Cristina Biondi: 47 Nuovo Dizionario delle parole italiane da ” Pari Diritti” a “No vax”

| 17 Gennaio 2022 | Comments (0)

 

 

Dal «Nuovo dizionario delle parole italiane» 47

 

PARI DIRITTI

Ci è sembrato logico rivendicarli. Guardavamo negli occhi i nostri coetanei con sguardi innamorati e speranzosi, ricambiati con slancio da quanti apprezzavano il libero amore. Qualcuna di noi teorizzava, ma vivendo tra contestatori giovani e squattrinati, era difficile rendersi conto del primo problema: l’uomo occidentale, ex colonialista, liberista, intellettuale, sportivo e benestante, di diritti ne ha sempre avuti troppi: troppi soldi, troppa cultura, troppe disparità, troppi muscoli, troppi privilegi che le donne a quel punto si sono trovate a rivendicare in toto. Errore: il troppo stroppia. Chi si è intestata patrimoni, accumulato azioni, chi ha fatto un’abbuffata di cultura, di responsabilità, di posizioni di potere oggi si chiede se può andare a riscuotere i gettoni della vincita trasformandoli in qualcos’altro. Nessuna ha più né l’abilità, né la possibilità di passare sotto l’ostacolo; si deve saltare sempre più in alto, chiamatelo libero mercato, conflitto o jihad: sempre quello è. La parità potrebbe farci posizionare sui blocchi di partenza, ma se partecipiamo tutte al gioco preferito dai nostri compagni non possiamo sfuggire alla competizione che li appassiona tanto. Certo, possiamo diventare vegetariane, animaliste e pacifiste, ma indietro non si torna, è tardi per chiederci se ci piaccia il parapendio, se si stia comode nell’abitacolo di un aereo da caccia, se ci si senta a proprio agio a mille leghe sotti i mari a bordo di un sottomarino nucleare. Certo, se la nostra navicella spaziale ci porterà su Marte, potremmo sostenere che la felicità consista nell’esserci andate e tornate, il ché non è molto diverso dal mentire, rispondendo “sì” alla fatidica domanda: “ti è piaciuto?”

 

RITORNA VINCITRICE

Aida amava perdutamente Radames, Radames non aveva occhi che per Aida; c’erano tutte le premesse per il dramma: sarebbero morti asfissiati in un sotterraneo. Io mi sono innamorata di un uomo che, tornato da un viaggio in Afganistan negli anni 70, assomigliava in tutto per tutto a un talebano: barba nera, sguardo lucente da predatore del deserto e delle steppe. La nostra storia con tutta probabilità sarebbe andata a finir male se io non fossi andata a lavorare. Lui mi era tanto piaciuto (anzi tantissimo) perché non era un figlio dei fiori e, non avendo mai varcato i confini dell’India, era rimasto refrattario a ogni misticismo: non mi avrebbe mai infinocchiata con argomenti pacifisti, propositi buonisti e discorsi zuccherosi. Un uomo è un uomo, com’è dimostrato da tutta la storia e dalla preistoria del mondo. Non aveva nessun’obiezione al fatto che io andassi a lavorare, che esprimessi nella professione tutte le mie potenzialità: in studio ero assertiva e competente. Appena tornata a casa, un suo sguardo era sufficiente a rimettermi in riga e andavo ai fornelli con grande entusiasmo, seguendo la più promettente delle mie vocazioni.

 

URSULA

Certo, sarebbe stato diverso se mi fossi chiamata Ursula o Gertrud, o addirittura Ursula Gertrud (è ovvio che tradurre Gertrude sarebbe rinunciare a una G dura per una G dolce). Se fossi stata una tedesca nata in Belgio in tempo di pace (per la Germania entrare in guerra ha sempre comportato invadere il Belgio), sarei potuta tranquillamente diventare una politica di vaglia, senza sposare un reduce dalle vacanze in Afganistan. Avrei potuto, ma probabilmente non lo avrei voluto: per come sarei stata, non sarei comunque mai riuscita né a pensare, né a sostenere di capirne abbastanza. Mio marito mi spiega la situazione internazionale, ascolto le conferenze di storici, opinionisti, diplomatici in pensione, ma, invece di pervenire ad un’analisi, o una sintesi, vivo una sensazione di smarrimento e impotenza, una lieve spossatezza. Avrei preso coraggio solo se avessi avuto la possibilità di accedere alla Pubblica Istruzione o se fosse esistito un Ministero delle Azioni Non Finalizzate. Ho il sospetto che tra gli sforzi di gestione e la scalata al potere passi una gran differenza, più o meno quanta ne passa tra Ursula Gertrud von der Leyen e Gengis Khan.

