Petronia Carillo, Maurizio Matteuzzi: Di chi è l’Università? Il progetto Unipertutti

| 24 Aprile 2014 | Comments (0)

 

 

 

Riceviamo da Petronia Carillo (Seconda Università di Napoli) e da Maurizio Matteuzzi (Università di Bologna) la segnalazione di questa importante iniziativa nazionale

 

Bacone parlava degli idòla, dei pregiudizi. Oggi c’è chi un pregiudizio lo chiamerebbe bias. Noi, vecchi filologi mancati, preferiamo idòlum, in un patto eterno con la cultura latina. Ma su questo potremmo anche transigere, se necessario per il consenso sociale.

Ecco uno dei più drammatici: l’università è “cosa loro”, è cosa da ricchi, o da ventenni, non mi riguarda. Questo pre-giudizio si assomma alla campagna mediatica denigratoria dell’università perpetrata da un ben poco illuminato neoliberismo: l’università è inutile per il lavoro, l’università italiana è scadente, eccetera. Abbiamo fior (?) di opinionisti (?) che, al soldo del capitale, o per deficit neuronale, ci riempiono la stampa mainstream con queste baggianate. Auguriamo loro ogni bene, non perché siamo cristiani, ma perché avvezzi a compatire sia i lacchè asserviti al proprio guicciardiniano “particulare”, che gli affetti da disabilità mentali.

L’università è cosa pubblica, non “cosa nostra”; e chiunque abbia un briciolo di discernimento, chi, come direbbe Aristotele, accede al livello del nous, dell’intelletto, non fa fatica a rendersene conto. A chi, se non a noi tutti, gioverebbe vivere in una comunità colta, avanzata, pronta al pensiero critico? Non è questo un “valore” di noi tutti, cioè della nostra societas, un valore comune?

Ecco, questo è un messaggio assai ovvio nella sostanza, ma terribilmente difficile da fare interiorizzare, proprio perché ad esso si oppongono le più bieche e più attrezzate forze del capitale, della teoria dello sfruttamento e della disparità.

Allora, ecco una campagna per aprire le porte dell’accademia alla gente, al vero proprietario, ora più che mai esautorato e defraudato, della cultura di alto livello. Che non è, vogliamo ribadirlo, “cosa loro”, di lorsignori che, come Federica Guidi, pontificano: la “gente” deve fare gli istituti tecnici, e buona grazia, che sono più “utili”; poi uno dice: ma lei cosa ha fatto? Be’, è naturale, il liceo classico e poi legge. Gianni Agnelli docet. L’otium studiorum è per la casta, voi imparate ad essere impiegati subito, a non pensare, e vi concederò un lavoro. Che bontà d’animo, commossi.

Si fa fatica a commentare, prendiamo atto; e contiamo più sull’intelligenza di chi legge che sulla chiarezza di chi scrive, poiché la passione obnubila la penna. Bene, che fare? L’idea è quella di fare toccare con mano alla “gente” come è fatta la LORO università, è quella di aprirsi, di mostrarsi, di mettere in piazza le cose. L’iniziativa può sostanziarsi in visite all’interno di quello che al vero, ahimé esautorato padrone, la società civile, viene presentato come un sancta sanctorum. Oppure apriamolo con lezioni aperte, dentro e fuori le aule. La componente più sana del corpo accademico non aspetta altro: la rete 29 aprile, Conpass, l’intersindacale, tanti colleghi come singoli: bussate e vi sarà aperto, secondo il motto evangelico; non bussate neanche: l’università è aperta, è vostra, è nostra di tutti noi.

 

Con UNIPERTUTTI tutte le Università Statali italiane aprono le porte a chiunque voglia visitarle dal 12 al 17 maggio 2014. Si tratta di un’iniziativa sociale e solidale, perché l’università è come una strada, tutti devono poterci passare, soffermarsi, osservare.

 

L’Università Statale ci appartiene, è nostra e dei nostri figli, serve per il garantire il loro futuro e la loro prosperità a prescindere dal ceto sociale, dalla classe di appartenenza, dal livello culturale delle famiglie. Ed è tanto più preziosa e utile proprio dove ci sono tante persone che non hanno potuto fruirne ma desiderano dare questa opportunità ai propri figli, ai propri nipoti, per riscattarsi, emanciparsi, evolversi.

Lo slogan è:

Venite a vedere: conoscete ciò che è vostro (prima che venga smantellato). Ascoltate una lezione (è molto meglio della TV!) o date un’occhiata alle strutture. Ci sarà ad accompagnarvi chi ci studia e ci lavora. UNIPERTUTTI: l’Università e la ricerca servono.

 

Venite quindi a vedere e conoscere quale tesoro inestimabile possedete e prendetevene cura. Non lasciate che ve lo portino via. Non ascoltate la politica e i giornali che spesso presentano l’università come un orpello costoso e superfluo. Si tratta di un bene comune che va assolutamente preservato . L’iniziativa coinvolge singoli docenti che comunicano giorno, ora e titolo di una loro normale lezione o di un seminario ma anche il personale docente in generale, così come quello tecnico amministrativo, studenti e dottorandi accompagneranno chiunque voglia entrare, visitare, capire come funziona l’Università guidandoli nei laboratori, nelle biblioteche o nelle strutture per mostrare come si svolge il nostro lavoro.

 

Per informazioni visitate il sito http://www.unipertutti.it/

 

 

 

Category: Ricerca e Innovazione, Scuola e Università

About Maurizio Matteuzzi: Maurizio Matteuzzi (1947) insegna Filosofia del linguaggio (Teoria e sistemi dell'Intelligenza Artificiale) e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Studioso poliedrico, ha rivolto la propria attenzione alla corrente logicista rappresentata da Leibniz e dagli esponenti della tradizione leibniziana, maturando un profondo interesse per gli autori della scuola di logica polacca (in particolare Lukasiewicz, Lesniewski e Tarski). Lo studio delle categorie semantiche e delle grammatiche categoriali rappresenta uno dei temi centrali della sua attività di ricerca. Tra le sue ultime pubblicazioni: L'occhio della mosca e il ponte di Brooklyn – Quali regole per gli oggetti del second'ordine? (in «La regola linguistica», Palermo, 2000), Why Artificial Intelligence is not a science (in Stefano Franchi and Güven Güzeldere, eds., Mechanical Bodies, Computational Minds. Artificial Intelligence from Automata to Cyborgs, M.I.T. Press, 2005). Ha svolto il ruolo di coordinatore di numerosi programmi di ricerca di importanza nazionale con le Università di Pisa, Salerno e Palermo. Fra il 1983 e il 1985 ha collaborato con la IBM e, a partire dal 1997, ha diretto diversi progetti di ricerca per conto della società FST (Fabbrica Servizi Telematici, un polo di ricerca avanzata controllato da BNL e Gruppo Moratti) riguardo alle tecniche di sicurezza in informatica, alla firma digitale e alla tecniche di crittografia. È tra i promotori del gruppo «Docenti Preoccupati» e della raccolta firme per abrogare la riforma Gelmini.

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