Alessandra Mecozzi: Dov’è l’Europa dei valori?

| 3 Gennaio 2022 | Comments (0)

 

 Diffondiamo da Il Comune 1 Dicembre 2021

Non lasciano alcun margine ai fraintendimenti o alle strumentalizzazioni le affermazioni del direttore di B’Tselem, la maggiore associazione israeliana per i diritti umani, quando commenta la decisione del ministro della difesa Benny Gantz di classificare come terroriste le ONG palestinesi ricnosciute a livello internazionale. Dice Hagay el Ad: «Israele ha definito qualsiasi mossa palestinese che non fosse una resa all’apartheid e all’occupazione come “terrorismo”. Fare appello alla Corte penale Internazionale? Terrorismo giudiziario. Rivolgersi alle Nazioni Unite? Terrorismo diplomatico. Invitare al boicottaggio i consumatori? Terrorismo finanziario. Protestare? Terrorismo popolare». L’Unione Europea conosce da anni quelle organizzazioni e le considera partner affidabili perché rappresentano i soggetti più impegnati ed efficaci nella difesa del diritto internazionale e dei diritti umani di donne, uomini, bambini. Oltre cento Ong chiedono alla Commissione europea di rompere il suo silenzio.

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Foto di keren manor/activestills.org

Israele espande la sua impresa coloniale, rubando terra palestinese, e attacca chi difende i diritti dei palestinesi e fa sentire la loro voce nel mondo. Decide infatti di costruire 1300 nuove unità abitative in Cisgiordania e classifica come “terroristi”, mettendole di fatto fuori legge, 6 ONG palestinesi per i diritti umani.

Non è la prima volta che vengono criminalizzati difensori dei diritti umani. Lo dichiara Hagai el Ad, direttore  di B’Tselem, la maggiore associazione israeliana per i diritti umani, di fronte alla decisione del Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz di classificare come terroriste le ben note e internazionalmente riconosciute ONG.

«… Israele ha definito qualsiasi mossa palestinese che non fosse una resa all’apartheid e all’occupazione come “terrorismo”. Fare appello alla Corte penale Internazionale? Terrorismo giudiziario. Rivolgersi alle Nazioni Unite? Terrorismo diplomatico. Invitare al boicottaggio i consumatori? Terrorismo finanziario. Protestare? Terrorismo popolare».

Ha ragione Sylvain Chapel nel dire che attraverso i principi di “guerra preventiva”, “etnicità della cittadinanza”, “guerra al terrorismo”, disprezzo del diritto internazionale a favore del culto della forza, si arriva a quella che chiama la “israelizzazione del mondo”, ovvero “la progressiva sottomissione degli israeliani a uno stato di sicurezza dove l’abbandono, imposto o volontario, di tutto ciò che fa stato di diritto diventa la norma”.  Oppure, come dice Jeff Halper, antropologo attivista israelo-americano, “l’israelizzazione degli Stati e delle loro forze militari e di polizia è la palestinizzazione di tutti noi”. (fonte: Middleeasteye.net, luglio 2020).

Il potere di attrazione che suscita Israele, non riguarda solo nazionalisti estremisti come l’indiano Narendra Modi , l’ungherese Viktor Orbán o l’americano Donald Trump, ma in modo più sotterraneo e subdolo anche l’Europa .

È infatti davvero allarmante che il portavoce degli affari esteri e della sicurezza europea (EEAS) il 22 ottobre, tre giorni dopo la decisione di Israele sulle 6 ONG, si sia limitato a chiedere “chiarimenti”, facendo eco a quanto dichiarato dal portavoce statunitense. Ed è grave che, qualche giorno fa, mentre erano a Bruxelles rappresentanti delle 6 ONG, Francis Sahar per Addameer e Shawan Jabarin direttore di Al Haq, per incontri con parlamentari e Istituzioni, non siano stati ricevuti, nonostante le sollecitazioni, dall’Alto Rappresentante della Unione Europea per gli Affari Esteri e la Sicurezza, Josep Borrell.

L’Unione Europea conosce da anni ed ha come partners le 6 ONG, che rappresentano i soggetti più impegnati ed efficaci nella difesa dei diritti umani di donne, uomini, bambini palestinesi, e del diritto internazionale.

Per questo 110 associazioni e Ong basate in Europa hanno inviato una lettera a Borrell sollecitando una dichiarazione pubblica in cui venga chiaramente e formalmente chiesto al governo israeliano di annullare la sua decisione di criminalizzazione; di informare tutti i donatori e gli intermediari finanziari della ricusazione delle decisioni prese dallo Stato di Israele e rinnovare la fiducia nelle ONG in questione; di ricevere ufficialmente i leader delle 6 ONG e assicurare loro il suo pieno sostegno; di sostenere pubblicamente e finanziariamente l’azione della Corte Penale Internazionale. Inoltre si chiede di agire immediatamente, insieme alla Commissione europea di cui è Vicepresidente, con la sospensione dell’accordo per includere Israele nel programma di ricerca e sviluppo di Horizon Europe (attraverso il quale arrivano da anni a Israele fondi dei contribuenti europei), fissato per il 9 dicembre, la cui firma, considerando l’attuale situazione, sarebbe una vergogna per l’Europa. La lettera (allegata) è stata anche inviata nei diversi Paesi a parlamentari nazionali e Ministri degli Esteri.

