Luciana Castellina: Riot, desideri in movimento di libera politica

| 27 Luglio 2015 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da Il manifesto del 27 luglio 2015

Si chiama «Riot» (som­mossa), per via della ribel­lione che comin­ciò con Genova, ormai un secolo fa, una memo­ria fon­da­tiva per l’arco gene­ra­zio­nale dei nati negli ’80 e nei ’90, un evento di cui furono pro­ta­go­ni­sti quelli appena più anziani, da Tsi­pras in giù. È ormai un’eco piut­to­sto lon­tana che si è però riat­ti­vata nel lumi­noso anno in corso con il pos­sente movi­mento con­tro «la buona scuola», per una scuola buona davvero.

È un cam­peg­gio che dura dal 23 luglio al 6 ago­sto, da 9 anni qui in Puglia, prima, ma era abba­stanza diverso ( non si chia­mava nep­pure Riot), in Toscana. Non è un camping-vacanza, o per­lo­meno non del tutto: serve alla «Rete della cono­scenza» a met­tere a punto la comune rifles­sione e stra­te­gia. Quando io arrivo– è solo il secondo giorno — sono circa 500, entro pochi giorni supe­re­ranno i mille.

Sotto gli ulivi, tra cicale assordanti

Cam­ping La sco­gliera, Santa Cesa­rea Terme. Tende, bun­ga­low, spiazzi aperti sotto gli ulivi, ser­vizi garan­titi dal lavoro volon­ta­rio, costo 11 euro al giorno per per­sona, i pasti se li cuci­nano da soli in tenda. È col­lo­cato a mezza costa, a picco sulla sco­gliera moz­za­fiato di que­ste baie che cir­con­dano Otranto, il mare difeso da sco­gli aguzzi. Più sotto c’è comun­que anche una piscina ma a fare il bagno non ci va quasi nes­suno, se non per un tuffo rapi­dis­simo: non c’è tempo. Gli stu­denti che popo­lano Riot sono sem­pre riu­niti nei quat­tro spiazzi a diverse quote che con­sen­tono semi­nari, assem­blee, dibat­titi. I par­te­ci­panti seduti su un po’ di sedie ma molti per terra, nell’ombra fra­sta­gliata degli alberi, assor­dati da un inim­ma­gi­na­bile fra­stuono di cicale.

Quando arrivo, sabato sera alle undici circa, è in corso il dibat­tito sui migranti, ani­mato da Filippo Mira­glia e altri dell’Arci, ci sono anche i lec­cesi (spe­cia­li­sti in mate­ria), in testa Anna Caputo, cui i ragazzi si rife­ri­scono come «la signora di Nardò» per­ché non sanno che è la pre­si­dente dell’Arci della pro­vin­cia, lei ha par­lato come se fosse abi­tante di que­sto luogo sim­bolo dello sfrut­ta­mento, il paese dove pochi giorni prima è morto per fatica Moha­med, un uomo suda­nese di 47 anni.

In pro­gramma, nei 14 giorni di Riot, i dibat­titi sono 25. Verrà a par­lare pra­ti­ca­mente tutto il varie­gato arco della sini­stra sociale e poli­tica: da don Ciotti a Fra­to­ianni coor­di­na­tore di Sel, da Lan­dini a depu­tati di 5 stelle, Possibile,e una del Pd, da diri­genti della Cgil (ma solo quelli della Fede­ra­zione lavo­ra­tori della cono­scenza con cui c’è molta asso­nanza), alla Linke, Sbi­lan­cia­moci, per­sino l’Udi con un affol­la­tissmo evento su Donne e Resi­stenza, subito finito in un con­fronto femminista.

Il dibat­tito cui debbo par­te­ci­pare io è insieme a Samuele Maz­zo­lini, trie­stino, ricer­ca­tore presso l’Università inglese dell’Essex, con un pas­sato di impe­gno in Ecua­dor e però ancora gio­va­nis­simo. Il tema è d’attualità, almeno fra chi cerca un lume nel buio della sini­stra e inse­gue tutte le luc­ciole che si accen­dono, ora Pode­mos e Syriza: «Alto e basso, Sini­stra e destra». E dun­que gli scritti sul popu­li­smo di Erne­sto Laclau, diven­tato ispi­ra­tore di Igle­sias. Maz­zo­lini è qui in rap­pre­sen­tanza di que­sto pen­siero, io del secolo scorso, la famosa, anti­pa­tica cul­tura poli­tica nove­cen­te­sca; che trova tut­ta­via inspe­rate sim­pa­tie fra i sedi­cenni. Fini­remo di discu­tere all’una meno un quarto della notte.

