Aldo Ridolfi: A Parenzo. Ogni ritorno è memoriale. In ricordo di Aulo Crisma

| 20 Giugno 2022 | Comments (0)

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A Parenzo: ogni ritorno è memoriale

Le brevi riflessioni che seguono sono il risultato di una visita a Poreć di Aldo Ridolfi e sua moglie Giovanna alla riscoperta degli anni giovanili di Aulo Crisma, padre di Amina e collaboratore di Inchiesta, esule istriano e maestro elementare nell’Alta Val d’Illasi (VR).

(Nella foto, di Luca Crisma: Aulo a Parenzo, giugno 2017)

Eccola Via Carducci (ora si chiama diversamente, però), ecco la casa bassa a soli due piani. Al piano terra c’era il forno di Piero Coghetto, ora c’è un negozio di abbigliamento. La via è ampia, il traffico scarso e i turisti passeggiano altrove, lungo il decumano massimo o in Piazza Fora le Porte. Anche questa oggi si chiama con un altro nome: Prg Slobode, ma noi continueremo a chiamarla come ha fatto Aulo Crisma nella straordinarimente bella autobiografia della sua infanzia.

La Casa e il forno della famiglia Crisma! Lui non c’è, ma possiamo contare su una immagine che ci ha fornito suo nipote Luca, da lui stesso scattata davanti all’abitazione, solo pochi anni fa, Aulo quasi novantenne. Ma soprattutto c’è il racconto di Aulo, che è scritto e pubblicato (Parenzo. Gente, luoghi, memoria, Assessorato Politiche Educative, Venezia 2012) e questo fornisce una sicura garanzia di permanenza, anche nel tempo a venire.

Quasi un pellegrinaggio, il nostro, di mia moglie Giovanna e mio. Aulo se ne era andato da Parenzo nel 1946 ma vi era ritornato nel ’66. Titola il secondo capitolo della sua storia “Ritorno a Poreć” e racconta: «Indico a moglie e figli la mia casa. Esiste ancora il forno costruito da mio padre». La memoria di Aulo non si è mai appisolata, neanche un momento, neanche durante la siesta pomeridiana. Il ritorno sui luoghi dell’infanzia – come ogni “ritorno” – può essere esperienza formidabile, formativa, perfino sacrale. Ma, quel giorno del ’66, arrivando a Parenzo con la FIAT 850, Aulo «avverte un senso di frustrazione» e la città gli appare estranea, straniera; il suo nome, Poreć (non più Parenzo), «sa di ingiuria». Capiamo bene cosa intendesse Aulo, capiamo ogni risvolto delle sue parole.

E tuttavia noi pensiamo che non proveremo sentimenti simili, che noi siamo lì per ritrovare lui. Che ci ha lasciato un ricordo indelebile. Ciò ci entusiasma. E poi abbiamo il suo libro, nell’estrema nobiltà autobiografica. Le cose non potranno che andare bene, ci diciamo.

E allora via verso Piazza Fora le Porte dove inizia la Strada Granda Decumana: chissà quante volte l’ha percorsa Aulo quella via per portare il pane «con un carretto di legno a due ruote» dal forno alla panetteria che si trovava all’incrocio della strada Granda con il cardo che la interseca ortogonalmente, secondo la dottrina urbanistica dei romani. Eccola anche la panetteria, sempre grazie alle immagini forniteci da Luca, in un bello e solido palazzo. Davanti, uno slargo a giardino, con le panche. Ci sediamo, la guardiamo. E osserviamo la varia umanità che si muove nella piazzetta. Turisti, tanti, inglesi, tedeschi,… Idiomi diversi si incrociano, si sovrappongono, incuranti, indifferenti. Chiedo alla ragazza che mi cambia gli euro in kune se si parla ancora italiano a Poreć. Sorride, e mi spiega: «Sempre meno, le mamme giovani insegnano il croato ai loro bambini, poi arrivano persone dall’interno che non sanno nulla della lingua italiana…» Non c’è passione nella sua risposta, per lei non è una questione importante, né mi pare di riscontrare altri sentimenti, solo gentilezza, ma non burocratica, quindi apprezzabile. La storia va avanti, si dice. Del resto, Aulo e il fratello Santo se n’erano già accorti in un incontro, sul molo di Parenzo, con Giani D. che li riconosce: «Ti te ze Santoe ti ti ze Aulo»! ma Giani, lungo la strada che percorrono insieme, incontra altri parentini con i quali parla in croato: «Giani ha dovuto adattarsi per non sentirsi del tutto estraneo in quella terra che non è più la nostra terra». La storia va avanti, appunto, si dice.

