Beppe Ramina: Ricordo di Andrea Ginzburg
L’amico Andrea Ginzburg collaboratore di “Inchiesta” fin dai primi numeri è morto a 78 anni il 4 marzo a Bologna ed è stato ricordato ieri pomeriggio all’Istituto Gramsci di Bologna. E’ stato un incontro molto bello perchè c’era un’atmosfera di affettuosa amicizia tra tutte le persone presenti. Si avvertiva la presenza del sorriso e della gentilezza di Andrea, economista di sinistra di grande valore sempre interessato a ciò che pensavano gli altri: dai suoi studenti, agli amici, alle persone che incontrava in bicicletta. Beppe Ramina rende bene l’atmosfera del pomeriggio di ieri. Ciao Andrea (Vittorio Capecchi)
Andrea Ginzburg è stato ricordato ieri pomeriggio nella sede dell’Istituto Gramsci a Bologna, non distante dall’abitazione dove ha vissuto con la moglie Antonella e la figlia Anna.
Caterina e Simone, gli altri due figli di Andrea, che conobbi ragazzi, ora sono persone adulte, affettuose come erano nella prima gioventù. Carlo, il fratello maggiore di Andrea, con i capelli arruffati, assieme a Luisa Ciammitti, sua moglie, ha ascoltato ogni parola con grande attenzione.
Il ricordo delle amiche e degli amici, spesso colleghi o allievi, ora coi capelli bianchi, provenienti dalla Facoltà di Economia di Modena – fondata da Andrea Ginzburg assieme a Fernando Vianello, Salvatore Biasco, Sebastiano Brusco, Michele Salvati – è stato intriso di commozione.
Ho appreso che Andrea è stato un docente che intendeva l’insegnamento come discussione con gli allievi; che scriveva molto e acutamente di teoria economica agganciandola saldamente ai fatti; che non era interessato ad apparire; che dopo avere scritto un saggio, un articolo, un lavoro, non si curava di sapere se e dove venisse pubblicato; che scriveva sulla lavagna le formule che illustravano una teoria economica ricoprendosi di polvere di gesso e che, con disappunto dei suoi allievi, era rapido a cancellarle, come fanno i monaci buddisti dopo avere disegnato un mandala; che era cultore del pensiero di Piero Sraffa e di Antonio Gramsci; che tre anni fa aveva curato la pubblicazione degli interventi parlamentari di Vittorio Foa col quale, anche per intrecci di famiglie, era stato in grande amicizia; che aveva fatto sua questa frase di Keynes: “Se abbiamo fortuna, le nostre idee ci verranno rubate”.
Una sua amica ha ricordato che, da ragazzo, era il solo nel caseggiato di via San Carlo a Bologna a scegliere di affrontare, mentre tutti gli altri si chiudevano in casa esasperati, una vicina alcolista e che, con pazienza, riusciva a rasserenarla e a far fare i compiti al di lei figlio.
Andrea Ginzburg, e di questo ho avuto esperienza diretta, dedicava ogni attenzione al suo interlocutore.
Ho pensato che Andrea, che oltre a essere uno studioso di valore portava il cognome di una famiglia illustrissima dell’ebraismo laico e dell’antifascismo (il padre, Leone, era stato catturato dai nazisti che lo torturarono perché tradisse i propri compagni della Resistenza; tacque e venne ucciso dalle sevizie a 35 anni; la madre, Natalia, è stata una attivista politica, scrittrice e figura intellettuale di primo piano del nostro Novecento), Andrea avrebbe ben potuto esibire questo pedigree, raccontare di questa straordinaria ascendenza e, a buon diritto, farne vanto. Non accadde mai.
Io quasi non sapevo che fosse uno studioso di economia di grande valore. Quando ci si incontrava casualmente in via Irnerio, lui in bicicletta e io a piedi, era il primo a chiedere una testimonianza, un’opinione, un punto di vista. Non ci si frequentava, ma ci si sapeva amici.
In questi giorni dopo la sua morte, ripensando a quanto Andrea fosse affettuoso, elegante, curioso, acuto, moralmente e politicamente intransigente, mi è capitato di ripensare alla mia giovinezza e a quanti e a quante hanno dato a me e a tanti altri come me – fieramente somari nella scuola, ribelli, di famiglie della piccola borghesia, operaie, proletarie – l’opportunità di crescere e imparare: tante persone verso le quali provo affetto e gratitudine.
Abbiamo avuto la fortuna di vivere un periodo di grandi movimenti e di forte impegno politico e di mescolarci con persone, a volte di alcuni lustri più adulte e di profonda cultura, che aprivano la porta di casa e le ante delle biblioteche e offrivano la loro amicizia e scambiavano, da pari, i loro saperi.
Auguro a chi è giovane oggi di avere altrettanta fortuna.
Un saluto, care amiche e cari amici, Beppe
Category: Economia, Editoriali
E’ toccante.