Aldo Ridolfi: Leggere Aulo Crisma fra riconoscenza e gratitudine
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Ringrazio sentitamente Luca Crisma per avermi invitato in questa particolare occasione.
Ringrazio l’amministrazione comunale nella figura del sindaco Marco Cappelletti.
Sono felice per essere qui accanto a voi: Amina e Luca Crisma, Antonia Stringher, Vito Massalongo: con tutti ho condiviso un tratto del mio percorso e da tutti ho ricevuto importanti sollecitazioni.
Venendo ad Aulo Crisma, al quale saranno oggi dedicati con una targa gli impianti sportivi di Selva di Progno, esprimo subito il mio sentimento di riconoscenza nei suoi confronti.
Io sono riconoscente ad Aulo, di molte cose. Non so come gli umani abbiano imparato la riconoscenza nel corso della loro incredibile evoluzione. Se essa sia stata frutto di una lenta presa di coscienza stando a contatto gli uni con gli altri e grazie al formarsi di una mente che ha del miracoloso o se il sentimento della riconoscenza sia stato insufflato da un essere, da una realtà al di sopra di noi. Non lo so, ma, comunque sia, la riconoscenza c’è, esiste, ne facciamo esperienza, ne sentiamo la grande forza e quando si è riconoscenti e quando siamo noi oggetto di riconoscenza.
Sono riconoscente ad Aulo di molte cose. Per esempio di due libri che egli ha scritto. Aulo ha scritto molto, ma in questi due libri ha trasfuso una dimensione umanitaria ineguagliabile.
Il primo libro è Parenzo. Gente e luoghi, un testo di una bellezza assoluta, estetica ed etica. Prendiamo l’incipit, Aulo sta partendo da Parenzo, esule. Un’esperienza che parrebbe drammatica, inaudita. Ecco come la descrive Aulo proprio nelle prime righe, nell’incipit del libro:
«Una leggera bava di garbin increspava l’acqua facendola scintillare al chiaro sole di maggio».
Se vogliamo Aulo è tutto qui: nessuna ombra, nessuna fanghiglia, nessuna bufera, nessun solleone, ma una serenità immensa, generosissima, si potrebbe dire perfino inconcepibile in quel frangente. La bava di Garbin è leggera, l’acqua scintilla, il sole di maggio splende! Sembra la partenza di una gita domenicale sotto i migliori auspici, sembra il racconto di un gruppo di giovani che si avviano verso una occasione felice, spensierata. Invece è un esodo! Egli racconta una fuga dalla propria terra. Indotta da altri. E tuttavia l’acqua scintilla…
Aulo Crisma è tutto qui. Tutto ciò che egli è stato, dopo e in terre diverse, è un effetto domino di questa scelta primaria, iniziale, connaturata, congenita.
Insisto, sempre sul molo di Parenzo, sempre nel maggio del ’46, parlando di se stesso:
«Un ragazzo di neanche 20 anni se ne va: ha la vita davanti a sé, ha la libertà piena di promesse…»
E se il “se ne va” ha una carica emozionale inquietante, subito l’autore salta a piè pari l’ostacolo e ciò che gli appare è “una libertà piena di promesse”. Il passo si commenta da solo.
Io sono riconoscente ad Aulo per i suoi libri, per la sua scrittura cesellata, per le sue scelte lessicali appropriate, per gli innesti dialettali, così cari, così belli, così armoniosi: non può esserci editing per questi testi. Gli sono riconoscente per i fatti e i personaggi che ha salvato da quel tragico naufragio indotto dall’oblio, vero mostro vorace e mai sazio.
I personaggi: li ho contati, quelli di Parenzo sono 170! E’ impressionante! Prendiamone uno a caso l’avvocato Amoroso:
«Un vecchio mingherlino, dalla faccia rinsecchita spinto da un capitano delle SS con bruschi colpi sulla schiena.»
E gli sono riconoscente per i giudizi e i sentimenti che esprime con pacata sensibilità e proprio per questo potenti come un altorilievo:
«Anch’io, tutte le volte che ritornavo a Parenzo, provavo un penoso, profondo senso di smarrimento. Non percepivo più l’anima del mio paese natio»
E’ tutto così il Parenzo di Aulo. E così è anche Dieci anni con i Cimbri; prendete il Teto:
«Piccolo di statura, sempre con il mezzo toscano in bocca, busto proteso in avanti e cappello in testa…»
L’obiettivo di Aulo non coglie solo individualità ma si sofferma anche sulla dimensione comunitaria del vivere che egli riproduce sulla carta con abilità, è il caso di dirlo, magistrale:
«L’inaugurazione del telefono pubblico si è svolta con la benedizione del parroco e la soddisfazione dei paesani. Chi telefona parla ad alta voce per essere sicuro di farsi sentire dall’altra parte del filo.»
Essenziale, profondo, concreto: vero.
Auspico che possa partire una cordata, che tra le pieghe dei bilanci possano trovarsi le risorse per una ristampa di Parenzo. Gente e luoghi.
La riconoscenza, però, è troppo poco. Riconoscenza è ri-conoscere, conoscere, cioè, di nuovo di aver ricevuto qualcosa, di esserne consapevoli e di volerlo comunicare al proprio benefattore. Si è conosciuto il beneficio ricevuto ed ora lo vogliamo ribadire, riconoscere. Questa è la ri-conoscenza.
E se a qualcuno mai venisse in mente di mettere in scala gerarchica i sentimenti, di costruire una tassonomia delle nostre emozioni (operazione quanto mai blasfema ché tutti i sentimenti sono grandi) ebbene, allora, a proposito di ciò che Aulo ci ha lasciato, dovremo parlare di gratitudine. La quale gratitudine, rispetto alla semplice riconoscenza, possiede un valore aggiunto, manifesta un intenso impeto emotivo che toglie ogni aspetto, come dire, di partita doppia, di dare e avere, per collocare il rapporto tra chi ha ricevuto e chi ha donato su un piano decisamente spirituale. Dunque non c’è dubbio alcuno, noi nei confronti di Aulo Crisma dobbiamo coltivare la gratitudine, coscienti che la semplice riconoscenza è insufficiente.
Ma ora consentitemi, per concludere, di rivoltare sottosopra quanto sembra fin qui ovvio. Consentitemi di capovolgere le aspettative, affermando con dolcezza ma risolutamente:
che noi, nel momento in cui siamo grati ad Aulo, non esercitiamo una nostra iniziativa,
che noi non esprimiamo un nostro nobile sentimento,
che non operiamo un movimento da noi a lui.
No, le cose non stanno così.
Noi non siamo grati ad Aulo perché siamo buoni, perché siamo sensibili, perché ci siamo esercitati a riconoscere la nobiltà negli altri.
Vorrei dire, se riesco a spiegarmi, che Aulo è la gratitudine stessa; la nostra gratitudine nei suoi confronti è pura, semplice, spontanea emanazione della sua gratitudine; la nostra gratitudine è un contagio salutare, salvifico, prezioso ma non sta nelle nostre mani, nel nostro cuore, nei nostri sentimenti, ma nella figura di Aulo, nella sua anima, nel suo sentire il mondo e la vita, nel suo operare quotidiano. E nell’avercelo raccontato. E anche dimostrato con gesti e passi compiuti.
Tutto questo è semplicemente straordinario!
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