E’ uscito il libro di Mario Agostinelli e Debora Rizzuto: Il mondo al tempo dei quanti

| 5 Febbraio 2017 | Comments (0)

 

 

Il testo “Il mondo al tempo dei quanti” di Mario Agostinelli e Debora Rizzuto (ed. Mimesis, Milano, Gennaio 2017) offre un audace e innovativo punto di vista su molti aspetti che riguardano la vita degli uomini e delle donne, il loro organizzarsi in società, la struttura iniqua delle relazioni economiche e la crisi di democrazia che caratterizza il nostro tempo.

Diversi sono i destinatari cui suggerire una riflessione sul testo qui proposto. La tesi di fondo del libro, che individua nella rivoluzione scientifica del XX secolo il punto di svolta per l’interpretazione della realtà intera da cui siamo circondati – “dall’infinitamente piccolo all’infinitamente esteso” – non si limita alla materialità del mondo fisico, come potrebbe far intravvedere la permanente separazione delle culture umanistica e scientifica. Come era avvenuto con il compimento del “momento newtoniano”, nei suoi risvolti istituzionali (l’indebolimento dell’assolutismo), produttivi (la nascita dell’industria), antropologici (la natura diventa quantitativamente e illimitatamente trasformabile in merce e ricchezza), il “momento relativistico-quantistico”, che stiamo percorrendo pur rimanendone concettualmente lontani,  andrebbe portato all’attenzione di chiunque abbia il compito di orientare la società in questi tempi di sconvolgimenti tanto repentini da lasciarci privi di chiavi di lettura e, pertanto, senza visioni di lungo periodo. Il ricorso all’impiego delle più recenti intuizioni e scoperte scientifiche è il compito che si danno gli autori usando metafore di forte suggestione per la trasposizione al mondo sensibile, pur mantenendo la sostanza scientifica dell’approccio che ha sconvolto fisica, chimica, biologia e neuroscienze a partire da Plank, Einstein e Bohr.

Perciò, prima destinataria è la politica per la sua estraniazione dalla società, semplificata in esclusi e inclusi, padroni della natura e del tempo e derubati della vita e dei beni comuni. Questa fase storica è segnata da cambio di dimensioni, inomogeneità, discontinuità, incertezza e probabilità al posto di determinismo e causalità. L’Universo è un mondo curioso ma non lo riteniamo reale, perché continuiamo a vivere nel “momento newtoniano”, come se Einstein e Heisenberg fossero esistiti solo per chi progetta smartphone, internet, GPS e laser e non per chi ne fa uso quotidiano.

La nuova scienza – dalla fisica, alla chimica, alla biologia, alle neuroscienze – in parte causa essa stessa del cambiamento, può e deve fornire nuovi occhiali agli ambientalisti, ai responsabili delle organizzazioni del lavoro, alle associazioni culturali, alle espressioni di lotte territoriali e per i beni comuni, agli accoglitori di migranti, che vedono solo come curiosità nozioni specialistiche come salto quantico, velocità relativa, indeterminazione, che invece entrano prepotentemente nella realtà che- come dice Rovelli – non è quella che ci appare

Viviamo in ambienti dove si simula l’intelligenza a velocità irraggiungibili per la mente umana, con il lavoro controllato da robot e macchine che rispondono ai tempi prefissati da un flusso che va dal progettista al consumatore e che è organizzato per impedire ad ogni costo i “colli di bottiglia”. Comunichiamo attraverso piattaforme che hanno modificato il linguaggio e che codificano a velocità sub-luminari i nostri profili affidati inconsapevolmente a imprese private che strutturano la conoscenza e la memoria, influenzando così il futuro in cui piomberemo. Nel tempo in cui clicchiamo sul nostro conto bancario, un algoritmo a noi sconosciuto esegue migliaia di operazioni finalizzate a produrre denaro su denaro, con transazioni finanziarie eseguite accelerando fotoni nelle fibre ottiche e utilizzando magari quel titolo che io sto gelosamente conservando per tempi migliori. L’esaurimento delle risorse naturali procede in tempi non biologici pregiudicando vita, salute, clima. La moltitudine di informazioni ormai presenti nel Cloud, merce preziosa per multinazionali e governi rese possibili dalla meccanica quantistica, è stata raccolta e “misurata” ricorrendo a osservatori che sono parte in causa del fenomeno osservato. Di conseguenza, la gestione dei “big data” e il loro utilizzo a scopi più o meno benevoli, non sarà avulsa dagli attori in causa, tra cui, i governi. I dati sanitari della popolazione USA raccolti da Trump o da Obama non sono la stessa cosa.

La scienza potrebbe quindi diventare un alleato prezioso per la classe politica e per la società che democraticamente si fa rappresentare o si autorappresenta e che mai come oggi è chiamata ad un compito impegnativo e interconnesso all’azione di fenomeni che viaggiano alle velocità più elevate codificati in onde, particelle, dentro un universo tutto fatto della medesima polvere di stelle… Di questo nuovo mondo se ne erano accorti gli artisti – Braque, Picasso, Manet, Matisse, Boccioni – che alla scoperta della realtà dentro di noi, mettevano sule loro tele le “illuminazioni” che turbavano Plank, Pauli o Schroedinger, come illustra un capitolo del libro.

A dispetto del titolo che richiama un principio scientifico, i “quanti”, forse bizzarro e oscuro ai più, è la visione filosofica della società post-moderna il vero cuore del libro ed è sicuramente anche al mondo della filosofia che il testo si rivolge, con un monito che riecheggia più volte nel testo: è profondamente sbagliato ritenere la scienza esclusivo appannaggio di tecnologi e ingegneri. Anche il mondo dell’Umanesimo ha il dovere di occuparsene e di valutare gli effetti delle sue ricadute ideologiche sul mondo di oggi. Gli accadimenti attorno a noi ce lo impongono e vengono presi in considerazione secondo schemi non rituali nelle conclusioni. Guardando al futuro con una lente non rituale, si sono tracciati un programma e una gerarchia di priorità che si sottraggono al gioco degli specchi delle notizie quotidiane: la sfida climatica, la democratizzazione dell’economia, il modello energetico, la riappropriazione del tempo, la critica della velocità associata alla tecnocrazia, la riduzione dell’orario di lavoro, il rapporto finanza-economia reale, il tema nucleare, la guerra, il fenomeno dei rifugiati, la società “smart”. Ed anche un’idea per una più adeguata rappresentanza, che vada oltre il meccanicismo classico di cui si è fin qui impregnata la nozione e l’organizzazione del “partito”.

Leggere questo libro può rappresentare una avventura di viaggio, una seppur faticosa risposta alla curiosità, che è incoraggiata da insospettati punti vista e il lettore può trovare spunti afferenti al proprio interesse specifico, nel nome di una dichiarata interdisciplinarietà.

 

Category: Ambiente, Libri e librerie, Storia della scienza e filosofia

About Mario Agostinelli: Mario Agostinelli (1945) ha lavorato come ricercatore chimico-fisico per l’ENEA presso il CCR di Ispra. Dal 1995 al 2002 è stato Segretario generale della Cgil Lombardia e nel 2004 ha dato vita al movimento Unaltralombardia, con l’obiettivo prioritario di rinnovare dal basso le forme della rappresentanza. Ha ricoperto un incarico istituzionale come Consigliere regionale in Lombardia, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, e nel 2009 ha aderito a Sinistra Ecologia Libertà. Sul piano internazionale si è contraddistinto per un intenso impegno nel Forum Mondiale delle Alternative e nel Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.

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