 

COME GAMBERI

Quando si è sposati da quarant’anni ci si capisce al volo. Alla comparsa del COVID, di fronte all’ignoto, al precipizio, ci siamo presi per mano e abbiamo fatto parecchi passi indietro. Qualsiasi impegno nel mondo è stato di sua competenza, io mi sono occupata della casa: il suo sguardo si è fatto lucente, il mio assente, tranquillo come l’acqua di un piccolo lago. Tutto quello che lui ha fatto è stato ben fatto: è il capo famiglia; io per fare bene il mio lavoro mi sono chiusa la porta spalle. Ho combinato un sacco di piccoli pasticci, nulla che non fosse rimediabile e che non fosse occultabile agli occhi di chi aveva da fare cose più importanti di constatare cosa si fosse rovesciato nell’acquaio. Far sparire il vetro è stato abbastanza difficile, un frammento del bicchiere sfuggiva sempre alla scopa, brillando sul pavimento appena veniva accesa la luce. Se ci si deve improvvisare casalinghe, ci s’improvvisa, accumulando una serie di piccoli, irrilevanti, stupidi segreti che rendono le donne assolutamente poco curiose nei confronti delle espressioni meno banali del Male. Quando la televisione trasmetteva il telegiornale, io avevo da lavare i piatti, ho cestinato senza leggerle le mail di argomento medico, conservando tutte le ricette di Petitchef. È difficile mantenere a lungo tali livelli di regressione, ma succede di apprezzare sempre più l’autocontrollo di chi dichiara: “il rancio è ottimo e abbondante”. Conviene vedere la bottiglia mezza pena, evitando di dar fuoco alla molotov che potrebbe incendiare la casa.

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INNAMORARSI

Se l’amore durasse, non si regalerebbero alle donne fiori recisi, ma germogli di quercia. Non profumano, nei primi tempi vanno innaffiati quasi tutti i giorni, poi col tempo s’irrobustiscono: al momento opportuno hanno bisogno di terra profonda, di grandi spazi e di silenzio. Non temono il vento, non fa gran differenza se piove o non piove, loro hanno accesso alle vene d’acqua sotterranee. Un albero non ha un organo preposto a ragionare, a coordinare tutte le parti, ma ogni sua cellula è in connessione col tutto, grazie a una forma d’intelligenza che ci è del tutto estranea. Anche l’amore ha un’intelligenza che ci è del tutto estranea e porta le donne a desiderare le rose rosse con tutte le loro spine.

 

IL MATERASSO PERFETTO

Sul materasso perfetto tutti dormono bene: gli assassini, i commercialisti, le mamme dei neonati che soffrono di colichette, gli affetti da patologie croniche. La pubblicità non allude mai al talamo, agli amplessi, l’ipotesi di fare bene l’amore sul materasso reclamizzato potrebbe suscitare l’ilarità di chi perde il suo tempo guadando gli spot, per lo più anziane vedove e mogli disoccupate. Sul letto dorme una fanciulla con un pigiama da bambina, nulla fa supporre che in attesa del bacio del Principe Azzurro si dedichi ad attività autoerotiche: o è molto ingenua o ha addentato una mela intrisa di sonnifero. Il letto è il tutto, bianco come l’oblio, morbido come una carezza, rassicurante perché nuovo: il passato, i ricordi sono pesanti e cadono sul pavimento freddo. Le badanti e le figlie delle vedove detestano prima di tutto la vecchiaia, poi i materassi, i sedativi e le minestrine. Un materasso detestato non dà tregua, compare ogni quarto d’ora e è tutt’altro che improbabile che lo spot che lo reclamizza sia stato finanziato dai produttori di benzodiazepine, vuoi per le anziane signore, vuoi per chi fa loro compagnia.

 

TERMOSTATO

Non avevo davvero bisogno di un termostato, se pensavo che me ne servisse uno era perché la paranoia mi aveva portato a sospettare che il mio forno non me la contasse giusta. Si incaricava di eseguire tutti i miei comandi: impostavo il tempo di preriscaldamento, di cottura, la ventilazione, eccetera, eccetera. Ma le costicine non si erano arrostite a puntino: dovendo decidere se colpevolizzare il suino o il forno, avevo focalizzato tutti i miei sospetti sul forno. Dal momento che non era un problema da elettricisti, ma da esperti in computer, la cosa più sensata da fare era dotarmi di un barbecue a carbone. Comprare un termostato non era una buona idea, ma era comunque un’idea concepita da un cervello umano.

