Gruppo Abele e Libera: Miseria Ladra

| 19 Giugno 2013 | Comments (0)

 

 

 

 

Il 19 giugno 2013 è partita la campagna nazionale del Gruppo Abele e di Libera contro la povertà che si aggiunge alla campagna internazionale Dichiariamo Illegale la povertà  (vedi la voce pubblicata in www.inchiestaonline.it) iniziata l’8 settembre 2012 con la Marcia per la giustizia Agliana Quarrata a cui ha aderito anche il Gruppo Abele e Libera e riviste come “Inchiesta”

 

 

Alcuni dati: un paese fragile, fra diseguaglianza, povertà e disoccupazione

Il nostro paese vive una condizione di impoverimento materiale e culturale insostenibile ed inaccettabile. I numeri più asettici dell’ISTAT ci informano che, nel 2012, 9 milioni e 563mila persone pari al 15,8% della popolazione sono in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili (erano 8,173 milioni nel 2011 pari al 13,8% della popolazione). In condizione di povertà assoluta si trovano invece 4 milioni 814mila persone, pari al 7,9% della popolazione italiana (nel 2011 erano 3,415 milioni pari al 5,2% della popolazione).

Parliamo di quasi un italiano su quattro costretto a vivere in una condizione in cui la dignità umana viene calpestata. L’Italia è in Europa il paese meno sicuro per un minore. Il 32,3% di chi ha meno di 18 anni è a rischio povertà. 723 mila minorenni italiani vivono già in condizione di povertà assoluta. È questo un dato intollerabile che dovrebbe farci indignare tutti e tutte. Le diseguaglianze continuano a crescere, con differenze territoriali che ripropongono la questione meridionale come uno dei temi sui quali intervenire urgentemente. Il sud infatti risulta drammaticamente più colpito ed impoverito dalla crisi. La disoccupazione nazionale oltre il 12%, nel mezzogiorno è nettamente superiore. Tra i 15/24 anni che cercano lavoro al sud, la disoccupazione è superiore al 41%. Le famiglie italiane si sono enormemente impoverite. Oltre il 60% delle famiglie ha ridotto la quantità e la qualità della propria spesa alimentare, mentre aumentano i casi di disoccupati e anziani costretti a rubare per mangiare. Più di due milioni sono i cosiddetti Neet, giovani così scoraggiati dalla situazione che non studiano, non cercano più lavoro e non sono nemmeno coinvolti in attività formative. Aumentano enormemente la precarietà e lo sfruttamento sul lavoro, sino a raggiungere pratiche di neoschiavismo nei confronti dei lavoratori migranti e non, sia al sud che al nord del paese. Si rafforza il controllo dei clan malavitosi su molte attività economiche in crisi, costrette a “rivolgersi” ai prestiti dei mafiosi. Così come sono in drammatica crescita i crimini contro l’ambiente. Sono oltre 93,5 al giorno quelli denunciati che certificano l’aumento dell’impatto e dell’influenza delle ecomafie e che distruggono la nostra vera ricchezza: territori, beni comuni e biodiversità.

La ricchezza si è spostata dal lavoro alla rendita finanziaria. La situazione risulta aggravata dalle attuali politiche in campo. Delocalizzazioni, dismissioni, privatizzazioni, austerità e vincoli di bilancio, riforme di welfare e pensioni, azzeramento dei fondi per il sociale e tagli nei settori dove maggiore è la domanda di servizi pubblici e sociali, hanno aggravato ulteriormente la crisi. Disuguaglianza e ingiustizia sociale ed ambientale stanno mettendo in crisi la nostra democrazia. Una società diseguale, che coniuga svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza i diritti degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazioni della ricchezza nelle mani di pochi, attenta alla coesione sociale e incrementa la sfiducia istituzionale, affossa il principio di rappresentatività e scoraggia la partecipazione. I dati e la situazione di crisi politica fotografano una “guerra” dove la povertà materiale e culturale è la peggiore delle malattie, in senso sociale, economico, ambientale e sanitario.

 

Responsabili e solidali: 10 cose da fare subito insieme nei territori

Per noi del Gruppo Abele e di Libera, la costruzione dell’uguaglianza e della giustizia sociale è compito della politica nel senso più vasto del termine: quella formale di chi amministra e quella informale che ci chiama in causa tutti come cittadini responsabili. La povertà dovrebbe essere illegale nel nostro paese.

La crisi per molti è una condanna, per altri è un’occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole.

