Sergio Sinigaglia: sulla necessità che il grillismo fuoriesca da grillo
DOSSIER DOPO ELEZIONI 7. Questo articolo del giornalista di Ancona è uscito in www.internazionale.it il 26 febbraio 2013
Qualche giorno fa, mentre al lavoro facevo l’abituale rassegna stampa mattutina, ho notato sul Corriere della Sera le foto, formato tessera, di un tot di candidati del Movimento 5 Stelle. Le ho esaminate velocemente e ho pensato: “Sono facce di persone comuni. Ma non eravamo “noi” a sottolineare l’importanza di una riappropriazione della politica da parte dei cittadini?”. Domenica e lunedì, in buona compagnia, non sono andato a votare. Non ho mai scelto per il “meno peggio”.
Le volte che ho votato l’ho fatto con convinzione, più o meno. Quindi ho vissuto le ore successive alla chiusura delle urne, con un certo distacco. Però non nascondo che il risultato del M5S mi ha fatto piacere. Per la prima volta nella storia della Repubblica entra in Parlamento un movimento fortemente eretico, certamente con le sue ambiguità, ma caratterizzato da una forte spinta che proviene dalla società. E’ superfluo ricordare che non tutto ciò che si muove “dal basso” è in sé positivo. Ma in un contesto come quello attuale l’irrompere di una realtà come questa è un segnale forte per il “partito della finanza e dei mercati”.
In questi mesi quando mi è capitato di parlare con amici (e compagni) che avevano aderito al movimento grillino, ho sempre fortemente polemizzato sottolineando come anche nel 5 Stelle ci sia l’inconfondibile impronta del leader carismatico, in piena sintonia con il ventennio berlusconiano. Mi sono sempre sentito rispondere che si tratta di un “garante” indispensabile per questa fase iniziale. La stessa risposta che mi hanno dato gli esponenti del movimento che ho intervistato a dicembre per una inchiesta sui grillini marchigiani. Un articolo opportuno visto che nelle Marche il M5S ha scalzato Pd e Pdl dai vertici della politica regionale, divenendo la principale forza nelle terra dell’ormai defunto “laboratorio marchigiano” (alleanza PD, Idv, Udc). E proprio in occasione dell’inchiesta mi sono sorpreso nell’incontrare persone con un percorso comune ai tanti che conosciamo. Cioè con alle spalle un impegno in movimenti civici, comitati e, in un caso, addirittura una storia di militanza nei lontani anni settanta. Certo ora che hanno raggiunto il 25% dei voti è facile lasciarsi andare ad analisi o giudizi generosi. Però questo terremoto elettorale è una lezione per tutti noi che in questi anni ci siamo impegnati nei vari movimenti, dove però spesso abbiamo verificato logiche a volte autoreferenziali e politiciste.
Non sarà un caso, almeno per quel che mi riguarda, che le volte in cui ci siamo trovati dentro percorsi territoriali abbiamo potuto condividere percorsi in cui le logiche di appartenenza erano assenti, per lasciare spazio alla concretezza dei problemi e degli obiettivi, nonché al rispetto reciproco. Del resto non sarà un caso che proprio nelle Marche, dove in questi anni sono stati attivi decine di comitati attivi nelle battaglie ambientaliste, il M5S abbia avuto un successo così clamoroso. In definitiva dal voto del 24/25 febbraio, in barba ai discorsi di regime sulla “governabilità” e sulle risposte dei “mercati”, esce un Paese dove le carte sono state sparigliate e una parte dei contenuti rivendicati dal movimento altermondialista, probabilmente entreranno prepotentemente nell’agenda politica (come faceva notare Stefano Rodotà in un articolo su Repubblica nei giorni scorsi).
Category: Elezioni politiche 2013