Le discus­sioni qui comin­ciano alle 10 e mezzo del mat­tino e ter­mi­nano intorno a mez­za­notte, quando da almeno un’oretta impazza il ballo che poi dura fino alle 4. Lo gesti­sce un gruppo di dj fan­ta­stico, com­pa­gni di Cam­po­basso. Al ballo par­te­ci­pano tutti, i più svo­gliati che hanno abban­do­nato prima della fine i dibat­titi appena ini­zia, i più impe­gnati quando ter­mi­nano le assem­blee che si dilun­gano. Final­mente relax .O meglio: il con­tra­rio, per­ché la danza al ritmo impo­sto dai moli­sani è fre­ne­tica, l’ultimo rock con sven­to­lio di ban­diere palestinesi.

I pro­ta­go­ni­sti, dai 16 ai 25 anni

Dai 16 (penul­timi licei) ai 24–25, già in vista della lau­rea. I maschi, quasi senza ecce­zione, con accon­cia­ture che mi fanno rab­bri­vi­dire (rasa­tura late­rale e cre­sta di gallo oppure rasta). Ai tatuaggi sono ormai più abi­tuata. “Nor­male” pra­ti­ca­mente quasi nes­suno (ma forse ad essere anor­mali sono i maschi che fre­quento di solito). Rapa­ture anche fra le fem­mine, ma poche. Loro in T-shirt , tal­volta cami­cie di velo, sui due pezzi (il costume da bagno, anche se non si bagnano, non se lo toglie mai nes­suno). Le ragazze sono mol­tis­sime, sicure di sé, impe­gna­tis­sime. (Penso all’austerità dei nostri con­ve­gni stu­den­te­schi anni ’40-’50).
Sono quelli della «Rete della cono­scenza», cui fanno capo tutti i sog­getti della for­ma­zione: l’Uds, stu­denti medi, nata nel lon­tano 1994 come sin­da­cato affi­liato alla Cgil, da cui si è stac­cata nel 2006 pro­prio per­ché non vole­vano , né pote­vano, essere solo sin­da­cato. «La cono­scenza non è un set­tore, è al cen­tro di molti pro­cessi; non è solo lavoro, ha una poten­zia­lità tra­sfor­ma­trice alta e per que­sto il suo pro­ta­go­ni­smo ha una valenza molto più gene­rale», rac­conta Ric­cardo Laterza, trie­stino, dall’anno scorso coor­di­na­tore nazio­nale della Rete, con­te­ni­tore anche di Link, asso­cia­zione degli uni­ver­si­tari e di tutti i sog­getti in for­ma­zione, la ster­mi­nata fascia pre­ca­ria dei dot­to­randi o aspi­ranti tali.

All’origine della «Rete» e delle sue com­po­nenti non c’è solo, natu­ral­mente, una diversa idea della fun­zione di rap­pre­sen­tanza degli stu­denti, ma l’esigenza di una auto­no­mia poli­tica non solo dalla Cgil ma anche dalle «gio­va­nili» dei par­titi, in par­ti­co­lare, è ovvio, di quella degli allora Ds.

La loro auto­no­mia la pagano molto cara: hanno per­duto qual­siasi appog­gio finan­zia­rio (di cui invece con­ti­nuano a godere quelli che sono rima­sti nel sin­da­cato, la Rete degli stu­denti medi e la fede­ra­zione stu­denti uni­ver­si­tari diret­ta­mente legata al Pd). Per non par­lare delle altre ric­che asso­cia­zioni stu­den­te­sche esi­stenti in Ita­lia, a comin­ciare dalla più grossa, Comu­nione e libe­ra­zione, il Movi­mento stu­den­te­sco dell’Azione cat­to­lica e quello «nazio­nale», ema­na­zione di Fra­telli d’Italia. Nell’elenco c’è pure una sigla sco­no­sciuta — «Stu­di­cen­tro»- col­le­gata all’Udc ma nes­suno rie­sce a localizzarla.

