Università di Bologna occupata: Lavoratori Coopservice pagati 3 euro l’ora

| 17 Aprile 2014 | Comments (0)

 

 

 

 

L’Università Bologna è occupata dal 31 marzo con il blocco simultaneo in via Zamboni  di Palazzo Paleotti (n. 25) e civici 32-34-36-38 . Lo sciopero è partito da 13 lavoratori della Biblioteca di Palazzo Paleotti  e allo sciopero ha aderito il 90% del personale CoopService delle strutture sopracitate in particolare il personale delle portinerie, delle aule, dei laboratori informatici, vittima dell’applicazione di un vergognoso contratto Vigilanza-Servizi Fiduciari che porta a pagare i dipendenti Coopservice 3 euro l’ora. Su questa vicenda pubblichiamo quattro interventi presi da Il fatto quotidiano e Radio Città del capo che documentano quanto accaduto dal 31 marzo al 17 aprile.


 

 

1. Annalisa Dall’Oca: Università di Bologna, protesta dipendenti Coopservice. “Noi pagati 3 euro l’ora”

[Il Fatto quotidiano, 31 marzo 2014]

 

I lavoratori della storica biblioteca universitaria di Bologna sono in sciopero a oltranza contro un contratto di lavoro che da un mese all’altro ha tagliato le loro buste paghe di circa il 40%. Una decurtazione imposta in seguito al cambio di cooperativa

Lavorare 11 ore al giorno per uno stipendio da 3,20 euro l’ora. Hanno bloccato le porte delle aule dell’Alma Mater di Bologna i dipendenti della biblioteca universitaria Palazzo Paleotti, in sciopero a oltranza contro un contratto di lavoro che da un mese all’altro ha tagliato le loro buste paga di circa il 40%. Una decurtazione che ai 13 lavoratori di via Zamboni 25 è stata imposta in seguito al cambio della cooperativa che gestisce gli appalti multisala e portierato dall’ateneo della Dotta, la reggiana Coopservice, che a partire dal 1 novembre 2013 ha deciso di applicare ai dipendenti della biblioteca accademica un nuovo contratto nazionale, quello per la “vigilanza e servizi fiduciari”, cancellando a colpo di spugna scatti di anzianità, quattordicesima, buoni pasto e una parte delle retribuzioni. Senza però modificare le mansioni previste, “e anzi – racconta Antonella Zago del sindacato Cub – aumentando la mole di lavoro richiesta”.

Io lavoro a palazzo Paleotti da 11 anni” racconta un dipendente della biblioteca accademica, tra le mani due buste paga: quella di ottobre 2013, da 1200 euro al mese, e quella di novembre 2013, da 700 euro al mese. “Le mie mansioni non sono mai cambiate, offro assistenza informatica a studenti e professori, faccio front office e lavoro circa 11 euro al giorno per 6 giorni a settimana. Eppure, da un giorno all’altro mi hanno tagliato lo stipendio, tanto che se prima a fine mese portavo a casa 1.200 euro, oggi arrivo appena a 750 euro. 800 se decido di lavorare tutte le domeniche, quindi 7 giorni su 7. Come dovrei pagare l’affitto ora?”.

La vicenda dei 13 lavoratori della biblioteca universitaria era iniziata lo scorso novembre quando Coopservice, vincitrice di entrambi gli appalti offerti dall’Università di Bologna per i servizi multisala e portierato, decise di applicare, al posto del contratto nazionale “multiservizi”, che consentiva ai dipendenti uno stipendio da 6 – 7 euro l’ora, quello “vigilanza e servizi fiduciari”, che paga tra i 3,40 euro e i 4,20 euro l’ora, in pratica il 40% dello stipendio in meno in busta paga a fine mese. “Fin da subito ci siamo opposti – spiega Antonella Zago del sindacato Cub – i lavoratori non svolgono mansioni di vigilanza ma offrono assistenza tecnica e bibliografica a studenti e professori, gestiscono aule e corrispondenza, fanno manutenzione alle apparecchiature. E poi é un contratto da fame. Ma quando abbiamo protestato, tutto ciò che i confederali Cgil e Cisl, firmatari dell’accordo, hanno fatto è stato concordare con la cooperativa una sorta di elemosina che dovrebbe fungere da contentino”.

