Riccardo Petrella: Invito a l’agorà degli abitanti della terra

| 12 Dicembre 2018 | Comments (0)

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Il 13-16 Dicembre 2018 sarà tenuto a Figueres (affascinante città “piccola” nel nord della Catalogna, in Spagna, a circa 20 km dal confine con la Francia) il summit internazionale “L’Audacia nel nome dell’Umanità” ideato e organizzato da Riccardo Petrella insieme alla Fodazione Audace Humanité. Per informazioni tecnico organizztive http://www.castillosanfernando.org. Figueres è facilmente raggiungibile in TGV, linea europea Barcellona / Montpellier / Parigi e in aereo (aeroporti di Girona e Perpignan). Figueres è anche nota come città in cui Salvador Dali è nato e vissuto. Le sèese di viaggio e soggiorno sono a carico dei partecipanti; la partecipazione alle tavole rotonde e convegni è gratuita anche se un contributo simbolico volontario (ad esempio, 10 euro) sarebbe apprezzato. Le attività dell’Agorà si terranno nel sito “Chateau Sant Ferran”. Riportiamo l’invito di Riccado Petrello e un testo di Jenny Losurdo

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1. Riccardo Petrella: Invito a “L’Agorà degli abitanti della terra” a Figueres (Catalogna) il 13-16 dicembre 2018
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Perché questo invito? Agire come abitanti della terra contro la mercificazione e la  privatizzazione di tutte le forme di vita.
Gli esseri umani non devono mendicare il riconoscimento dei diritti e della dignità ai dominanti, alle aziende multinazionali, al mercato.
La fonte legittima del potere appartiene agli esseri umani, ai popoli, all’umanità. Nella democrazia reale il potere è diffuso ovunque condiviso tra tutte e tutti. Nella vera società dei diritti, della giustizia, ogni essere umano può abitare nei luoghi della terra in cui sceglie di vivere. Non ci sono clandestini sulla terra. Né abitanti di 2° e 3° classe. L’umanità deve organizzarsi ed esistere come soggetto principale di autoregolazione del vivere insieme su scala globale, responsabile della vita sulla e della Terra. Vi invitiamo a condividere le esperienze dell’umanità ferita e della nuova umanità in costruzione nella concreta convinzione utopica che sia possibile pensare e dare alla luce un futuro più felice e giusto per l’umanità e per ogni uomo, donna e vivente. 
I cittadini e i popoli della Terra non partecipano più alle decisioni sul futuro dell’umanità e della vita. Il minimo di democrazia raggiunta fino agli anni ’80 è solo un ricordo. Il futuro del mondo è lasciato all’arbitrarietà e al dominio di un circolo sempre più ristretto di potenti, gruppi sociali e portatori privati che lottano per il loro potere e arricchimento («America  First», «Britain First», «China First», «Italy First »). I diritti delle persone, delle comunità umane, dei popoli sono negati. L’umanità si sta sgretolando.
Quest’anno 2018, celebriamo il 70 ° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Gli abitanti della Terra devono rivendicare la forza della vita, della libertà e della giustizia acquisite attraverso i diritti che hanno vinto finora. Devono dotarsi delle istituzioni e dei mezzi per assumere il potere di governare il loro futuro comune su base pluralistica, cooperativa e partecipativa, a partire dalle comunità “locali”. La sicurezza dell’esistenza e il buon vivere insieme sono un affare collettivo, comune, globale.
A tal fine, un gruppo di europei, allargato negli ultimi mesi a persone provenienti da altri paesi in Europa, America Latina, Nord America, Africa e Asia, hanno lanciato a dicembre 2017 un programma d’azione “Audacia in nome dell’umanità” il cui obiettivo è promuovere azioni di sensibilizzazione e mobilitazione dei cittadini sulla necessità e l’urgenza di  riconoscere l’umanità come attore chiave della regolazione politica, economica e sociale in tutto il mondo. Solo l’umanità, in quanto tale, può parlare e agire efficacemente per cambiare il mondo nell’interesse e salvaguardia della vita della Terra e di tutti i suoi abitanti (incluse tutte le specie viventi).
