Comitato referendum bolognese: Per il diritto ad avere diritti
PER IL DIRITTO AD AVERE DIRITTI
La drammaticità della situazione è sotto gli occhi di tutti: le aziende espellono manodopera e i giovani sono, nella migliore delle ipotesi, costretti ad accettare lavori senza futuro e senza diritti. Ciò nonostante, è proprio in un contesto del genere che il legislatore ha deciso di abbassare drasticamente le tutele tanto a chi un’occupazione ce l‘ha quanto a chi la cerca senza riuscire a trovarla.
Per questo, l’avvio della campagna referendaria per l’abrogazione delle modifiche introdotte dalla recente “riforma Fornero” all’art. 18 dello statuto dei lavoratori (riscritto dalla legge 2012/92) e dell’art. 8 della legge 2011/148 equivale ad un’energica sollecitazione a discutere pubblicamente l’impianto di base delle regole riguardanti il (poco) lavoro che c’è e il (tanto) lavoro che si cerca e non si trova.
La riforma-Fornero ha sostanzialmente ripristinato la licenza di licenziare d’una volta. Salvo poche eccezioni, infatti, anche il licenziamento di cui sia stata accertata l’illegittimità in sede giudiziaria produce l’estinzione del rapporto col solo obbligo di pagare un pedaggio equivalente alla monetizzazione forfettaria del danno causato.
Peraltro, nel settembre dell’anno scorso il Parlamento aveva approvato una riforma ancora più devastante e priva di riscontri nel panorama internazionale. Con l’art. 8 della legge 2011/148 ha dismesso la funzione di regolare i rapporti di lavoro, che gli spetta in base alla costituzione, ed ha destabilizzato il contratto nazionale di categoria. Infatti, ha concesso persino ad agenti privati d’incerta rappresentatività l’opportunità di gestire a livello aziendale (ma anche in ambiti territoriali determinabili in base a calcoli d’opportunità) trattative che possono concludersi con accordi collettivi contenenti deroghe peggiorative non solo rispetto alla contrattazione nazionale, ma anche a gran parte della stessa legislazione del lavoro. Come dire che la norma sancisce il pressoché totale abbandono del principio d’inderogabilità delle regole del lavoro prodotte dalle fonti costituzionalmente legittimate a farle – legge e contratto nazionale di categoria – nonché l’evaporazione del principio per cui a lavoro uguale devono corrispondere uguali diritti, economici e non.
Pertanto, firmare la richiesta dei due referendum vuol dire uscire da una passività colma di rabbia, prendendo la sola iniziativa oggi praticabile per riportare i rapporti sindacali e di lavoro all’interno di un quadro di regole compatibile col sistema dei valori accolti dalla costituzione.
Bologna, 10 Ottobre 2012
Umberto Romagnoli
Bruno Papignani
Maurizio Frigeri
Simonetta Ponzi
Domenico D’Anna
Tommaso Montebello
Nando Mainardi
Giovanni Paglia
Mauro Alboresi
Maria Rita Lodi
Maurizio Pulici
Category: Lavoro e Sindacato