In Fran­cia, mi rac­con­tano, le asso­cia­zioni stu­den­te­sche sono finan­ziate attra­verso il con­tri­buto di un euro ver­sato assieme alla tassa di iscri­zione all’università che ognuno devolve a chi vuole. «Da noi ogni forma di finan­zia­mento è bloc­cata per­ché ad averne biso­gno siamo solo noi», dicono. E così cer­cano di rag­gra­nel­lare qual­che soldo con pro­getti euro­pei, quasi niente.

Seb­bene la «Rete» sia molto strut­tu­rata, con coor­di­na­menti nazio­nali e pro­vin­ciali, dire­zioni ed ese­cu­tivi per cia­scuna branca e spo­sta­mento a Roma per il tempo del man­dato, per coor­di­nare e girare l’Italia e far sor­gere o per assi­stere sezioni già nate, nes­suno riceve retri­bu­zione, solo un minimo rim­borso spese. Nessun’altra orga­niz­za­zione oggi in Ita­lia ha altret­tanta disci­plina orga­niz­za­tiva e strut­tu­ra­zione arti­co­lata come la «Rete». (Fosse pas­sata la sbor­nia dell’ultraspontaneismo?).

Non si tratta solo di orga­niz­za­zione, le asso­cia­zioni sono anche comu­nità: per l’addio di Mar­tina, di Mono­poli e dell’Università di Bari ma da due anni tra­sfe­rita alla Sapienza di Roma per­ché fino a oggi nell’esecutivo dei medi e ora “pro­mossa” a quello della «Rete», c’è stata una ceri­mo­nia qui al cam­ping in cui tutti si sono abbrac­ciati e commossi.

Da dove ven­gono, per­ché appro­dano alla «Rete», quanti sono? Le rispo­ste sono impre­cise (non c’è tes­se­ra­mento) ma con­ver­genti: fino a qual­che anno fa quasi tutti pro­ve­ni­vano da espe­rienze nelle gio­va­nili dei par­titi, anche se le ave­vano abbandonate.

Oggi non più. «Sono orfani della crisi della poli­tica — dice Ric­cardo — cer­cano di col­mare il vuoto che sen­tono attorno impe­gnan­dosi sui temi della pro­pria con­di­zione di stu­denti in que­sta scuola, in que­sta società. Ma a par­tire da qui si arriva al tema della libe­ra­zione dei saperi, dell’abbattimento delle bar­riere d’accesso. Pro­vo­ca­to­ria­mente, noi poniamo l’obiettivo-limite della gra­tuità dell’istruzione a tutti i livelli, E però sap­piamo che fino ad oggi siamo stati troppo con­tro e troppo poco impe­gnati a defi­nire che cosa vogliamo. A otto­bre ripar­ti­remo all’attacco. Qui deci­de­remo le nostre pros­sime sca­denze».
Gli uni­ver­si­tari, che fanno un po’ da tutori dei liceali, sono colti, seri, nes­suna vena estre­mi­sta, molto con­creti, rifles­sivi. Una perla nella gri­gia apa­tia dell’Italia di oggi.

La «Rete» fa parte della Coa­li­zione sociale di Lan­dini ma non per avver­sione ai par­titi: sem­pli­ce­mente per ora non sen­tono il biso­gno di appar­te­nervi, o non li hanno incon­trati sulla loro strada. Del resto, hanno sta­bi­lito per chi fa parte degli organi diri­genti l’incompatibilità con l’appartenenza a un par­tito, per non subire le stru­men­ta­liz­za­zioni del pas­sato. La cul­tura della lotta alla «casta», però, sem­bra esser­gli total­mente estranea.

Mi siedo, al mat­tino, fra i circa 150 che par­te­ci­pano al coor­di­na­mento dell’Uds, i medi. Una fila inin­ter­rotta di inter­venti, non più di 10 minuti a testa, mol­tis­simi del sud. Così vengo a sapere cosa vuol dire fare il liceo a Fog­gia («città di merda»); di Augu­sta, un posto che cono­sco bene per­ché ai con­fini con Priolo, dove negli anni ’50 della costru­zione delle cat­te­drali nel deserto fu costruito qui un gigan­te­sco polo petro­li­fero e io andai lì per uno dei miei primi repor­tage, per Nuova gene­ra­zione, il set­ti­ma­nale della Fgci. Non sapevo ancora che avrebbe gene­rato il cancro.