Un po’ questi sentimenti ci contagiano, ma superiamo perché quelle cose non sono accadute a noi. Siamo qui per un omaggio ad Aulo, alla sua memoria, alla sua preziosa amicizia.

Poi c’è la chiesa della Madonna degli Angeli con la sua facciata neoclassica e l’ampia piazza antistante. E’ lì dentro che accadde ad Aulo l’incidente del turibolo dal quale fece uscire le braci sotto lo sguardo del severo don Francesco. E poi c’è la Basilica Eufrasiana splendida, oggi come allora, con il suo massiccio campanile visibile da lontano. E ci sono tutte le strutture del vescovado ivi compresi i giardini. Luoghi incantati nella memoria di Aulo. Nel ’99 ritorna a rivedere la Basilica e il vescovado ma ritrova rifacimenti strutturali che non gradisce, che gli feriscono la memoria, demolizioni colpevoli, non necessarie ai suoi occhi e tali da toglierli lo straordinario piacere di ritrovare il suo passato intatto, incontaminato, reliquia della sua infanzia e perciò intoccabile. Ma Aulo reagisce anche nel ‘99, come sempre, con intelligenza, con sensibilità con l’unica “arma”, ma potentissima, di cui dispone: «Nessuna demolizione scardinerà dal mio cuore l’immagine fatata del tesoro del giardino del vescovo».

Se è un’impresa confrontarsi con la topografia della nuova Parenzo, con l’architettura, con palazzi e casupole, con vie e slarghi, un’impresa ancora maggiore è quella di cercare la gente che popolava quelle strade, che parlava quell’idioma, che portava avanti una vita molto diversa da quella di adesso ma ai miei occhi straordinariamente autentica. Dai bagni notturni dei ragazzini alla gentilezza squisita dell’avvocato Dechigi; dalle sorelle del vescovo sedute a ricamare agli studenti delle magistrali con la maglietta bianca siglata GIL; dal professor Pighetti insegnante di  violino alla poetessa Lina Galli… è tutto un mondo scomparso ma miracolosamente salvato dalla penna e dalla memoria di Aulo. E tuttavia si insinua anche nei nostri sentimenti una leggera, indefinibile malinconia che neanche un gelato al pistacchio riesce a scacciare.

E così la cittadina, bella, bellissima, frequentata, solare, a dimensione d’uomo, se confrontata a quella di Aulo Crisma corre seriamente il rischio di diventare un non-luogo. Nonostante tutto. Nonostante la sua storia, i suoi palazzi, le sue chiese. Se si salva, almeno per noi, ciò accade perché a tenerci per mano, a guidarci, a darci lo spessore del tempo, a far finta che il centro di tutto non sia il ristorantino e il piatto di pesce squisito, c’è stato Aulo Crisma con la sua storia affidata alle pagine di un libro. Abbiano, i libri, lunga vita.

Aldo Ridolfi

Category: Aulo Crisma e la rivista "inchiesta"

About Aldo Ridolfi: Aldo Ridolfi è nato e vive a Tregnago. Laureatosi in pedagogia ha esercitato la professione di insegnante effettuando con i suoi alunni numerose ricerche di carattere ambientale relative al proprio territorio. Ha prodotto diversi studi storico-geografici, tutti pubblicati su riviste locali; ha collaborato alla realizzazione di film e documentari, sempre di carattere locale; dal 2003 al 2008 è stato responsabile della Redazione della rivista Cimbri/Tzimbar. Ha collaborato a vario titolo alla realizzazione di libri e suoi racconti sono presenti su diverse antologie di premi letterari. Fa parte del GISM: Gruppo Italiano Scrittori di Montagna.

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