Il negozio di attrezzi da cucina era grandissimo, la gioia di ogni casalinga benestante, ma non c’era nemmeno una commessa un giro, non una persona alla quale potessi raccontare, spiegare, chiedere. Nessuno. C’era una sola cassiera, per nulla contenta che interrompessi una rilassata conversazione con una cliente che stava acquistando una pentola da cento euro. Potevo cercare il termostato da sola, tra i mille oggettini di una parete lunga una trentina di metri, tappezzata di migliaia di utensili. Forse c’era, forse no, stava a me verificare. L’ispezione aveva comportato molta attenzione all’andata, una vaga inquietudine al ritorno. La paranoia mi suggeriva che tutto era stato calcolato da una mente diabolica: cerchi una cosa e ne compri un’altra, senza scambiare una parola con nessuno. Molto tempo prima avrei acquistato un paio di cosette carine, ma al momento avevo a disposizione una parola magica, basava pensarla per dissuadermi da qualsiasi acquisto compulsivo e rinnovare la mia adesione ai principi della decrescita felice. La mia parola magica è “materasso”, funziona bene anche “divano” ( ancora meglio il mantra divano-divano).

 

L’UOMO SENZA QUALITA’

L’elettore, democratico per fede e per nascita, potrebbe benissimo sbagliare nel fare la raccolta differenziata. Potrebbe essersi stufato, verificando le inadempienze dei propri concittadini o non essersi mai allineato. Potrebbe persino lasciare cartacce in giro e passeggiare col cane senza munirsi di sacchettini. Potrebbe tradire la moglie, essere un insegnante mediocre, un impiegato pigro, un professionista inconcludente, gran chiacchierone, una persona dedita a rituali ossessivo-compulsivi, un ufologo convinto, un simpatizzante dei satanisti, un cultore della pornografia. Potrebbe trascurare i genitori, non rispettare le file, né gli stop e rispondere in malo modo a ogni critica sensata. Sarebbe sempre e comunque un elettore. Nessuno ha qualcosa da eccepire se un essere abietto conserva il diritto al voto; chi è schiavo di alcool e droga, chi ha la tentazione di uccidere sua moglie rimane comunque uno di noi, non è concepibile che possa valere meno di uno. In democrazia è stato sempre più agevole escludere i subordinati, le donne e gli schiavi piuttosto che affrontare il problema rappresentato dai malintenzionati. Un diritto sacrosanto è in linea di massima inalienabile e anche chi meriterebbe di finire in un regime dittatoriale, di essere spiato e minacciato, sorvegliato, deplorato, disapprovato, biasimato e rimproverato, salvo rare eccezioni, conserva il proprio certificato elettorale senza note di demerito. Nessun regime democratico può costringere i cittadini a comportarsi bene, rifugge dal sanzionare le mancanze banali, distingue i delitti dalle malignità non menzionate nel codice penale, ignora i naufragi esistenziali. La democrazia ha il pregio di nutrire una gran fiducia nelle capacità elettorali degli aventi diritto al voto.

 

NO VAX

Nelle manifestazione di protesta dei paesi democratici di solito esagerano i dimostranti, nei paesi totalitari esagerano più spesso le forze dell’ordine ed esistono numerosi strumenti di repressione non utilizzati dai paesi liberi. In corso di pandemia è iniziato uno scontro, che ai più sembra illogico, tra chi accetta le misure suggerite dai medici e chi rifiuta a oltranza il vaccino. La situazione non è poi così assurda, se si pensa che nei paesi democratici il più potente strumento di controllo sociale della devianza, l’unico ammesso e auspicato in assenza di reati, è la medicalizzazione tramite l’uso di psicofarmaci. Col COVID le idee stravaganti sono aumentate a dismisura e quanti le coltivano sono ben lungi da accettare una qualsiasi misura di contenimento. A qualsiasi latitudine i dimostranti preferiscono affrontare i manganelli della polizia piuttosto delle singhe degli psichiatri.

Category: Culture e Religioni, Dibattiti, Donne, lavoro, femminismi, Economia solidale, cooperativa, terzo settore, Epidemia coronavirus, Libri e librerie

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