Poi uno di Cam­po­basso che scherza quando si accorge che nes­suno sa dove è il Molise: «Molise chi?» — ini­zia, e poi garan­ti­sce che la regione esi­ste dav­vero. Dall’intervento di un mila­nese so che almeno 25 com­pa­gni che avreb­bero voluto venire al cam­ping non hanno potuto per­ché nelle ferie estive vanno a lavo­rare: «Come edili, ope­rai, bari­sti. In con­di­zioni disu­mane. Il sin­da­cato assente. E noi mica pos­siamo limi­tarci a par­lare di scuola!».

«Ma come si fa a par­lare di scio­pero a chi non può farlo?», dice un altra, mi pare abruz­zese

«L’Europa è terrificante»

Non par­lano solo di scuola, ma tutti comin­ciano con la Gre­cia e poi l’Europa. «L’Europa è ter­ri­fi­cante», dice uno. E un’altra che «il governo Renzi è il più auto­ri­ta­rio della sto­ria». Un pez­zetto di Europa diversa cer­che­ranno di costruirla anche a Riot: fra qual­che giorno nel cam­ping si terrà un incon­tro con stu­denti di molti paesi europei.

Poi la pre­si­dente avverte che non ci sarà pausa pranzo, non c’è tempo. Uno per ogni dele­ga­zione andrà alle tende e cuo­cerà la pasta, i pen­to­loni ver­ranno por­tati su allo spiazzo da un camion­cino. Gli spa­ghetti ver­ranno man­giati nel corso del dibattito.

Il mare azzur­ris­simo si intra­vede fra gli ulivi, vicino e attraente, ma non se ne curano. Le cicale assor­dano, il caldo è mici­diale. Il motto di Riot è «desi­deri in movi­mento»: per que­sto spic­chio della prima gene­ra­zione del XXI secolo, il desi­de­rio mag­giore sem­bra essere la ricon­qui­sta della politica.

(Da quasi novan­tenne li trovo più simili alla mia di quanto sia stato con quella dei loro anziani).

 

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Category: Lavoro e Sindacato, Movimenti, Politica

