Amina Crisma, Maurizio Scarpari, Vittorio Capecchi: Ucraina, cosa fa la Cina? Manifesto cinese (subito oscurato) contro la guerra.

| 1 Marzo 2022 | Comments (0)

 

 

 

Amina Crisma, Maurizio Scarpari, Vittorio Capecchi

Ucraina, cosa fa la Cina? Manifesto cinese (subito oscurato) contro la guerra.

 

 

Chi potrebbe fermare Putin nella sua aggressione all’Ucraina?

Sono in molti a pensare che solo la Cina di Xi Jinping, possente alleato della Russia di Putin, suo “migliore amico” in “un’amicizia senza limiti”, come si è enfaticamente dichiarato alla recente cerimonia dei Giochi Olimpici invernali di Pechino, potrebbe farlo, accreditandosi rispetto alla guerra attuale nell’autorevole ruolo di pacifica garante dell’”armonia di tutto sotto il cielo”, ossia di pacifica garante dell’ordine mondiale in cui la leadership della Repubblica Popolare Cinese ama rappresentarsi.

Da più parti si dichiara che è altamente auspicabile che tale ruolo mediatore, pacificatore, responsabile di Pechino si dispieghi, fermando la guerra scatenata da Putin, ed è fra l’altro chiaro che su questo terreno la RPC si gioca la sua credibilità e la sua reputazione come protagonista di un futuro ordine multipolare. Al governo della RPC compete in questo tragico frangente un’immensa responsabilità, pari alla sua immensa potenza. Ma è d’altra parte palese che tale ruolo poteva essere svolto già prima che precipitasse la crisi, quando era già chiaro che non era più solo una questione di Donbass, ma di cambiamento di governo a Kiev: e se il governo cinese non l’ha esercitato, è perché è verosimilmente intenzionato a trarre per sé tutti i possibili vantaggi da una situazione di crescente instabilità dell’Occidente, delle democrazie occidentali e dell’Europa.

Ora Xi Jinping si presenta come mero spettatore di una partita in cui in realtà è fortemente implicato come attore, e anzi come protagonista: è dunque molto importante osservare le sue mosse, le sue azioni, i fatti concreti in cui si esplicitano le sue iniziative, al di là del fragore di una macchina mediatica e propagandistica molto presente e incisiva anche nei media occidentali (e spesso non propriamente disinteressata).

E i fatti al momento sono i seguenti: nonostante le reiterate dichiarazioni di sacra intangibilità dei confini degli Stati sovrani, la RPC si è astenuta dalla condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e ha altresì espresso “comprensione” per le “preoccupazioni” di Putin circa le presunte minacce alla sicurezza della Russia, “opponendosi alle sanzioni unilaterali illegali… e continuando a svolgere la normale cooperazione commerciale nello spirito del rispetto reciproco, dell’uguaglianza e del reciproco vantaggio” come ha precisato ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin (e tutto ciò avviene mentre, notiamo en passant, migliaia di russi coraggiosi, sfidando la repressione poliziesca, scendono in piazza contro l’aggressione all’Ucraina).

Un altro fatto che ci pare eloquente è l’immediata rimozione, avvenuta per mano della super efficiente e onnipresente censura governativa, di una lettera aperta di condanna della aggressione russa all’Ucraina pubblicata su Wechat da cinque autorevoli studiosi cinesi, la cui traduzione qui riproduciamo dal sito di Sinosfere (www.sinosfere.com )che l’ha prontamente pubblicata, prima che la lettera fosse resa invisibile.

 

Lettera aperta contro l’aggressione all’Ucraina

Nell’oscurità è iniziata una guerra.

All’alba del 22 febbraio 2022 (le 21 ora di Mosca), il presidente della Russia Putin ha firmato un comunicato in cui riconosceva l’indipendenza delle repubbliche dell’Ucraina orientale di Donetsk e

Lugansk, autoproclamatesi tali a seguito di una insurrezione armata. Il 24 febbraio ha poi avviato una invasione su larga scala dell’Ucraina, mobilitando forze marittime, terrestri e aeree.

L’aggressione violenta ai danni di un paese fratello tanto più debole condotta dalla Russia, una potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha sconvolto la comunità internazionale. Fin dove arriverà la guerra? Potrà estendersi fino a un conflitto di dimensioni mondiali? Tante volte le grandi catastrofi della storia hanno avuto origine da conflitti locali. L’opinione pubblica internazionale è costernata.

In questi giorni la rete diffonde immagini di guerra: distruzioni, rombo di cannoni, profughi in fuga… la ferita inferta all’Ucraina strazia anche noi tutti. Anche noi siamo stati in passato un paese devastato dalla guerra, abbiamo visto le nostre case distrutte e i nostri cari morire, abbiamo vissuto lo spettro della fame, siamo stati costretti a cedere le nostre terre e a pagare indennità di guerra. Queste sofferenze e umiliazioni hanno forgiato la nostra coscienza storica e sentiamo come nostre le sofferenze del popolo ucraino.

In questi giorni il fragore della guerra risuona nel mondo. Il popolo ucraino si è sollevato, le anziane madri dell’Ucraina muovono aspri rimproveri agli invasori, gli anziani padri condannano afflitti gli orrori della guerra, mentre abbiamo visto una bambina ucraina di nove anni, in lacrime, chiedere la pace. Il popolo russo si sta sollevando – a Mosca, Pietroburgo e in altre città, i cittadini scendono in strada, mentre gli scienziati russi firmano appelli contro la guerra. Pace, pace – le voci contro la guerra travalicano i confini nazionali e fanno vibrare i cuori.

In questi giorni osserviamo con attenzione l’evolversi della situazione: riflettiamo sul passato nell’ansia per il futuro. E insieme a tanti appelli, anche noi sentiamo il dovere di levare la nostra voce.

Condanniamo fermamente la guerra mossa dalla Russia verso l’Ucraina. Anche se la Russia avesse mille motivi e altrettante scuse, aggredire militarmente uno stato sovrano significa calpestare le norme che regolano le relazioni internazionali sulla base dello Statuto delle Nazioni Unite e costituisce una violazione del sistema di sicurezza internazionale.

Sosteniamo con decisione ogni azione compiuta dal popolo ucraino in difesa del proprio paese. Esprimiamo inoltre la più profonda preoccupazione per lo sconvolgimento che l’azione militare russa può portare all’Europa e all’intero ordine mondiale, conducendo a catastrofi umanitarie ancora più ampie.

Rivolgiamo un fermo appello al governo russo e al presidente Putin perché fermi la guerra e usi invece i negoziati per risolvere le controversie. L’uso della forza non solo distrugge in pochi istanti i frutti del progresso civile e ogni principio di giustizia internazionale, ma potrebbe portare calamità e umiliazioni alla stessa nazione russa.

La pace inizia dall’aspirazione più profonda del cuore umano. Condanniamo ogni guerra ingiusta.

26 febbraio 2022

Promotori – i professori:

Sun Jiang (Università di Nanjing), Wang Lixin (Università di Pechino), Xu Guoqi (Università di Hong Kong), Zhong Weimin (Università Qinghua), Chen Yan (Università Fudan)

Traduzione di Anna Di Toro

Category: Guerre, torture, attentati, Osservatorio Cina, Osservatorio internazionale, Scuola e Università

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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