Partendo dalle richieste e dalle esigenze di chi sta indietro, il Gruppo Abele e Libera promuovono la campagna nazionale “Miseria Ladra”. Abbiamo 10 proposte concrete che vorremmo condividere e promuovere con tutte quelle realtà sociali, sindacali, studentesche, con i comitati, le associazioni, i movimenti, i giornali, le radio ed i singoli cittadini/e, intenzionati a portare avanti le proposte della campagna. Vogliamo impegnarci in tutte le città, con tutte le realtà che ci stanno, a portare avanti gli obiettivi della campagna, incalzando le istituzioni locali e nazionale, aprendole alla partecipazione della società civile e delle tante realtà impegnate sul sociale.

Siamo convinti che queste proposte possano sin da subito rispondere concretamente alla crisi materiale e culturale, rafforzando la partecipazione e rivitalizzando la nostra democrazia. La Costituzione ci impegna in tal senso a fare ognuno la sua parte. La lotta alla povertà va ripensata in termini di interdipendenza tra le persone, le specie e all’interno degli equilibri naturali dei nostri ecosistemi. La miseria é opera degli uomini, solo gli uomini posso distruggerla. Aiutiamoci a farlo!

 

Leopoldo Grosso, vice presidente Gruppo Abele

Gabriella Stramaccioni, ufficio di presidenza Libera

Giuseppe De Marzo, Libera – campagna Miseria Ladra

 

Sul sito www. gruppoabele.org sono scaricabili sia il Dossier che il Manifesto politico su questa campagna

 

Category: Dichiariamo illegale la povertà, Movimenti

About Don Luigi Ciotti: Luigi Ciotti nasce nel 1945 a Pieve di Cadore (Belluno) e si stabilisce con la famiglia a Torino nel 1950. Nel 1965, insieme ad alcuni amici, promuove un gruppo che prenderà in seguito il nome di Gruppo Abele. Fra le sue prime attività, un progetto educativo negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (TO), nel novembre del 1972 Luigi Ciotti viene ordinato sacerdote dal cardinale Michele Pellegrino, che come parrocchia gli affida la strada, luogo – specifica – non di insegnamento ma di apprendimento e incontro con le domande e i bisogni più profondi della gente. Proprio sulla strada, nel 1973, il Gruppo inaugura il “Centro Droga”, un luogo di accoglienza e ascolto per i primi giovani con problemi di tossicodipendenza. È un’esperienza allora unica in Italia, cui seguirà l’apertura di alcune comunità. In quegli stessi anni, all’accoglienza delle persone in difficoltà l’Associazione comincia ad affiancare l’impegno culturale – con un centro studi, una casa editrice e l’“Università della strada” – e, in senso lato, “politico” – con mobilitazioni come quella che nel 1975 porta alla prima legge italiana non repressiva sull’uso di droghe, la 685 – per costruire diritti e giustizia sociale. Il Gruppo Abele non si occupa solo di droga, ma sviluppa proposte per affrontare il disagio sociale nel modo più ampio possibile. A partire dal 1979 il Gruppo si apre anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, cui ne seguiranno altri in Sud America e Costa d’Avorio, quest’ultimo tuttora in corso. Nel 1982 don Ciotti contribuisce alla nascita del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA), presiedendolo per dieci anni, e nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta contro l'AIDS (LILA) per la difesa dei diritti delle persone sieropositive, della quale pure sarà presidente. Negli anni novanta l’impegno di don Ciotti si allarga al contrasto alla criminalità organizzata. Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio dell’estate del 1992, fonda il mensile Narcomafie – di cui sarà a lungo direttore – e nel 1995 il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali (fra cui diverse sigle del mondo dell’associazionismo, della scuola, della cooperazione e del sindacato). Nel 1996 Libera promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione. Obiettivo di Libera è alimentare quel cambiamento etico, sociale, culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d’ingiustizia, illegalità e malaffare. Don Ciotti è stato più volte membro del Consiglio presbiterale e del Consiglio pastorale della Diocesi di Torino. Il 1º luglio 1998 riceve a Bologna la laurea honoris causa in Scienze dell'Educazione, su proposta del consiglio della facoltà di Scienze della Formazione. Il 15 giugno 2006 riceve dall’Università degli Studi di Foggia la laurea honoris causa in Giurisprudenza. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Nazionale Nonviolenza conferito dall'Associazione Cultura della Pace . Il 4 Dicembre 2014 riceve dall'università degli studi di Milano la laurea honoris causa in scienze delle comunicazioni.

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