Mads Gilbert: Una notte nell’Ospedale Shifa dopo l’invasione israeliana di Gaza
Nel blog di Roberto Morgantini (www.facebook. com /robertobis.morgantini) Valeria Cagnazzo ci ha inoltrato in data 20 luglio questa lettera e foto del medico norvegese Mads Gilbert che racconta la sua esperienza da medico nell’ospedale Shifa nella striscia di Gaza nella notte del 19 luglio. Le immagini alla fine del pezzo provengono da www.ilpost.it del 20 luglio 2014
Carissimi amici,
La scorsa notte è stata terribile. La “grande invasione” di Gaza ha avuto il risultato di veicoli carichi di mutilati, di persone fatte a pezzi, sanguinanti, morenti – di palestinesi feriti, di tutte le età, tutti civili, tutti innocenti.
Gli eroi nelle ambulanze di tutti gli ospedali di Gaza lavorano a turni di 12-24 ore, grigi dalla fatica e dai carichi di lavoro disumani (tutti senza salario all’ospedale Shifa negli ultimi 4 mesi), si prendono cura delle priorità, tentano di capire il caos incomprensibile dei corpi, degli arti, delle persone umane che camminano o che non camminano, che respirano o che non respirano, che sanguinano che non sanguinano. UMANI!
Ora, ancora una volta, trattati come animali “dall’esercito più morale del mondo” (sic!).
Il mio rispetto per i feriti è illimitato, per la loro determinazione contenuta in mezzo al dolore, all’agonia e allo shock; la mia ammirazione per lo staff e per i volontari è illimitata, la mia vicinanza al “sumud” palestinese mi dà forza, anche se ogni tanto desidero solo urlare, tenere qualcuno stretto, piangere, sentire l’odore della pelle e dei capelli del bambino caldo, coperto di sangue, proteggere noi stessi in un abbraccio senza fine – ma noi non possiamo permettercelo, né lo possono loro.
Facce grige e cineree – Oh NO! Non un altro carico di decine di mutilati e di persone sanguinanti, noi abbiamo ancora laghi di sangue sul pavimento nel reparto di emergenza (ER), pile di bende gocciolanti, che grondano sangue da pulire – oh – gli addetti alle pulizie, ovunque, allontanano velocemente il sangue e i tessuti scartati, capellli, vestiti, cannule – i resti della morte – tutto portato via… per essere preparato di nuovo, per essere tutto ripetuto di nuovo. Più di 100 casi sono arrivati a Shifa nelle ultime 24 ore. Troppi per un grande ospedale ben attrezzato con ogni cosa, ma qui – quasi nulla: elettricità, acqua, dispositivi, medicine, OR-tables, strumenti, monitors – tutti arruginiti come se fossero stati presi da un museo degli ospedali del passato. Ma questi eroi non si lamentano. Tirano avanti in questa situazione, come guerrieri, testa in su, enormemente risoluti.
E mentre vi scrivo queste parole, da solo, in un letto, sono pieno di lacrime, le lacrime calde ma inutili di dolore e di angoscia, di collera e di paura. Questo non deve accadere!
E poi, proprio ora, l’orchestra della macchina da guerra israeliana inizia di nuovo la sua orrenda sinfonia, proprio ora: salve di artiglieria dalle navi contro le spiagge, i ruggenti F16, i droni ripugnanti (in arabo ‘Zennanis’, quelli che ronzano), e gli Apaches. Tutto fatto e pagato dagli USA.
Signor Obama – ha un cuore?
La invito – passi una sola notte – solo una notte – con noi a Shifa. Travestito come un addetto alle pulizie.
Sono convinto, al 100%, che la storia cambierebbe.
Nessuno con un cuore e con il potere potrebbe mai andare via, passata una notte a Shifa, senza essere deciso a porre fine alla carneficina del popolo palestinese.
I fiumi di sangue continueranno a scorrere la notte prossima. Ho sentito che hanno accordato i loro strumenti di morte.
Per favore. Fate quello che potete. Questo, QUESTO non può continuare.
Mads, 20 luglio 2014, Gaza, Occupied Palestine
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