Aulo Crisma: I lupi sui monti Lessini
L’immagine del lupo in alto accompagna il testo dell’articolo di www.veronasera.it del 16 agosto 2016 :”Nata la terza cucciolata di lupi da Goilietta e Slavc su i monti della Lessinia”: Sei lupacchiotti per ‘Giulietta’ e ‘Slavc’, i due lupi – il maschio d’origine balcanica, la femmina di razza italica – che dal 2012 vivono stabilmente sui monti della Lessinia veronese. La nuova cucciolata – sei sono i piccoli contati con certezza, ma potrebbero essere di più – è stata scoperta dai Forestali del Comando stazione di Bosco Chiesanuova (Verona) e dal personale del Parco della Lessinia. Alcune splendide immagini dei cuccioli sono state realizzate dal fotografo Roberto Zendri dell’Associazione Amici della Fotografia NaturAla e poi condivise su Facebook. Quella formata da Giulietta e Slavc è la prima coppia di lupo delle Alpi orientali monitorata costantemente dagli uomini della Forestale. Questa è la terza cucciolata per i due lupi della Lessinia. L’elevato tasso di mortalità dei cuccioli durante il primo inverno (60%-80% dopo il primo anno di vita) e la naturale propensione all’allontanamento dal nucleo originario, consentono al branco di autoregolarsi numericamente. I lupacchiotti generalmente rimangono nel nucleo familiare fino a 1-2 anni di vita, poi raggiunta l’età adulta. L’immagine successiva è di “un lupo su i monti Lessini” identificato come “Predatore” in un articolo molto più preoccupato del “trentinocorrieredellealpi.it. Si deve stare dalla parte dei lupi oppure gridare “Attenti al lupo”?. “Inchiesta” ha chiesto un parere ad Aulo Crisma, storico della Lessinia e corrispondente di Inchiestaonline.it nella rubrica “Osservatorio delle comunità montane”:
Qualche anno fa un lupo proveniente dai Balcani, dopo una lunga odissea monitorata dal collare che portava, s’è fermato sui Monti Lessini nel Veronese. Qui è giunta anche una lupa, senza collare, per cui non si conosce la sua provenienza. I due si sono messi insieme e hanno figliato dei cuccioli. Divenuti grandi, per sbarcare il lunario, hanno rivolto le loro per nulla amichevoli attenzioni alle giovenche che pascolano tranquille durante la stagione estiva. Attenzioni che si concludono anche con spargimento di sangue. I mandriani delle oltre trecento malghe non accettano il fatto che si voglia proteggere i lupi invece che il loro bestiame : i lupi qui non c’erano quando i nostri antenati cimbri hanno faticosamente disboscato i terreni per trasformarli in prati stabili.
Da un documento dell’archivio comunale di Selva di Progno del 1817 si apprende che “nella Selva così detta Perchiof” viene scoperto un lupo che sbrana una pecora e una capra. La fiera viene uccisa. La Deputazione Comunale partecipa alla R. Cancelleria di Badia Calavena l’uccisione di un lupo in questo comune e fa conoscere la lusinga degli uccisori di ottenere un premio”. Oggi il premio consisterebbe certamente in una pesante contravvenzione.
Da una pagina di Repubblica in data 9 ottobre si apprende che Rober Paine, scienziato e studioso, dell’ Università di Washington a Seattle, già alla metà degli anni Sessanta, aveva individuato la “specie chiave”, l’elemento che condiziona un intero ecosistema e prevale su tutto. La sua teoria ha ispirato l’introduzione del lupo nel parco di Yellowstone per contenere la popolazione degli alci che, altrimenti, “avrebbe fatto piazza pulita di pioppi e salici.
In Lessinia non ci sono né alci da contenere né alberi da salvaguardare. Le mucche brucano pacificamente l’erba sostenendo la secolare attività lattierocasearia dei montanari che vedono la presenza dei lupi come un’aggravante alle pesanti difficoltà dovute alla scarsa rimunerazione del loro prodotto. E’ forse il lupo la “specie chiave” sui Monti Lessini?
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