Maurizio Matteuzzi: Nuovi tagli alla ricerca sotto l’uovo di Pasqua
Perché poi mettere i regali “sotto” l’albero di Natale, e invece “dentro” l’uovo di Pasqua? Riflettendo sugli ultimi accadimenti, me ne son dato una ragione. Per non vergognarsi, ecco. Come il mammifero selvatico nasconde, darwinianamente, le sue feci, così il governo che aveva promesso di partire dalla scuola e dall’istruzione. Davvero comico, un personaggio che si vanta di spostare miliardi di euro a favore degli edifici scolastici, e poi taglia i fondi per la ricerca. Sia chiaro: la sicurezza dei nostri figli, e dei figli degli altri, sia pure il primo degli obiettivi. Ma magari non stonerebbe a questo punto il quesito: edifici sicuri, belli e nuovi, ma per fare che?
Anni fa avvenne che il deflagrare della rete non poteva più essere ignorato. Anche le vecchie cariatidi dei consigli di amministrazione, dei luoghi di potere in genere, informaticamente analfabeti, dovettero obtorto collo rendersene conto. E siccome il concreto è spesso più comprensibile, specie alle menti deboli, dell’astratto, la parola d’ordine fu una sola: “cablare”, stendere fibra, collegare. Per fare cosa, per quali funzioni, servizi innovativi? Mah, intanto noi “cabliamo”. Qui si potrebbero fare tanti esempi, ma facciam pure i signori.
Ecco, il rex rottamatorum, o pinocchietto toscano, si colloca su questa linea, con grande plauso popolare. Cavolo, questo sì che ha a cuore la scuola, sposta nove miliardi.
Ma dentro alle aule, ora sicure, che cose ci mettiamo? Ah, beh, questa è un’altra storia. Intanto, fatemi vincere le elezioni europee. Poi, però, facciamo così: tagliamo ancora i fondi alla ricerca, tanto mica si vedono, almeno, mica subito. Intanto fatemi vincere ora.
Curioso che ogni premier, nel suo accanirsi contro i fondi alla ricerca italiana, trovi immediato consenso nel ministro corrispondente. O forse ovvio? Renzi, che come tutti i suoi predecessori dichiara fanfaronando “priorità alla istruzione”, taglia con la “spending review”, i fondi della ricerca, già ultimi nella UE? Beh, ma per la Giannini sono “accantonamenti”.
Dentro alle aule, sicure ma vuote, che ci metteremo? Davvero signora Giannini lei sa cos’è un “accantonamento”? Ma se lo sa, perché ci prende per il culo? O non lo sa, e obbedisce come quella povera Gelmini, che si sta ancora chiedendo cosa ha firmato?
Speriamo Lei vada in Europa, signora Giannini, sia eletta e si arricchisca; almeno, dopo avere dato, come i suoi predecessori, un altro colpo alla cultura italiana, e avere perpetrato l’ennesimo furto alle generazioni future, ci libereremo di lei. Toccato il fondo, scaviamo pure; ma qui veramente peggio non c’è.
Category: Ricerca e Innovazione, Scuola e Università