A marzo, infatti, i 13 dipendenti di palazzo Paleotti avevano sfilato lungo le vie del quartiere universitario di Bologna brandendo striscioni contro il rettore Ivano Dionigi e i sindacati, “colpevoli – raccontavano i lavoratori della biblioteca universitaria – di volerci lasciare in mutande”. Coopservice, Cisl e Cgil, in risposta alle proteste, avevano quindi concordato un aumento di retribuzione per tutti i dipendenti, che oscilla tra gli 80 centesimi l’ora a 1,50 euro. Cifre lorde. “Un aumento che è sì positivo – spiega Francesco Secchieri, assunto da Coopservice – ma che non basta a ripagarci dell’enorme taglio di stipendio subito. In pratica si passa dal guadagnare 2,80 euro l’ora a 3,40, è elemosina. Come si pagano affitto, bollette, medicine e pasti?”.

Così stamani in un centinaio tra attuali lavoratori di via Zamboni 25 e dipendenti di altre sedi universitarie, che a luglio probabilmente subiranno lo stesso destino contrattuale dei colleghi visto che Coopservice si é aggiudicata entrambi gli appalti offerti dall’Università, in tutto circa 60 lavoratori coinvolti solo a Bologna, hanno deciso di “bloccare l’ateneo”, impedendo a studenti e professori di entrare in alcuni edifici dell’Alma Mater, tra cui la Facoltà di Lettere e Filosofia. “Io lavoro in via Zamboni 32, al piano terra di Scienze della Formazione – racconta Secchieri – e tra 4 mesi subirò la stessa sorte dei miei colleghi. Come farò allora a campare? Mi toglieranno persino i buoni pasto, quindi a fronte di 12 ore di lavoro dovrò portarmi il pranzo da casa altrimenti mangiare mi costerà ore e ore di stipendio”.

Solidali con gli studenti anche alcuni docenti, che in seguito alla giornata di sciopero hanno dovuto rimandare le lezioni. “Mi rendo conto della situazione – commenta Giuseppina Brunetti, docente di Filologia romanza – sono persone di fiducia, ragazzi sempre disponibili e collaborative, bisogna chiarire”. Saltato, invece, l’incontro col rettore Ivano Dionigi, che per parlare con i lavoratori chiedeva la rimozione dei blocchi agli ingressi delle aule universitarie. “La protesta proseguirà a oltranza finchè il rettore non si impegnerà personalmente a trovare una soluzione dignitosa per i lavoratori – sottolinea Zago – qui non parliamo di stipendi di lusso, ma di dignità delle persone, e non è possibile che l’Università, l’ente deputato alla formazione dei giovani, accetti di veicolare questo messaggio di sfruttamento. Lo sciopero andrà avanti per 48 ore, e poi valuteremo cosa fare. Ma la situazione deve cambiare, e per prima cosa vogliamo risposte: se, come dice l’ateneo, l’onere finanziario sostenuto dall’Università per questo appalto è lo stesso di quello precedente, e cioè il costo orario di ciascun lavoratore è tra 14,97 euro e 17,52 euro, dove finiscono i soldi? A chi vengono dati, visto che gli stipendi dei lavoratori sono stati tagliati?”.

 

 

 

 

2. Giovanni Stinco: Coopservice. Bloccata via Zamboni “Oggi l’Università resta chiusa”

[Radio Città del capo, Bologna 31 marzo]

 

Bologna, 31 mar. – Sciopero dei lavoratori dell’Università di Bologna in appalto a Coopservice. In via Zamboni, da Palazzo Paleotti a Piazza Puntoni,  sono stati “sigillati” tutti gli ingressi dell’Alma Mater e le attività universitarie della zona sono state di fatto paralizzate. La vertenza Coopservice dura da mesi. I lavoratori lamentano di essere pagati 4 euro netti l’ora, “e i nuovi assunti guadagnano anche meno di tre euro“.  A dare manforte ai portieri i collettivi universitari Cua e Hobo. Lo sciopero continuerà anche domani.

Verso le 11.30, lavoratori e collettivi sono entrati nell’edificio dove ha sede il Rettorato per chiedere un incontro con Ivano Dionigi. I manifestanti hanno appeso cartelli e biancheria intima con scritto ‘ci avete lasciato in mutande’ alla porta interna del Rettorato. Alla risposta del Rettore di incontrare solo una delegazione dei lavoratori e non degli studenti, e di interrompere i picchetti, i manifestanti hanno risposto negativamente. Sciopero e blocchi proseguiranno anche domani.