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Sumud palestinese

Da parte palestinese si osserva che l’impunità israeliana che dura da decenni è all’origine della decisione di Israele:  (fonte: The Palestine Institute for public democracy)

“L’effettiva criminalizzazione delle istituzioni palestinesi e l’espansione degli insediamenti sono due facce della stessa medaglia” scrive Zena Agha sul NYT. Spiega inoltre come l’obiettivo finale di Israele sia reprimere il dissenso, mettere a tacere l’esposizione delle sue violazioni dei diritti umani, ostacolando la sua espansione illegale degli insediamenti e spingendo per la responsabilità internazionale.

Raja Shehadah, noto scrittore e tra i fondatori di Al-Haq, sostiene che con la messa al bando delle ONG, Israele è entrato in una nuova era di impunità. Il lavoro più importante di Al-Haq negli ultimi anni è stato fornire assistenza alla Corte penale internazionale (ICC) nelle sue investigazioni sui crimini israeliani.

Gli incessanti attacchi di Israele per diffamare e screditare i difensori dei diritti umani palestinesi “non stanno accadendo perché Israele sta diventando più totalitario e più oppressivo. Piuttosto, questo sta accadendo a causa di decenni di impunità israeliana”, spiega Yara Hawari su Al Jazeera.

Un dossier segreto dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza israeliana, è stato fornito ai governi europei nella speranza di persuaderli a smettere di finanziare le ONG, ma senza fornire alcuna prova, diretta o indiretta, che sostanziasse una designazione di terrorismo.

Si aggiunge che quasi contemporaneamente alla decisione della criminalizzazione sono stati resi pubblici i risultati di una indagine congiunta con Front Line Defenders, Citizen Lab e Amnesty Int Security Lab. Viene rivelato che i telefoni di sei difensori dei diritti umani palestinesi sono stati violati con Pegasus Spyware di NSO Group, mentre un’altra indagine ha rivelato il “Facebook for Palestines” dell’esercito israeliano, un programma di riconoscimento facciale utilizzato da Israele esclusivamente per i palestinesi, che mostra istruzioni codificate a colori sull’opportunità di detenerli o meno.

Parliamo di un sistema di controllo impressionante: lo spyware assume il controllo completo del telefono. Può effettuare chiamate a chiunque, inviare messaggi e scaricare contenuti”, afferma Ubai Abudi, direttore di Bisan, una delle ONG prese di mira, il cui telefono è stato infettato da Pegasus, dimostrando che “Israele può monitorare qualsiasi telefonata in Cisgiordania e Gaza”.

Soldati e insediamenti: activestills.org da the Palestine chronicle

 

Se, come già detto, la pluridecennale impunità di Israele è il retroterra di questo attacco recente di Israele alla società civile palestinese, bisogna sottolineare che una causa scatenante sta nei passi efficaci fatti negli ultimi anni dalla società civile stessa, esponendo agli occhi del mondo la trasformazione del regime israeliano in apartheid, le infinite violazioni di Israele del diritto internazionale e dei diritti umani, la consegna di decine di fascicoli alla Corte Penale Internazionale dove si trovano fatti che accusano Israele di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, indicandone i responsabili, tra cui proprio il Ministro della difesa Benny Gantz,  che ha presieduto, da Generale in capo, all’operazione Margine di protezione 2014 a Gaza, durante la quale sono stati uccisi 2.100 palestinesi, per lo più civili. La determinazione persistente a denunciare la violenza israeliana e lottare per affermare la giustizia, ovvero il sumud palestinese, appare così il pilastro su cui si regge una resistenza che il mondo civile e istituzionale dovrebbe sostenere, non solo a parole, ma con azioni efficaci.

 

Category: Lavoro e Sindacato, Osservatorio internazionale, Osservatorio Palestina

About Alessandra Mecozzi: Alessandra Mecozzi Nata a Roma il 14 novembre 1945. Né marito né figli. Ho due sorelle, un fratello e un mucchio di nipoti, madre novantunenne. Liceo Tasso e Università La Sapienza di Roma. Laureata nel 1970 con una tesi sulla Cgil. All’Università ho conosciuto la politica e il movimento studentesco, incontrato per la prima volta il sindacato. Non iscritta a nessun partito, dopo 2 anni di FGCI. Dalla fine del 1970 alla Fiom nazionale. Dal 1974 al 1990 alla FLM prima, poi alla FIOM di Torino/Piemonte. Nel 1975, con il gruppo dell’Intercategoriale donne cgil cisl uil di Torino, conosco e pratico il femminismo, nel sindacato e alla casa delle donne. 1983: primo convegno internazionale su donne e lavoro “Produrre e riprodurre”; 1987 : costruiamo Sindacato Donna nella CGIL. La politica per la pace, la incontro a Gerusalemme e nei territori palestinesi occupati, nel 1988, con donne italiane, palestinesi e israeliane (“Donne a Gerusalemme”, Rosenberg&Sellier), dopo una breve esperienza nei campi profughi palestinesi in Libano, in seguito a un appello di Elisabetta Donini. Nel 1989, eletta nella Segreteria Nazionale della Fiom, torno a Roma. Dal 1996, responsabile dell’Ufficio internazionale e, successivamente, anche della rivista della fiom Notizie Internazionali. Contribuisco alla nascita di “Action for Peace” (2001) un progetto di molte associazioni, per la presenza di missioni civili in Palestina/Israele; dal 2002 nel Coordinamento Europeo per la Palestina (ECCP). Partecipo dal 2001 - Genoa Social Forum - al processo del Forum sociale mondiale e del Forum sociale europeo. Dal 2012, “libera dal lavoro”, sono volontaria con “Libera” per l'area medio oriente e maghreb-mashreq e presidente della associazione “Cultura è Libertà, una campagna per la Palestina”.

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