In questo contesto, la prima azione avviata è l’Agorà degli abitanti della terra (AHT) che ha queste finalità:
Fa parte di un lungo viaggio da percorrere per gli abitanti della Terra allo scopo di creare altre narrazioni del divenire. Passi in questa direzione sono numerosi e molteplici in tutto il mondo, a testimonianza della grande varietà della creatività individuale e collettiva. Il nostro passo è parte dei percorsi di rivolta, resistenza e costruzione di alternative ai trend dominanti. Non pensiamo che la priorità sia quella di rivolgersi aldominante per chiedere loro di essere meno predatori, meno guerrieri, meno esclusivi e più “umani”. La nostra scommessa è l’audacia. Abbiamo in mente soprattutto tre audacie:
1. bandire la guerra una volta per tutte
2. mettere fuori legge i fattori strutturali che generano l’impoverimento nel mondo e l’esclusione dell’altro
3. sradicare l’attuale sistema finanziario speculativo predatorio
L’Agorà degli abitanti della terra ha  due obiettivi principali:
ll primo, per contribuire al processo di costruzione dell’umanità esaminando e sviluppando nuovi orizzonti per cambiare il futuro e, a tal fine, approvare un documento di orientamento di base, una “Carta dell’umanità” . Verso un patto di umanità. La “Carta” riprenderà i grandi valori affermati e vissuti dall’umanità fino ad oggi, ed esprimerà le visioni e le utopie concrete degli abitanti della Terra di oggi al fine di realizzarle. In particolare, cercherà di mettere le basi di una delle piste più decisive da seguire, vale a dire la formazione dal basso di un Consiglio di sicurezza sui beni comuni pubblici. In un momento in cui tutto può diventare un”bene comune”, privato; è fondamentale che i beni pubblici e gli interessi pubblici siano salvaguardati per tutta la vita;
Il secondo, lanciando l’iniziativa “Abitanti della Terra – Carta d’identità” promosso dalla rete dei Comuni / Municipalità (o Autorità locali) di diversi continenti, con particolare attenzione alla consegna da parte dei Comuniai loro abitanti di una Carta d’Identità Mondiale in quanto “Abitante della Terra”. La Carta non avrà alcun valore legale formale e non può essere considerata una nuova forma di passaporto. La Carta avrà un valore di grande importanza soprattutto simbolico, umano e sociale. Grazie alla carta, i Comuni riconosceranno che tutti gli esseri umani, radicati nei loro innumerevoli luoghi di vita (oikos) sono Abitanti della Città-Terra e, quindi, membri della stessa “comunità umana” e della stessa “comunità di vita” della Terra, prima e al di là di essere cinese, brasiliano/a, finlandese, greco/a, tunisino/a, del Kazakistan, Giapponese, Senegalese, Colombiano/a, ungherese, americano/a, russo/a, argentino/a, inglese, francese, Ugandese, dell’Uzbekistan Vietnamita, australiano/a, rumeno/a, tedesco/a, del Mali, indiano/a, iraniano/a, del Quebec.
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2. Genny Losurdo:  L’Agorà degli abitanti della Terra
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“C’è un tempo delle analisi e un tempo delle proposte” afferma Riccardo Petrella, l’economista italo-belga promotore dell’iniziativa internazionale “L’audacia nel nome dell’Umanità”.  A distanza di 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, abbiamo il dovere di interrogarci sulla strada che l’umanità ha imboccato. Seppur apprezzabile, infatti, la reazione  alle brutalità immani causate dalla II Guerra mondiale da parte dei Paesi coinvolti, la Dichiarazione del ’48 palesa oggi tutti i suoi limiti e la sua debolezza per diverse ragioni. Gli articoli citano il diritto dell’individuo e non i diritti collettivi, comunitari, per esempio dei popoli indigeni senza Stato. Gli Stati firmatari sono “occidentali” ed è assente la visione dell’Africa indipendente, del Medio Oriente e di molta parte del Sud-Est asiatico. Non è accompagnata inoltre dall’obbligo del rispetto rigoroso di tali diritti e la “giustiziabilità” degli stessi non è chiaramente definita. Oggi i cittadini sono diventati proprietà esclusiva degli Stati, sottomessi ai poteri delle singole nazioni e al servizio degli interessi dei proprietari del capitale finanziario.