Il Rettore – recita un comunicato l’università – si è dichiarato disponibile ad incontrare una delegazione di lavoratori dopo avere chiesto che vengano rimossi gli impedimenti agli ingressi degli edifici universitari dove, da questa mattina, sono state bloccate le regolari attività scientifiche, didattiche e amministrative”.

La prima importante giornata di mobilitazione sul tema dello sfruttamento dei lavoratori all’interno dell’Università di Bologna  – recita un comunicato degli scioperanti – ha visto oggi il blocco simultaneo di Palazzo Paleotti (n.25) e dei civici 32-34-36-38, nonché del complesso di via Belmeloro 24 e delle aule di via Centotrecento e via Filippo Re. Allo sciopero ha aderito il 90% del personale CoopService delle strutture sopracitate. In particolare il personale delle portinerie, delle aule, dei laboratori informatici, vittima dell’applicazione del vergognoso contratto Vigilanza-Servizi Fiduciari e contro la paventata estensione della sua applicazione a tutti gli altri appalti CoopService dell’UniBo”

 

 



3. Giovanni Stinco: Riprendono le proteste in via Zamboni

[Radio Città del capo, 15 aprile 2014]

 

I lavoratori dell’università di Bologna dipendenti di Coopservice e i collettivi universitari riprendono le proteste in via Zamboni. Picchetti e presidio lungo tutta la via, con due ingressi dell’università (il 32 e il 36) che restano al momento chiusi.

I motivi della protesta? “Vogliamo tornare al vecchio contratto, chi lavora in università non fa il vigilantes ma anche assistenza alla didattica – spiega Antonella Zago del sindacato Cub – Poi c’è la questione salariale. Ci sono ancora 200 euro di differenza tra quello che i dipendenti Coopservice guadagnavano prima del cambio di contratto nazionale e quello che guadagnano ora”.

Rimangono tutte le ragioni dello sciopero proclamato dopo la settimana di blocco delle attività in via Zamboni 38 – scrivono i lavoratori guidati dal sindacato di base Cub –  Gli accordi sindacali raggiunti tra CGIL e CISL durante le mobilitazioni dei lavoratori in appalto all’università di Bologna, sono assolutamente inaccettabili per vari motivi: non riconoscono le professionalità dei lavoratori; aggiungono ad un trattamento retributivo da fame indennità che possono essere ritrattate dal datore di lavoro in ogni momento con una raccomandata e comunque sono validi fino al 31 dicembre 2015; rimane il contratto vigilanza l’unico che permette a Coopservice di intascare il 40% della tariffa che l’ateneo paga”.

A sostegno della protesta anche alcuni docenti dell’Università di Bologna. Nella foto si vede Maurizio Matteuzzi dei Docenti Preoccupati, che sta facendo lezione all’aperto.

Una protesta incomprensibile“, dichiara Sonia Sovilla della Cgil, “Abbiamo trovato una soluzione per i dipendenti di Palazzo Paleotti, la situazione degli altri 50 la verificheremo a fine luglio“. E nel frattempo terremo fede all’impegno assunto con Dionigi di arrivare a un protocollo sugli appalti”, conclude Sovilla. La Cgil sta lavorando assieme all’Università di Bologna alla stesura di un protocollo per governare le future gare di appalto.

 

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4. Redazione: Università di Bologna, nuove proteste e blitz in rettorato per i dipendenti Coopservice.

[Il fatto quotidiano,  16 aprile 2014]

 

Ancora una mattinata di mobilitazione e blocchi all’università di Bologna, dove c’è stato anche un nuovo blitz in Rettorato, da parte di collettivi, lavoratori e sindacati di base che protestano da settimane in difesa dei lavoratori Coopservice. Una trentina di manifestanti, dopo un breve corteo, poco prima di mezzogiorno hanno portato dentro Palazzo Poggi uno striscione con la scritta ‘No coop sì dignità, blocchiamo l’azienda Unibo’. Chiedevano un incontro con il Rettore vicario Emilio Ferrari (il Rettore Ivano Dionigi è assente), ma non sono stati ricevuti. Hanno così annunciato una nuova assemblea nel tardo pomeriggio in via Zamboni 32. Sempre nel pomeriggio sono annunciate altre lezioni in strada da parte di alcuni docenti dell’Ateneo.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

Category: Precariato, Scuola e Università

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