Marcello Ghilardi: Origini e successo dei manga. 3

| 7 Giugno 2023 | Comments (0)

*

Pubblichiamo la 3 parte dell’articolo di Marcello Ghilardi “Origini e successo dei manga”. Le prime due parti sono state pubblicate su Inchiestaonline il 17 marzo e il 17 aprile.

——————

Origini e successo dei manga (3)

Il manga come è inteso oggi affonda le sue radici nell’epoca dinamica e innovativa tra Otto e Novecento, quando il contatto con il mondo occidentale produsse una serie di eccezionali novità dal punto di vista culturale, così come pure delle fortissime tensioni politiche e sociali. L’immagine dei nuovi fumetti incorpora elementi propri delle stampe di Utamarō, delle xilografie di Hokusai e di Hiroshige, da un lato; l’arte della satira politica, della scansione in vignette della pagina, delle frasi contornate dai fumetti che escono dalle bocche dei personaggi. L’uso del bianco e nero, tipico della pittura classica giapponese, e l’applicazione dei colori in tinte piatte e contrastanti, tipico delle stampe, si fondono in questo nuovo genere artistico, così come si intrecciano il gusto orientale della composizione e la vena critica nei confronti di politica e società contemporanee propria dell’Occidente moderno.

La grande svolta fu quella degli anni successivi alla guerra, alla sconfitta, alla ricostruzione. A partire dagli anni Cinquanta emersero i nomi di coloro che rifondarono il genere e divennero i padri ispiratori, o addirittura i numi tutelari, per generazioni di mangaka più giovani. Ōsamu Tezuka (1928-1989), il “dio dei manga” (manga no kamisama), ma anche Tetsuya Chiba (1939-), Takao Saito (1936-), Gōseki Kojima (1928-2000), Leiji Matsumoto (1938-), Sanpei Shirato (1932-), Shōtarō Ishinomori (1938-1998) divennero alcuni tra i principali esponenti di un rinnovamento del linguaggio visivo che coincideva con il rinnovamento della società dopo il disastro bellico. Tezuka divenne il punto di riferimento più importante anche per i disegnatori della sua generazione; riuscì a realizzare una produzione incredibilmente ampia di storie, traendo ispirazione una volta di più sia da elementi nipponici sia da racconti, contesti e stili occidentali. Importante e noto è il suo interesse per l’opera di Walt Disney, dal quale si fece influenzare a partire dalla fine degli anni Quaranta. I volti tondeggianti, gli occhi grandi per rimarcare l’espressività dei personaggi, l’attenzione rivolta al mondo dei bambini furono caratteristiche dello stile disneyano che Tezuka seppe ritradurre in modo originale e fondere con la propria sensibilità estetica. Contemporaneamente nasceva la scuola del cosiddetto gekiga, uno stile più drammatico, realizzato da autori che cercavano una resa realistica dei personaggi e che volevano costruire storie prive di ironia. In seguito, con gli anni Sessanta, prese avvio la moda dei fumetti a carattere sportivo, sull’onda del successo dei Giochi Olimpici di Tokyo nel 1964; in quel genere dramma e commedia, spirito di sacrificio e umorismo trovarono nuove possibilità di integrazione.

Oggi, nel 2023, in Italia, molte statistiche testimoniano il fatto che il mercato dei manga è uno dei più solidi e vitali, e che il fumetto giapponese da fenomeno generazionale e di nicchia è diventato una stabile realtà nel panorama della popular culture europea. All’inizio fu la cosiddetta “prima invasione”, quella che a partire dalla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso riempì gli schermi delle TV nostrane, su canali nazionali e locali, di centinaia di serie animate provenienti dal Sol Levante, a partire da Vicky il vichingo, Heidi, e soprattutto i robot giganti che tutti i quarantenni di oggi ricordano con affetto e nostalgia: Goldrake, Mazinga, Jeeg, Daitarn III… Il fenomeno fu tale che battezzò un’epoca e una generazione (la “Goldrake generation”), quella di chi era nato tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. La “seconda invasione” iniziò nel 1990, quando una piccola casa editrice bolognese, la Granata Press, per una felice intuizione del compianto Luigi Bernardi, diede inizio all’avventura dei fumetti giapponesi con la rivista contenitore Zero, seguita da Mangazine e da un profluvio di collane editoriali di diverse case editrici. Siccome l’ordine di lettura giapponese è invertito rispetto a quello occidentale (i libri e gli albi si leggono e si sfogliano da destra a sinistra), nei primi tempi oltre alla traduzione linguistica le edizioni italiane doveva prevedere un adattamento grafico, fotografando e ribaltando ogni singola tavola per renderla fruibile al senso di lettura dell’italiano. Ma nel giro di pochi anni venne vinta una nuova sfida: il fumetto Dragonball di Toriyama Akira, uno dei più grandi successi commerciali di sempre, sia in Giappone che in Italia, venne tradotto e pubblicato dal 1995 senza ribaltare le tavole: i lettori italiani non ebbero troppa difficoltà ad imparare a sfogliare gli albi da destra a sinistra – il senso di lettura delle frasi restava ovviamente quello italiano, ma la sequenza delle vignette e delle pagine rispettava l’originale giapponese. Fu un piccolo ma significativo segnale di una forma particolare di “inculturazione” del manga nel panorama italiano, un modo di comunicazione e di reciproca fecondazione di uno stile espressivo e di un sistema di scrittura. I fumetti giapponesi, da allora – con grande risparmio di tempo e di denaro per le case editrici – vengono letti “alla giapponese”, senza dover ribaltare le tavole; l’italiano resta la lingua ospitante, per così dire, ma si apprende a leggere secondo un ordine che non è quello naturale per un occidentale. Senza dubbio si può descrivere la diffusione del fumetto giapponese e della cultura pop di cui è rappresentante come uno dei più grandi successi del cosiddetto soft power nipponico, in grado di esercitare una forma di capitalismo dell’immaginario anche dopo i fasti della “bubble economy” esplosa alla fine degli anni Ottanta; eppure si tratta anche di un esempio fecondo di prassi interculturale: si intrecciano risorse e significati, si cede una parte della propria identità aprendosi all’alterità e acquisendo nuove capacità, nuovi strumenti interpretativi, forse anche occhi nuovi per apprendere a leggere il mondo nella sua varietà e complessità.

Category: Fumetti, racconti ecc..

About Marcello Ghilardi: Marcello Ghilardi è docente di Estetica e di Philosophy of Interculturality all'Università di Padova. Si occupa da anni di filosofia e dialogo interculturale e ha dedicato diversi studi all'arte e al pensiero giapponesi. Tra i suoi libri: Cuore e acciaio. Estetica dell'animazione giapponese (2003); Filosofia nei manga (2010); Filosofia dell'interculturalità (2012); Arte e pensiero in Giappone (2011); Il vuoto, le forme, l'altro (2014, 2017); L'estetica giapponese moderna (2016); La filosofia giapponese (2018); La radice del sole (2020).

Leave a Reply




If you want a picture to show with your comment, go get a Gravatar.