Sergio Caserta: Sinistra anno zero. Dalla disfatta identitaria all’inizio di un dialogo per il futuro
Diffondiamo da il manifesto bologna in rete del 9 maarzo 2018
La Waterloo elettorale del 4 marzo che ha travolto la sinistra italiana nel suo insieme apre la strada a scenari politici inediti e inquietanti. Per la prima volta dal dopoguerra non esiste in parlamento e nemmeno nel Paese una forza politica dichiaratamente di sinistra, in grado di esprimere alcuna rilevante influenza sulle scelte fondamentali. Gramsci coniò il termine “egemonia” per indicare quel processo fatto di lotta e di cultura che doveva portare “l’intellettuale collettivo” ovvero il Partito alla presa del potere.
Oggi assistiamo al suo opposto, alla disfatta identitaria: quel che ha smarrito la sinistra in capacità d’interpretazione e rappresentazione della realtà è perfino peggio dei milioni di voti persi. La sconfitta viene da lontano e non riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa e il mondo occidentale, nel nostro Paese però ha assunto i caratteri di una ritirata generale: la sinistra è prima scomparsa dai luoghi di lavoro, poi da quelli di cultura, dai suoi insediamenti tradizionali, dalle vecchie e nuove periferie, si è trincerata nei talk show e nei salotti della borghesia e della finanza fintanto che la finzione ha retto, ora il re è nudo e non c’è alibi che tenga.
I risultati elettorali suonano come una campana a morto, senza differenze nemmeno tra cosiddetti moderati e radicali. Il PD che non si definiva nemmeno più di sinistra, si riduce a giocare come terzo in parlamento tra M5S e Coalizione di destra, dovendo obtorto collo ingoiare, Renzi o non Renzi, il boccone amaro di reggere con i suoi voti per responsabilità verso il Paese il raggruppamento cui verrà conferito l’incarico di governo, pena elezioni anticipate.
Come paiono lontani i giorni dell’avvento del ragazzo di Firenze che doveva rottamare tutto il vecchio della politica a sinistra: come l’apprendista stregone, fagocitato dalla sua bramosia di potere, ha distrutto l’intera impalcatura su cui era poggiato e sopra di lui ora sono solo rovine.
Le altre compagini di sinistra animate dell’intento di costruire un’alternativa sono state bocciate dalle urne perché risultanti poco credibili, di fronte alla vera fame di cambiamento dell’elettorato, cosicché delle falangi in lotta non resta che un cumulo di macerie fumanti. Ora si tratta di compiere se possibile, chi ne avrà la capacità(?), un’approfondita analisi dei fatti, vestirsi dei panni autentici dell’umiltà e ricominciare se ci sarà la dignità, a lavorare veramente dal basso per ricostruire una tram.
Sembra impossibile perché un vuoto abnorme s’è aperto davanti alla sinistra, il vuoto della mancanza assoluta di riferimenti sociali, prima ancora che politici. Occorrerebbero dei Francesco, inteso come il papa, che riescano a riaprire un dialogo autentico, che vadano a vivere vicino dove la gente soffre e a occuparsi di loro, e poi studiare, cercare di capire cosa sta accadendo nel mondo per impossessarsi di un linguaggio autentico che non può essere più quello semplicisticamente mutuato dai social network con cui ha pensato di abbindolare il Paese l’autocrate fiorentino.
Insomma è sinistra anno zero, come il titolo dell’incontro promosso dal manifesto in rete a Bologna, lunedì 12 marzo al centro sociale Giorgio Costa, alle 20.45, con la partecipazione di Nadia Urbinati, eminente politologa e altri compagni per un primo confronto a più voci sul presente e sui difficili scenari del futuro.
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