Gianluca Rossellini: Giustizia ritardata e negata in un concorso pubblico a Messina
Gianluca Rossellini è uno dei giornalisti di Messina che ha scritto contro Terna (vedi Dossier curato sa Maurizio Scarpari e pubblicato su www. inchiestaonline.it del 20 marzo 2014 e su “Inchiesta” gennaio-marzo 2014). La storia delle sue vicende per cercare di avere giustizia in un pubblico concorso è emblematica di ciò che può accadere a chiunque e non solo in Sicilia.
MESSINA – Qualcuno diceva giustizia ritardata è giustizia negata. Questa frase è senza dubbio adatta al mio caso che è veramente incredibile perché nella sua singolarità, evidenzia le storture del sistema giudiziario e ne sottolinea aspetti inquietanti che rendono difficile, se non impossibile avere giustizia.
Nel 2011 e nel 2012 ho partecipato a due selezioni dell’ azienda ospedaliera universitaria di Messina per degli incarichi di addetto stampa. Non ho vinto entrambi i concorsi, ma avendo notato delle abnormi irregolarità le ho denunciate alla magistratura. Ritenendomi possibile vincitore se le selezioni si fossero svolte in modo diverso, ho quindi presentato dei ricorsi al tribunale amministrativo. Il primo nel luglio del 2011 al Tar Catania per ottenere in base ad alcuni elementi una nuova graduatoria. Il tribunale amministrativo si è dichiarato incompetente per giurisdizione, indicando come competente il giudice del lavoro. Mi rivolgo quindi a quest’ultimo, che a sua volta si dice incompetente rimandandomi al giudice amministrativo.
Frastornato da questo rimpallo faccio appello alla sentenza del Tar dinanzi il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Sicilia, che mi concede in un primo tempo la sospensiva e poi, annulla la sentenza di primo grado per un errore procedurale del giudice, senza specificare la giurisdizione.
Mi trovo costretto quindi a presentare nuovamente un altro ricorso Tar. Nel frattempo, la vincitrice del concorso termina il primo incarico annuale e vince anche la selezione pubblica successiva come avevo tra l’altro previsto e annunciato alla polizia giudiziaria.
Impugno dunque la graduatoria del secondo concorso e mi trovo dinanzi al Tar con due cause. Il tribunale amministrativo decidendo lo stesso giorno entrambe si dichiara ancora una volta incompetente per difetto di giurisdizione. Il Tar nella sentenza si riportava ad un proprio isolato precedente, il medesimo pochi mesi prima annullato dal Consiglio di Giustizia Amministrativa. Tutto ciò, nonostante in una terza causa, di identica natura il Tar si era dichiarato invece competente.
Il fatto grave si amplifica nella considerazione che relatore di tutti questi procedimenti è sempre lo stesso giudice, il quale dovrà spiegare, anche ai fini disciplinari, come possa avere posto a fondamento di due distinte decisioni un precedente isolato, unico, scritto di proprio pugno, successivamente annullato dal giudice di secondo grado. I ricorsi ora sono rimessi di nuovo al Cga che si è di nuovo dichiarato incompetente rimandandomi al giudice del lavoro, nonostante qualche settimana prima si fosse dichiarato competente.
Nel frattempo la vincitrice dei concorsi ha già lavorato per altri due anni. Tralascio di specificare del merito a questione lo farò quando ci sarà una sentenza definitiva probabilmente anche in un libro poiché ritengo che il mio possa essere un caso esemplificativo di come si realizzano i concorsi pubblici in Italia e di come funziona la giustizia, ma la cosa più grave è che non posso avere una sentenza. Il mio avvocato ora ha deciso di fare un ricorso in cassazione per sapere di chi è la competenza con certezza e poi si dovrà aspettare la sentenza del giudice tra qualche anno.
La giustizia fino ad ora mi è negata da artifizi giudiziari che sembrerebbero essere creati ad hoc. Davanti a quello che mi è accaduto mi chiedo soprattutto come può un cittadino subire un torto così grave dalla giustizia. Diceva Livio “nessuna legge si adatta ugualmente bene a tutti” e Giolitti poi ribadiva “per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”. Ma forse la frase che più rappresenta il mio caso è quella di Henry Louis Mencken che sottolinea: “l’ingiustizia è relativamente facile da sopportare; quella che proprio brucia è la giustizia”.
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