Alberto Cini: Adolescente…sei un personaggio in cerca d’autore!

| 2 Marzo 2023 | Comments (0)

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Adolescente… sei un personaggio in cerca d’autore!

Facciamo finta che la vita fosse solo simulazione, teatro naturale, dinamiche umane messe in scena.

Il telegiornale dà la notizia che a Roma due ragazzine adolescenti aggrediscono una terza e la feriscono abbastanza gravemente. Questo è un fatto. Le ragazzine vanno a casa e lo dicono ai genitori, i quali si avviano per portarle dalla polizia. Pare che l’opinione pubblica sia scioccata dicono i giornali, ma non è bullismo tengono a sottolineare le varie testate.

La notizia l’ho sentita distrattamente, quindi cerco le informazioni sui fatti di cronaca di quei giorni a Roma. Mi si apre un lungo elenco di fatti tremendi legati all’adolescenza, stupri, violenze del branco, bullismo. Io so, avendo lavorato quarant’anni come educatore,  che dopo questo momento liquido e bollente della tragedia visibile, c’è un mare sotto la punta dell’iceberg. La tragedia sofferta che non arriva ad essere pubblica, striscia nelle gallerie psicologiche e fisiche dell’adolescenza nei loro ambiti privati, in attesa che diventino come i loro brufoli dell’acne qualcosa di visibile, un’eruzione cutanea che diventa eruzione sociale, meglio se da testata giornalistica. Quelle specifiche notizie che generano shock, che attirano l’attenzione e lo sdegno.

Ma se questa è una commedia, oppure una tragedia, dipende dall’autore invisibile del caso, e ogni persona che interagisce con la notizia sceglie come rapportarsi al “fatto”, sceglie il ruolo della sua commedia di vita costruita, da una infinità di piccoli “atti”, interpreta la notizia col suo ruolo specifico, giornalista, pubblico, esperto, insegnante, cittadino, sacerdote, psicologo, ecc ecc.

Ma in questo teatro l’attore principale è l’adolescente, anche se creato da genitori biologici, in quel palcoscenico è solo, solo perché è sempre più difficile avere affettuosi genitori “culturali”, perché anche l’ideologia è affettività, anche il nazismo fu affettivo per migliaia di giovani sbandati e soli, e si fece regista malvagio, anche il pedofilo è seduttore affettivo, mi chiedo sempre perché lasciare l’affetto alle forze del male, e quelle del bene devono dare i voti e interrogare?

L’adolescenza è quell’età dove non deve più essere la famiglia ad includerti, ma l’intera società. Il passaggio adolescenziale necessita di un contesto sociale accogliente, tutti gli adulti della comunità dovrebbero “amare” gli adolescenti come fecero un giorno i genitori biologici (quando è andata bene). Ma non è così, non c’è posto per un sentimento così poco produttivo come l’affetto incondizionato. Siamo nel Kali Yuga, l’età del ferro, della tecnologia, e andiamo oltre alla tecnologia, nella macro meccanicità economica, iper burocrazia delle istituzioni, dei protocolli congelanti, e cosa c’è di meno affettuoso della “Tecnica”, dove più sei bravo meno sei allegro, più produci meno sei felice, più vinci più sei solo. La “Tecnica” come strumento,  richiede prestazione, forte motivazione, competizione, protocolli precisi, intenzioni logiche e non affettive. Ma la tecnica lasciata sola diviene lei stessa cultura, e soprattutto cultura delle relazioni.

