Maria Pace Nemola: Primula, primula rossa o no, comunque primula sia.
Dal punto di vista botanico una definizione della primula, più o meno completa può essere: “La primula è un genere di piante della famiglia delle Primulacee, originario delle zone temperate di Europa, Asia e America. Comprende circa 500 specie di piante erbacee annuali e perenni, alte da pochi centimetri fino a diversi decimetri, con fiori coloratissimi riuniti in ombrelle, capolini, grappoli o verticilli sovrapposti, circondati da brattee, sorretti da lunghi gambi.
Ma non voglio addentrarmi in questioni botaniche, vorrei parlare della primula nel suo significato e nel suo essere un fiore di buon auspicio per noi.
Dal punto vista etimologico il nome primula deriva dalla parola latina “primus” che è inutile dirlo, significa primo, così come primavera che è una tautologia perché in latino la parola “ver” significa già primavera. Questo nome la primula lo deve alla sua precocità, al suo fiorire proprio alla fine dell’inverno o all’inizio quindi della primavera.
Se infatti il bucaneve, così come dice il suo nome popolare e non scientifico, è un fiore dell’inverno che si fa strada appunto nei prati ancora innevati, la primula invece fiorisce quando ormai la neve si è sciolta, puntellando di brillanti e svariatissimi colori il verde dei prati.
Sì, brillanti e svariatissimi colori, perché di primule ne esistono di infinite varietà e infinite sfumature non solo nelle coltivazioni, per così dire artificiali, ma proprio nella natura.
Ma perché mai parlo, anzi scrivo sulla primula?
Scrivo qualche riflessione che mi è venuta in mente sentendo nel linguaggio asettico e formale dei telegiornali il nome di questo fiore come dato all’operazione di vaccinazione che fra poco avverrà in tutto il mondo per vincere questa terribile “cosa” che è il COVID-19.
Credo, anzi sono sicura, che a questa operazione è stato dato questo nome, proprio perché la primula nel cosiddetto linguaggio dei fiori, essendo un fiore precoce, è simbolo di inizio ed è in generale ben augurante di nuovi inizi.
E mi è piaciuto davvero tutto questo e sull’onda di sentimenti positivi mi sono venuti alcuni pensieri.
Dunque questi i miei pensieri.
La primula sboccia naturalmente proprio alla fine dell’inverno, preannunciando appunto la primavera.
L’inverno è una stagione che io amo molto perché amo la neve, il freddo ma che anche mi fa sentire la dolcezza dello starsene nella propria casuccia, riscaldandosi magari davanti a un caminetto, ma anche col calore delle persone care vicine.
Amo però l’inverno anche perché per me è simbolo della speranza, speranza che verrà la primavera.
La Speranza è la seconda delle virtù teologali posta proprio in mezzo alla Fede che è la prima e la Carità che è la terza. A me pare importante la centralità della speranza, non solo nelle virtù teologali, ma anche nella nostra vita quotidiana. Senza speranza anche solo nell’immediato domani saremmo, secondo me, bloccati in qualsiasi azione dalla più semplice, alla più complessa, dalla più banale alla più sofisticata.
Per questo mi piace l’inverno perché mi porta la speranza della primavera e della rinascita e in questa speranza pregusto già la primavera stessa e la rinascita.
Ma di pensiero in pensiero eccomi a un’altra riflessione.
Nei nostri giardini o anche semplicemente sui nostri balconi ci mettiamo tanta opera, tanto ardore e anche tanta fatica per farli diventare i più belli possibile.
E perché mai tutto questo? Certo è senza dubbio perché ci piace vivere nel bello nella nostra vita attuale, ma forse c’è anche dell’altro. Sì, anche dell’altro e cioè una specie di profonda inconscia nostalgia dell’essere umano, di ogni essere umano, per il giardino più bello di tutti, il giardino dell’Eden, il paradiso perduto. Ma indagare perché questo paradiso sia andato perduto per sempre ci porterebbe molto lontano in infinite riflessioni.
Torniamo sulla Terra: cos’è mai la Primula Rossa? E’ il primo di una serie di romanzi inglesi dell’inizio del Novecento che narrano le vicende di un personaggio un po’ strano, un po’ spia e un po’ malvivente che però riesce sempre a sfuggire alla polizia. Ma al contrario questa campagna di vaccinazioni possiamo augurarci che davvero riesca ad afferrare e a isolare per sempre questo malefico virus COVID-19. Insomma in un modo o nell’altro, per usare una bella espressione manzoniana, è questo “il succo della storia” di questa piccola storia che ho raccontato, che cioè la prossima campagna di vaccinazioni soprannominata primula ci faccia ritornare alla vita bella e normale che conducevamo fino a pochi mesi fa, prima del comparire del terribile COVID-19.
Auguri quindi a tutto il mondo e a tutto il mondo
BUON 2021
Category: Animali e piante, Arte e Poesia, Editoriali