lo studio del parenzano potesse essere di qualche interesse. Eppure, alla fine della sua vita, egli riceveva di tanto in tanto delle e-mail dagli abitanti della Parenzo attuale che gli chiedevano come si dicesse l’una o l’altra parola in parenzano. Solo dopo la sua morte ci siamo domandati se vi fosse un profondo collegamento tra il suo passato istriano e il modo in cui egli si dedicò alla cultura cimbra. I cimbri di Giazza non subirono allo stesso modo il trauma della guerra o pressioni politiche, ma l’apertura di nuovi canali di comunicazione e l’offerta di nuove opportunità condusse gli abitanti dei poveri pascoli montani ad andarsene. Due mondi, due microcosmi, dunque, Parenzo e Giazza, a prima vista così lontani ma accomunati dal rischio dell’oblio: partiti gli abitanti le rispettive lingue, storie e tradizioni potevano risultare disperse. Un contributo significativo di Aulo per scongiurare tale oblio è la grammatica da lui redatta Bar lirnan tauc, noi impariamo il cimbro, parte di un progetto volto a donare un libro di scuola per gli studenti elementari di cimbro.

L’interesse di Aulo per la realtà cimbra, oltre che rivolgersi agli aspetti linguistici da lui esplorati in profondità, era di carattere onnicomprensivo: includeva le tradizioni e i racconti locali, e il suo speciale gusto narrativo lo portava a raccontare le proprie esperienze e a raccogliere quelle altrui.

Un suo merito peculiare è quello di essersi occupato di microstoria, la parte della Storia che riguarda la gente comune e le persone più semplici, quella che raramente potrà apparire nei libri di scuola ma che non per questo dovrebbe esser considerata materia di minore importanza. Abitualmente essa sfugge a colui che indaga tempi passati, e da studiosi di testi antichi e medievali sappiamo bene quanto ogni storico che si occupi di tali periodi sarebbe lieto di poter leggere un Aulo Crisma antico o medievale. La sua fu una scelta consapevole: una volta disse che quando leggeva di Parenzo trovava solo storie di grandi personaggi, che poco corrispondevano al ricordo che aveva dei suoi concittadini, da lui efficacemente narrati nel suo libro autobiografico Parenzo. Gente, luoghi, memoria (edito nel 2012 dal Comune di Venezia, ha ottenuto fra l’altro il significativo riconoscimento del Premio Tanzella; è integralmente visibile in versione pdf sul sito dell’Università di Venezia al link seguente: https://iris.unive.it/handle/10278/30459#.YC7ME3nSLIU https://iris.unive.it/retrieve/handle/10278/30459/25452/parenzo-2.pdf: cfr. in proposito Amina e Luca Crisma su www.inchiestaonline.it, 8 febbraio 2024). E così ha fatto anche per i cimbri, tratteggiando le varie persone da lui incontrate nel volume Dieci anni con i cimbri (Gianni Bussinelli editore, 2017) e raccogliendo inoltre nei suoi scritti le favole e le fiabe, e i racconti sui contrabbandieri e sulle terre comuni, in particolare nelle monografie edite da Taucias Gareida in collaborazione con Remo Pozzerle.

Ma Aulo Crisma è stato anche tante altre cose, oltre che un insegnante di talento, empatico e creativo, e un appassionato studioso di cultura locale. Ad esempio, è stato a lungo assiduo e attento corrispondente locale del quotidiano L’Arena, e nell’ultimo decennio ha offerto un gran numero di contributi alla rivista Inchiesta, fondata e diretta dal 1971 da Vittorio Capecchi, di cui curava la rubrica “Comunità montane”. Nella sezione “Aulo Crisma e la rivista Inchiesta” sono attualmente raccolti oltre 50 scritti suoi e su di lui, e i discorsi commemorativi a lui dedicati; l’ultimo suo articolo risale a pochi giorni prima della sua morte (www.inchiestaonline.it ).