Per questo la notizia delle tre ragazzine è emblematica, e lo è nell’adolescenza dove non c’è più un autore esistenziale che dà senso ai personaggi. Essere un personaggio e non sapere perché sei stato creato è la più terribile delle condanne esistenziali. Quindi tutti cerchiamo un creatore ipotetico, o qualcuno che ne faccia le veci. Ma l’adolescente è all’inizio di questa ricerca e il grande peso dell’identità in formazione spesso ne fa le spese. Queste tre ragazzine sono delle “brave ragazzine” come dicono i giornali, con “famiglie senza problemi”, ma sono figlie estreme di questa tecnocrazia sociale e hanno rispettato il protocollo del  “senza autore”. Hanno sentito un impulso aggressivo per fatti che non conosciamo ma di fondamentale valore del loro modello di crescita, hanno agito secondo il sotto protocollo tribale dell’adolescenza, punendo o vendicandosi, la storia dell’umanità ne è piena, poi sono andate a casa e l’hanno detto ai genitori, e i genitori come fosse una riunione scolastica, poiché sono bravi genitori, le hanno portate alla polizia (se le notizie riportate dalla stampa sono giuste). Direi tutto tecnicamente perfetto, un ottimo protocollo. Non sono imputabili perché troppo giovani… un’altra informazione tecnica. La tragedia, il disagio, la sofferenza, la violenza, sono “cose” emotive, sono “sentimenti estremi”, la Tecnica non ha morale.

La profonda natura umana è la sua capacità di connessione delle parti, e non l’esaltazione di una o più di queste. L’educazione sociale per l’adolescenza dovrebbe essere la didattica delle connessioni cognitive con quelle emozionali, attraverso la vita quotidiana. I neuroscienziati hanno scoperto che esiste una sovra intelligenza che connette tutte le aree specifiche del nostro cervello, e le accoglie e le amalgama in modo funzionale, perché è solo con questo dialogo aperto, frutto di questa interazione collaborativa che si può sopravvivere bene, e avere una vita di qualità. Purtroppo di questa sovra intelligenza non si conosce ancora bene la natura. Diciamo che l’autore e il regista sono ancora un po’ troppo assenti, specie se si esce dalle interpretazioni funzionali, tecniche e razionaliste.

L’adolescente come l’adulto cresce proprio come Adamo. Il mito della rinuncia al creatore ed imparare ad essere l’autore di se stesso. A questo servono i genitori, i maestri culturali da assimilare e negare successivamente, serve acquisire competenze e apparentemente dimenticarle, uccidere tutti i Budda che ci hanno coltivato, servono adulti che non istruiscono ma che si facciano divorare culturalmente e soprattutto affettivamente, che tradiscano i protocolli in nome loro, che si facciano beffe delle procedure per stargli vicino, che neghino la tecnica dell’insegnamento ed esaltino la passione… tutto in nome di un affetto intelligente ed una accettazione incondizionata. Altrimenti come insegna Kafka il castello del tribunale è sempre più vicino.

 

 

Category: Scuola e Università

About Alberto Cini: Alberto Cini nasce a Bologna nel 1960, lavora come Educatore Professionale e Formatore, presso la cooperativa C.S.A.P.S.A in servizi rivolti all’handicap e all’adolescenza. Specializzato in Psicodramma con i terapeuti argentini Prof. Roberto Losso e Prof.ssa Ana Packciarz de Losso, è conduttore di laboratori espressivo teatrali, di scrittura creativa e grafico pittorici. Diplomato in massaggio tradizionale, shiatzu e massaggio aiurvedico, si specializza sull’approccio solistico alla persona. Ha pubblicato due raccolte di poesie, “Il fiore d’acqua” e “Le tre sfere”, stralci delle sue opere inedite si trovano sulla rivista di poesia “Versante Ripido”, per la quale disegna vignette satiriche e opere di contatto tra poesia e disegno grafico. Artisticamente viene educato all’arte dalla pittrice Bianca Arcangeli, sua insegnante e con la quale ha mantenuto un costante rapporto di condivisione e di confronto. Questo primo approccio lo influenza particolarmente sul rapporto tra parola e segno, tra la poesia e la pittura. Sensibile agli aspetti formativi e pedagogici dell’espressione artistica approfondisce il simbolismo della forma e del colore, l’arte terapia, terapie non convenzionali e tecniche di sviluppo della persona con il filosofo indiano Baba Bedi che frequenta per vari anni nella sua casa milanese. Non percorrendo formazioni accademiche approda alla scuola dello scultore Alcide Fontanesi, col quale comincia un lungo apprendistato formativo sull’espressionismo astratto. Le sue opere sono presso la galleria d'arte Terre Rare di Bologna

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