Piero Formica: L’eredità internazionale di Vittorio Capecchi

| 21 Ottobre 2023 | Comments (0)

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Pubblichiamo con il consenso dell’autore, che ringraziamo, questo articolo di PIERO FORMICA (Research Professor and Thought Leader, Innovation Value Institute, Maynooth University, Ireland) apparso sul Corriere di Bologna il 2 agosto 2023

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Il sociologo e matematico Vittorio Capecchi, recentemente scomparso lascia una grande eredità con “Quality & Quantity”, la rivista accademica internazionale di grande prestigio da lui fondata nel 1966. La rivista tratta di quantità (la misurazione e la previsione dei fenomeni) e di qualità (i valori etici). Viviamo nel tempo contraddistinto da due obiettivi contrastanti. Uno è quello di rendere più efficiente lo sfruttamento delle risorse per produrre una quantità ancora maggiore di cose. L’obiettivo opposto è il cambiamento piuttosto che il miglioramento dell’esistente. Dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento, l’impegno cieco ad accelerare i consumi ha alzato un tempio alla crescita esponenziale dell’economia. A rendere popolare il consumismo contribuì nel 1955 Victor Lebow, consigliere economico del Presidente degli Stati Uniti Harry Truman, argomentando che “La nostra economia enormemente produttiva esige che facciamo del consumo il nostro stile di vita, che convertiamo l’acquisto e l’uso dei beni in rituali, che cerchiamo la nostra soddisfazione spirituale e la soddisfazione del nostro ego nel consumo. Abbiamo bisogno di cose consumate, bruciate, sostituite e scartate a un ritmo sempre crescente”.

È l’invenzione di un futuro all’insegna della qualità della vita che ha il sapore dei valori etici alla base della Natura in tutte le sue componenti, alimentando così incessantemente il progresso della vita sulla Terra. Il percorso intellettuale di Capecchi induce a riflettere sui compiti affidati al nostro giudizio e alla nostra saggezza, non solo al calcolo delle quantità. Nell’ambito delle scelte sociali, il problema del ben-essere individuale e collettivo comporta, da un lato, l’esame dei giudizi di valore sul volume dei beni e servizi prodotti e sulla loro distribuzione e, dall’altro, l’attenzione da porre alla conseguente comunicazione sociale.

Zebras Unite, una rete globale di imprenditori, finanziatori e investitori che chiedono un movimento imprenditoriale più etico, inclusivo, collaborativo, distribuito e sostenibile per trasformare la cultura prevalente delle startup e del venture capital, ha introdotto il termine “startup zebra”, un’alternativa all’obiettivo dei neo-imprenditori di tradurre in realtà il sogno di raggiugere a tutti i costi la valutazione di 1 miliardo di dollari senza essere quotati in borsa. Le startup zebrate sono intrinsecamente bianche e nere, essendo caratterizzate dall’affrontare sfide sia sociali che ambientali, perseguendo al contempo la propria redditività. Esse cercano mercati poco serviti, danno priorità alla felicità dei dipendenti e affrontano le preoccupazioni ambientali e sociali. Lungo questo percorso cambia anche il comportamento delle persone. Edgar Morin, filosofo e sociologo francese, definirebbe “antropo-etica” la loro postura. L’antropo-etico è un essere biologico e sociale che rivela le molteplici caratteristiche della condizione umana. È un membro responsabile della specie umana, della più vasta famiglia di tutte le specie viventi, degli oggetti naturali che abitano la Casa Terra e dell’ambiente socio-storico e culturale in cui vive. L’antropo-etica è uno sguardo sul futuro dell’umanità, per essere soggetti attivi dei processi decisionali che contemperano la Quantità (il “di più”) con la Qualità (il “meglio”) e rigettano l’ultra-profittabilità in quanto non compatibile con la difesa dell’ambiente il cui deterioramento ha pesanti ricadute sociali.

Vittorio Capecchi ci ha insegnato a familiarizzare con il linguaggio del ben-essere che sposta l’accento dagli indicatori economici ad altri aspetti della condizione umana, così elencati da Amartya Sen: la libertà di vivere a lungo in una comunità pacifica e libera dal crimine, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili e la possibilità di istruirsi e trovare un impiego decente. In definitiva, il ben-essere è sentirsi bene godendo di salute olistica e, facendo leva sulla tutela dei diritti umani e sulle forze della virtù e dell’amicizia, stare a proprio agio e in sintonia con gli altri, dentro e fuori casa. L’uso di queste qualità immateriali vale più della quantità di reddito e ricchezza. La vera ricchezza non consiste nel possesso di tanto denaro e grandi proprietà per soddisfare una fame insaziabile di bisogni, ma nella capacità di selezionarli con cura e condividerli.

 

 

Category: Economia

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