E ancora, è stato un instancabile animatore culturale, promotore di innumerevoli attività (doposcuola, cineforum, teatro, giornalino, gite d’istruzione), un artista (fotografo, pittore, ceramista), uno sportivo (nuotatore, tennista, sciatore, infaticabile camminatore), un bravo ballerino (si racconta in famiglia di un mitico ballo con sua moglie alla sagra di sant’Andrea), un falegname, un muratore e un cuoco impareggiabile, che amava la convivialità,  e che ha lasciato in paese, come sa Paola Boschi, qualcuna delle sue ricette.

E ancora, Aulo era uno straordinario, attentissimo revisore di bozze, che grandi case editrici apprezzavano e avrebbero voluto assumere: lo ha sempre fatto con i nostri scritti, come Meditazione taoista (RCS 2020) e la traduzione della Storia del pensiero cinese di Anne Cheng (Einaudi 2000) di cui, impresa difficilissima, ha fra l’altro curato gli indici.

Vittorio Capecchi, suo genero, definiva Aulo “un grande artigiano”, ossia uno che amava avere paziente cura delle cose e delle relazioni fra le persone, e che amava aggiustarle. Non è un caso che fra le tante sue attività in Lessinia ci sia stata quella di giudice conciliatore. Fino alla fine è stato curioso e aperto alle novità e ai nuovi incontri: abbiamo trovato nella sua email, che lui usava quanto mai disinvoltamente a novant’anni, centinaia di indirizzi e di messaggi che fino alla fine gli sono arrivati. Fino alla fine, ha avuto il dono di dialogare e interagire con persone molto più giovani di lui, che non avvertivano la differenza di età, e che lo percepivano come sempre straordinariamente giovane, vivace e vitale.

 Negli ultimi anni della sua vita, pur mantenendo un intenso rapporto con Selva dove passava l’estate, si era trasferito insieme a sua moglie per la maggior parte dell’anno a Tencarola (Padova) vicino al figlio Marco e ai suoi nipoti: gli è stata allora conferita, per iniziativa dell’allora primo cittadino Aldo Gugole e dell’assessora e vicesindaco Elisabetta Peloso, la cittadinanza onoraria di Selva di Progno. E ancora, dopo la sua morte, il 1 ottobre 2022 con una bella cerimonia gli è stata intitolata l’area sportiva circostante la scuola elementare del capoluogo comunale, ivi incluso il campo da tennis che egli aveva ideato, progettato e costruito con i ragazzi del centro di lettura da lui fondato (e cogliamo qui l’occasione per esprimere la riconoscenza di tutta la nostra famiglia a tutti i promotori e i partecipanti dell’evento, al sindaco Marco Cappelletti, alla giunta, al consiglio comunale, al presidente dell’associazione sportiva Pietro Luigi Cappelletti, ad Antonia Stringher, a Vito Massalongo del Curatorium, a cui si deve anche il ricordo di Aulo apparso sul n. 62 della rivista, a Beniamino Gaiga, ad Aldo Ridolfi, a Monica Furlani…). Ma molte altre manifestazioni di affetto sono giunte ad Aulo da parte della comunità: come l’attribuzione del titolo di Gran Massaro dei Cimbri, o la memorabile presentazione a Selva del suo libro Dieci anni con i cimbri, o la Festa dei cimbri nel 2019 di cui avrebbe dovuto essere protagonista, e a cui invece per un problema di salute non poté intervenire, o infine, la commossa e corale partecipazione al suo funerale nel dicembre 2020, che a causa della pandemia ebbe luogo soprattutto in rete, dove gli fu fra l’altro dedicata la suggestiva immagine della nevicata di quei giorni a Giazza, nel cui cimitero riposa, nella tomba di famiglia, accanto al genero Antonio,  alla moglie Maria, ai suoceri Antonio, detto Togneto o el Putela, e Maria Vittoria, ai prozii Ambrogio e Albina.

Rimpiangeremo per sempre la sua pacatezza, la sua amabilità, la sua mitezza, la sua socievolezza, il suo cordiale rapporto con gli altri, il suo sguardo sereno sulle cose, il suo speciale modo di raccontare; ma il suo ricordo ci manterrà per sempre uniti al mondo in cui lui ha vissuto, e da lui amato.

 

 

Category: Aulo Crisma e la rivista "inchiesta"

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

Leave a Reply




If you want a picture to show with your comment, go get a Gravatar.