Maria Pace Nemola : Il ponte Morandi (ecco come lo vorrei)
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Prima, prima si passava veloci sul quel bellissimo ponte senza quasi accorgersi quanto era bello e funzionale. Si passava e basta senza pensare e senza parlare prima di quel tragico giorno di metà agosto.
Ma poi, poi dopo quel giorno parole, parole su parole, troppe forse!
Parole sulla sua ardita struttura; parole sul suo essere davvero “ponte” tra Levante e Ponente, tra Italia e Francia; e poi ancora tante altre parole. Su come era potuto mai succedere quel disastro, sul suo cadere “improvviso”, su come così brutalmente si fosse spezzato.
E poi parole, parole sulle vittime di quel crollo, è ovvio! E ora anche le mie, le mie parole; forse potrei tacere almeno io.
Ma no, non taccio perché qualcosa vorrei dirla anche io.
Non sul passato remoto o recente del ponte Morandi, ma sul “futuro ponte Morandi”, perché “il vecchio” non c’è più e non ci sarà così mai più. Passato-futuro: parole che rimangono vuote se non si capisce che non ci può essere futuro se non c’è memoria.
Ed ecco quindi come vorrei il ponte Morandi nuovo.
Anche se tanti progetti di illustri architetti si sono affollati uno sull’altro io ho pensato una mia idea di nuovo ponte Morandi . non ho la competenza tecnica di sicuro per sapere se la mia idea sia valida e attuabile, ma io lo vorrei così: che rimanessero i due tronconi laterali “sopravvissuti” uniti da “un pezzo nuovo” come un tronco di corpo che tenga insieme quelle due braccia protese ora nel vuoto a chiedere aiuto.
Così ci sarebbe tangibile ricordo non solo “pensato”, che si potrebbe dissolvere nel tempo come etere, ma “concreto” nei due tronconi laterali rimasti lì a testimoniare ciò che avvenne.
Un po’ come la Gedächtniskirche di Berlino volutamente restaurata solo in parte e in parte lasciata diroccata a memoria tangibile della Berlino quasi totalmente distrutta e quasi rasa al suolo così come appariva nel 1945. Memento e spunto di riflessione sulle “responsabilità” ultime e prime di quel massacro umano che era iniziato ben prima del 1945.
Ecco, così vorrei ricostruito il ponte Morandi e lo vorrei anche straripante di fiori nei due lati destro e sinistro. Due colonne ininterrotte di fiori; fiori naturalmente per i “caduti” come si fa sulle tombe nei nostri cimiteri, ma fiori anche per noi, per i sopravvissuti.
Fiori che con il loro profumo e i loro colori ci portino il pensiero all’Eden dove eravamo, a quel Paradiso perduto per colpa dell’Uomo e del suo atto di superbia.
Fiori che con i loro colori e il loro profumo ci parlino di questo lembo rimastoci di quel Paradiso perduto che è la nostra Terra, perché ci siano di invito e di monito a non rovinarla del tutto per atti di incoscienza e di incuria.
Ma fiori anche che con il loro colore e il loro profumo ci parlino di vita, di vita che “nonostante tutto” è un’avventura da continuare a correre, … correre come le auto che correvano sul ponte quel giorno di agosto!
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