Mario Agostinelli: Emergenza climatica. Ma quando parte la transizione energetica?
*
Pubblichiamo con il consenso dell’autore e con una sua premessa questo articolo di Mario Agostinelli apparso sul blog de il fatto quotidiano del 26 giugno.
……………………………………………..
Un mondo in armi sottace l’avanzamento accelerato e brusco del cambiamento climatico. Non basta l’aumento di energie verdi: l’aumento dei consumi ha portato a fare del 2023 il record delle emissioni globali di Co2 e nemmeno l’Italia si è sottratta a questo andamento. Eppure le popolazioni mondiali sono per l’abbandono dei fossili e la fine delle guerre. Qui invio un confronto tra una ricerca sull’opinione pubblica mondiale e le rilevazioni di fine d’anno delle emissioni inquinanti. L’articolo seguente lo potete trovare anche al link
……………………………………….
EMERGENZA CLIMATICA: ma quando parte la transizione energetica?
Dalle elezioni europee, la somma di astensioni e di rigurgiti diffusi di destre anche estreme, segnalerebbe che tra la popolazione l’emergenza climatica sia passata in secondo piano, a fronte del riarmo e del divampare delle guerre tra blocchi in lotta per l’egemonia globale. Più sommessamente, le più recenti elezioni amministrative in Italia mostrano una controtendenza di fondo: la pace, il buon governo e la cura dei territori sembrerebbero premiare una tendenza che i grandi della terra non interpretano, perfino nelle contorte contese per formare alleanze continentali e per occupare spazi di potere nella contesa globale, anziché cooperare per il clima. La frattura profonda tra popoli e poteri dominanti raggiunge quasi ovunque – ed in particolare nel nord del pianeta – punti di profonda distonia.
In riferimento alla crisi climatica, per cui non abbiamo più tempo a disposizione, mi consegno a due indagini di grandissima affidabilità e rilevante estensione: il documento dell’UNDEP sulla sensibilità al cambio climatico fra le popolazioni mondiali (v. https://www.undp.org/publications/peoples-climate-vote-2024 ) e a quello di Carbon Brief sulla crescita delle energie rinnovabili, purtroppo non ancora sostitutiva o dissociata da quella parallela delle fonti fossili (v. https://indepthnews.net/23517-2/ )
Il report dell’UNPED interroga sul cambiamento climatico un significativo numero di soggetti in modo tale da far riferimento alla vita quotidiana, includendo persone provenienti da gruppi emarginati nelle parti più povere del mondo. L’indagine è stata svolta dall’Università di Oxford e dallo studio GeoPoll in base alla formulazione di 15 domande a più di 75.000 persone in 77 paesi che parlavano 87 lingue diverse, in rappresentanza del 90% della popolazione mondiale. Si tratta del più grande sondaggio di opinione pubblica autonomo mai condotto sul cambiamento climatico: le domande sono state progettate per aiutare a capire come le persone stiano vivendone gli impatti e come vogliano che i leader mondiali rispondano. La ricerca rivela che l’80%, ovvero quattro su cinque delle persone registrate, vuole che i loro governi intraprendano azioni più decise per affrontare la crisi climatica. Addirittura, l’86% vuole che i propri paesi mettano da parte le differenze geopolitiche e lavorino insieme su un’emergenza sempre più incombente.
L’esito è chiaro: i loro leader devono trascendere le loro differenze, per conseguire “contributi determinati a livello nazionale” nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
A livello globale, quindi, il clima è nella mente delle persone e la loro preoccupazione sta crescendo; Il 53%, ovvero più della metàdelle persone ha dichiarato di essere più preoccupato rispetto all’anno scorso e l’allarme è più alto nei Paesi meno sviluppati Nei nove piccoli Stati insulari in via di sviluppo, ben il 71% ha dichiarato di essere più angosciato rispetto all’anno scorso.
Il 69% delle persone in tutto il mondo ha addirittura affermato che il cambiamento climatico sta avendo un impatto sulle loro decisioni più importanti, come dove vivere o lavorare. Tutti sono a favore dell’eliminazione dei combustibili fossili e per una
transizione più rapida. Questo vale anche per i paesi tra i primi 10 maggiori produttori di petrolio, carbone o gas, tra cui si evidenziano maggioranze dell’89% in Nigeria e Turchia, 80% in Cina, 76% in Germania, 75% in Arabia Saudita, 69% in Australia e 54% negli Stati Uniti. Solo il 7% non concorda per una transizione verso “l’energia verde”, che ottiene invece un consenso pressoché totalitario in Italia (93%).
Emerge, infine, la richiesta di aiuto ai paesi più poveri e di un sostegno all’educazione al cambiamento climatico nelle scuole.
Se è vero che questa è l’opinione pubblica mondiale scientificamente accreditata, i riscontri del documento pubblicato da carbon Brief sembrerebbero, a prima vista incontrare il favore anche del sistema di potere e dell’economia: infatti, per la prima volta nella storia, nel 2023, l’eolico e il solare combinati hanno aggiunto più nuova energia al mix globale di qualsiasi altra fonte. Ma., evidentemente lo sforzo non basta, in quanto la domanda globale record di energia ha visto anche l’uso di carbone e petrolio raggiungere nuovi massimi nello stesso anno, spingendo le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) a un altro record nel 2023.
In sostanza la domanda globale di energia ha raggiunto il livello record di sempre e, sebbene L’eolico e il solare insieme siano stati la più grande fonte di nuova energia nel 2023 Il resto dell’aumento netto è arrivato dal petrolio (+39% dell’aumento), dal carbone (+20%), dal nucleare (+4%) mentre il gas è rimasto piatto e l’idroelettrico è diminuito (-8%).
I nuovi massimi per l’uso di carbone e petrolio hanno portato le emissioni globali a un altro record, in seguito ai processi industriali, in agricoltura e nei trasporti, a cui va aggiunto l’effetto climalterante del metano e del flaring: il totale ha superato per la prima volta i 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO2e).
Il tempo sta per scadere, ma i nuovi dati per il 2023 mostrano che il mondo sta ancora andando nella direzione sbagliata, con nuovi record per le emissioni di carbone, petrolio e CO2.
Anche se l’eolico e il solare, combinati, hanno aggiunto più nuova energia al mix globale nel 2023 rispetto a qualsiasi altra fonte, il clima continua a mantenersi sotto tiro e fuori misura. Anche se, cioè, per la prima volta nella storia queste nuove forme di energia rinnovabile hanno superato ciascuno dei combustibili fossili, questi rimangono le fonti di energia dominanti del mondo.
L’amministratore delegato dell’Energy Institute, Nick Wayth, ha dichiarato in una conferenza stampa che “i dati potrebbero essere interpretati per suggerire che la transizione energetica globale “non è nemmeno iniziata”.
Occorre evidentemente consumare di meno, sostituire all’efficienza la sufficienza, lasciare sottoterra petrolio gas e carbone e puntare su una riconversione della politica industriale per moltiplicare l’espansione dell’eolico e del solare, mentre si diffondono le comunità energetiche e si transita sempre più verso l’elettrificazione senza combustione.
Riflettendo contemporaneamente sui due documenti citati all’inizio risulta più chiaro come nella sconfitta degli interessi dei combustibili fossili si muova il primo passo verso la giustizia sociale.
Category: Ambiente