Marcello Ghilardi: Origini e successo dei manga. 2

| 17 Aprile 2023 | Comments (0)

*

Pubblichiamo la 2 parte dell’articolo di Marcello Ghilardi “Origini e successo dei manga”. La prima è apparsa su inchiestaonline il 17 marzo, la terza è di imminente pubblicazione.

………………….

Origini e successo dei manga (2) 

 Pochi anni dopo la morte di Hokusai una nuova trasformazione stava per accadere. Nel 1861, verso la fine del regime ormai agonizzante degli shōgun Tokugawa, approdò in Giappone il pittore e disegnatore satirico Charles Wirgman (1832-1891). Inviato dalla rivista inglese «Illustrated London News», importò in modo inizialmente inconsapevole un modo nuovo di fare caricature e di illustrare la vita quotidiana. L’anno dopo il suo arrivo fondò una nuova rivista; ispirandosi alla rivista «British Punch» la chiamò «The Japan Punch», e la mantenne in vita fino al 1887. La rivista era edita sia in inglese che in giapponese, diventando una sorta di esperimento interculturale; esercitò un notevole fascino e una importante influenza sui suoi contemporanei giapponesi. Formata da una serie di tavole umoristiche, «The Japan Punch» offriva uno sguardo ironico sulla società in evoluzione, nel passaggio dall’epoca Edo all’epoca Meiji; per tutto il periodo Edo disegnare caricature sui notabili contemporanei era proibito, e Wirgman fu il primo a sfidare questa regola inaugurando la satira politica in Giappone. Le sue tavole divennero famose con il nome di ponchi-e, ovvero “immagini alla Punch”, e costituirono un ulteriore tassello del mosaico tecnico che di lì a poco avrebbe generato i primi fumetti giapponesi moderni. Fu nell’ultimo decennio del secolo che il termine ponchi-e venne sostituito con quello di manga. Inoltre, in qualità di pittore, Wirgman diede lezioni di pittura a olio ad alcuni artisti giapponesi attratti dagli stili della pittura europea, e contribuì anche allo sviluppo di quel genere artistico: parallelamente alla stagione del giapponismo, quando i pittori europei acquistavano stampe giapponesi per imitarne colori e composizione, molti pittori dell’arcipelago studiavano le tecniche pittoriche occidentali allontanandosi dal retaggio del sumi-e o degli emakimono

Poco dopo un altro occidentale sbarcò sulle coste dell’arcipelago e vi rimase per oltre vent’anni, disegnando vignette satiriche, insegnando disegno e fondando una nuova rivista. Si tratta del francese Georges Bigot (1860-1927), che iniziò in giovane età a lavorare come illustratore di romanzi e per giornali nel suo paese, senza ottenere grande fama. Collaborando al libro di Louis Gonse, L’Art japonais, si interessò alla cultura del Giappone vi si trasferì nel 1882. Due anni più tardi fondò la rivista «Tōba-e» (“Immagini di Toba”, dal nome di un monaco di epoca Edo a cui è attribuito il Chōjū jinbutsu giga, ovvero Rotolo degli uccelli e degli animali), e questo nome divenne per antonomasia il termine che indicava un tipo di illustrazione. Mentre Wirgman seppe innovare fortemente la tecnica di stampa, adattando l’incisione sul rame alla carta di riso, Bigot introdusse la scansione della tavola in riquadri o vignette, importando dall’Europa una nuova idea di suddivisione della pagina. 

Il primo giapponese a cimentarsi con i nuovi formati e le sfide del mondo moderno dalle pagine di una rivista fu Kitazawa Yasuji (1876-1955), che si ribattezzò in seguito Rakuten (“Cielo terso”, o “radioso”, in senso lato “Ottimista”). Interessante non è solo la sua parabola artistica e la sua capacità di fondare una rivista che riscosse grande successo di pubblico, sulla scia di Wirgman e Bigot, nonostante le censure e le diffide continue da parte dei politici del tempo, ma soprattutto la sua capacità di sintetizzare gusti e stili, costituendo un ottimo esempio di intercultura tra Oriente e Occidente. Dopo un iniziale apprendistato nella tradizione delle stampe ukiyo-e e della pittura classica giapponese, nihonga, con il maestro Inoue Shunzui, fu colpito dai fumetti americani pubblicati dalla rivista «Shokokumin» e iniziò a modellare su di essi il proprio gusto e la propria abilità. Intorno ai trent’anni Rakuten fondò la rivista «Tokyo Puck», ispirandosi all’americana «Puck». La periodicità era quindicinale; le numerose caricature e vignette satiriche erano suddivise in sei riquadri per pagina, sul modello americano, e venivano accompagnate da didascalie in tre lingue: giapponese, cinese e inglese. Le copertine della rivista e alcuni inserti facevano anche uso del colore. Nel 1929, dopo un primo viaggio in Manciuria, Rakuten partì per un giro del mondo durante il quale fece numerose tappe in Europa, Africa e America. Durante il viaggio ebbe modo di esporre disegni e dipinti a Parigi e a Londra, ricevendo elogi soprattutto per le opere più “nipponiche”. È da notare il fatto che in Europa un artista come Rakuten venisse gradito soprattutto come tipico rappresentante di una giapponesità più immaginata che reale, dati i grandi mutamenti subito dal Giappone negli anni Venti. Questo atteggiamento è indicativo della mentalità di chi non riesce ad accogliere, e tanto meno a comprendere, le mutazioni che ogni cultura subisce e mette in atto di continuo. È un atteggiamento che non si è affatto estinto con la globalizzazione attuale, ma che anzi, per certi versi, è addirittura aumentato in intensità e virulenza. La rappresentazione dell’altro lo confina in un luogo immaginario che si proietta su di lui, per poterlo incasellare e maneggiare come un oggetto invece di lasciarsi coinvolgere in una dinamica relazionale più incerta e faticosa. 

 

 

Category: Fumetti, racconti ecc..

About Marcello Ghilardi: Marcello Ghilardi è docente di Estetica e di Philosophy of Interculturality all'Università di Padova. Si occupa da anni di filosofia e dialogo interculturale e ha dedicato diversi studi all'arte e al pensiero giapponesi. Tra i suoi libri: Cuore e acciaio. Estetica dell'animazione giapponese (2003); Filosofia nei manga (2010); Filosofia dell'interculturalità (2012); Arte e pensiero in Giappone (2011); Il vuoto, le forme, l'altro (2014, 2017); L'estetica giapponese moderna (2016); La filosofia giapponese (2018); La radice del sole (2020).

Leave a Reply




If you want a picture to show with your comment, go get a Gravatar.