Guglielmo Ragozzino: Dove è finito il Green Act promesso da Renzi?
L’Agenda del 9 febbraio è il principale documento ambientale del governo italiano in attesa di qualche altro atto o impegno o telegramma che lo integri o lo sostituisca. Sono 16 punti, alcuni tradizionali o prevedibili, altri curiosi o inattesi; alcuni ricchi di buone intenzioni e di studio, altri risolti in un titolo o poco più. Sono: 1 Energia e clima, 2 Trasporti e infrastrutture, 3 Consumo del suolo, 4 Difesa del suolo, 5 Bonifiche, 6 Biodiversità e aree protette, 7 Mare, 8 Montagna, 9 Beni culturali e paesaggistici, 10 Agricoltura, 11 Turismo e ambiente, 12 Ministero dell’ambiente, 13 Delitti ambientali, 14 Andare oltre il PIL, 15 Informazione ed educazione ambientale, 16 Fondi europei di coesione. I 16 punti che sorprendentemente coincidono nel numero con le 16 associazioni ambientali che il governo invita e che scrivono al governo sono dunque a volta brevi promemoria, oppure indicazioni generiche di ciò che si dovrebbe o potrebbe fare, senza impegni effettivi, indicazioni di spesa e di tempo. Il nostro modello di coinvolgimento degli interessati – si assicura – è molto migliore del sistema francese che – par di capire – è accusato di statalismo.
Colpiscono alcuni punti, ma ci limiteremo a toccarne due. Il fondamentale primo punto, Energia e clima presenta una palese contraddizione. «In questo ambito vanno lette le norme su gasdotti e trivellazioni»…. «Una progressiva uscita dai combustibili fossili è stata assunta dall’Italia a livello nazionale ed Europeo e non è mai stata messa in discussione». Però, aggiunge nella stessa frase che «dotarsi di infrastrutture energetiche essenziali come la TAP o l’utilizzazione delle risorse energetiche esistenti sul nostro territorio sono misure di buon senso in un Paese che ha la più restrittiva normativa europea sulle trivellazioni in mare e (seconda contraddizione) norme rigidissime di tutela ambientale ( Tap è il gasdotto trans adriatico)» L’altro punto è il quattordicesimo: Andare oltre il PIL. Finalmente, abbiamo pensato, anche Delrio, Renzi e gli altri e le altre del governo hanno accertato che il Pil così com’è non va bene. Sono in ritardo nei confronti del governo francese, perfino di quello americano; un bel numero di premi Nobel lo ripetono da anni, ma va bene lo stesso. Anche per noi, infine, il conto della natura deve essere calcolato e questo significa rifare tutti i bilanci e le spese, ricalcolare il debito e così via. Ma non è così. L’Agenda parla d’altro. Si ripete ancora una volta un modesto, decoroso discorso sull’industria verde che può assorbire moltissimi disoccupati. E basta.
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