Quale analisi allora? La riflessione sulla condizione umana attuale, a fronte degli sconvolgimenti e delle sfide che le società si trovano ad affrontare: un sistema economico e finanziario predatorio, dove il denaro è posto in cima alla hit parade dei valori umani e le specie viventi diventano merci e quindi oggetto di transazione, dove i beni comuni indispensabili alla vita, come acqua e terra, ma anche servizi pubblici come la sanità, vengono progressivamente privatizzati. Un sistema che si nutre di una spietata competitività, includendo il traffico di armi, che contribuisce a preservare lo stato di conflitto e instabilità a livello globale, per finire con le devastazioni umane che operiamo – in nome di un presunto progresso – su un ecosistema che ci restituisce calamità naturali, inquinamento, impoverimento  del  suolo. Una delle conseguenze di questo fosco quadro è lo sfaldamento del tessuto sociale, una lacerazione invisibile dei rapporti umani, che in un modo o nell’altro tutti percepiamo. Le persone si sentono sempre meno appartenere ad una “stessa comunità umana” e crescono invece le divisioni, le categorizzazioni dicotomiche buono/cattivo, le esclusioni di chi, giudicato debole, non è in grado di asservire al principio dominante di produttività e utilità.

Se siamo parte della stessa Umanità, come possiamo diventare attori principali della regolazione politica, sociale ed economica su scala globale? Ecco arrivare “il tempo delle proposte”. Il primo passo concreto dell’iniziativa “L’Audacia nel nome dell’Umanità” è un summit internazionale (quattro lingue di lavoro, italiano, inglese, francese e spagnolo) che avrà luogo presso il monastero del bene comune di Sezano (Verona) nei giorni 13-16 dicembre 2018, battezzato in “L’Agorà degli abitanti della Terra”. L’evento vedrà la partecipazione di circa 200 persone provenienti da diverse parti del mondo con l’obiettivo di redigere la Carta dell’Umanità e dare fondamento giuridico a un nuovo soggetto di diritto: l’abitante della Terra. Il programma si articolerà in sessioni plenarie, in cui i gruppi di attivisti che hanno lavorato sui singoli temi durante l’anno presenteranno i loro rapporti, in tre sessioni parallele con dibattito finale, sulle seguenti problematiche così intitolate: “La maniera di vedere l’Umanità”, “I grandi orizzonti sui quali lavorare”, “Liberare il divenire dell’Umanità” e una giornata conclusiva dei lavori con l’approvazione della Carta dell’Umanità.

Il secondo obiettivo prevede l’istituzione di una “Carta d’Identità mondiale degli abitanti della terra”, che potrà essere rilasciata dai Comuni, a dimostrazione per il momento simbolica, degli esseri umani come abitanti di una stessa “comunità di vita”, prima ancora di essere cittadini dei singoli stati. I Comuni che hanno formalmente aderito finora sono: San Lorenzo (Argentina), Fumane e Canegrate (Italia), La Marsa (Tunisia), Palau Saverdera (Catalonia) oltre alla rete dei Comuni solidali (Recosol) e l’associazione nazionale dei Comuni virtuosi.

Aprirà l’evento il promotore dell’iniziativa Riccardo Petrella, professore emerito all’Università di Lovanio (Belgio), fondatore dell’Università per il bene comune a Sezano, referente del movimento per i beni comuni a livello internazionale e già promotore della campagna Banning Poverty. Molti gli ospiti e le personalità dell’impegno sociale e culturale.  Saranno presenti il giornalista e attivista Roberto Savio e il filosofo francese Patrick Viveret, portavoce dell’appello alle coscienze, approvato dalla rete mondiale Dialogues en Humanitè.

Parlerà il referente del movimento Agua Bien Comun Mundial Luis Infanti de la Mora, vescovo della comunità Aysèn nella Patagonia cilena e ambientalista, che guidò la lotta contro cinque grandi dighe che avrebbero compromesso irrimediabilmente l’ecosistema del Paese.