About Luciana Castellina: Luciana Castellina (Roma, 1929) è una politica, giornalista e scrittrice italiana, parlamentare comunista, più volte eurodeputata, autrice di numerose pubblicazioni, presidente onoraria dell'ARCI dal 2014.Figlia unica del rappresentante milanese di commercio Gino Castellina e di Lisetta Liebman, un'ebrea triestina, frequenta il Liceo Tasso di Roma per poi laurearsi in legge alla Sapienza. Nel 1947 partecipa al primo Festival della Gioventù a Praga e in quello stesso anno si iscrive al PCI. Appena laureata diventa funzionaria della FGCI, del cui settimanale Nuova Generazione sarà direttrice fino al 1962. Brevemente giornalista presso il quotidiano Il Paese, nel 1963 va a lavorare presso la sezione femminile del PCI diretta da Nilde Iotti. Allontanata da Botteghe Oscure dopo l'emarginazione subita dalla corrente "ingraiana" all'XI congresso del PCI è stata impegnata nell'UDI[5] della cui presidenza è stata anche membro. E' stata arrestata parecchie volte per ragioni politiche: il 14 luglio del 1948 in occasione delle manifestazioni di protesta contro l'attentato a Palmiro Togliatti; e poi nel 1950 e nel 1956 in analoghe circostanze. Nel 1963 in occasione di una protesta degli edili romani (poi risultata una provocazione di Gladio, la rete segreta della Cia) è rimasta a Regina Coeli per quasi due mesi. E' stata anche arrestata ad Atene e espulsa dalla Grecia in occasione del colpo di stato dei colonnelli nel 1967. Radiata dal PCI nel 1970 assieme al nucleo fondatore della rivista (poi quotidiano e anche Movimento Politico Organizzato) Il manifesto, di cui è stata redattrice e poi sempre collaboratrice. Il Manifesto nel 1974 si unifica all'ala sinistra del PSIUP diretta da Vittorio Foa, dando vita al Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Eletta nella lista Democrazia Proletaria (cartello elettorale fra varie organizzazioni della nuova sinistra) al Consiglio regionale del Lazio nel 1975, al consiglio comunale di Roma e quindi alla Camera dei Deputati nel 1976, in cui è stata anche capogruppo. Nel 1979 viene nuovamente eletta, ma ora nelle liste del PDUP che non fa più parte della coalizione DP, sia alla Camera dei Deputati, che al Parlamento Europeo per il quale opta dopo pochi mesi[9]. Nel 1983 viene nuovamente eletta alla Camera (dove resterà un solo anno), e nel 1984 al Parlamento Europeo. Nel 1984 il PDUP decide in un congresso straordinario di sciogliersi e di entrare (per alcuni di rientrare) nel PCI. Castellina diventa membro della Direzione del Partito. Rieletta nel Parlamento Europeo nel 1989, diventa vicepresidente della Delegazione permanente per l'America centrale e del Sud. Quando viene proposto lo scioglimento del PCI Luciana Castellina è tra i primi firmatari della mozione 2 (presentata da Ingrao e firmata tra gli altri da Natta e Magri) che vi si oppone. Nel 1992 entra nel partito di Rifondazione Comunista che si è formato nel frattempo, dove diventa direttrice del settimanale Liberazione (quotidiano). Il 5 aprile 1992 è rieletta deputato alla Camera in Umbria con Rifondazione comunista, ma si dimette il 6 maggio successivo. Nel 1994 è eletta nuovamente al Parlamento Europeo (incarico che manterrà fino al 1999), diventando presidente della Commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione e i mezzi di informazione (1994-1997) e della Commissione per le relazioni economiche esterne (1997-1998). Nel 1996 lascia RIfondazione Comunista insieme ad un folto gruppo per dissensi con la linea del segretario Fausto Bertinotti. Fra il 1980 e il 1984 ha diretto, assieme a Claudio Napoleoni e Stefano Rodotà il settimanale Pace e Guerra. Negli anni '80 è stata anche vicepresidente della Lega per i diritti dei popoli, di cui era presidente il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel e coordinatore, assieme al presidente della Bertrand Russel Foundation, Ken Coattes, del movimento pacifista europeo (European Nuclear Desarmement). Dal 1999 al 2003 è presidente dell'Agenzia per la promozione del cinema italiano all'estero "Italia cinema". E' stata anche nel CdA della Fondazione Basso, e presidente onorario di Cineuropa.org quotidiano online del cinema europeo. Fra il 2007 e il 2010 ha insegnato come professore a contratto, all'Università di Pisa. Nel 2014 è stata eletta presidente onoraria dell'ARCI. Inoltre è stata insignita della decorazione di commendatore della Repubblica Argentina e di quella di ufficiale delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese.Il suo libro Cinquant'anni d'Europa - una lettura antiretorica (Utet, 2007), è uscito in occasione del cinquantenario della nascita dell'Unione europea.Per ETS nel 2008 ha pubblicato Eurollywood. Il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell'Europa. Nel 2010 ha collaborato al volume collettivo Europa 2.0 Prospettive ed evoluzioni del sogno europeo[, edito da Ombre corte, a cura di Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini con un saggio sul tema dell'identità europea. Attualmente è membro del Consiglio Nazionale dell'Arci e Presidente Onorario del sito sul cinema europeo Cineuropa.org. Nel 2011 ha pubblicato La scoperta del mondo (Nottetempo), ovvero il suo diario dai quattordici ai diciotto anni, che racconta la sua adolescenza e la sua iniziazione politica. Il libro è stato finalista al 65simo Premio Strega. Nel 2012, con Siberiana (Nottetempo) ha fornito un "diario di viaggio" che intreccia "memorie di cose viste, lette e pensate durante la sua lunga esperienza politica e culturale", in una terra che, "nel ricordo della prigione di ghiaccio che stringeva le catene dei forzati nelle miniere dello zar e dei dissidenti nei gulag staliniani, si rovescia, per i russi, nel simbolo di un perenne Far West dello spirito".Il 29 Gennaio 2015 Nichi Vendola e il gruppo parlamentare di SEL annunciano che nelle prime tre votazioni per l'elezione del presidente della Repubblica voteranno Luciana Castellina per poi aderire dalla quarta votazione alla candidatura, avanzata dal Partito Democratico, di Sergio Mattarella. Nella prima votazione ottiene 37 voti, risultando così la terza più votata dopo Ferdinando Imposimato e Vittorio Feltri. Già sposata con il dirigente comunista Alfredo Reichlin, ha avuto da lui due figli,entrambi economisti: Lucrezia (che insegna alla London Business School) e Pietro (che insegna all'università Luiss di Roma). Il 29 marzo 2015 entra a far parte della presidenza nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, il partito guidato da Nichi Vendola.

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