Creare un rapporto virtuoso con l’ambiente in cui viviamo sarà anche il tema dell’intervento di Anibal Faccendini, docente universitario responsabile della “Cattedra dell’Acqua” di Rosario. Tra le personalità del Brasile ci saranno il biblista e teologo della liberazione Marcelo Barros, il pedagogista Luiz Rena, docente in scienze sociali all’Università di Belo Horizonte, e il coordinatore dei movimenti progressisti Marcos Arruda, che parleranno di diseguaglianze ed esclusione sociale.

Joao Caraça, direttore della Fondazione scientifica Calouste Gulbenkian di Lisbona, tratterà il problema del disarmo finanziario, mentre Jean Pierre Wauquier parlerà in qualità di referente della cooperazione franco-africana per il diritto all’acqua. Dal Belgio sarà presente Francine Mestrum, coordinatrice del network Global Social Justice, che promuove la distribuzione equa delle risorse economiche, mentre Stephan Möhrle parlerà del disarmo a nome del pacifista tedesco Jürgen Grässlin, fondatore del movimento “Stop to arms trade”, e Ina Darmstädter sarà presente come referente del Canaan Project sull’empowerment delle giovani donne nelle aree urbane più periferiche.

Tra gli ospiti dall’Africa saranno presenti il giornalista, scrittore e fondatore del festival Ottobre africano, Cleophas Adrien Dioma dal Burkina Faso e P. Emmanuel Amadou, sacerdote della diocesi di Yagoua all’estremo nord del Camerun. Si ascolteranno le testimonianze di Isoke Aikpitanyi, autrice del libro “Noi ragazze di Benin City”, che racconta la sua coraggiosa e sofferta ribellione al racket della prostituzione nigeriana, e condivideranno le loro storie anche Pierre Kabeza, insegnante e sindacalista del Congo, e Marguerite Lottin, fondatrice camerunense dell’Associazione Interculturale Griot di Roma per una cultura dell’integrazione.

Destinato a riscuotere interesse sarà la campagna indiana Jai Jagat 2020, che sarà presentata da un referente del movimento e che consiste in una marcia globale, da Delhi a Genova, a partire nell’autunno 2019, con l’obiettivo di radunare 5000 persone (soprattutto giovani) in un Forum di dialogo pacifico che affronterà temi come le disuguaglianze economiche, la polarizzazione delle forze politiche e la corsa alle armi. Sul tema “visioni dell’umanità” si esprimerà anche Carminda Mac Lorin, da Montréal, fondatrice e presidente dell’organizzazione per la transizione ecologica e sociale Katalizo e coordinatrice generale del World Social Forum 2016 e, infine, anche l’attore, cantante e musicista Moni Ovadia, lascerà un suo messaggio nella mattinata del 15 dicembre.

Category: Ambiente, Dichiariamo illegale la povertà, Osservatorio internazionale

About Riccardo Petrella: Riccardo Petrella .Presidente dell'Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell'Acqua a Bruxelles, è professore emerito dell'Università Cattolica di Lovanio (Belgio) dove ha insegnato "mondializzazione". E' promotore dell'Università del Bene Comune a Verona con la quale ha lanciato nel 2012 in Italia insieme a numerose organizzazioni l'iniziativa internazionale "Dichiariamo illegale la povertà - Banning poverty 2018". E' considerato il pioniere dell'acqua pubblica in Europa da cui è nato il movimento dell'Acqua Bene Comune in Italia. Fra i principali esponenti dell'altermondialismo ha creato nel 1991 il Gruppo di Lisbona, il cui rapporto "Limiti alla competitività" è stato tradotto in 12 lingue. Ha insegnato Ecologia umana all'Accademia di Architettura a Mendrisio (Svizzera). Attualmente sta coordinando la campagna "Dichiariamo illegale la povertà", alla quale la rivista «Inchiesta» aderisce attivamente ed è candidato per la Circoscrizione Nord Est per la Lista Un altra Europa per Tsipras.

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